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  1. #21
    Ghibellino
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    Predefinito re: “Quando c’era il duce…” basta cazzate, sfatiamo il mito

    Seppelliamo, anzi non dissotteriamo il fascismo, punto.
    Se guardi troppo a lungo nell'abisso, poi l'abisso vorrà guardare dentro di te. (F. Nietzsche)

  2. #22
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    Predefinito re: “Quando c’era il duce…” basta cazzate, sfatiamo il mito

    Mussolini brucia il debito pubblico al Vittoriano
    Descrizione sequenze: Mussolini e alcuni notabili salgono le gradinate dell’altare della patria e fanno il saluto romano; Mussolini brucia sulla fiamma perpetua alcune pagine del bilancio del debito pubblico – alcuni notabili lo aiutano a far bruciare bene il foglio – alla cerimonia è presente anche Turati; l’altare della patria; il foglio che continua a bruciare; il foglio incenerito nel bruciatore; particolare dell’altare della patria.



    Per uscire dalla crisi si dovrebbe fare quello che ha fatto Mussolini, se non lo permette uscendo dall' Europa,
    ....oppure si diventa colonia della Germania, cosa che stanno facendo ora.

    Beneduce, antifascista e devoto a Mussolini

    Il manager salvò le banche dalla crisi del 1929


    http://archiviostorico.corriere.it/2...20306108.shtml

  3. #23
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    Predefinito re: “Quando c’era il duce…” basta cazzate, sfatiamo il mito

    e adesso non ditemi che non è vero che i treni arrivavano in orario!

  4. #24
    #Ciaone
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    Predefinito re: “Quando c’era il duce…” basta cazzate, sfatiamo il mito

    Citazione Originariamente Scritto da Noir Visualizza Messaggio
    “QUANDO C’ERA IL DUCE…” BASTA CAZZATE, SFATIAMO IL MITO


    Con questo articolo sfatiamo i grandi cavalli di battagliausati da vecchi e nuovi fascistelli, nostalgici di quel “grand’uomo” di Benito Mussolini. E’ sufficiente una minima verifica storica dei fatti per portare a galla laverità. Buona lettura.
    1) Se non c’era il Duce col cavolo che prendevi la pensione, visto che l’INPS la inventò lui!
    Il primo sistema pensionistico in Italia a tutela dello stato di sopraggiunta invalidità sul lavoro o nel caso di impossibilità al lavoro per vecchiaia venne costituito nel 1898 quando venne introdotta la CNP, Cassa Nazionale di Previdenza nella quale venivano iscritti i lavoratori di alcune categorie e definitivamente dal 1919 quando l’ente divenne CNAS (Cassa Nazionale per le Assicurazioni Sociali) prevedendo l’iscrizione obbligatoria per tutti i lavoratori.

    2) Se non c’era il Duce e ti ammalavi, peggio per te, non prendevi lo stipendio.
    Con la legge 11 gennaio 1943 n.138 venne istituita la prima Cassa Mutua di Assistenza di Malattia che offriva tutele minime ai soli lavoratori dipendenti del pubblico impiego e nulla per gli altri. L’indennità di malattia è un dono della repubblica democratica visto che venne istituita con decreto legislativo del Capo provvisorio dello stato nr.435 del 13 maggio 1947 l’INAM, Istituto Nazionale per l’assicurazione contro le malattie, riformato nel 1968 che assisteva tutti i lavoratori, anche coloro che dipendevano da imprese private. E nel 1978, con Legge 23 dicembre 1978, nr. 883, veniva estesa, oltre che l’indennità retributiva in caso di malattia, anche il diritto all’assistenza medica con la costituzione del Servizio Sanitario Nazionale.

    3) Il Duce ha inventato la Cassa Integrazione Guadagni per aiutare i lavoratori di aziende senza lavoro.
    Nel 1939, tramite circolari interne, veniva prevista la possibilità, prevista senza un reale quadro normativo per poterla applicare, visto che allora era totalmente inutile. L’Italia, già coinvolta nelle guerre nelle colonie (Libia, Abissinia) si stava preparando all’entrata in guerra al fianco della Germania e l’industria (soprattutto quella bellica) era in gran fermento, motivo per cui non solo si lavorava a turni pesantissimi ma si assistette addirittura al primo esodo indotto di lavoratori dall’agricoltura all’industria. La Cassa Integrazione Guadagni, nella sua struttura è stata costituita solo il 12 agosto 1947 con DLPSC numero 869, misura finalizzata al sostegno dei lavoratori dipendenti da aziende che durante la guerra erano state colpite e non erano in grado di riprendere normalmente l’attività.

