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  1. #1
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    Predefinito A scuola meno latino e più italiano

    MILANO - Cartesio, Aristotele e Rousseau? Noiosi, sorpassati e decisamente inutili. Per non parlare dello studio di funzioni o del calcolo vettoriale, già difficili da capire di loro, spesso — oltretutto — spiegati male. No, grazie. Così come latino e greco antico: meglio che siano insegnati solo al classico. O almeno, così la pensano tre ex studenti su quattro. La scuola vista non più dagli alunni, non ancora dai genitori o dagli insegnanti, è un paesaggio che si apre su scorci inaspettati. La graduatoria delle materie, i valori trasmessi, l’utilità per il futuro, il rapporto con la vita reale: c’è tutto questo e altro ancora nella nuova indagine dell’Associazione TreeLLLe, dedicata alle opinioni dei «giovani adulti» — tra i 19 e i 25 anni, neodiplomati, universitari o lavoratori — nei confronti del sistema scolastico. Oltre millecinquecento interviste (per la precisione, 1.508) equamente suddivise tra tre città, Lecce, Siena e Bologna. Tre territori diversissimi fra loro, per risultati sorprendentemente simili. E un’istantanea inedita delle nostre scuole superiori. Scattata, per la prima volta, dall’altro lato dello specchio.

    Il desiderio di comunicare

    C’è, all’origine di tutto, una riflessione. «Si parla sempre di ciò che i ragazzi dicono della scuola, mentre la stanno frequentando. O dell’opinione che ne hanno gli adulti, fuori ormai da tempo. Entrambe le letture sono falsate: dall’eccesso di coinvolgimento e dall’immaturità, o dalla lontananza e dalle rimembranze». È così che ad Attilio Oliva, presidente di TreeLLLe, è venuto da chiedersi: «Chi può dare un giudizio fermo e meditato sulle superiori italiane?». La risposta: «I giovani che le hanno lasciate da poco e ne vedono i risultati. Al lavoro, o all’università». Ricerca nuova, risultati spiazzanti. Le materie, innanzitutto. Alla domanda sull’«importanza» assegnata a ciascuna di esse, solo cinque delle dieci inserite nel questionario sono state valutate come «molto importanti» da almeno la metà degli intervistati. La graduatoria finale, raggruppando le «molto» e le «moltissimo» importanti, è netta e senza appello: la terna delle competenze ritenute essenziali comprende l’inglese (85%), la «capacità di scrivere correttamente in italiano» (78%), la «capacità di usare le tecnologie informatiche» (72%). Non la storia della letteratura, non la matematica. Per Oliva, «la risposta è chiarissima: dietro c’è il desiderio e la voglia di possedere strumenti di comunicazione con il mondo. Con gli amici, con Internet, con l’Europa». Al polo estremo della classifica, ecco le nuove Cenerentole: la filosofia, «intesa sia come analisi logica — specifica il quesito — sia come studio delle visioni del mondo», ferma a quota 22%. E la musica, «compresa la sua pratica»: 13%. «E stiamo parlando — specifica Giancarlo Gasperoni, che ha diretto l’indagine — di una fascia d’età in cui si dà per scontato che quello musicale sia un elemento importante. Per certi versi è un segnale preoccupante, di sfiducia verso la scuola».

    I promossi e i bocciati

    Gasperoni, che è sociologo dei processi formativi all’Alma Mater di Bologna, nel Dipartimento di discipline della comunicazione, sa perfettamente che la percezione di una cosa è strettamente correlata alla sua rappresentazione. «Per capirci, latino e greco antico: il 75% degli intervistati li vorrebbe solo al classico. E la matematica è ritenuta importante solo dalla metà di questi 'giovani adulti', cosa che si riflette anche sulle loro prestazioni». Il punto è che «se non viene percepita l’importanza di un insegnamento, è difficile che lo studio sia incentivato...». E da chi, se non dai professori. I veri «convitati di pietra» dell’indagine. Che, nella pagella stilata dai freschi ex studenti di licei e istituti tecnici di tutta Italia, restano figure dai contorni sfumati. Perché, alla domanda «su quanti insegnanti abbiano lasciato il segno o trasmesso valori — commenta Oliva —, la risposta è pochissimi»; addirittura nessuno (19%) o uno soltanto (45%). «E dato che si parla di tutta la secondaria, questo significa uno su 10 o più. Evidentemente c’è un livello medio di docenti che non lasciano traccia, e per un ragazzo questo significa molto». Non a caso i «rapporti personali con gli insegnanti», insieme alla loro «competenza didattica», galleggiano nella fascia intermedia della pagella: un ex studente su due si definisce solo «abbastanza» soddisfatto. Molto meglio i «rapporti con i compagni di classe», leggermente più soddisfacente l’«interesse delle materie». Mediocri i libri di testo e le strutture scolastiche, aule incluse. «Forse questo accade — ipotizza Oliva — perché studenti e famiglie hanno aspettative non particolarmente elevate sulla scuola; temo che i nostri ragazzi non riescano neppure a sognare una scuola che sia molto più interessante e coinvolgente».

