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    STELLA D'ACCIAIO
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    Predefinito Se la sinistra non trova le nuove generazioni

    Dob*biamo a un valente demo*grafo, Mas*simo Livi Bacci, una cir*co*stan*ziata ana*lisi della que*stione gio*va*nile in Ita*lia alla vigi*lia della Grande Reces*sione (Avanti gio*vani alla riscossa, Il Mulino, 2008). Lo stu*dioso mostrava come la fascia di popo*la*zione tra i 15 e 30 anni viveva una con*di*zione di emar*gi*na*zione sociale che la distin*gueva tra i paesi dell’Europa a 15.I gio*vani ita*liani, ad esem*pio, dipen*de*vano per il 50% dal red*dito della fami*glie, con*tro il 30% della media euro*pea. Gli adulti in Ita*lia gua*da*gna*vano in media 2,8 volte il red*dito dei gio*vani, con*tro 2,5 volte in Fran*cia, 1,9 volte in Germania.
    Ma in gene*rale i nostri ragazzi risul*ta*vano più indie*tro nel com*ple*ta*mento degli studi, nel tro*vare occu*pa*zione, met*ter su casa, for*mare una pro*pria fami*glia. In sin*tesi, il grado di auto*no*mia, la capa*cità di eman*ci*pa*zione e di libertà indi*vi*duale della gio*ventù ita*liana appa*ri*vano infe*riori a quella di gran parte dei coe*ta*nei euro*pei per quasi tutti gli indici presi in esame. E quell’analisi non scen*deva alla più basse fasce d’età. A metà anni ’90 i bam*bini ita*liani sotto la linea mediana uffi*ciale della povertà rap*pre*sen*tava il 21,3% del totale, terzi dopo USA (26,3%) e Rus*sia (21,3) (The Dyna*mics of Child poverty in indu*stria*li*sed Coun*tries, Cam*bridge 2001). Piaz*za*mento dav*vero onorevole.
    Ricordo que*sti dati – cui sono seguite e con*ti*nuano a seguire altre impor*tanti ricer*che come il Rap*porto dell’Istituto G.Toniolo, La con*di*zione gio*va*nile in Ita*lia, il Mulino 2013 – per sven*tare in anti*cipo una mani*po*la*zione con*sueta: quella di rap*pre*sen*tare un grave pro*blema strut*tu*rale come esito tran*si*to*rio della “crisi” degli ultimi anni. E’ evi*dente invece che la con*di*zione di emar*gi*na*zione della nostra gio*ventù pre*cede la crisi, è l’esito aggra*vato di un corso poli*tico che dura da decenni, alla cui base c’è una cro*nica disoc*cu*pa*zione e la sem*pre più dispie*gata pre*ca*riz*za*zione del lavoro. Alla falange dei gio*vani che negli ultimi decenni acce*de*vano alle prime occu*pa*zioni si è parato dinanzi una cre*scente man*canza di sboc*chi e la strada stretta di una legi*sla*zione sem*pre più svan*tag*giosa ed emar*gi*nante. Sic*ché non stu*pi*sce se la disoc*cu*pa*zione gio*va*nile tocca oggi il picco del 44%, men*tre il numero di gio*vani tra i 15 e i 24 anni che non lavo*rano, non stu*diano, non seguono corsi for*ma*zione (Neet) hanno rag*giunto il pri*mato euro*peo del 22,25%. Con la crisi la diva*ri*ca*zione gene*ra*zio*nale è solo aumen*tata: gli over 65 sono diven*tati più ric*chi, quelli sotto i 40 ancora più poveri.