    4) Quando c’era il Duce non vi era disoccupazione in Italia.
    Vero, anche se in maniera discutibile. Unica precisazione da fare è che tale evento non era giustificato dal reale stato di benessere dell’economia ma da due eventi ben precisi: l’Italia stava preparando l’entrata in guerra e tutte le industrie (e l’artigianato) che direttamente o indirettamente fornivano l’esercito lavoravano a pieno regime. Per contro, l’accesso al lavoro era precluso a tutti coloro che non sottoscrivevano la tessera del Partito Nazionale Fascista, sanzione che era estesa anche ai datori di lavoro che eventualmente li impiegassero. Motivo per cui durante il fascismo assistemmo ai primi flussi migratori, di tutti coloro che per motivi politici non intesero allinearsi al regime ma avevano una famiglia da mantenere. Francia (prima dell’invasione nazista), USA, Argentina, Brasile e Africa le direttive principali dell’emigrazione Italiana: anche mio bisnonno da parte di padre fu costretto ad emigrare in Etiopia visto che nella Romagna nessuno intendeva rischiare dando lavoro a uno privo della tessera del partito. Gli extracomunitari attuali non esistevano visto che venivano direttamente sfruttati in loco nelle colonie, mentre i migranti erano i nostri poveri che non volevano tesserarsi al partito, motivo per cui in Italia, chi non lavorava per la guerra era indotto ad emigrare.

    5) Se non c’era il Duce le grandi strade in Italia non venivano costruite.
    Anche questo non è vero, visto che la necessità di realizzare infrastrutture in Italia fu un’idea di Giovanni Giolitti durante il suo quinto governo (15 giugno 1920/7 aprile 1921), avendo constatato l’impossibilità di uno sviluppo industriale in mancanza di solide strutture, sviluppo industriale dimostratosi necessario dal confronto con le altre grandi potenze che avevano partecipato al primo conflitto mondiale. Tale “rivoluzione” non potè essere attuata da Giovanni Giolitti, prima, e dal governo Bonomi che ne seguì solo per i sette mesi che resse a causa del boicottaggio e dell’ostruzionismo politico da parte del nascente fascismo, prima generico movimento popolare (1919) e poi soggetto in forma di partito dal 1921, con la costituzione del Partito Nazionale Fascista.

    6) Quando c’era il Duce il popolo stava meglio!
    Anche questa è un’affermazione discutibile. Infatti, a seguito delle sanzioni internazionali irrogate nel 1936 all’Italia a seguito dell’invasione dell’Etiopia, il 18 novembre di quell’anno venne indetto il “Giorno della fede” in cui gli italiani furono invitati, in teoria, a donare tutto il proprio oro alla Patria ricevendo, in cambio delle fedi nuziali (gli sposati) anelli in ferro con la scritta “ORO ALLA PATRIA – 18 NOV.XIV” che qualche anziano possiede ancora. Teoricamente perché, malgrado fosse fatto su invito volontario, chiunque venisse colto a possedere oro proprio anche in casa, veniva perseguito come traditore e nemico della patria dalle squadre del Fascio Littorio, ripassati (come si diceva allora) a manganello ed olio di ricino. E sempre per sostenere la guerra in Abissinia ed Eritrea prima, quella al fianco dei tedeschi poi, venne imposta l’autarchia: tutti i prodotti di importazione vennero soppressi come la maggior parte del grano utilizzato per la pasta e sostituito dall’”italico” riso, come ad esempio il caffè, sostituito dal “surrogato” fatto con cicoria tostata e il the, sostituito dal “coloniale” karkadè, misura che complessivamente peggiorò di molto la qualità della vita del popolo.
    E il sequestro ai contadini della produzione agricola: agli agricoltori, come i miei parenti nell’alto forlivese, veniva imposta una elevata produzione agricola di cui solo una piccola parte veniva lasciata al contadino per il consumo personale e la vendita al mercato mentre una quantità esosa veniva “prelevata” dai fascisti locali “per il bene della patria”. E anche gli animali da carne.
    Furono anni in cui calò l’allevamento dei maiali, animale ingombrante, oneroso da mantenere, visibile e quindi facilmente “prelevabile” in favore dell’allevamento del coniglio, più piccolo, più discreto e quindi più facilmente nascondibile; nel paese di Santa Sofia di Romagna (FC), tutta la collina della frazione di Camposonaldo, zona impervia da esplorare, divenne prima che territorio e base dei partigiani luogo di allevamento abusivo dei conigli, quelli che le famiglie contadine mangiavano la domenica e nei giorni di festa malgrado le disposizioni del regime.

