questo secondo me tradisce un fatto del quale vado sempre più convinto:
le donne hanno più potere di spesa perché spendono i loro soldi e quelli degli uomini che le sbavano dietro (anche mariti e fidanzati)
il potere secondo me non va misurato in stipendio ma in potere di spesa, una bella figa ha un potere di spesa enormemente superiore a quello di un bel ragazzo o anche di un ragazzo con una intelligenza superiore alla media (ma non appartenente a quella elite di super ricchi)
come diceva quel detto?
Un uomo di successo è quello che riesce a guadagnare tanti soldi quanto gli chiede di spendere la sua donna
una donna di successo è quella che si accaparra quell'uomo...
o qualcosa del genere se sbaglio correggetemi
se fosse così quanto sarebbe corretto parlare di disparità di genere? Moltissime donne non cercano nemmeno di guadagnare di più (non tutte certo ma quelle belle è rarissimo che si facciano nel mazzo per portare a casa uno stipendio qualsiasi se possono avere chi le paga tutti gli sfizi possibili e immaginabili)
e allora che senso ha la parità se le "gold digger" fanno quello che vogliono senza nemmeno una reprimenda sociale da parte dei politically correct che non le criticano affatto?
Le donne "femministe" dovrebbero prima sbranare queste qui e poi partire all'attacco ma non lo fanno perché non sono oneste loro non vogliono cedere privilegi, loro non cercano giustizia cercano di comandare e mettere al guinzaglio gli uomini.
non è solo una questione di sesso
è una questione di controllo e di potere
dillo a quei mariti che per via della legge sui divorzi devono lasciare alla moglie tutto, casa beni e metà stipendio minimo mentre la moglie si può portare a casa un giovane mantenuto (coi soldi del marito)
lo può lasciare e tradire e lui sarà costretto a vita a lavorare solo per mantenere i di lei vizi e tenore di vita...
l'uomo non ha alcun diritto deve solo lavorare come un mulo, come uno schiavo
il divorzio è roba per ricchi come dice un mio amico sposato con problemi con la moglie
un altro mio amico tutte le volte che mi vede prima di dire ciao mi abbraccia e mi dice "non ti sposare mai" con le lacrime agli occhi
sono sotto ricatto in una vita di inferno dove i figli sono usati dalle mogli per ricattarli
e questo secondo la nostra giustizia, la moglie diventa proprietaria del marito che diventa suo schiavo una volta che lui si è sposato
fa parte del disegno politically correct che vede le donne come vittime a prescindere
leggiti quello che dice Civati
La questione maschile | Giuseppe Civati
questa sarebbe l'alternativa politica a sinistra di RenziLa formula ottocentesca “questione femminile” va radicalmente rovesciata. Esiste nel nostro Paese una tenace “questione maschile” che produce iniquità, ingiustizie e violenze e che rallenta lo sviluppo del Paese, che ne dimezza le potenzialità impedendo allo sguardo femminile di applicarsi alla globalità dei problemi e di prendere parte alla formazione delle decisioni pubbliche. Alle cittadine di questo Paese è consentito unicamente esercitarsi politicamente e in modo autodifensivo su tematiche ritenute “femminili” – dalla fecondazione assistita, all’aborto, alla violenza e al femminicidio –, questioni che invece hanno direttamente a che vedere con la sessualità e i modelli maschili.
La legge 40 sulla fecondazione assistita è certamente ingiusta e va cambiata, consentendo indagini pre-impianto sugli embrioni di coppie portatrici di malattie genetiche in conformità a quanto sancito dalla Carta Europea dei diritti dell’uomo. Ma l’ingiustizia va in gran parte ricondotta a una concezione maschile della donna come mero contenitore di embrioni, nonché merce di scambio ideologico. Vanno inoltre adottate tutte le misure necessarie alla prevenzione dell’infertilità maschile e femminile, in gran parte riconducibili alla ricerca tardiva dei figli a causa di un’organizzazione maschile del lavoro che punisce le madri con dimissioni in bianco, licenziamenti, interruzioni di carriera. Una diversa organizzazione, che tenga conto del pensiero delle donne sul lavoro, e un’autentica considerazione del valore sociale della genitorialità è il miglior presidio contro l’aumento dei casi di infertilità.