    Forse però que*sti dati non dicono ancora la grande novità sto*rica: la classe diri*gente anziana che detiene il potere, da anni sta muo*vendo una vera e pro*pria lotta di classe con*tro la gio*ventù del nostro paese. Padri e nonni ric*chi con*tro figli e nipoti poveri, o pre*cari e subal*terni. Essa sur*roga sem*pre più il wel*fare pub*blico con la fami*glia, i diritti uni*ver*sali con il fami*li*smo. Quando, ovvia*mente, la fami*glia non è anch’essa povera… Lo fa con gli stru*menti del governo, attra*verso il ceto poli*tico, e diret*ta*mente nelle isti*tu*zioni pub*bli*che e nei luo*ghi di lavoro pri*vati. Pochi dati da aggiun*gere a quelli più noti, inflitti dalla “legi*sla*zione di guerra” dell’ultimo governo Berlusconi-Tremonti, e poi pro*se*guita dagli altri ese*cu*tivi. Negli ultimi 10 anni le tasse uni*ver*si*ta*rie sono cre*sciute del 63%, men*tre in Dani*marca, Sve*zia, Nor*ve*gia, Fin*lan*dia, Ger*ma*nia ci si lau*rea gra*tis. In com*penso le borse di stu*dio sono crol*late al 7,5 %, a fronte di uno stu*dente su tre della Fran*cia. Anche i posti di dot*to*rato, già scarsi, sono dimi*nuiti del 19%.
    Nel frat*tempo si rende sem*pre più estesa la pra*tica del numero chiuso per gli accessi alle facoltà uni*ver*si*ta*rie, si sbarra la strada all’istruzione con una giun*gla di norme e di ves*sa*zioni, con lo scopo di rico*sti*tuire una Uni*ver*sità di élite, get*tando negli occhi dell ‘opi*nione pub*blica il fumo del merito e dell’eccellenza. Ma ciò che sfugge a ogni sta*ti*stica è il dila*gare del lavoro non pagato: nelle fab*bri*che si dif*fon*dono gli “sta*ges gra*tuiti”, nelle scuole i sup*plenti gio*vani spesso non rice*vono gli sti*pendi o li rice*vono con enormi ritardi, ma stanno al gioco con il fine di “fare punteggio”.
    Nell’Università non si conta più il lavoro volon*ta*rio degli aspi*ranti ricer*ca*tori che spe*rano in un asse*gno di ricerca o in un con*corso a venire. Negli studi degli avvo*cati e in tante altre atti*vità pro*fes*sio*nali i gio*vani lavo*rano per anni senza red*dito, per “impa*rare il mestiere”. E la pra*tica dei master a paga*mento, che pro*met*tono car*riera e posti di lavoro, rasenta in tanti casi la truffa. Dove domina il “libero mer*cato” chi è già incluso e orga*niz*zato tende a togliere spazi a chi arriva.
    Dovrebbe dun*que essere chiara l’enormità eco*no*mica, poli*tica, umana della que*stione gio*va*nile in Ita*lia, arti*co*la*zione gene*ra*zio*nale della disu*gua*glianza strut*tu*rale creata dalle pra*ti*che neo*li*be*ri*sti*che in tutto il mondo.Incarnazione e insieme causa ed effetto del nostro declino. Almeno due gene*ra*zioni stanno let*te*ral*mente andando per*dute, con*su*me*ranno la loro gio*ventù tra lavori inter*mit*tenti, disoc*cu*pa*zione, attese, fru*stra*zioni, scarso red*dito, impos*si*bi*lità di pro*get*tare alcun*ché. Il nostro paese sta rinun*ciando all’energia vitale, alla crea*ti*vità, capa*cità di lavoro e di pro*getto della sua scarsa riserva demo*gra*fica. Scarsa, per*ché i gio*vani sono una mino*ranza: poco più di 10 milioni tra i 20 e i 34 anni al cen*si*mento del 2011, a fronte di quasi 49 milioni e mezzo del totale. Tutto que*sto men*tre ci assorda la reto*rica sulla neces*sità della com*pe*ti*zione, della valo*riz*za*zione del “capi*tale umano”, sulla cre*scita, e le altre fuffe che la mise*ra*bile cul*tura capi*ta*li*stica dei nostri anni rie*sce a elaborare.