    Dai banchi alla realtà

    C’è anche, nella ricerca, un accento molto forte sul rapporto tra scuola e mondo esterno. Per esempio, quello del lavoro. «E alla domanda su quanto sia adeguato alle richieste del mercato il livello di preparazione avuto alle superiori — riassume Oliva —, la risposta è drammatica: la maggioranza non ha avuto alcun contatto con il mondo del lavoro attraverso la scuola. Né stage, né tirocini». Che addirittura, interviene Gasperoni, «sono più rari nei percorsi liceali, in Italia storico bacino di provenienza della futura classe dirigente». È, da sempre, una delle battaglie di TreeLLLe, insieme a quella sulla valutazione dei docenti. «Perfino Obama ne ha sostenuto la necessità — rilancia Oliva —. Una convinzione che si è sempre scontrata con un interrogativo: come si misura il loro valore? Bene, l’80% di questi 'giovani adulti' ritiene di essere stato in grado, a fine percorso, di valutare gli ex prof. Di più: il parere coincideva con quello dei compagni. È la dimostrazione che i giovani, in quella fascia d’età, sono i migliori giudici del proprio insegnante ». Va anche detto che, alla domanda sulle figure di riferimento per le scelte scolastiche, due terzi degli intervistati ha risposto «se stessi» e, in seconda battuta, i genitori. E l’autoreferenzialità, forse, è un rischio da non sottovalutare.

    Gabriela jacomella, corsera,13 maggio 2009

  2. #2
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    Predefinito Riferimento: A scuola meno latino e più italiano

    Meno latino, più italiano? Benissimo.
    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
    Tacito, Agricola, 30/32.

  3. #3
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    Predefinito Riferimento: A scuola meno latino e più italiano

    Ho evidenziato alcuni passaggi che dànno informazioni sulla formazione assolutamente "insufficiente" di quei giovani che esprimono giudizi negativi sulle materie ,su cui non si sono applicati e dove hanno evidentemente fallito e sugli insegnanti ,anzichè su se stessi.
    Pensano di trovare una soluzione negando ad altri giovani quelle materie formative in cui si sono cimentati senza successo per pigrizia o nella presunzione che il mondo debba adeguarsi ai loro propri desideri.



    «Per capirci, latino e greco antico: il 75% degli intervistati li vorrebbe solo al classico. E la matematica è ritenuta importante solo dalla metà di questi 'giovani adulti', cosa che si riflette anche sulle loro prestazioni». Il punto è che «se non viene percepita l’importanza di un insegnamento, è difficile che lo studio sia incentivato...». E da chi, se non dai professori. I veri «convitati di pietra» dell’indagine. Che, nella pagella stilata dai freschi ex studenti di licei e istituti tecnici di tutta Italia, restano figure dai contorni sfumati. Perché, alla domanda «su quanti insegnanti abbiano lasciato il segno o trasmesso valori — commenta Oliva —, la risposta è pochissimi»; addirittura nessuno (19%) o uno soltanto (45%). «E dato che si parla di tutta la secondaria, questo significa uno su 10 o più. Evidentemente c’è un livello medio di docenti che non lasciano traccia, e per un ragazzo questo significa molto». Non a caso i «rapporti personali con gli insegnanti», insieme alla loro «competenza didattica», galleggiano nella fascia intermedia della pagella: un ex studente su due si definisce solo «abbastanza»

  4. #4
    Il Rasoio
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    Predefinito Riferimento: A scuola meno latino e più italiano

    Citazione Originariamente Scritto da Eridano Visualizza Messaggio
    Meno latino, più italiano? Benissimo.

