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  1. #1
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    Predefinito Una manovra che mette (eccome) le mani nelle tasche degli italiani

    Una manovra che mette (eccome) le mani nelle tasche degli italiani

    Una manovra che mette (eccome) le mani nelle tasche degli italiani

    Ecco i numeri “veri” del provvedimento varato dal governo. Oltre ai pesanti tagli agli Enti locali, alla scuola e alla sanità, almeno il 40% è preventivato da maggiori entrate. Ma molti appaiono “tagli di carta, di dubbia praticabilità”.

    Nei giorni scorsi avevamo commentato in una serie di articoli le anticipazioni della manovra correttiva che il governo ha dovuto mettere in atto per apportare i necessari “aggiustamenti” ai nostri Conti pubblici. Si trattava di anticipazioni di stampa, rumors provenienti dall’interno dello stesso governo, boatos parlamentari ecc. Adesso, con il testo della manovra economica [VEDI TABELLA] reso finalmente disponibile dal ministro Giulio Tremonti, possiamo dare un giudizio più completo ed articolato, per quanto già dai prossimi passaggi nelle Aule del Parlamento, si annunciano ulteriori – e forse non proprio irrilevanti – modifiche.

    CHIACCHIERE E DISTINTIVO - Secondo gli economisti Tito Boeri e Massimo Bordignon del noto sito economico lavoce.info la manovra, che secondo quanto dichiarato ancora in queste ore dai ministri dell’esecutivo berlusconiano, a cominciare proprio dallo stesso premier, inciderà solo sul taglio della Spesa pubblica improduttiva, in realtà sarà composta “almeno per il 40% da maggiori entrate, che molti altri tagli sono di carta, di dubbia praticabilità”. Una manovra, rivolta più a placare i mercati che pure appaiono assai perplessi anche perché “rinvia ai posteri gli aggiustamenti strutturali di spesa ed entrate. Ben poco rimarrà in vigore dopo il 2012. E chi paga davvero sono, una volta di più, i giovani“.

    UNA MANOVRA NATA TRA SUSSURRI E GRIDA - Il parto di questa manovra è stato piuttosto travagliato. Del resto, la stessa genesi di questo provvedimento economico straordinario è stata, diciamo così con un eufemismo, molto articolata. In un primo momento era stata addirittura smentita ogni manovra. Poi – per bocca dello stesso titolare del MEF – si è parlato di un aggiustamento di mezzo punto di Pil nel biennio 2011-2012. E ancora, sotto la pressione di vari organismi internazionali a cominciare dall’Ocse, l’Fmi e la stessa Commissione europea, si è ammesso la necessità di una manovra correttiva da fare in luglio, la cui entità doveva essere di 4,5 mld di euro. Infine, anche a causa del precipitare della crisi greca, i vari governi europei – che presentavano già corposi squilibri di bilancio dovuti essenzialmente alle spese sostenute per gli “stimoli” alla loro economia e per la tutela dei loro sistemi bancari – si sono decisi a varare più o meno di comune accordo una serie di manovre economiche per raddrizzare i loro deficit.

    DIPENDE TUTTO DA UN RAPPORTO - L’Italia, tuttavia, contrariamente agli altri paesi non aveva dovuto “salvare” le sue banche e per la crescita (che infatti non c’è stata) ha investito cifre risibili (meno di mezzo punto di Pil). Questo smentisce quell’altro luogo comune che molti esponenti del governo e della maggioranza hanno adoperato per giustificare la necessità di questa manovra da 25mld di euro (circa 50mila mld di lire), ossia la storiella che “l’Europa c’è l’ha chiesto“. L’UE raccomanda ai paesi membri di tenere sotto controllo i loro deficit. Per questo, nel famoso trattato di Maastrict era stato predisposto il famoso rapporto Deficit/Pil che non avrebbe mai dovuto superare il 3%. Quel rapporto fu definito “stupido” da molti (tra cui Romano Prodi) ed effettivamente lo è in epoca di vacche grasse, poiché anche in presenza di una crescita sostenuta del denominatore (il Pil) t’impone di avere sotto controllo anche il numeratore (il Deficit). Viceversa, in epoca di vacche magre (come l’attuale) con poca crescita, proprio quando sarebbe necessario uno “stimolo” (e quindi fare deficit) per avviare la ripresa è facile che quel rapporto salti. In Italia, tanto per intenderci, quel rapporto è al 5% (e lo resterà pure nel 2010) pur in presenza di una bassa crescita e all’assenza di una qualsiasi politica di “deficit spending”. Adesso, questa manovra agisce solo sul numeratore. Punta – almeno sostiene il governo – a ridurre il deficit, tagliando le spese e prevedendo nuove entrate. Per la crescita, ancora una volta non c’è niente.