    7) Il Duce amava l’Italia.
    «Mi serve qualche migliaio di morti per sedermi al tavolo delle trattative» enunciò il Duce il 26 maggio 1940 (fonte: L’Italia nella seconda guerra mondiale, Milano, Mondadori, 1946, p. 37): e così fu, visto che nella disastrosa “campagna di Russia”, solo per compiacere Hitler con una presenza italiana del tutto male equipaggiata e fornita nelle sue operazioni di guerra, persero la vita ufficialmente 114.520 militari sui 230.000 inviati al fronte, a cui aggiungere i dispersi, ovvero le persone che non risultavano morte in combattimento ma nemmeno rientrate in patria, che fonti UNIRR stimano in circa 60.000 gli italiani morti durante la prigionia in Russia. Il Duce amava talmente l’Italia da aver introdotto leggi razziali antisemite nel 1938 solo per compiacere l’alleato nazista, inutili perché in Italia gli ebrei, a differenza che in Germania, non avevano un’importanza rilevante in un sistema economico di cui la dittatura volesse provvedere all’esproprio. E i fascisti, soprattutto durante il periodo della Repubblica Sociale Italiana (o di Salò) collaborarono attivamente ai massacri di rappresaglia a seguito delle operazioni partigiane e alla deportazione nei lager di cittadini italiani.
    In Italia inoltre il fascismo fu istitutore e gestore di “lager”: la bibliografia ufficiale stima 259 campi di prigionia, alcuni normali campi di detenzione, altri campi di smistamento in attesa della deportazione in Germania, altri ancora autentici campi di sterminio come la Risiera di San Sabba a Trieste, dove il tenore dei massacri era inferiore solo ai campi di Germania e Polonia.

    8) Il Duce diede il voto alle donne.
    Errato, perché le donne erano ammesse alle votazioni solo per piccoli referendum locali mentre erano escluse al voto per le elezioni politiche. La prima volta che le donne furono democraticamente ammesse al voto fu al referendum repubblica/monarchia del 1946.

    I numeri del fascismo in Italia
    42 fucilati nel ventennio su sentenza del Tribunale Speciale.
    28.000 anni complessivi di carcere e confino politico.
    80.000 libici sradicati dal Gebel con le loro famiglie e condannati a morire di stenti nelle zone desertiche della Cirenaica.
    700.000 abissini barbaramente uccisi nel corso della impresa Etiopica e nelle successive “operazioni di polizia”.
    350.000 militari e ufficiali italiani caduti o dispersi nella Seconda Guerra mondiale.
    45.000 deportati politici e razziali nei campi di sterminio, 15.000 dei quali non fecero più ritorno.
    640.000 internati militari nei lager tedeschi di cui 40.000 deceduti ed i 600.000 e più prigionieri di guerra italiani che languirono per anni rinchiusi tra i reticolati, in tutte le parti del mondo.
    110.000 caduti nella Lotta di Liberazione in Italia e all’estero.
    Migliaia di civili sepolti vivi tra le macerie dei bombardamenti delle città.
    Innumerevoli combattenti degli eserciti avversari ed i civili che morirono per le aggressioni fasciste.
    L’invito è di condividere questo articolo sul web e soprattutto di farlo leggere a quei nostalgici di cui si accennava all’inizio.
    Chiunque, abbia un minimo di intelligenza e di conoscenza della storia, non può sostenere che Benito Mussolini e il fascismo abbiano fatto il bene dell’Italia.
    Articoli correlati: Apologia del fascismo | Gli italiani che vogliono il duce
    Articolo originale di Marco Cucchi (da ALGANEWS - luciogiordano.wordpress.com)
    Rivisitazione di Matteo Gracis
    p.s. NON sono un comunista e considero negativamente qualsiasi forma di regime.


    MG.it » ?Quando c?era il duce?? Basta cazzate, sfatiamo il mito:


    ti sei voluto imbarcare in questa impresa, lo sai che ti risponderanno con il copia incolla delle "cose buone del fascismo dalla a alla z"?
    Mi sono rotta il cazzo dei giovani di sinistra, arrivisti, bugiardi, senza lode
    Gente che in una gara di idiozia riuscirebbe ad arrivare seconda

  5. #25
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    Predefinito re: “Quando c’era il duce…” basta cazzate, sfatiamo il mito

    Citazione Originariamente Scritto da PINOCCHIO Visualizza Messaggio
    Le bufale sul fascismo
    ....

