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    Gli USA stentano a mantenere l’Asia nell’arretratezza

    novembre 5, 2014 Lascia un commento

    Tony Cartalucci New Eastern Outlook 03/11/2014
    I giornali finanziati dagli USA promuovono ONG finanziate dagli Stati Uniti nel tentativo di fermare i progetti infrastrutturali che consentano di ridurre le inondazioni, produrre energia pulita e rinnovabile, e dare posti di lavoro e sviluppo a milioni di persone. “The Irrawaddy“, che pretende di essere “una delle principali fonti di notizie attendibili, informazioni e analisi su Birmania/Myanmar e regione del sud-est asiatico“, ha ostinatamente seguito gli sforzi di cosiddetti “attivisti” per impedire la costruzione di dighe nel Sud-Est asiatico, dal Myanmar (ancora chiamato con il nome imperiale inglese “Birmania” dai media occidentali), a Thailandia e Laos. L’ultimo articolo “Azienda tailandese usa attiche del business per indebolire le leggi in Birmania“, è una rappresentazione tipica di tali sforzi. Segnala che: “Uno dei principali finanziatori delle dighe idroelettriche progettate sul fiume Salween della Birmania, è accusato d’investire in Paesi in cui vi è “oppressione e poca trasparenza”, per raggiungere i suoi obiettivi. Dopo essere stato limitato nelle attività nazionali, l’Ente per l’Energia Elettrica della Thailandia (EGAT) vuole fare di Birmania e Laos fornitori di energia elettrica tramite dighe fluviali, dannose per l’ambiente, afferma l’ONG statunitense International Rivers a The Irrawaddy”. Le dighe sono senza dubbio dannose per l’ambiente circostante e sicuramente governi e interessi particolari eludono regolarmente le proprie responsabilità nel perseguire con la costruzione della diga risultati equi per la popolazione umana e la fauna circostanti. Tuttavia, opporsi totalmente alla loro costruzione è regressivo, si tratta di un’agenda politicamente motivata spacciata da alcuni interessi particolari sociopoliticamente ed ambientalmente tra i più distruttivi sulla Terra. Per capirlo, si deve sapere cosa The Irrawaddy e International Rivers hanno in comune, e in particolare perché il loro ordine del giorno s’intreccia nella battaglia contro lo sviluppo autentico dell’Asia sudorientale. “Giornali” e “attivisti” finanziati dagli Stati Uniti
    The Irrawaddy e International Rivers sono creazioni ed emanazioni del dipartimento di Stato degli Stati Uniti e di diversi fondazioni finanziate dall’aziendale-finanziario Fortune 500. Tra cui fondazioni che rappresentano gli interessi di imprese come Exxon, Chevron, British Petroleum (BP) e Total, così come grande finanza e Banca Mondiale. Già dovrebbe essere facile capire perché i giganti energetici e finanziari occidentali siano interessati ad arrestare lo sviluppo dell’indipendenza energetica sostenibile del Sud-Est asiatico. The Irrawaddy è letteralmente una creazione del dipartimento di Stato degli Stati Uniti tramite il suo National Endowment for Democracy (NED). Lo rivela in un rapporto del 2006 dal titolo “In assenza del popolo birmano? Un invito alla revisione della politica DFID in Birmania“, pubblicato da Burma Campaign UK. In esso, si afferma in particolare: “Anche il programma di sub-concessione del NED ha favorito lo sviluppo di tre ben note organizzazioni mediatiche birmane. New Era Journal, The Irrawaddy e la radio Democratic Voice of Burma (DVB) divenute fonti critiche di informazioni e notizie indipendenti sulla lotta per la democrazia in Birmania”. Il NED, con la pretesa di essere “una fondazione privata senza scopo di lucro dedita alla crescita e rafforzamento delle istituzioni democratiche nel mondo”, ha nel suo consiglio di amministrazione (passati e presente) una sgradevole collezione di rappresentanti di Fortune 500, neoconservatori guerrafondai e politici legati ad alcune delle agende globali più regressive, come Goldman Sachs, Boeing, Exxon, Brookings Institution e molti altri. E’ chiaro che tale insieme di interessi particolari non bada all’impatto umano e ambientale della produzione di energia idroelettrica, considerando che molti sovrintendono