In tre pronti ad uscire dalla maggioranza senza intesa alle regionali. Ma Olivero, il candidato dem, non cede: "Piuttosto mi ritiro"
"Se il Pd non si allea con noi in Calabria, siamo pronti a far ballare il governo e la maggioranza a Palazzo Madama". Recapitato in queste ore ai piani alti di Palazzo Chigi, il messaggio della pattuglia calabrese del Nuovo centrodestra fa tremare la maggioranza. Guidati da Antonio Gentile, tre senatori pretendono un accordo con i democratici alle Regionali di novembre. In caso contrario, minacciano di traslocare in un altro gruppo, portando in dote voti decisivi per la sopravvivenza dell'esecutivo. "Se non sigliamo un'intesa - si è sfogato ieri Angelino Alfano al telefono con il vicesegretario dem Lorenzo Guerini - rischio di perdere altri pezzi". Il patto, però, quasi certamente non si farà. Il candidato dem Mario Oliverio si oppone con tutte le forze alle "larghe intese calabresi". Impossibile, sostiene, governare assieme agli avversari di ieri. Impossibile andare a braccetto con i protagonisti dell'era Scopelliti, tramontata con la condanna in primo grado dell'ex governatore. "Piuttosto - ha spiegato agli emissari romani - mi ritiro".
La trattativa va avanti da giorni. La guidano Gaetano Quagliariello e Lorenzo Cesa, ospiti fissi di Guerini nella sede del Pd. Due giorni fa, al Nazareno, hanno "sequestrato" per quasi cinque ore Oliverio. Gli hanno proposto ogni soluzione possibile, pur di strappare un via libera capace di disinnescare la fronda Ncd del Senato. Ma di fronte hanno trovato un muro: "Le alleanze non si possono impacchettare a un giorno dalla presentazione delle liste - spiega al telefono Oliverio - E non credo che un accordo nazionale possa prescindere dai territori".
Nel quartier generale degli alfaniani, allora, è scattato l'allarme. Gentile, Aiello e Bilardi vantano un legame stretto con Denis Verdini e giovedì scorso proprio il capo della corrente calabrese è stato avvistato nella sede azzurra di San Lorenzo in Lucina. Per fermare la slavina i centristi non lasciano nulla di intentato. "In Calabria ci sono i margini per una intesa con il Pd - giura Quagliariello - Le prossime ore saranno decisive". E Cesa: "È possibile replicare l'alleanza che già governa a Roma".
Più che di "laboratorio Calabria", però, si tratterebbe di un pastrocchio. Così almeno ragiona Oliverio. "I senatori minacciano il governo? Non ci voglio credere. Se così fosse, si tratterebbe di un ricatto. Cedendo, finiremmo per rafforzarlo". "Serve discontinuità", gli fa eco il deputato Franco Bruno. E pure Sel, per bocca di Gianni Speranza, denuncia una "proposta indecente". Di certo c'è che il Nuovo centrodestra calabrese è sull'orlo dell'implosione. L'ex governatore Giuseppe Scopelliti, ad esempio, sembra a un passo dall'addio. "Noi restiamo a destra - annuncia - e sosteniamo la candidata di FI Wanda Ferro. I miei troveranno spazio nelle altre liste di centrodestra. Faccio i miei complimenti a Gentile, in Calabria ha portato il partito al suicidio". Lo seguirà il senatore Antonio Caridi (Ncd), prossimo a uscire dall'orbita della maggioranza.
Si tratterà fino all'ultimo secondo utile. E non è esclusa una corsa solitaria dei centristi, perché anche un patto con FI sembra improbabile: "Con loro non parlo da giorni - mette in chiaro Altero Matteoli - e poi loro sono andati a trattare al Nazareno...". A sera Gentile prova a gettare acqua sul fuoco: "Non ho mai esercitato minacce o pressioni insieme al gruppo di colleghi del partito circa la tenuta del governo". La miccia calabrese, però, è ormai accesa. E al Senato i numeri spaventano: "La maggioranza reale - calcola Luigi Zanda - è di tre, quattro voti di scarto". Quelli dei calabresi rischiano di essere determinanti.
Minaccia dei senatori Ncd: "Accordo col Pd in Calabria o faremo cadere il governo" - Repubblica.it