    Mito: Il governo di Mussolini raggiunse il pareggio di bilancio il primo aprile 1924 (e quindi è migliore dei governi attuali)
    Che ci sia riuscito non c’è dubbio, ma era già successo prima che Mussolini salisse al governo (fu Minghetti a realizzarlo) nel 1876.
    All’inizio del ventennio l’Italia arrivava da un periodo di indebitamento causato dalla Guerra Mondiale e furono adottati dei provvedimenti corretti come le liberalizzazioni, riduzione delle spese e l’espansione industriale aiutò moltissimo
    negli anni successivi però andò tutto in vacca: la crisi mondiale in parte e il disinteresse dell’economia del Duce, molto più interessato a fare la guerra, portarono il bilancio in negativo vanificando tutti gli sforzi fatti. La politica di autarchia messa in atto limitò moltissimo le importazioni e le esportazioni, politica totalmente inapplicabile oggi. Oltre ad aver causato la distruzione della nazione nella Seconda Guerra Mondiale.
    .....
    Ci sono stati solo due pareggi di bilancio in Italia, Il primo grazie a Quintino Sella e alle liberalizzazioni e https://it.wikipedia.org/wiki/Tassa_sul_macinato
    https://it.wikipedia.org/wiki/Quintino_Sella
    «economie fino all’osso» o guardare alle spese «con la lente dell’avaro», fu condotta a prezzo di una vasta impopolarità. Sella inoltre fu l'ideatore di altre iniziative volte al raggiungimento del pareggio di bilancio come la cessione a società private delle ferrovie possedute dallo Stato in Piemonte, patrocinandone poi il riscatto nell'Italia settentrionale con la convenzione di Basilea del 1875, e la vendita di larga parte dei beni demaniali. Molte di queste scelte, in particolare le grandi vendite delle terre pubbliche, rappresentavano il tentativo di creare condizioni favorevoli allo sviluppo degli investimenti privati in tutti i campi dell’economia. Ulteriori iniziative furono indirizzate alla crescita dell’istruzione tecnica e professionale, alla costituzione delle casse di risparmio postali, allo sviluppo delle miniere sarde.
    raggiunto nel 1876 nel secondo governo Minghetti,
    il secondo nel 1926
    Alberto De Stefani in Dizionario Biografico ? Treccani
    pareggio del bilancio (da perseguire attraverso tagli drastici sulla spesa pubblica, la ristrutturazione della pubblica amministrazione, l'abolizione di molte imposte del periodo di guerra, e l'introduzione di nuove imposte dirette che andassero a colpire i redditi più deboli allargando in tal modo la base di contribuzione); contenimento della dinamica salariale e accorta riapertura dei canali di credito; ripresa di un liberismo doganale controllato. La praticabilità di questo progetto era fondata sulla dinamicità di due fattori: la domanda di beni di investimento e lo sviluppo del settore delle esportazioni, il tutto garantito da un incremento della produttività media oraria superiore alla contemporanea crescita salariale con conseguente aumento della quota profitti. Il che certo non si sarebbe dato se, ad una fase di particolare dinamismo nel mercato mondiale e ad una iniziale favorevole collocazione del cambio, non fossero intervenute in appoggio le "possibilità" offerte dalle maglie legislative che il neonato Stato autoritario andava costituendo: e innanzitutto la assoluta elasticità del mercato del lavoro e una politica monetaria e di bilancio favorevole alle posizioni di profitto. Ma se fino a tutto il 1924 questo disegno dimostrò una dinamicità poi irripetuta per tutto il periodo fascista, purtuttavia esso comportava vincoli e percorsi molto rigidi che a lungo andare non potevano vedere consenzienti né larghi settori industriali e di proprietà terriera, né lo stesso Mussolini.

  6. #26
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    Predefinito re: “Quando c’era il duce…” basta cazzate, sfatiamo il mito

    Citazione Originariamente Scritto da Noir Visualizza Messaggio
    “QUANDO C’ERA IL DUCE…” BASTA CAZZATE, SFATIAMO IL MITO


    Con questo articolo sfatiamo i grandi cavalli di battagliausati da vecchi e nuovi fascistelli, nostalgici di quel “grand’uomo” di Benito Mussolini. E’ sufficiente una minima verifica storica dei fatti per portare a galla laverità. Buona lettura.
    1) Se non c’era il Duce col cavolo che prendevi la pensione, visto che l’INPS la inventò lui!
    Il primo sistema pensionistico in Italia a tutela dello stato di sopraggiunta invalidità sul lavoro o nel caso di impossibilità al lavoro per vecchiaia venne costituito nel 1898 quando venne introdotta la CNP, Cassa Nazionale di Previdenza nella quale venivano iscritti i lavoratori di alcune categorie e definitivamente dal 1919 quando l’ente divenne CNAS (Cassa Nazionale per le Assicurazioni Sociali) prevedendo l’iscrizione obbligatoria per tutti i lavoratori.

    2) Se non c’era il Duce e ti ammalavi, peggio per te, non prendevi lo stipendio.
    Con la legge 11 gennaio 1943 n.138 venne istituita la prima Cassa Mutua di Assistenza di Malattia che offriva tutele minime ai soli lavoratori dipendenti del pubblico impiego e nulla per gli altri. L’indennità di malattia è un dono della repubblica democratica visto che venne istituita con decreto legislativo del Capo provvisorio dello stato nr.435 del 13 maggio 1947 l’INAM, Istituto Nazionale per l’assicurazione contro le malattie, riformato nel 1968 che assisteva tutti i lavoratori, anche coloro che dipendevano da imprese private. E nel 1978, con Legge 23 dicembre 1978, nr. 883, veniva estesa, oltre che l’indennità retributiva in caso di malattia, anche il diritto all’assistenza medica con la costituzione del Servizio Sanitario Nazionale.