    ECCO I NUMERI DELLA MANOVRA (QUELLI VERI) - Come detto in queste settimane sono girate le voci più disparate. E spesso a creare confusione è stato proprio il governo. Si pensi, per esempio, alle tante misure prima annunciate (persino nella stessa conferenza stampa di presentazione della manovra) e poi modificate, posposte o addirittura cancellate rispetto al testo già approdato al Senato. Dalla soppressione di nove province ai tagli alla cultura, al blocco degli stipendi pubblici ai livelli del 2009. Per questo appare evidente come questa manovra non è affatto incentrata solo sui tagli alla spesa ma al contrario ben il 40% a regime (nel 2012) è composto da maggiori entrate. L’incremento delle entrate è “pronosticato” attraverso provvedimenti anti-evasione, da cui il governo si aspetta di ottenere fino a 8 mld di euro. Il 70% della manovra sono ricavati da “tagli lineari” nelle spese dei ministeri “la cui efficacia si è sempre rilevata assai limitata” o da semplici riduzioni dei trasferimenti agli enti locali, “senza che siano state varate misure strutturali di contenimento delle spese; l’esperienza passata ci insegna che questi sono spesso tagli di carta“, sostengono gli economisti de lavoce.info. Inoltre, i tanto decantati “tagli agli enti inutili e ai costi della politica“, contano praticamente nulla in termini di riduzione della spesa, nell’ordine di qualche milione di euro. Il congelamento dei contratti nel pubblico impiego conta un decimo di quanto anticipato dai giornali (attorno ai 500 milioni anziché più di 5 miliardi). In effetti, il blocco scatta nel 2010 salvando così i tre contratti già firmati quest’anno. “Non è la prima volta che si congelano i contratti - sostengono Boeri e Bordignon – spostando spese più in là, senza risparmi strutturali. In passato, questi blocchi hanno comportato a regime addirittura incrementi di spesa perché il recupero dei rinvii è sempre molto oneroso“.

    GIULIO MANI DI FORBICI - Pesanti sono, invece, gli interventi su scuola e sanità. Per la prima, inciderà pesantemente “il blocco degli incrementi automatici delle retribuzioni nel triennio“; per la seconda, è un complesso di riduzioni nel personale e la “riclassificazione” della spesa farmaceutica. La chiusura di alcune finestre per pensioni di vecchiaia e anzianità comporterà un risparmio di circa un miliardo di euro “sempre che l’effetto annuncio non spinga molti ad anticipare l’andata in pensione“. A farne le spese ancora una volta saranno le Regioni e gli altri enti territoriali, chiamati a contribuire a regime per 8,5 miliardi di euro, oltre il 60% della riduzione prevista nella spesa. Per comuni e province, è previsto un taglio ai trasferimenti dell’ordine del 20% del totale. “Come questi enti territoriali potranno gestire riduzioni così imponenti non è chiaro“. Infine, la manovra è accompagnata dai soliti tagli lineari ai vari ministeri di spesa, la cui efficacia si è sempre rilevata assai limitata.

