MOLDAVIA: Elezioni, tiene la maggioranza europeista. Comunisti e socialisti non sfondano
Le elezioni in Moldavia riconfermano la maggioranza ai tre partiti europeisti, che raccolgono 53 seggi su 101 tra liberali, democratici, e liberaldemocratici. 48 sono invece i seggi conquistati dall’opposizione, 26 per il partito socialista filorusso, e 22 per i comunisti di Vladimir Voronin, che si vogliono indipendenti da entrambi i blocchi.
Anche in relazione alla crisi nella vicina Ucraina, i principali quotidiani europei hanno titolato su una “scelta tra est e ovest” per il piccolo paese post-sovietico, il più povero d’Europa (il PIL pro capite a parità di potere d’acquisto è un decimo di quello italiano), la cui politica è caratterizzata anche dalle relazioni con la vicina regione secessionista di Transnistria, sostenuta dalle truppe russe sin dagli anni ’90. Ma rinchiudere l’analisi delle elezioni moldave in un quadro binario è troppo semplice. Le elezioni di 4 anni fa avevano portato al potere a Chisinau una fragile coalizione di centrodestra tra liberali, democratici e liberaldemocratici, l’Alleanza per l’Integrazione Europea, sconfiggendo così i comunisti di Vladimir Voronin al potere dal 2001.Nonostante una maggioranza risicata e dissidi interni (ci vollero due anni per arrivare all’elezione di Nicolae Timofti a presidente della repubblica, e l’alleanza perse un pezzo - i liberali di Ghimpu – nel 2013), la “Coalizione Pro-Europea“ha ottenuto in questo periodo la liberalizzazione dei visti per i cittadini moldavi e la firma dell’accordo di associazione e libero scambio con l’UE, facendo della Moldavia l’”alunno modello” tra i paesi del Partenariato Orientale. Le elezioni fanno però scontare a tale coalizione il prezzo di stare al governo, con un calo percentuale dal 51% ad attorno al 44%.L’opposizione, tuttavia, questa volta non è unita. Da una parte ci sono i vecchi comunisti moldavidell’ex presidente Vladimir Voronin, che raccolgono ancora poco meno del 18%. Ma è un consenso dimezzato rispetto al 39% del 2010. Metà dei voti del partito sono andati stavolta al partito socialista, ravvivato da una scissione dei comunisti guidata da Igor Dodon, che addirittura con il 21% supera i comunisti di Voronin. Dodon si era fatto ritrarre sui manifesti elettorali in compagnia di Vladimir Putin e aveva espressamente promesso di stracciare l’accordo di associazione con l’UE. La crescita dei socialisti, dal 2% dei sondaggi di primavera, al ruolo di primo partito del paese, resta sospetta per capacità e finanziamenti. IlPartito Comunista Riformista, terza forza d’area, resta al di sotto della soglia di sbarramento del 6% e fuori dal Parlamento. La partecipazione al voto di un quarto partito, “Patria”, fondato da un businessman moldavo in Russia, è stata impedita dalla Corte d’appello a tre giorni dal voto per aver ricevuto fondi dall’estero – in particolare, da Mosca – ma il suo simbolo è rimasto sulle schede, cosa che potrebbe spiegare anche l’alto numero di voti nulli (4,5%).I 101 seggi al Parlamento di Chisinau dovrebbero così suddividersi tra 53 per i partiti europeisti (LDP 22, PDM 19, PL 12), e 48 per l’opposizione (26 per i socialisti del PSRM e 22 per i comunisti del PCRM). Ha votato il 55,86% degli elettori. Tra i voti della diaspora moldava, il 90% è andato ai partiti di governo. I socialisti sono arrivati in vantaggio presso i moldavi residenti in Russia, in alcuni distretti della capitale Chisinau, e nella regione a popolazione turco-ortodossa della Gagauzia, possibile futuro focus di influenza di Mosca.Con un tale risultato, i partiti europeisti restano in testa nella conduzione dei negoziati di governo, che si preannunciano laboriosi per la necessità di reinserire i liberali nella coalizione. Ma se anche i risultati finali non dovessero consegnare una maggioranza al centrodestra, è possibile che l’ex presidente Voronin, che tiene all’indipendenza del paese e non vede di buon occhio la relazione stretta del rivale Dodon con Mosca, appoggi gli europeisti per un governo di “unità nazionale”. Sul tavolo c’è la messa in atto dell’accordo di associazione e libero scambio con l’UE, che Voronin vorrebbe rinegoziare in parte ma non cancellare. Mosca ha ancora molte carte a disposizione per minacciare la destabilizzazione della Moldavia (Transnistria e Gagauzia in primis) ma per ora non sembra aver vinto il primo round.