    3) Il Duce ha inventato la Cassa Integrazione Guadagni per aiutare i lavoratori di aziende senza lavoro.
    Nel 1939, tramite circolari interne, veniva prevista la possibilità, prevista senza un reale quadro normativo per poterla applicare, visto che allora era totalmente inutile. L’Italia, già coinvolta nelle guerre nelle colonie (Libia, Abissinia) si stava preparando all’entrata in guerra al fianco della Germania e l’industria (soprattutto quella bellica) era in gran fermento, motivo per cui non solo si lavorava a turni pesantissimi ma si assistette addirittura al primo esodo indotto di lavoratori dall’agricoltura all’industria. La Cassa Integrazione Guadagni, nella sua struttura è stata costituita solo il 12 agosto 1947 con DLPSC numero 869, misura finalizzata al sostegno dei lavoratori dipendenti da aziende che durante la guerra erano state colpite e non erano in grado di riprendere normalmente l’attività.

    4) Quando c’era il Duce non vi era disoccupazione in Italia.
    Vero, anche se in maniera discutibile. Unica precisazione da fare è che tale evento non era giustificato dal reale stato di benessere dell’economia ma da due eventi ben precisi: l’Italia stava preparando l’entrata in guerra e tutte le industrie (e l’artigianato) che direttamente o indirettamente fornivano l’esercito lavoravano a pieno regime. Per contro, l’accesso al lavoro era precluso a tutti coloro che non sottoscrivevano la tessera del Partito Nazionale Fascista, sanzione che era estesa anche ai datori di lavoro che eventualmente li impiegassero. Motivo per cui durante il fascismo assistemmo ai primi flussi migratori, di tutti coloro che per motivi politici non intesero allinearsi al regime ma avevano una famiglia da mantenere. Francia (prima dell’invasione nazista), USA, Argentina, Brasile e Africa le direttive principali dell’emigrazione Italiana: anche mio bisnonno da parte di padre fu costretto ad emigrare in Etiopia visto che nella Romagna nessuno intendeva rischiare dando lavoro a uno privo della tessera del partito. Gli extracomunitari attuali non esistevano visto che venivano direttamente sfruttati in loco nelle colonie, mentre i migranti erano i nostri poveri che non volevano tesserarsi al partito, motivo per cui in Italia, chi non lavorava per la guerra era indotto ad emigrare.

    5) Se non c’era il Duce le grandi strade in Italia non venivano costruite.
    Anche questo non è vero, visto che la necessità di realizzare infrastrutture in Italia fu un’idea di Giovanni Giolitti durante il suo quinto governo (15 giugno 1920/7 aprile 1921), avendo constatato l’impossibilità di uno sviluppo industriale in mancanza di solide strutture, sviluppo industriale dimostratosi necessario dal confronto con le altre grandi potenze che avevano partecipato al primo conflitto mondiale. Tale “rivoluzione” non potè essere attuata da Giovanni Giolitti, prima, e dal governo Bonomi che ne seguì solo per i sette mesi che resse a causa del boicottaggio e dell’ostruzionismo politico da parte del nascente fascismo, prima generico movimento popolare (1919) e poi soggetto in forma di partito dal 1921, con la costituzione del Partito Nazionale Fascista.

    6) Quando c’era il Duce il popolo stava meglio!
    Anche questa è un’affermazione discutibile. Infatti, a seguito delle sanzioni internazionali irrogate nel 1936 all’Italia a seguito dell’invasione dell’Etiopia, il 18 novembre di quell’anno venne indetto il “Giorno della fede” in cui gli italiani furono invitati, in teoria, a donare tutto il proprio oro alla Patria ricevendo, in cambio delle fedi nuziali (gli sposati) anelli in ferro con la scritta “ORO ALLA PATRIA – 18 NOV.XIV” che qualche anziano possiede ancora. Teoricamente perché, malgrado fosse fatto su invito volontario, chiunque venisse colto a possedere oro proprio anche in casa, veniva perseguito come traditore e nemico della patria dalle squadre del Fascio Littorio, ripassati (come si diceva allora) a manganello ed olio di ricino. E sempre per sostenere la guerra in Abissinia ed Eritrea prima, quella al fianco dei tedeschi poi, venne imposta l’autarchia: tutti i prodotti di importazione vennero soppressi come la maggior parte del grano utilizzato per la pasta e sostituito dall’”italico” riso, come ad esempio il caffè, sostituito dal “surrogato” fatto con cicoria tostata e il the, sostituito dal “coloniale” karkadè, misura che complessivamente peggiorò di molto la qualità della vita del popolo.
    E il sequestro ai contadini della produzione agricola: agli agricoltori, come i miei parenti nell’alto forlivese, veniva imposta una elevata produzione agricola di cui solo una piccola parte veniva lasciata al contadino per il consumo personale e la vendita al mercato mentre una quantità esosa veniva “prelevata” dai fascisti locali “per il bene della patria”. E anche gli animali da carne.
    Furono anni in cui calò l’allevamento dei maiali, animale ingombrante, oneroso da mantenere, visibile e quindi facilmente “prelevabile” in favore dell’allevamento del coniglio, più piccolo, più discreto e quindi più facilmente nascondibile; nel paese di Santa Sofia di Romagna (FC), tutta la collina della frazione di Camposonaldo, zona impervia da esplorare, divenne prima che territorio e base dei partigiani luogo di allevamento abusivo dei conigli, quelli che le famiglie contadine mangiavano la domenica e nei giorni di festa malgrado le disposizioni del regime.