    IMPROVVISAZIONE DI LOTTA E DI GOVERNO - Alla voce entrate, a regime, il governo che ha recentemente varato lo scudo fiscale prevede l’introito di 10 miliardi di euro. Di questi, come detto, 8mld arriverebbero dal recupero dell’evasione. “Che ci sia tanto da recuperare su questo fronte è indubbio – confermano i due economisti de la voce.info - il problema è che è impossibile stimare con precisione il valore delle misure di contrasto, tant’è che nella passata legislatura il governo aveva avuto la buona creanza di non inserire le stime nella manovra, considerandole semmai, a consuntivo, come sorprese positive“. In sintesi, spiegano Boeri e Bordignon “si tratta di una manovra visibilmente improvvisata, che bada a esibire grandi numeri per offrire un quadro macro rassicurante. Le “lacrime e sangue” sono per pochi, i soliti. Chi paga davvero sono i giovani, colpiti dal taglio dei contratti a tempo determinato e dal blocco delle assunzioni e delle carriere nel pubblico impiego (che penalizza soprattutto chi è entrato con salari molti bassi contando sugli scatti di anzianità) oltre che dall’ennesimo rinvio della riforma degli ammortizzatori sociali. Non una, ma due mani, vengono messe nella tasche dei giovani. L’aggiustamento strutturale langue. Coerente con questa impostazione è stata la scelta di operare sulla cassa (rinvii di spese e tagli ad erogazioni) anziché sulla competenza“.
    ------------------------------------------
    http://castapolitica.blogattivo.com/index.htm

  2. #2
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    Predefinito Rif: Una manovra che mette (eccome) le mani nelle tasche degli italiani

    E non basterà mai. La UE vuole le donne in pensione a 65 anni. Tra qualche anno vorrà maschi e femmine a 70. Niente sarà mai sufficiente per "i conti". Forse si placheranno quando i poveri saranno almeno il 90 % della popolazione. :sofico:
    Ultima modifica di Patriottardo; 07-06-10 alle 22:58

  3. #3
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    Predefinito Rif: Una manovra che mette (eccome) le mani nelle tasche degli italiani

    non ti sembra che la cosa dei 60 anni per le donne e 65 per gli uomini sia da paese arabo?

  4. #4
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    Predefinito Rif: Una manovra che mette (eccome) le mani nelle tasche degli italiani

    In economia come nella vita nulla è casuale. La "casualità" è una legge ancora non compresa.

    Il collasso dell'economa mondiale è inevitabile.

  5. #5
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    Predefinito Rif: Una manovra che mette (eccome) le mani nelle tasche degli italiani

    Citazione Originariamente Scritto da Airbus Visualizza Messaggio
    non ti sembra che la cosa dei 60 anni per le donne e 65 per gli uomini sia da paese arabo?
    Nei paesi arabi le donne nemmeno le lasciano lavorare o vestirsi come vogliono, figurarsi avere dei diritti come quello di andare in pensione un po' prima degli uomini.

  6. #6
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    Predefinito Rif: Una manovra che mette (eccome) le mani nelle tasche degli italiani

    Citazione Originariamente Scritto da Andreone Visualizza Messaggio
    Una manovra che mette (eccome) le mani nelle tasche degli italiani

    Una manovra che mette (eccome) le mani nelle tasche degli italiani

    Ecco i numeri “veri” del provvedimento varato dal governo. Oltre ai pesanti tagli agli Enti locali, alla scuola e alla sanità, almeno il 40% è preventivato da maggiori entrate. Ma molti appaiono “tagli di carta, di dubbia praticabilità”.

    Nei giorni scorsi avevamo commentato in una serie di articoli le anticipazioni della manovra correttiva che il governo ha dovuto mettere in atto per apportare i necessari “aggiustamenti” ai nostri Conti pubblici. Si trattava di anticipazioni di stampa, rumors provenienti dall’interno dello stesso governo, boatos parlamentari ecc. Adesso, con il testo della manovra economica [VEDI TABELLA] reso finalmente disponibile dal ministro Giulio Tremonti, possiamo dare un giudizio più completo ed articolato, per quanto già dai prossimi passaggi nelle Aule del Parlamento, si annunciano ulteriori – e forse non proprio irrilevanti – modifiche.

    CHIACCHIERE E DISTINTIVO - Secondo gli economisti Tito Boeri e Massimo Bordignon del noto sito economico lavoce.info la manovra, che secondo quanto dichiarato ancora in queste ore dai ministri dell’esecutivo berlusconiano, a cominciare proprio dallo stesso premier, inciderà solo sul taglio della Spesa pubblica improduttiva, in realtà sarà composta “almeno per il 40% da maggiori entrate, che molti altri tagli sono di carta, di dubbia praticabilità”. Una manovra, rivolta più a placare i mercati che pure appaiono assai perplessi anche perché “rinvia ai posteri gli aggiustamenti strutturali di spesa ed entrate. Ben poco rimarrà in vigore dopo il 2012. E chi paga davvero sono, una volta di più, i giovani“.