direttamente al racket del petrolio mondiale. Invece si tratta del desiderio di eliminare potenziali concorrenti e qualsiasi parvenza d’indipendenza geopolitica nelle regioni del pianeta su cui cercano di proiettare il loro potere. Con think tank come il Brookings che elaborano piani di battaglia, dalle invasioni di Afghanistan ed Iraq, alle loro occupazioni decennali alle guerre per procura contro Siria e Iran, non è difficile capire che sono forme secondarie di proiezione di potenza, tramite ONG cooptate e camuffate con il pretesto dell'”ambientalismo” e dell'”attivismo sociale”, di cui sono gli strumenti. International Rivers, negli anni, è stato finanziato da Sigrid Rausing Trust, Tides Foundation, Google, Open Society, Ford Foundation, per citarne alcuni. Molti di coloro che finanziano International Rivers, sono a loro volta creazioni di interessi corporativi-finanziari. Sponsor diretti come Sigrid Rausing Trust, Ford Foundation e Open Society, sono coinvolti nel finanziamento di think tank come la Brookings Institution, favorevole alla guerra e pro-aziendale, in cui Sigrid Rausing Trust appare tra i donatori (.pdf) assieme ad imperi bancari come JP Morgan, Bank of America e Barclays Bank, a giganti petroliferi come Exxon, Chevron, Shell e Statoil e aziende belliche come Boeing, Northrop Grumman e Raytheon. In realtà, International Rivers espone un punto molto interessante che inquadra perfettamente la guerra alle dighe asiatiche. In “Banche e costruttori di dighe” dice: “Tradizionalmente, il gruppo della Banca mondiale è stato il maggiore finanziatore di grandi dighe. Per decenni, la Banca Mondiale ha finanziato la costruzione di mega-dighe nel mondo. Negli ultimi anni, tuttavia, le istituzioni finanziarie cinesi hanno assunto questo ruolo, innescando un nuovo boom globale nella costruzione di dighe. Altre banche nazionali pubbliche, come le banche brasiliane, tailandesi e indiane, ne finanziano una quota sempre più importante”. In ciò risiede uno dei tanti problemi di Wall Street e Londra e della loro “Banca Mondiale” con le dighe di Asia: non hanno le mani in pasta in una regione che apertamente cercano di influenzare, manipolare e persino utilizzare come fantoccio collettivo contro la Cina. Il fiume scorre
    Come si demonizza la produzione di energia rinnovabile sostenibile, che funge anche da strumento di gestione delle alluvioni e navigazione fluviale? International Rivers e i ben intenzionati attivisti creduloni diffondono la loro agenda regressiva ai diversi angoli del mondo demonizzando l’energia idroelettrica, passando dal plausibile all’assolutamente ridicolo. Sul sito di International Rivers archiviato come “Il nostro lavoro”, si trova forse la scusa più ridicola di International Rivers per cui una nazione non dovrebbe costruire dighe; in “Cambiamenti climatici e fiumi”, citando un oscuro studio sulla produzione di metano dei batteri che si trovano in tutti gli specchi d’acqua dolce permanenti, dagli stagni ai laghi e tutto il resto, International Rivers sostiene che dighe e bacini contribuiscono al “riscaldamento globale” e pertanto non dovrebbero essere costruiti. Sulla pagina “International Rivers Mekong Mainstream Dams” si afferma, oltre alle varie scuse usate per ostacolare i progetti di dighe per produrre energia elettrica per infrastrutture moderne, industria e altre necessità per creare lavoro e una migliore qualità della vita, c’è la difesa delle popolazioni indigene e la loro pesca non sostenibile per la diminuzione dei pesci in diversi fiumi. In realtà, la costruzione di una diga fornirebbe i mezzi a molte comunità di pescatori per passare ad occupazioni più produttive che permettano alle popolazioni ittiche sia di riprendersi che di trasferirsi in zone da poter gestire con attenzione, ritornando di nuovo a livelli sani. “La rinascita dei piani per costruire una serie di dighe sul fiume Mekong in Cambogia, Laos e Thailandia, rappresenta una grave minaccia per l’ecologia del fiume e mette a rischio il benessere di milioni di persone che dipendono dal fiume per cibo, reddito, trasporti e diversi