    7) Il Duce amava l’Italia.
    «Mi serve qualche migliaio di morti per sedermi al tavolo delle trattative» enunciò il Duce il 26 maggio 1940 (fonte: L’Italia nella seconda guerra mondiale, Milano, Mondadori, 1946, p. 37): e così fu, visto che nella disastrosa “campagna di Russia”, solo per compiacere Hitler con una presenza italiana del tutto male equipaggiata e fornita nelle sue operazioni di guerra, persero la vita ufficialmente 114.520 militari sui 230.000 inviati al fronte, a cui aggiungere i dispersi, ovvero le persone che non risultavano morte in combattimento ma nemmeno rientrate in patria, che fonti UNIRR stimano in circa 60.000 gli italiani morti durante la prigionia in Russia. Il Duce amava talmente l’Italia da aver introdotto leggi razziali antisemite nel 1938 solo per compiacere l’alleato nazista, inutili perché in Italia gli ebrei, a differenza che in Germania, non avevano un’importanza rilevante in un sistema economico di cui la dittatura volesse provvedere all’esproprio. E i fascisti, soprattutto durante il periodo della Repubblica Sociale Italiana (o di Salò) collaborarono attivamente ai massacri di rappresaglia a seguito delle operazioni partigiane e alla deportazione nei lager di cittadini italiani.
    In Italia inoltre il fascismo fu istitutore e gestore di “lager”: la bibliografia ufficiale stima 259 campi di prigionia, alcuni normali campi di detenzione, altri campi di smistamento in attesa della deportazione in Germania, altri ancora autentici campi di sterminio come la Risiera di San Sabba a Trieste, dove il tenore dei massacri era inferiore solo ai campi di Germania e Polonia.

    8) Il Duce diede il voto alle donne.
    Errato, perché le donne erano ammesse alle votazioni solo per piccoli referendum locali mentre erano escluse al voto per le elezioni politiche. La prima volta che le donne furono democraticamente ammesse al voto fu al referendum repubblica/monarchia del 1946.

    I numeri del fascismo in Italia
    42 fucilati nel ventennio su sentenza del Tribunale Speciale.
    28.000 anni complessivi di carcere e confino politico.
    80.000 libici sradicati dal Gebel con le loro famiglie e condannati a morire di stenti nelle zone desertiche della Cirenaica.
    700.000 abissini barbaramente uccisi nel corso della impresa Etiopica e nelle successive “operazioni di polizia”.
    350.000 militari e ufficiali italiani caduti o dispersi nella Seconda Guerra mondiale.
    45.000 deportati politici e razziali nei campi di sterminio, 15.000 dei quali non fecero più ritorno.
    640.000 internati militari nei lager tedeschi di cui 40.000 deceduti ed i 600.000 e più prigionieri di guerra italiani che languirono per anni rinchiusi tra i reticolati, in tutte le parti del mondo.
    110.000 caduti nella Lotta di Liberazione in Italia e all’estero.
    Migliaia di civili sepolti vivi tra le macerie dei bombardamenti delle città.
    Innumerevoli combattenti degli eserciti avversari ed i civili che morirono per le aggressioni fasciste.
    L’invito è di condividere questo articolo sul web e soprattutto di farlo leggere a quei nostalgici di cui si accennava all’inizio.
    Chiunque, abbia un minimo di intelligenza e di conoscenza della storia, non può sostenere che Benito Mussolini e il fascismo abbiano fatto il bene dell’Italia.
    Articoli correlati: Apologia del fascismo | Gli italiani che vogliono il duce
    Articolo originale di Marco Cucchi (da ALGANEWS - luciogiordano.wordpress.com)
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    MG.it » ?Quando c?era il duce?? Basta cazzate, sfatiamo il mito:

    Ti voglio bene.
    "I carnefici hanno bisogno di urlare per imporre le proprie menzogne!
    Alle vittime basta il silenzio perchè ad esse apprtiene la verità!"

  7. #27
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    Predefinito re: “Quando c’era il duce…” basta cazzate, sfatiamo il mito

    dibattito d'avanguardia.