    può darsi...solo che se studi il latino l'analisi logica ti entra meglio nella testa...il che fa bene per l'italiano...ma anche per il ragionamento

  5. #5
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    Predefinito Riferimento: A scuola meno latino e più italiano

    Da potenziale intervistato dico: cazzate!!
    Tutte quelle materie sono importanti. La mia prof del triennio di matematica: una vecchia pazza. Questo sì che è stato un problema che mi sono poi portato dietro, ma ho recuperato. Studenti cazzari e grezzi
    "Quante persone ci sono in questa strada, un centinaio? Quante sono le persone intelligenti, sette, otto? Bene, io lavoro per le altre novantadue" Phineas Taylor Barnum

    UE, mondo, futuro Michio Kaku:
    https://www.youtube.com/watch?v=7NPC47qMJVg

  6. #6
    Blut und Boden
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    Citazione Originariamente Scritto da Occam Visualizza Messaggio
    può darsi...solo che se studi il latino l'analisi logica ti entra meglio nella testa...il che fa bene per l'italiano...ma anche per il ragionamento
    Non credo più a queste cose.
    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
    Tacito, Agricola, 30/32.

  7. #7
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    Predefinito Riferimento: A scuola meno latino e più italiano

    Citazione Originariamente Scritto da joseph Visualizza Messaggio
    «Per capirci, latino e greco antico: il 75% degli intervistati li vorrebbe solo al classico. E la matematica è ritenuta importante solo dalla metà di questi 'giovani adulti', cosa che si riflette anche sulle loro prestazioni». Il punto è che «se non viene percepita l’importanza di un insegnamento, è difficile che lo studio sia incentivato...».

    Direi che il punto nodale sia questo.

    Ora, per come è impostato l'intervento parrebbe che la comprensione di tale 'importanza' sia una sorta di capacità soggettiva o forse uno sforzo che i singoli, insegnanti o studenti, dovrebbero compiere.
    Il ragionamento di cui sopra quindi è, nella migliore delle ipotesi, monco, incompleto e, nella peggiore, parte da un pregiudizio, ovvero quello che talune materie sarebbero importanti a prescindere.

    Va invece definito cosa significa importanza perchè, tralasciando il fattore che ognuno di noi è diverso e ha o meno predisposizione alla specifica materia, succede anche che taluni abbiano progetti per la vita che nulla hanno a che fare con Rosseau o con la trigonometria.

  8. #8
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    Predefinito Riferimento: A scuola meno latino e più italiano

    Citazione Originariamente Scritto da Eridano Visualizza Messaggio
    Non credo più a queste cose.
    C'è poco da credere. La grammatica italiana, cioè toscana, deriva da quella latina, quindi chi conosce il latino padroneggia meglio l'italiano. Lo stesso vale naturalmente per tutte le lingue e dialetti neolatini.
    Per non parlare del fattore identitario, storico e culturale. Perché, se il latino "non serve", tanto vale abolire anche storia, filosofia, geografia, e pure la letteratura italiana, basta la lingua. Poi, quando saremo un Paese di automi ignoranti, saremo felici.

  9. #9
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    Predefinito Riferimento: A scuola meno latino e più italiano

    Citazione Originariamente Scritto da Nazzareno Visualizza Messaggio
    C'è poco da credere. La grammatica italiana, cioè toscana, deriva da quella latina, quindi chi conosce il latino padroneggia meglio l'italiano. Lo stesso vale naturalmente per tutte le lingue e dialetti neolatini.
    Per non parlare del fattore identitario, storico e culturale. Perché, se il latino "non serve", tanto vale abolire anche storia, filosofia, geografia, e pure la letteratura italiana, basta la lingua. Poi, quando saremo un Paese di automi ignoranti, saremo felici.
    Non credo. Il latino ha i casi, l'italiano no.
    L'italiano ha gli articoli, il latino no.
    Il tedesco ha sia i casi sia gli articoli.

    Le vostre sono tutte balle, inventate solo per imporre una superiorità che non esiste nei fatti.
    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
    Tacito, Agricola, 30/32.

  10. #10
    Forumista assiduo
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    Predefinito Riferimento: A scuola meno latino e più italiano

    più italiano, ma anche più storia e più competenze.
    Antifascista, cattolico-democratico, contrario al principio "destro" di "limite e conservazione" e sostenitore del principio di "non appagamento", dunque, di centrosinistra!

 

 
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