IL CASO
Difendendo Beckham
(e la figlia col ciuccio a 3 anni)
In difesa dei genitori flessibili con i figli che hanno «meno fretta» di crescere
di Mario Garofalo
Qualsiasi padre sa che se va in giro con un figlio maggiore di tre anni - e quest’ultimo ha l’orrenda abitudine di tenere un ciuccio tra le labbra - deve sopportare l’intervento di qualunque sconosciuto incontri: in ascensore, al supermercato o nella sala d’attesa del pediatra. Grandi e piccini, maschi e femmine, tutti si sentono in diritto di fare la loro battuta, di solito rivolgendosi direttamente al piccolo (un po’ perché lui non può rispondere e un po’ perché così rendono più difficile la protesta del genitore): «Ma come - chiedono con tono scandalizzato - così grande hai ancora il ciuccio?». Se un papà poi è famoso e si chiama David Beckham gli tocca sorbirsi il dibattito pubblico sul «dummy» concesso alla piccola Harper e sentirsi accusare dall’esperta di bambini Clare Byam-Cook di mettere a rischio l’allineamento dei suoi denti. Il tutto riportato dal Daily Mail sotto il titolo: «È giusto che Harper usi il ciuccio a tre anni?».
Ci vorrebbe un po’ più di comprensione. Al tempo dei papà flessibili e delle mamme agnello, l’abbandono del ciuccio avviene seguendo percorsi contorti. C’è chi organizza la festa d’addio dell’amato oggetto, chi si inventa la fatina che dovrà venire la notte a prelevarlo, chi avvia trattative di settimane sul premio che la rinuncia farà ottenere. Sono macchinazioni che richiedono tempo. E poi perché criminalizzare il ciuccio? Non è affatto detto che tre anni siano troppi (molti esperti di dentizione sono meno allarmisti di Byam-Cook). Il «dummy» non è solo una cattiva abitudine, come i signori incontrati in ascensore credono fermamente, è anche una consolazione, magari per l’arrivo di un fratellino o per altre paure e frustrazioni quotidiane: tutti abbiamo diritto ad averne una, soprattutto quando abbiamo tre anni. In fondo, come scrive un lettore del Mail difensore di Beckham, che si è guadagnato i titolo di eroe dei papà disperati: «Harper è sua figlia, lasciate a lui la scelta».
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