  8. #28
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    Predefinito re: “Quando c’era il duce…” basta cazzate, sfatiamo il mito

    [QUOTE=Noir;13914460]“QUANDO C’ERA IL DUCE…” BASTA CAZZATE, SFATIAMO IL MITO


    Con questo articolo sfatiamo i grandi cavalli di battagliausati da vecchi e nuovi antifascistelli, nemici di quel “grand’uomo” di Benito Mussolini. E’ sufficiente una minima verifica storica dei fatti per portare a galla laverità. Buona lettura.
    1) Se non c’era il Duce col cavolo che prendevi la pensione, visto che l’INPS la inventò lui!
    https://it.wikipedia.org/wiki/Modell...ativo_fascista
    Sicurezza sociale (assicurazioni obbligatorie) Regio decreto-legge 14 aprile 1939, n. 636 (in Gazz. Uff., 3 maggio, n. 105). -- Modificazioni delle disposizioni :: Diritto & Diritti
    Il modello previdenziale corporativo fascista[1] indica un insieme di modalità con cui è gestito il sistema pensionistico pubblico in Italia.
    Esso è stato implementato in epoca fascista in Italia con il Regio Decreto - Legge 4 ottobre 1935, n. 1827 in merito di "Perfezionamento e coordinamento legislativo della previdenza sociale" convertito, con modificazioni, dalla legge 6 aprile 1936, n. 1155 e la successiva modifica del 1939.[2]
    La norma si basa sulla applicazione dei principi XXVI e XXVII della Carta del lavoro del 21 aprile 1927.[3]
    La normativa è vigente nell'ordinamento italiano, anche se con successive modifiche, a tutto il 2014, come evidenziato dal D.Lgs. 564/1996 art.1 e quindi è alla base del sistema pensionistico pubblico in Italia.[4]
    Se uno non ha voglia di leggere tutti i cambiamenti basta dire che riguardano la malattia, maternità, infortuni. le reversibilità della pensione ed è ancora oggi la base della legislazione vigente (purtroppo peggiorata nel tempo dalle variazioni delle pensioni anticipate, dalla riforma Fornero ecc. )


    2) Se non c’era il Duce e ti ammalavi, peggio per te, non prendevi lo stipendio.
    Con la legge 11 gennaio 1943 n.138 venne istituita la prima Cassa Mutua di Assistenza di Malattia che offriva tutele minime ai soli lavoratori dipendenti del pubblico impiego e nulla per gli altri a tutti.
    Costituzione dell'Ente Mutualità fascista - Istituto per l'assistenza di malattia ai lavoratori - La Previdenza - Osservatorio Giuridico Previdenziale e Assistenziale - Banca Dati Giuridica
    Art. 4. [2]
    Sono obbligatoriamente iscritti all'Ente i lavoratori rappresentati dalle associazioni sindacali aderenti alla confederazione fascista dei lavoratori dell'agricoltura, alla confederazione fascista dei lavoratori dell'industria, alla confederazione fascista dei lavoratori del commercio, alla confederazione fascista dei lavoratori delle aziende del credito e della assicurazione e quelli rappresentati dalla confederazione fascista dei professionisti e degli artisti.
    Possono anche essere iscritti, mediante regio decreto promosso dal Ministro per le corporazioni, d'intesa con quello per le finanze, su proposta delle associazioni sindacali interessate, i rappresentati dalle associazioni sindacali che non siano compresi tra quelli previsti nel precedente comma.
    Art. 5.
    L'Ente provvede all'assistenza per i casi di malattie, ad esclusione di quelle il cui rischio è coperto per legge da altre forme di assicurazione.
    L'Ente si propone di coordinare la propria attività assistenziale, anche ai fini della prevenzione contro le malattie, con le altre attività assistenziali, specie per quanto riguarda la tubercolosi, la maternità, l'invalidità, gli infortuni sul lavoro, le malattie professionali e le varie malattie a carattere sociale. Art. 6.
    L'assistenza dell'Ente comprende:
    1° l'assistenza sanitaria generica domiciliare e ambulatoria;
    2° l'assistenza specialistica ambulatoria;
    3° l'assistenza farmaceutica;
    4° l'assistenza ospedaliera;
    5° l'assistenza ostetrica;
    6° l'assistenza pediatrica;
    7° le assistenze integrative;
    8° la concessione di una indennità di malattia.
    L'indennità non è dovuta quando il trattamento economico di malattia è corrisposto per legge o per contratto collettivo dal datore di lavoro o da altri enti in misura pari o superiore a quella fissata dai contratti collettivi ai sensi del presente articolo. Le prestazioni corrisposte da terzi in misura inferiore a quella della indennità saranno integrate dall'ente sino a concorrenza [3].
    *** NORMATTIVA ***
    Testo in vigore dal:
    18-4-1943
    al:
    21-8-2008


    3)
    ASSICURAZIONE CONTRO LA DISOCCUPAZIONE INVOLONTARIA E UFFICIO COLLOCAMENTO


    A parte il sistema di combattere la dissoccupazione involontaria mediante lavori pubblici, riconosciuti veramente utili (vedi i recenti importanti lavori pubblici
    stabiliti dal Governo in tutta Italia) e a parte il problema dell'emigrazione (interna ed esterna) oggetto di apposite leggi dettate da una nuova concezione politica del Regime, esiste una legge per l'Assicurazione contro la disoccupazione involontaria creata nel 1919 modificata e meglio regolata, recentemente, dal Governo fascista. Esiste poi, come già vedemmo, una legge del 29 marzo 1928 che regola la domanda e l'offerta della mano d'opera mediante uffici di collocamento. Questa legge ha dato attuazione giuridica alle dichiarazioni 22 e 23 della Carta del Lavoro.

