Il Giannino è morto. Viva il Giannino - Milan Night
Il Giannino è morto. Viva il Giannino
La quantità impressionante di scemenze che leggo quotidianamente a commento delle esternazioni berlusconiane sul futuro del Milan, rende doveroso che io chieda ospitalità a Milan Night – isola felice di intelligenza e competenza – per offrire un contributo “tecnico” alla corretta comprensione di ciò che ha senso (almeno un po’) e di ciò che non ne ha proprio alcuno nelle molte cose che sono state dette e scritte sull’ eventuale ingresso di nuovi azionisti nella società rossonera.
E’ passato un anno da quando apparve la stella di Mister Bee e ci vennero propinate le prime puntate di questa saga dell’ assurdo. Spiegammo subito che si trattava di favole e che l’ operazione – se mai fosse stata conclusa – non aveva alcuna giustificazione di mercato. Infatti, non appena la Guardia di Finanza ha acceso i riflettori sui “consulenti svizzeri” che si occupavano dell’ affare, la vicenda è inesorabilmente affondata nel ridicolo. Ora, cianciando di nuovi interessati (medio e/o estremo-orientali, di norma), il Presidente Berlusconi ha spiegato che:
o si fa avanti qualcuno alle condizioni che Fininvest pretende (e che metta a disposizione le risorse indispensabili per una campagna acquisti da grande squadra);
oppure Fininvest sarà costretta a imbastire un Milan “al risparmio”, costruito su giovani italiani di belle speranze, meglio se provenienti (a costo zero) dal settore giovanile.
Andiamo con ordine.
Berlusconi dice di essere disposto a cedere una quota, ma solo di minoranza, a chi è disposto a valutare la società un miliardo di euro; chiede di restare con i propri manager alla guida della società e, tutt’al più, di affidare al nuovo socio lo sviluppo del marketing in Asia. Continente nel quale, con un’ altra favola, Bee aveva prospettato di trovare 100 milioni di nuovi ricavi all’ anno.
Si è già detto che la pretesa di valutare il Milan – e a maggior ragione questo Milan, depresso tanto sportivamente che economicamente – 1 miliardo di euro è del tutto assurda e fuori mercato. La società è scesa in tre anni da quasi trecento a circa 200 milioni di ricavi; da due esercizi registra un deficit di 90 milioni all’ anno. Se anche volesse raddrizzare (parzialmente) i conti vendendo alcuni gioielli di famiglia (cosa che non gli riesce di fare da anni, grazie a mercati in uscita ancora più penosi di quelli in entrata), potrebbe forse sperare di realizzare plusvalenze vendendo Bacca, Luiz Adriano e Bonaventura (qualche milione, non di più) e, soprattutto, Donnarumma (qualche decina di milioni, in questo caso). Ma ciò demolendo buona parte del poco di buono che c’è in questa squadra. Si tratta dunque di una società tecnicamente fallita, che sotto il profilo dell’ economia aziendale è un cadavere che galleggia solo grazie al cospicuo assegno con il quale ogni anno l’ azionista copre le perdite. Una società che per tornare in equilibrio avrebbe bisogno della competenza di nuovi manager di altissimo livello, di un sacco di investimenti e di una cura da cavallo. Invece Berlusconi chiede, a chi si fa sotto, di mantenere in sella il team di esperti in bancarotta che gestisce il Milan da anni e che ormai registra regolarmente risultati economici che farebbero vergognare anche i più sfacciati e incapaci dei manager. Pretende, insomma, che si paghi quasi mezzo miliardo alla Fininvest per non contare un cazzo e limitarsi a godere della sua compagnia. Tutt’al più dando una mano a vendere qualche maglietta in Cina. E dico “alla Fininvest”, perché è bene chiarire a chi rischia di fare confusione che, quando l’ azionista di una società vende, in tutto o in parte, le sue quote a un nuovo socio, il prezzo della compravendita non entra nelle casse della società le cui azioni vengono cedute (detta società “target”), ma nelle casse dell’ azionista che vende.
Mi scuso con coloro i quali considerano questa cosa evidente e la mia precisazione superflua, ma – credetemi – non è così ! Infatti non solo sento al bar, ma leggo ancora molti giornalisti (o pseudo-tali) convinti che i 480 milioni di Bee sarebbero serviti a finanziare la ricostruzione del Milan. Niente di più sbagliato. La Fininvest oggi vende per recuperare parte di ciò che l’ investimento nel Milan gli è costato (tra acquisto e copertura per tre decenni di perdite varie): i quattrini che pretende, dunque, se li intascherà. O, almeno, se ne intascherà la maggior parte, perchè – in effetti – il nuovo socio potrebbe accordarsi affinchè una parte del prezzo pagato sia reinvestito nella società. Ma ciò, di norma, dovrà avvenire in proporzione alla quota azionaria detenuta. Mi spiego: chi compra a 480 milioni il 48% può chiedere – per esempio – che la società sia ricapitalizzata per 100 milioni: 52 milioni mettendoli Fininvest (che utilizzerebbe parte dei 480 milioni pagatile) e altri 48 aggiungendoli il nuovo socio (così portando il suo investimento a circa 530 milioni di Euro). Che ciò – però – possa risolvere i problemi economici della squadra, dovrà essere verificato ai sensi delle norme del cosiddetto fair play finanziario, i cui principi sono quelli per cui le società calcistiche possono spendere nei limiti dei ricavi e mantenendosi in equilibrio operativo, non utilizzando risorse esterne apportate regolarmente dai soci.