    UNA MANOVRA NATA TRA SUSSURRI E GRIDA - Il parto di questa manovra è stato piuttosto travagliato. Del resto, la stessa genesi di questo provvedimento economico straordinario è stata, diciamo così con un eufemismo, molto articolata. In un primo momento era stata addirittura smentita ogni manovra. Poi – per bocca dello stesso titolare del MEF – si è parlato di un aggiustamento di mezzo punto di Pil nel biennio 2011-2012. E ancora, sotto la pressione di vari organismi internazionali a cominciare dall’Ocse, l’Fmi e la stessa Commissione europea, si è ammesso la necessità di una manovra correttiva da fare in luglio, la cui entità doveva essere di 4,5 mld di euro. Infine, anche a causa del precipitare della crisi greca, i vari governi europei – che presentavano già corposi squilibri di bilancio dovuti essenzialmente alle spese sostenute per gli “stimoli” alla loro economia e per la tutela dei loro sistemi bancari – si sono decisi a varare più o meno di comune accordo una serie di manovre economiche per raddrizzare i loro deficit.

    DIPENDE TUTTO DA UN RAPPORTO - L’Italia, tuttavia, contrariamente agli altri paesi non aveva dovuto “salvare” le sue banche e per la crescita (che infatti non c’è stata) ha investito cifre risibili (meno di mezzo punto di Pil). Questo smentisce quell’altro luogo comune che molti esponenti del governo e della maggioranza hanno adoperato per giustificare la necessità di questa manovra da 25mld di euro (circa 50mila mld di lire), ossia la storiella che “l’Europa c’è l’ha chiesto“. L’UE raccomanda ai paesi membri di tenere sotto controllo i loro deficit. Per questo, nel famoso trattato di Maastrict era stato predisposto il famoso rapporto Deficit/Pil che non avrebbe mai dovuto superare il 3%. Quel rapporto fu definito “stupido” da molti (tra cui Romano Prodi) ed effettivamente lo è in epoca di vacche grasse, poiché anche in presenza di una crescita sostenuta del denominatore (il Pil) t’impone di avere sotto controllo anche il numeratore (il Deficit). Viceversa, in epoca di vacche magre (come l’attuale) con poca crescita, proprio quando sarebbe necessario uno “stimolo” (e quindi fare deficit) per avviare la ripresa è facile che quel rapporto salti. In Italia, tanto per intenderci, quel rapporto è al 5% (e lo resterà pure nel 2010) pur in presenza di una bassa crescita e all’assenza di una qualsiasi politica di “deficit spending”. Adesso, questa manovra agisce solo sul numeratore. Punta – almeno sostiene il governo – a ridurre il deficit, tagliando le spese e prevedendo nuove entrate. Per la crescita, ancora una volta non c’è niente.

    ECCO I NUMERI DELLA MANOVRA (QUELLI VERI) - Come detto in queste settimane sono girate le voci più disparate. E spesso a creare confusione è stato proprio il governo. Si pensi, per esempio, alle tante misure prima annunciate (persino nella stessa conferenza stampa di presentazione della manovra) e poi modificate, posposte o addirittura cancellate rispetto al testo già approdato al Senato. Dalla soppressione di nove province ai tagli alla cultura, al blocco degli stipendi pubblici ai livelli del 2009. Per questo appare evidente come questa manovra non è affatto incentrata solo sui tagli alla spesa ma al contrario ben il 40% a regime (nel 2012) è composto da maggiori entrate. L’incremento delle entrate è “pronosticato” attraverso provvedimenti anti-evasione, da cui il governo si aspetta di ottenere fino a 8 mld di euro. Il 70% della manovra sono ricavati da “tagli lineari” nelle spese dei ministeri “la cui efficacia si è sempre rilevata assai limitata” o da semplici riduzioni dei trasferimenti agli enti locali, “senza che siano state varate misure strutturali di contenimento delle spese; l’esperienza passata ci insegna che questi sono spesso tagli di carta“, sostengono gli economisti de lavoce.info. Inoltre, i tanto decantati “tagli agli enti inutili e ai costi della politica“, contano praticamente nulla in termini di riduzione della spesa, nell’ordine di qualche milione di euro. Il congelamento dei contratti nel pubblico impiego conta un decimo di quanto anticipato dai giornali (attorno ai 500 milioni anziché più di 5 miliardi). In effetti, il blocco scatta nel 2010 salvando così i tre contratti già firmati quest’anno. “Non è la prima volta che si congelano i contratti - sostengono Boeri e Bordignon – spostando spese più in là, senza risparmi strutturali. In passato, questi blocchi hanno comportato a regime addirittura incrementi di spesa perché il recupero dei rinvii è sempre molto oneroso“.