    Ora, io credo che la que*stione gio*va*nile costi*tui*sca una straor*di*na*ria occa*sione poli*tica per la sini*stra e una leva potente per inver*tire il declino. Alle reto*ri*che del governo e sue adia*cenze si può con*trap*porre un vero e pro*prio pro*gramma per la gio*ventù, quale parte di un pro*getto per l’intero paese. La pro*spet*ta*zione di una serie di obiet*tivi che pos*sano mobi*li*tare il con*senso e anche l’entusiasmo gio*va*nile, oggi som*merso sotto una mon*ta*gna di delu*sioni e ran*core. Non si tratta solo di riven*di*care il red*dito minimo di base, che com*porta rile*vanti impe*gni di spesa, ma anche di pun*tare a ini*zia*tive legi*sla*tive “minori”, che pos*sano ricreare un clima di fidu*cia tra la poli*tica – che è cosa diversa dalla pro*pa*ganda elet*to*rale – e le nuove generazioni.
    Per*ché, ad esem*pio, non con*sen*tire ai nostri ragazzi , entro una deter*mi*nata fascia di età, sconti impor*tanti per l’ingresso ai tea*tri, ai musei, per l’acquisto di libri, per la mobilità?
    Per*ché non creare un fondo di garan*zia che con*senta l’apertura di mutui da parte delle ban*che alle gio*vani cop*pie che non pos*sono con*tare su un red*dito con*ti*nua*tivo e sicuro?
    Per*ché non aprire un cam*pa*gna per la costi*tu*zione di nuove case per gli stu*denti (uti*liz*zando caserme o altri sta*bili dismessi), la dif*fu*sione sul ter*ri*to*rio di asili nido che aiu*te*reb*bero tanto le gio*vani cop*pie a cer*care e man*te*nere un lavoro?
    Sono solo esempi di quel che si può pro*porre, di quel che si può fare per atti*vare la fan*ta*sia dei diretti inte*res*sati, che devono uscire dalla loro ras*se*gnata fran*tu*ma*zione e porsi come sog*getto con*sa*pe*vole di una ripresa della lotta di classe in quanto gene*ra*zione e aggre*gato sociale.
    Ma per inte*starsi que*sta bat*ta*glia la sini*stra radi*cale e popo*lare, deve ripren*dere il passo che ha per*duto in que*sti ultimi tempi: deve “andare” dai gio*vani, davanti alle fab*bri*che, alle scuole, alle uni*ver*sità, ovun*que si tro*vino. Deve andare adesso, non alla vigi*lia delle ele*zioni, per fare eleg*gere qual*che pur bravo can*di*dato. Deve riac*qui*stare il gusto di orga*niz*zare per*sone e lotte. E’ que*sto il ter*reno su cui movi*menti e figure poli*ti*che, oggi varia*mente col*lo*cate, pos*sono tro*vare il punto spe*ri*men*tale di aggre*ga*zione che tutti attendiamo.
    E’ una strada dram*ma*ti*ca*mente obbli*gata. Renzi e i suoi non spo*ste*ranno di un cen*ti*me*tro il piano incli*nato in cui l’Italia va pre*ci*pi*tando. Pre*pa*rano solo gli stru*menti poli*tici per con*trol*lare la disgre*ga*zione sociale che sta dila*gando nel paese.