La non applicazione della legge 194 sull’interruzione di gravidanza e lo smantellamento dei consultori corrispondono a logiche di carriera ospedaliera, con aumento vertiginoso dell’obiezione di coscienza e alla salvaguardia degli interessi della sanità privata. Per il Pd è tempo di far sentire la propria voce su questi temi per migliorare la diffusione di informazioni sulle misure di contraccezione, anche attraverso corsi di educazione e informazione sessuale nelle scuole, finalizzate a una condivisione della responsabilità procreativa da parte degli uomini; di potenziare e modernizzare la proposta dei “vecchi” consultori familiari; di garantire l’applicazione su tutto il territorio nazionale della legge 194/1978, anche stabilendo una percentuale di personale non obiettore nelle unità ginecologiche degli ospedali pubblici.
Quanto alla violenza sulle donne e all’aumento dei casi di femminicidio, ciò costituisce la prova più evidente dell’esistenza di una “questione maschile” e della persistenza di una mentalità patriarcale che nella maggiore libertà delle donne non vede un’opportunità per tutti, ma solo un’insostenibile minaccia. La violenza non può essere affrontata solo con provvedimenti di ordine pubblico e di sicurezza. Il Pd deve porsi in ascolto della decennale esperienza dei centri e delle associazioni antiviolenza, destinando adeguate risorse a queste realtà, promuovendo interventi di sensibilizzazione nelle scuole e nelle Università, cambiando e certificando i libri di testo che continuano a tramandare modelli rigidi e fuori tempo, sulla base dei quali alunni e alunne formeranno le loro rispettive identità di genere e le loro relazioni; promuovendo una formazione delle forze dell’ordine e di tutto il personale addetto; destinando parte delle risorse all’accompagnamento e alla terapia degli stalker e dei sex offender per prevenire l’escalation delle violenze fino al femminicidio.
Nonostante numerosi studi evidenzino una correlazione positiva tra occupazione femminile e Pil, (Goldman Sachs stima che la parità porterebbe a un incremento del Pil del 22 per cento) è soprattutto alle donne che il mondo del lavoro fa pagare il prezzo della crisi, ostacolandone l’ingresso, relegandole nei settori meno qualificati, mantenendo il gap salariale, obbligandole alle dimissioni in bianco e a rinunciare al lavoro per motivi familiari, costringendole al ruolo di “welfare vivente” per sopperire alla cronica e crescente carenza di servizi, sottoutilizzando le più scolarizzate (il 56% dei laureati in Italia sono donne e l’Ocse calcola che nel 2020 saranno il 70%), resistendo fortemente alla femminilizzazione dei board: ecco un’altra faccia dell’irriducibile questione maschile nel nostro Paese, direttamente correlata alle sue molte arretratezze. Controprova: il trend positivo, nonostante la crisi, delle imprese create e gestite da donne, che rispondono in modo autonomo alla chiusura del mondo del lavoro pur trovandosi a dover superare numerosi ostacoli, come il più difficile accesso al credito nonostante le donne siano mediamente più solvibili degli uomini.
Il Pd deve assumere con decisione il tema del welfare, intendendolo come un servizio alle persone e alle famiglie e non alle donne; deve promuovere per tutti, donne e uomini, forme di dis-organizzazione del lavoro – dalla flessibilizzazione alle postazioni in remoto – che rendano più prossimi lavoro e vita; deve rimuovere gli ostacoli al credito per le donne, legati a superstizioni maschiliste, e introdurre una struttura della tassazione che incoraggi il ricorso al lavoro femminile; deve estendere i congedi obbligatori anche per i padri.
Più in generale, il Pd deve assumere e fare fronte alla crisi di quella soggettività maschile, attorno alla quale la società ha fin qui costruito il modello di sviluppo politico, sociale e culturale. E deve in ogni modo favorire la partecipazione delle donne alla vita pubblica, non pretendendo di inquadrarle nella rigidità delle strutture maschili, ma intendendole come portatrici di irriducibile differenza e promotrici di quel cambio di civiltà politica di cui la nostra democrazia affaticata ha estremo bisogno. Mai più senza le donne.
da notare che le violenze sulle donne qui descritte in aumento sono in realtà in forte diminuzione...
http://www.termometropolitico.it/627...emergenza.html
ma Pippo Pippo non lo sa...