[Occidentale Presenta] Un Poco di Storia Politica: I Partiti Fuori dal Tempo

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Democrazia Nazionale - Costituente di Destra (DN-CD)


Fu forse l'ultima speranza di avere un partito di destra conservatrice in tempo utile in questo paese.
Nato nato nel febbraio 1977 dall'omonima corrente moderata del MSI-DN, e durato sino allo scioglimento nel 1979, avvenuto dopo una serie di fiaschi elettorali e politici.

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Tra il 1975 e il 1976 le posizioni all'interno del Movimento sociale italiano si erano diversificate e suddivise in maniera sempre maggiore.

Grossomodo avevamo un gruppo raccolto attorno a Pino Rauti, che si estendeva alla maggioranza dei giovani attivisti con atteggiamenti sempre più radicali, una area di controllo sotto la guida di Almirante che però non sapeva uscire dalla sua ambiguità di fondo tra atteggiamenti ribellistici e anti democratici e il progetto di costituire una grande destra finalmente afascista e con orizzonti politici suoi propri, di conservatorismo nazionale.

Infine diversi gruppi dirigenziali con idee differenti su come uscire dal ghetto dell'arco costituzionale che impedisce all'MSI di farsi partito nazionalconservatore.


Chi propone il modello gaullista, chi le esperienze dei paesi nordici, chi cerca una via italica indipendente, chi guarda ai timidi tentativi di costruzione del postfranchismo che poi porteranno alla CEDA in Spagna.


Almirante, timoroso di una duplice divisione che avrebbe sfasciato il partito, si irrigidì verso i più scalmananti dei rautiani, che poi andranno a finire quasi tutti nello spontaneismo armato, essendo ormai orfani del Fronte Nazionale di Borghese.

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Subito dopo, sceglie il male minore: la perdita del vertice dissenziente, ritenendolo danno minore rispetto alla amputazione quasi sicura dei settori giovanili in caso di rottura esplicita con Rauti.

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Ribadendo la posizione di alternativa al sistema in seno al partito e si scontra apertamente con il più grosso dei suoi contestatori di vertice, Di Marzio, sulla sua proposta di far slittare il Congresso del 1977 al Gennaio dell'anno seguente.

Almirante fu tetragono nel suo no e la spuntò sugli avversari.
Il Congresso dell'MSI fu fissato per il Gennaio 1977.

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Ernesto De Marzio


All'epoca era molto in vista specie nella sua regione, la Puglia.
Ma era conosciuto anche per la funzione di notevole interesse svolta in area culturale all'inizio degli anni sessanta con il Centro di Vita Italiana. che aveva ricevuto molto sostegno anche da associazioni private, tra cui spiccava la Confindustria.



Di Marzio intepreta questo suo gesto come una volontà esplicita di rompere, e si va in breve al confronto aperto tra i due, con toni anche aspri.

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Oggettivamente, del resto, lo scontro tra Almirante e De Marzio era stato avviato sin dall'intervento del secondo alla Camera dei Deputati, nel maggio del 1975, durante il dibattito per la Legge Reale, non condiviso in buona parte dal segretario dell'MSI.
In questo discorso si trova l'embrione di quanto sarebbe divenuta Alleanza Nazionale, o perlomeno la riconosciuta necessità di passare dal reducismo e dall'alternativa al sistema alla piena accettazione delle regole del gioco democratiche come unico orizzonte possibile delle destre.

«Siamo giunti attraverso un processo lungo e sofferto alle scelte ormai irreversibili del valore prioritario del principio di libertà, del pluralismo politico e sociale; della competizione politica come libero e civile contrasto di tesi.
Denunziando l'intolleranza altrui ci rendevamo altresì conto del dovere di essere tolleranti nei confronti delle opinioni da noi non condivise.
Il suffragio popolare ci portò in Parlamento.
Invocammo tale titolo contro coloro che ci negavano parità di diritti rispetto agli altri membri delle assemblee rappresentative.
E ci rendemmo contemporaneamente conto che quel titolo era il solo che legittimasse l'esercizio del potere e che il potere doveva essere esercitato in modo da permettere ad altri di cercare di procurarsi la maggioranza dei consensi e in modo così da garantire il rispetto delle condizioni che permettono l'alternanza dei partiti al governo della Cosa Pubblica».

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In pochi mesi la scissione si compie.
Fondatori furono i dirigenti antialmirantiani del MSI, en masse.
Forse in numero superiore a quanto lo stesso segretario si aspettasse, almeno a livello di gruppi parlamentari.

Democrazia Nazionale ebbe il suo gruppo parlamentare autonomo alla Camera dei Deputati nel Dicembre del 1976, assommando i suoi a 21 deputati su 35 dell'MSI, che mantenne il suo gruppo.

Invece al Senato della Repubblica la scissione ebbe come risultato la fine del gruppo missino.


Infatti 9 senatori su 15 se ne andarono, facendo di conseguenza collassare il gruppo del partito da cui uscivano.

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Dopo il congresso MSI del gennaio 1977 che confermò Almirante segretario ebbe inizio la vita del partito di Democrazia Nazionale, che spariva completamente come corrente in seno all'MSI.


La nascita ufficiale fu il 20 gennaio 1977, dopo una convulsa riunione degli scissionisti in cui si scelse in fretta un simbolo elettorale esteticamente brutto, consistente in un nastro tricolore all'interno di un campo ornato di dodici stelle.

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Un colpo assai duro per Almirante fu l'uscita del senatore Gastone Nencioni, toscano di Pontedera ma fortissimo a Milano, dove esercitava come avvocato e aveva diverse attività imprenditoriali.
Egli era stato promotore dei gruppi di Azione Nazionale insieme al direttore del settimanale di destra il Borghese nel 1969 e alla morte di Michelini, aveva sostenuto come successore alla segreteria proprio Almirante, facendo del suo meglio per farlo vincere.

Al Carisma di Almirante Nencioni aveva affidato la modifica del partito stesso in forza di destra sia popolare che di elites, non più reducista.

Ma i due si erano progressivamente allontanati, anche perchè Nencioni aveva contatti forti con aree imprenditoriali lombarde che avevano perso fiducia nei confronti di Almirante.

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Gastone Nencioni all'epoca della scissione

Nencioni era stato Presidente del gruppo dei senatori, membro stimato della commissione di inchiesta per l'aeroporto di Fiumicino e di quella per la nazionalizzazione delle industrie elettriche.




Si era speso negli anni precedenti per fare si che l’attivismo dei giovani missini non diventasse un fenomeno incontrollabile. Del resto si era esposto dicendo anche che le strutture organizzative dell'MSI avevano perso il controllo delle formazioni e delle organizzazioni giovanili ed universitarie del partito e aveva esplicitamente chiesto il ritorno ad una politica dell'ordine sul Secolo d'Italia, attirandosi molte critiche da parte dei Rautiani.
Aveva avviato allora sue iniziative culturali autonome, lanciando come proprietario unico il Conciliatore e finanziando il Borghes di Mario Tedeschi, collaborando con Carlo Pesenti, suo cliente ed amico, che in quegli anni investe capitali in Grecia, attirandosi altre critiche.