Nel frattempo il pollo medio-estremo-orientale avrebbe cacciato, lo si ripete, più o meno mezzo miliardo per restare in minoranza, godere della illuminata guida di Galliani e Barbarella, e dovendo prevedere ragionevolmente che per diversi anni la società non distribuirà alcun utile e, anzi, chiamerà i soci (compresi gli ultimi arrivati !) a ripianare le molto probabili perdite d’ esercizio. Il bilancio del Milan è, infatti, strutturalmente in deficit e per cambiarne l’ inerzia, lo ripeto, servirebbe un progetto radicalmente diverso, risorse massicce e , soprattutto, manager di qualità. Qualcuno può ragionevolmente sperare che si realizzi effettivamente il sogno del Berlusca ? Qualcuno pensa veramente che sceicchi e fondi cinesi abbiano l’ anello al naso ?
Aggiungo solo due considerazioni. In questi giorni i soci dell’ Inter stanno trattando la cessione di un 20% della società a 60 milioni di euro. E’ vero che quella nerazzurra è una società ancor più malmessa del Milan, ma si parla nel suo caso, quindi, di una valutazione di 300 milioni complessivi, non di 1 miliardo di euro!Quanto ai business plan che prospettano l’ impennata dei ricavi rossoneri grazie al marketing asiatico, i casi sono due: o si tratta di fole, oppure l’ attuale struttura di marketing fa pena e non riesce né ad attrarre sponsorizzazioni, né a sfruttare il marchio come invece si pensa che anche un qualsiasi cialtrone come Mr. Bee sarebbe capace di fare. Ragione di più per licenziarla in tronco (ad iniziare da Barbarella) e non per chiedere che resti a governare questo aspetto vitale della società.
Concludendo: nuovi soci alle condizioni prospettate da Berlusconi non ce ne sono e non ce ne saranno. L’ unica speranza è che anche lui se ne renda conto e ceda alle pressioni di quella parte della famiglia che del Milan non vuole più sentir parlare e che probabilmente mollerebbe tutto il pacchetto azionario e il controllo della società ad un prezzo effettivamente di mercato. In questo caso – lo dico in due parole – non ci resta che sperare che chi arriva sia degno della nostra storia e delle nostre tradizioni. Affidandosi innanzitutto a manager e allenatore che rappresentino la migliore cultura rossonera.
L’ ipotesi più probabile è invece – come avete capito – che Fininvest non venda un bel niente a nessuno, quantomeno per i prossimi mesi. Per tale probabile eventualità Berlusca – ancora convinto che i milanisti possano ancora bersi qualsiasi cazzata lui gli racconti (ad iniziare dalle 2 finali di Champions nei prossimi 5 anni) – ha già studiato il piano B. Quello di sbolognarci come una scelta razionale e lungimirante il progetto di un Milan tutto giovane e italiano costruito sull’ asse Donnarumma – Romagnoli – Bonaventura e affidato a un allenatore coerente ad un simile progetto (Brocchi, secondo alcuni sfrontati). Non vi sto a tediare sul senso di questo programma: apro il dibattito tra i competentissimi commentatori del blog e sono curioso di sentire il loro pensiero. Mi limito a suggerire che una cosa del genere sarebbe forse accettabile:
con un management interamente rinnovato e altrettanto consonante con un vero progetto di medio periodo;
con un settore giovanile che dimostri di essere capace di selezionare e formare regolarmente calciatori che possano sperare di entrare a 20 anni in prima squadra;
con l’ indicazione dei tre o quattro (almeno) veri campioni esperti intorno ai quali far crescere i giovani e senza i quali nessun prospetto può sperare di maturare;
con l’ adozione di uno stile di gioco fondato su un calcio intenso, ma pure bello e divertente.
con obbiettivi trasparenti e misurabili, anche medio tempore, falliti i quali i manager e l’ allenatore mettano a disposizione i loro incarichi;
con lo scopo finale di tornare a vincere e di creare un nuovo ciclo.
Possiamo aspettarci anche solo un po’ di questo dal nostro top management attuale ? Possiamo ragionare di programmi seri e a medio termine con chi – nel disastro tecnico e morale – prospetta un triennale a Montolivo e confida che la vittoria in Coppa Italia raddrizzi questa stagione ?
Giuseppe La Scala
Giuseppe La Scala, vicepresidente dell’Associazione Piccoli Azionisti del Milan e nostro illuminato amico, ci spiega le prospettive del Giannino come di consueto con realismo e competenza.