    GIULIO MANI DI FORBICI - Pesanti sono, invece, gli interventi su scuola e sanità. Per la prima, inciderà pesantemente “il blocco degli incrementi automatici delle retribuzioni nel triennio“; per la seconda, è un complesso di riduzioni nel personale e la “riclassificazione” della spesa farmaceutica. La chiusura di alcune finestre per pensioni di vecchiaia e anzianità comporterà un risparmio di circa un miliardo di euro “sempre che l’effetto annuncio non spinga molti ad anticipare l’andata in pensione“. A farne le spese ancora una volta saranno le Regioni e gli altri enti territoriali, chiamati a contribuire a regime per 8,5 miliardi di euro, oltre il 60% della riduzione prevista nella spesa. Per comuni e province, è previsto un taglio ai trasferimenti dell’ordine del 20% del totale. “Come questi enti territoriali potranno gestire riduzioni così imponenti non è chiaro“. Infine, la manovra è accompagnata dai soliti tagli lineari ai vari ministeri di spesa, la cui efficacia si è sempre rilevata assai limitata.

    IMPROVVISAZIONE DI LOTTA E DI GOVERNO - Alla voce entrate, a regime, il governo che ha recentemente varato lo scudo fiscale prevede l’introito di 10 miliardi di euro. Di questi, come detto, 8mld arriverebbero dal recupero dell’evasione. “Che ci sia tanto da recuperare su questo fronte è indubbio – confermano i due economisti de la voce.info - il problema è che è impossibile stimare con precisione il valore delle misure di contrasto, tant’è che nella passata legislatura il governo aveva avuto la buona creanza di non inserire le stime nella manovra, considerandole semmai, a consuntivo, come sorprese positive“. In sintesi, spiegano Boeri e Bordignon “si tratta di una manovra visibilmente improvvisata, che bada a esibire grandi numeri per offrire un quadro macro rassicurante. Le “lacrime e sangue” sono per pochi, i soliti. Chi paga davvero sono i giovani, colpiti dal taglio dei contratti a tempo determinato e dal blocco delle assunzioni e delle carriere nel pubblico impiego (che penalizza soprattutto chi è entrato con salari molti bassi contando sugli scatti di anzianità) oltre che dall’ennesimo rinvio della riforma degli ammortizzatori sociali. Non una, ma due mani, vengono messe nella tasche dei giovani. L’aggiustamento strutturale langue. Coerente con questa impostazione è stata la scelta di operare sulla cassa (rinvii di spese e tagli ad erogazioni) anziché sulla competenza“.
    "Eh! Ma Boeri è uno che scrive su Repubblica!"
    (citazione ante dictum)
    Succede che la Camusso e Landini restino gli unici rappresentanti della sinistra italiana e, paf!, mi si cambia l'avatar glorioso. Tutto d'un tratto... FACEPALM

  7. #7
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    Predefinito Rif: Una manovra che mette (eccome) le mani nelle tasche degli italiani

    Citazione Originariamente Scritto da gigionaz Visualizza Messaggio
    "Eh! Ma Boeri è uno che scrive su Repubblica!"
    (citazione ante dictum)
    Comunque, detto da uno che non voterà più la destra al governo (e mai a sinistra) i seguaci di Prodi, Amato, Dini e Ciampi, che per vent'anni hanno macellato tutto il macellabile in nome del rigore dei conti pubblici (partendo proprio dalle pensioni), dovrebbero essere contenti che per la prima volta il berluska si sia adeguato ai desiderata europei. Come l'ha incensato Tremonti, il buon Visco. Si sono trovati finalmente.

 

 

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