    Se la sinistra non trova le nuove generazioni - ControLaCrisi.org



    P.S NON CAPISCO PERCHE' MI HA COPIATO IL TESTO COSI'.. spero si capisca comunque
    Ultima modifica di Aldino; 06-11-14 alle 12:46
    I'm not a robot without emotions, I'm not what you see
    I've come to help you with your problems, so we can be free
    I'm not a hero, I'm not a savior, forget what you know
    I'm just a man whose circumstances went beyond his control
    Beyond my control

  2. #2
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    Predefinito Re: Se la sinistra non trova le nuove generazioni

    Con questo articolo apriamo una campagna di discussione sul nostro giornale, versione cartacea e on line, sui problemi delle giovani generazioni. Pubblicheremo denunce, analisi, racconti di esperienze personali, ma anche suggerimenti e proposte che perverranno dai vari settori della società italiana. Se ci riusciremo metteremo insieme un Libro bianco sulla condizione della gioventù scritto dai diretti protagonisti. Ma nel frattempo intendiamo alimentare un ambito specifico della lotta politica nel nostro paese.
    Dobbiamo a un valente demografo, Massimo Livi Bacci, una circostanziata analisi della questione giovanile in Italia alla vigilia della Grande Recessione (Avanti giovani alla riscossa, Il Mulino, 2008). Lo studioso mostrava come la fascia di popolazione tra i 15 e 30 anni viveva una condizione di emarginazione sociale che la distingueva tra i paesi dell’Europa a 15.I giovani italiani, ad esempio, dipendevano per il 50% dal reddito della famiglie, contro il 30% della media europea. Gli adulti in Italia guadagnavano in media 2,8 volte il reddito dei giovani, contro 2,5 volte in Francia, 1,9 volte in Germania.
    Ma in generale i nostri ragazzi risultavano più indietro nel completamento degli studi, nel trovare occupazione, metter su casa, formare una propria famiglia. In sintesi, il grado di autonomia, la capacità di emancipazione e di libertà individuale della gioventù italiana apparivano inferiori a quella di gran parte dei coetanei europei per quasi tutti gli indici presi in esame. E quell’analisi non scendeva alla più basse fasce d’età. A metà anni ’90 i bambini italiani sotto la linea mediana ufficiale della povertà rappresentava il 21,3% del totale, terzi dopo USA (26,3%) e Russia (21,3) (The Dynamics of Child poverty in industrialised Countries, Cambridge 2001). Piazzamento davvero onorevole.
    Ricordo questi dati – cui sono seguite e continuano a seguire altre importanti ricerche come il Rapporto dell’Istituto G.Toniolo, La condizione giovanile in Italia, il Mulino 2013 – per sventare in anticipo una manipolazione consueta: quella di rappresentare un grave problema strutturale come esito transitorio della “crisi” degli ultimi anni. E’ evidente invece che la condizione di emarginazione della nostra gioventù precede la crisi, è l’esito aggravato di un corso politico che dura da decenni, alla cui base c’è una cronica disoccupazione e la sempre più dispiegata precarizzazione del lavoro. Alla falange dei giovani che negli ultimi decenni accedevano alle prime occupazioni si è parato dinanzi una crescente mancanza di sbocchi e la strada stretta di una legislazione sempre più svantaggiosa ed emarginante. Sicché non stupisce se la disoccupazione giovanile tocca oggi il picco del 44%, mentre il numero di giovani tra i 15 e i 24 anni che non lavorano, non studiano, non seguono corsi formazione (Neet) hanno raggiunto il primato europeo del 22,25%. Con la crisi la divaricazione generazionale è solo aumentata: gli over 65 sono diventati più ricchi, quelli sotto i 40 ancora più poveri.
    Forse però questi dati non dicono ancora la grande novità storica: la classe dirigente anziana che detiene il potere, da anni sta muovendo una vera e propria lotta di classe contro la gioventù del nostro paese. Padri e nonni ricchi contro figli e nipoti poveri, o precari e subalterni. Essa surroga sempre più il welfare pubblico con la famiglia, i diritti universali con il familismo. Quando, ovviamente, la famiglia non è anch’essa povera… Lo fa con gli strumenti del governo, attraverso il ceto politico, e direttamente nelle istituzioni pubbliche e nei luoghi di lavoro privati. Pochi dati da aggiungere a quelli più noti, inflitti dalla “legislazione di guerra” dell’ultimo governo Berlusconi-Tremonti, e poi proseguita dagli altri esecutivi. Negli ultimi 10 anni le tasse universitarie sono cresciute del 63%, mentre in Danimarca, Svezia, Norvegia, Finlandia, Germania ci si laurea gratis. In compenso le borse di studio sono crollate al 7,5 %, a fronte di uno studente su tre della Francia. Anche i posti di dottorato, già scarsi, sono diminuiti del 19%.
