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  1. #1
    Canaglia
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    Predefinito Le pensioni sociali non furono introdotte dal fascismo

    Nato oltre cento anni fa allo scopo di garantire i lavoratori dai rischi di invalidità, vecchiaia e morte, l’Istituto ha assunto nel tempo un ruolo di crescente importanza, fino a diventare il pilastro del sistema nazionale del welfare.

    Nel 1898 la previdenza sociale muove i primi passi con la fondazione della Cassa Nazionale di previdenza per l'invalidità e la vecchiaia degli operai. Si tratta di un'assicurazione volontaria integrata da un contributo di incoraggiamento dello Stato e dal contributo anch'esso libero degli imprenditori.

    Nel 1919, dopo circa un ventennio di attività, l'assicurazione per l'invalidità e la vecchiaia diventa obbligatoria e interessa 12 milioni di lavoratori. È il primo passo verso un sistema che intende proteggere il lavoratore da tutti gli eventi che possono intaccare il reddito individuale e familiare.


    Nel 1933 la CNAS assume la denominazione di Istituto Nazionale Fascista della Previdenza Sociale, ente di diritto pubblico dotato di personalità giuridica e gestione autonoma che, dal 1943, diviene definitivamente Istituto Nazionale della Previdenza Sociale.

    Nel 1939 sono istituite le assicurazioni contro la disoccupazione e la tubercolosi e vengono istituiti gli assegni familiari. Vengono altresì istituite le integrazioni salariali per i lavoratori sospesi o a orario ridotto. Il limite di età per il conseguimento della pensione di vecchiaia viene ridotto a 60 anni per gli uomini e 55 per le donne; viene istituita la pensione di reversibilità a favore dei superstiti dell'assicurato e del pensionato.

    Nel 1952, superato il periodo post-bellico, viene introdotta la legge che riordina la materia previdenziale: nasce il trattamento minimo di pensione.

    Nel periodo 1957-1966 vengono costituite tre distinte Casse, una per i coltivatori diretti, mezzadri e coloni, una per gli artigiani e una per i commercianti.

    Nel periodo 1968-1969 il sistema retributivo, basato sulle ultime retribuzioni percepite, sostituisce quello contributivo nel calcolo delle pensioni. Nasce la pensione sociale. Viene cioè riconosciuto ai cittadini bisognosi che hanno compiuto 65 anni di età una pensione che soddisfi i primi bisogni vitali. Vengono predisposte misure straordinarie di tutela dei lavoratori ( Cassa integrazione guadagni straordinaria e pensionamenti anticipati) e per la produzione (contribuzioni ridotte e esoneri contributivi).

    Nel 1980 viene istituito il Sistema Sanitario Nazionale. Sono affidati all'INPS la riscossione dei contributi di malattia e il pagamento delle relative indennità, compiti assolti in precedenza da altri enti.

    Nel 1984 il legislatore riforma la disciplina dell'invalidità, collegando la concessione della prestazione non più alla riduzione della capacità di guadagno, ma a quella di lavoro.

    Nel 1989 entra in vigore la legge di ristrutturazione dell'INPS, che rappresenta un momento di particolare importanza nel processo di trasformazione dell'Ente in una moderna azienda di servizi.

    Nel 1990 viene attuata la riforma del sistema pensionistico dei lavoratori autonomi. La nuova normativa, che ricalca per vari aspetti quella in vigore per i lavoratori dipendenti, lega il calcolo della prestazione al reddito annuo di impresa.

    Nel 1992 l'età minima per la pensione di vecchiaia viene elevata a 65 anni per gli uomini e 60 anni per le donne.

    Nel 1993 viene introdotta in Italia la previdenza complementare, che si configura come un sistema volto ad affiancare la tutela pubblica con forme di assicurazione a capitalizzazione di tipo privatistico.

    Nel 1995 viene emanata la legge di riforma del sistema pensionistico (legge Dini) che si basa su due principi fondamentali: il pensionamento flessibile in un'età compresa tra i 57 e 65 anni (uomini e donne); il sistema contributivo per il quale le pensioni sono calcolate sull'ammontare dei versamenti effettuati durante tutta la vita lavorativa.

    Nel 1996 diviene operativa la gestione separata per i lavoratori parasubordinati (collaboratori coordinati e continuativi, professionisti e venditori porta a porta) che fino a quella data non avevano alcuna copertura previdenziale.

    Nel 2003 è approvata la legge e il conseguente decreto legislativo che danno vita alla riforma del mercato del lavoro, ispirata alle idee e agli studi del professor Marco Biagi. Dal 1° gennaio, l’INPDAI (Istituto Nazionale Previdenza per i Dirigenti di Aziende Industriali) confluisce nell’INPS con il conseguente trasferimento all’Istituto di tutte le sue funzioni.

    Nel 2004 è approvata la legge delega sulla riforma delle pensioni ed entra in vigore il provvedimento relativo all'incentivo per il posticipo della pensione.

    Nel 2007 viene approvata una legge che modifica nuovamente i requisiti richiesti per l’accesso al trattamento pensionistico e le finestre di uscita dal lavoro. Tra i punti salienti della riforma la revisione automatica dei coefficienti di trasformazione che incidono sul calcolo della pensione e l’introduzione, a partire dal 2009, del cosiddetto "sistema delle quote" in base al quale il diritto alla pensione di anzianità si perfeziona al raggiungimento di una quota data dalla somma tra l'età anagrafica minima richiesta e l’anzianità contributiva.

    Nel 2009 una nuova legge di riforma dispone che i requisiti di età per ottenere la pensione vengano adeguati all’incremento della speranza di vita accertato dall’ISTAT. La diffusione del nuovo strumento dei buoni lavoro per il pagamento del lavoro occasionale accessorio e nuove norme e sinergie istituzionali rafforzano il ruolo dell’Istituto nel contrasto al lavoro nero e nel recupero dei crediti contributivi.