    PATRONATO NAZIONALE PER L'ASSISTENZA SOCIALE

    Istituito nel 1925 dalla Confederazione Nazionale dei Sindacati Fascisti, allora Confederazione delle Corporazioni Fasciste, il Patronato Nazionale per l'Assistenza Sociale, regolato recentemente dal Decreto Ministeriale 24 dicembre 1927, svolge un'azione di assistenza in applicazione delle leggi sociali di cui abbiamo fatto cenno nelle pagine precedenti e fa opera di propaganda e di studio per la diffusione e il perfezionamento della legislazione sociale e collabora con gli organi incaricati della vigilanza e l'esecuzione delle leggi.

    http://cronologia.leonardo.it/storia/a1923h.htm

    4) Quando c’era il Duce non vi era disoccupazione in Italia.
    Vero. Il numero dei disoccupati ufficiali scende infatti dalle 600 000 unità del 1921 alle 100 000 del 1926.


    5) Se non c’era il Duce le grandi strade in Italia non venivano costruite.
    Anche questo non è vero,
    ... Si aggiungano 32.400 chilometri di strade; 5.400 acquedotti; 15 nuove città e centinaia di borghi; oltre un milione di ettari di terreno rimboscati; un milione di fabbricati rurali; l’incremento della produzione che passò da 100 a 2.438; il lavoro agricolo per ettaro che aumentò da 100 a 3.618; i lavoratori occupati nelle opere di bonifica e nei nuovi poderi superavano le 500 mila unità. Né va dimenticata la sconfitta della malaria che causava centinaia di morti ogni anno.
    Un altro dato significativo sulla qualità tecnica raggiunta nel settore agricolo dal nostro Paese, è la comparazione fra i 16,1 quintali di frumento per ettaro raggiunto nelle terre bonificate e la produzione statunitense, considerata la migliore, ferma a 8,9 quintali/ettaro.
    L’attribuzione ai braccianti di poderi nelle zone di bonifica
    Il Duce: Benito Mussolini e La Storia del Fascismo - Le Opere del Fascismo

    6) Quando c’era il Duce il popolo stava meglio!
    Anche questa è un’affermazione discutibile.

    7) Il Duce amava l’Italia.
    «A tavola noi ragazzi sedevamo in tre reparti. Io dovevo sempre sedere in fondo e mangiare coi più poveri. Potrei forse dimenticare le formiche nel pane della terza classe. Ma che noi bambini fossimo divisi in classi, mi brucia ancora nell'anima![9]»
    Ricordate che oggi non ci sarebbe la marcia su Mosca, marcia che sarà infallibilmente vittoriosa, se vent'anni prima non ci fosse stata la marcia su Roma, se primi tra i primi non avessimo alzata la bandiera dell'antibolscevismo.

    8) Il Duce diede il voto alle donne.
    Errato, perché l'ha tolto anche agli uomini

    Come prevedeva il Programma di San Sepolcro dei Fasci di combattimento, il diritto di voto doveva essere esteso alle donne. Mussolini inizialmente sembrava intenzionato a concedere questo diritto “cominciando dal campo amministrativo”[12]. L'intenzione si tradusse poi in un nulla di fatto con la riforma podestarile del 1926 e e la riforma elettorale del 1928: questa seconda legge in particolare toglieva definitivamente il diritto di voto anche agli uomini.

  9. #29
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    Predefinito re: “Quando c’era il duce…” basta cazzate, sfatiamo il mito

    Quando c'era il Duce l'Italia era libera e rispettata. Abitata da un popolo che faceva figli e vedeva davanti a se un futuro.
    Religione, Patria, Famiglia e Autogestione dei Mezzi di Produzione.

  10. #30
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    Predefinito re: “Quando c’era il duce…” basta cazzate, sfatiamo il mito

    Citazione Originariamente Scritto da Molly Visualizza Messaggio
    ti sei voluto imbarcare in questa impresa, lo sai che ti risponderanno con il copia incolla delle "cose buone del fascismo dalla a alla z"?
    Le cose buone sono state fatte grazie al fascismo o nonostante il fascismo?

    Nel primo caso devo chiedere come hanno fatto le altre nazioni non fasciste, come la Francia, la Gran Bretagna o il Canada, a fare cose altrettanto buone (se non di più) senza un pelato ad esibirsi dal balcone di palazzo venezia.
    "I carnefici hanno bisogno di urlare per imporre le proprie menzogne!
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