    Nel frattempo si rende sempre più estesa la pratica del numero chiuso per gli accessi alle facoltà universitarie, si sbarra la strada all’istruzione con una giungla di norme e di vessazioni, con lo scopo di ricostituire una Università di élite, gettando negli occhi dell ‘opinione pubblica il fumo del merito e dell’eccellenza. Ma ciò che sfugge a ogni statistica è il dilagare del lavoro non pagato: nelle fabbriche si diffondono gli “stages gratuiti”, nelle scuole i supplenti giovani spesso non ricevono gli stipendi o li ricevono con enormi ritardi, ma stanno al gioco con il fine di “fare punteggio”.
    Nell’Università non si conta più il lavoro volontario degli aspiranti ricercatori che sperano in un assegno di ricerca o in un concorso a venire. Negli studi degli avvocati e in tante altre attività professionali i giovani lavorano per anni senza reddito, per “imparare il mestiere”. E la pratica dei master a pagamento, che promettono carriera e posti di lavoro, rasenta in tanti casi la truffa. Dove domina il “libero mercato” chi è già incluso e organizzato tende a togliere spazi a chi arriva.
    Dovrebbe dunque essere chiara l’enormità economica, politica, umana della questione giovanile in Italia, articolazione generazionale della disuguaglianza strutturale creata dalle pratiche neoliberistiche in tutto il mondo.Incarnazione e insieme causa ed effetto del nostro declino. Almeno due generazioni stanno letteralmente andando perdute, consumeranno la loro gioventù tra lavori intermittenti, disoccupazione, attese, frustrazioni, scarso reddito, impossibilità di progettare alcunché. Il nostro paese sta rinunciando all’energia vitale, alla creatività, capacità di lavoro e di progetto della sua scarsa riserva demografica. Scarsa, perché i giovani sono una minoranza: poco più di 10 milioni tra i 20 e i 34 anni al censimento del 2011, a fronte di quasi 49 milioni e mezzo del totale. Tutto questo mentre ci assorda la retorica sulla necessità della competizione, della valorizzazione del “capitale umano”, sulla crescita, e le altre fuffe che la miserabile cultura capitalistica dei nostri anni riesce a elaborare.
    Ora, io credo che la questione giovanile costituisca una straordinaria occasione politica per la sinistra e una leva potente per invertire il declino. Alle retoriche del governo e sue adiacenze si può contrapporre un vero e proprio programma per la gioventù, quale parte di un progetto per l’intero paese. La prospettazione di una serie di obiettivi che possano mobilitare il consenso e anche l’entusiasmo giovanile, oggi sommerso sotto una montagna di delusioni e rancore. Non si tratta solo di rivendicare il reddito minimo di base, che comporta rilevanti impegni di spesa, ma anche di puntare a iniziative legislative “minori”, che possano ricreare un clima di fiducia tra la politica – che è cosa diversa dalla propaganda elettorale – e le nuove generazioni.
    Perché, ad esempio, non consentire ai nostri ragazzi , entro una determinata fascia di età, sconti importanti per l’ingresso ai teatri, ai musei, per l’acquisto di libri, per la mobilità?
    Perché non creare un fondo di garanzia che consenta l’apertura di mutui da parte delle banche alle giovani coppie che non possono contare su un reddito continuativo e sicuro?
    Perché non aprire un campagna per la costituzione di nuove case per gli studenti (utilizzando caserme o altri stabili dismessi), la diffusione sul territorio di asili nido che aiuterebbero tanto le giovani coppie a cercare e mantenere un lavoro?
    Sono solo esempi di quel che si può proporre, di quel che si può fare per attivare la fantasia dei diretti interessati, che devono uscire dalla loro rassegnata frantumazione e porsi come soggetto consapevole di una ripresa della lotta di classe in quanto generazione e aggregato sociale.
    Ma per intestarsi questa battaglia la sinistra radicale e popolare, deve riprendere il passo che ha perduto in questi ultimi tempi: deve “andare” dai giovani, davanti alle fabbriche, alle scuole, alle università, ovunque si trovino. Deve andare adesso, non alla vigilia delle elezioni, per fare eleggere qualche pur bravo candidato. Deve riacquistare il gusto di organizzare persone e lotte. E’ questo il terreno su cui movimenti e figure politiche, oggi variamente collocate, possono trovare il punto sperimentale di aggregazione che tutti attendiamo.
    E’ una strada drammaticamente obbligata. Renzi e i suoi non sposteranno di un centimetro il piano inclinato in cui l’Italia va precipitando. Preparano solo gli strumenti politici per controllare la disgregazione sociale che sta dilagando nel paese.


    Se la sinistra non trova le nuove generazioni - ControLaCrisi.org

    ho fatto copincolla su un programma di scrittura (tipo word, io ho usato openoffice wriet, tanto le funzioni più o meno sono quelle), e lì ho fatto "sostituisci tutto" mettendo la * nel campo "cerca", e niente nel campo "sostituisci con", in automatico le ha tolte tutte, e poi ho copincollato qui l'articolo ripulito.
    Ultima modifica di amaryllide; 16-11-14 alle 14:17

 

 

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