    Nel 2010 vengono adottate ulteriori misure per stabilizzare il sistema pensionistico. Viene confermato e accelerato il meccanismo di adeguamento dell’età pensionabile all’aspettativa di vita e viene introdotta una finestra "mobile" per l’accesso alla pensione in sostituzione dei precedenti termini di decorrenza. Dal 31 maggio, l’IPOST (Istituto Postelegrafonici) viene soppresso e tutte le sue funzioni vengono trasferite all’INPS.

    Nel 2011 vengono soppressi INPDAP (Istituto Nazionale di Previdenza per i Dipendenti dell'Amministrazione Pubblica) ed ENPALS (Ente Nazionale di Previdenza e di Assistenza per i Lavoratori dello Spettacolo) e viene disposto, al 31 marzo 2012, il trasferimento all’INPS di tutte le competenze dei due enti al fine di rendere più efficiente ed efficace il servizio pubblico, assicurando così ai cittadini un unico soggetto interlocutore per i servizi di assistenza e previdenza.

    https://www.inps.it/nuovoportaleinps...?itemdir=47209

  2. #2
    .
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    Predefinito Re: Le pensioni sociali non furono introdotte dal fascismo

    Citazione Originariamente Scritto da Josef Scveik Visualizza Messaggio
    Nel 1939 sono istituite le assicurazioni contro la disoccupazione e la tubercolosi e vengono istituiti gli assegni familiari. Vengono altresì istituite le integrazioni salariali per i lavoratori sospesi o a orario ridotto. Il limite di età per il conseguimento della pensione di vecchiaia viene ridotto a 60 anni per gli uomini e 55 per le donne; viene istituita la pensione di reversibilità a favore dei superstiti dell'assicurato e del pensionato.
    Incauto.
    Non postare a caso, senza leggere bene tutto.
    I provvedimenti del '39 sono tali da infartuare, tuttoggi, qualsiasi libbberale.
    E, per altro verso, qualsiasi ultrasinistro.

  3. #3
    Baby Pensionato
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    Predefinito Re: Le pensioni sociali non furono introdotte dal fascismo

    Quindi il sistema pensionistico è stato sfasciato nel 1968, prima funzionava

  4. #4
    Canaglia
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    Predefinito Re: Le pensioni sociali non furono introdotte dal fascismo

    Il punto è che non è vero che le pensioni siano state introdotte in Italia dal fascismo.

  5. #5
    Baby Pensionato
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    Predefinito Re: Le pensioni sociali non furono introdotte dal fascismo

    Serviva un thread per una cosa risaputa ?

  6. #6
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    Predefinito Re: Le pensioni sociali non furono introdotte dal fascismo

    Sei ridicolo Raimondino

  7. #7
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    Predefinito Re: Le pensioni sociali non furono introdotte dal fascismo

    La riforma INPS del 1939: κτῆμα ἐς αἰεί, un possesso per il sempre!

  8. #8
    AUT CONSILIO AUT ENSE
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    Predefinito Re: Le pensioni sociali non furono introdotte dal fascismo

    Citazione Originariamente Scritto da Ivan Visualizza Messaggio
    Incauto.
    Non postare a caso, senza leggere bene tutto.
    I provvedimenti del '39 sono tali da infartuare, tuttoggi, qualsiasi libbberale.
    E, per altro verso, qualsiasi ultrasinistro.
    No. Non Incauto. Anarchico. Come tale non capisce molte cose, tra cui i testi che legge.
    "Io nacqui a debellar tre mali estremi: / tirannide, sofismi, ipocrisia"


    IL DISPUTATOR CORTESE

    Possono tenersi il loro paradiso.
    Quando morirò, andrò nella Terra di Mezzo.

  9. #9
    Canaglia
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    Predefinito Re: Le pensioni sociali non furono introdotte dal fascismo

    Citazione Originariamente Scritto da occidentale Visualizza Messaggio
    No. Non Incauto. Anarchico. Come tale non capisce molte cose, tra cui i testi che legge.
    Nel 1898 la previdenza sociale muove i primi passi con la fondazione della Cassa Nazionale di previdenza per l'invalidità e la vecchiaia degli operai. Si tratta di un'assicurazione volontaria integrata da un contributo di incoraggiamento dello Stato e dal contributo anch'esso libero degli imprenditori.

    Nel 1919, dopo circa un ventennio di attività, l'assicurazione per l'invalidità e la vecchiaia diventa obbligatoria e interessa 12 milioni di lavoratori. È il primo passo verso un sistema che intende proteggere il lavoratore da tutti gli eventi che possono intaccare il reddito individuale e familiare.

  10. #10
    .
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    Predefinito Re: Le pensioni sociali non furono introdotte dal fascismo

    Citazione Originariamente Scritto da Josef Scveik Visualizza Messaggio
    Nel 1898 la previdenza sociale muove i primi passi con la fondazione della Cassa Nazionale di previdenza per l'invalidità e la vecchiaia degli operai. Si tratta di un'assicurazione volontaria integrata da un contributo di incoraggiamento dello Stato e dal contributo anch'esso libero degli imprenditori.
    Nel 1919, dopo circa un ventennio di attività, l'assicurazione per l'invalidità e la vecchiaia diventa obbligatoria e interessa 12 milioni di lavoratori. È il primo passo verso un sistema che intende proteggere il lavoratore da tutti gli eventi che possono intaccare il reddito individuale e familiare.
    Pensare che gli autori di ciò erano nel mirino, letteralmente, di anarchici e massimalisti socialisti.


 

 
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