altri bisogni”. Solo che le persone dedite alla pesca vivono lungo il fiumi in condizione di povertà assoluta, e sono intrappolate nel ciclo della scarsa istruzione, del lavoro servile, dello sfruttamento e della diminuzione di risorse naturali, sempre più oberate proprio perché il Mekong non è stato sviluppato in modo programmato, dopo che il progetto è stato “accantonato”, come International Rivers ammette con orgoglio, a causa del suo lavorio regressivo. Le risorse della pesca sono saccheggiate da persone che non possono condurre un’altra vita, ancora una volta proprio per l’assenza di un reale tangibile sviluppo delle infrastrutture sul Mekong. Problemi reali, soluzioni reali
    Questo non vuol dire che non ci siano problemi reali dar discutere nella costruzione delle dighe. Governi ed investitori che cercano di costruire tali progetti hanno la responsabilità su popolazioni e ambiente circostanti al fine di garantire che la frattura inevitabile e lo spostamento siano debitamente compensati e che i benefici della diga prevalgano sugli inconvenienti provocati dalla costruzione. La gestione di inondazioni, i trasporti ed altri benefici forniti da una costruzione ben pianificata delle dighe hanno tolto milioni di persone dalla povertà letteralmente illuminatogli la vita in tutto il pianeta, dal sud rurale degli Stati Uniti, durante la Grande Depressione, all’Europa per generazioni e alla Cina di oggi. Interessi particolari occidentali, dopo aver costruito dighe godendosi i frutti di infrastrutture ben sviluppate e dell’industrializzazione, sfruttano la disparità di tale sviluppo verso le impoverite nazioni in via di sviluppo che rilanciano i tentativi di recuperare il ritardo, almeno finché ciò non avviene con aziende, banche e altri monopoli occidentali. Una via di mezzo deve essere trovata tra coloro che cercano di costruire dighe e coloro che ne saranno interessati. Disposizioni per la tutela o anche l’espansione della pesca dopo che una diga è completata, utilizzando il bacino che si forma, sono un modo per ottenerla. Garantirsi che l’energia prodotta dalla diga porti all’industrializzazione e allo sviluppo locale, potendo dare condizioni di lavoro e opportunità migliori alle comunità locali, è un altro. La creazione di moderni mezzi per aggirare le dighe migliorando la navigazione fluviale, è un altro modo dimostrabile con cui le dighe possono migliorare la vita delle comunità e attività locali. Quando un progetto per grandi infrastrutture è pronto a passare dal tavolo da disegno al terreno, c’è molto da discutere e anche possibilmente di protestare sul modo con cui viene costruito il progetto, da chi e a vantaggio di chi. Tuttavia, l’argomento di per sé non è tangibile, la costruzione delle infrastrutture non dovrebbe mai essere messa in discussione. E’ diritto naturale di tutti andare avanti e verso l’alto. Coloro che irrazionalmente protestano contro ogni progetto infrastrutturale, di qualsiasi tipo, sulla base di argomenti pretestuosi come violare l’ambiente o pratiche non sostenibili, adottati da popoli disperatamente poveri che hanno bisogno di tali progetti per prosperare, sono i veri nemici del progresso, dell’ambiente e infine delle stesse persone che pretendono di aiutare. Gli attivisti locali ingannati da menzogna e propaganda, possono essere perdonati, ma dovrebbero lavorare per svolgere un vero controllo dello sviluppo delle infrastrutture, ma non come licenza perpetua d’ostruzione irrazionale. Organizzazioni come International Rivers, tuttavia, non possono essere perdonate. Affiliate ai peggiori criminali socioeconomici e ambientali del pianeta, gli attivisti nel mondo dovrebbero ostracizzare ed evitarli, per non essere contaminati anche dall’agenda regressiva dagli interessi particolari. Tony Cartalucci, ricercatore e scrittore di geopolitica di Bangkok, per la rivista on-line “New Eastern Outlook“. Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

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    Gombloddo.


    Soviet made shit


 

 

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