1) La discussione vedo che verte sull'applicabilità delle nuove norme al pubblico impiego, con conseguente comodissima messa in secondo piano della pericolosa e rilevantissima novità riguardante l'estensione della controriforma anche ai licenziamenti collettivi. Ancora una volta Renzi detta l'agenda della discussione, poi, a discussione ultimata introduce nuove norme di cui non si era fatto parola. Un comportamento detestabile.
2) Quanto all'applicabilità delle norme che aboliscono il diritto al reintegro e lo sostituiscono con la monetizzazione al pubblico impiego bisogna ricordare le seguenti cose
a) Chi dice che le norme che regolano i rapporti strutturali devono essere uguali nel settore pubblico e nel settore privato, altrimenti è uno scandalo e un'ingiustizia, tendenzialmente non sa bene di cosa parla. La letteratura di origine weberiana sulla necessità dell'inamovibilità della burocrazia (ovvero la PA in buona sostanza) per ragioni di efficienza è ben affermata e oggetto di studio.
b) Detto questo, una illicenziabilità assoluta, che già non sussiste, ha effetti dannosi. Tuttavia vengono riportati casi in cui il dipendente pubblico non viene licenziato anche in presenza di una acclaratissima giusta causa. Bisognava semmai studiare quei casi e vedere se e in che modo sarebbe stato ottimale modificare la norma sostanziale che vige riguardo la licenziabilità dei dipendenti pubblici, per evitare abusi e inefficienze. Ma ormai sappiamo, ed è gravissimo, che il modus operandi del governo e di chi lo presiede è assai diverso. Non si studia la situazione e si decidono le norme sulla base di considerazioni di comodità politica, di consenso e di possibilità di utilizzo comunicativo e demagogico. Così si è fatto fin dall'inizio di questo assurdo attacco all'art. 18 e così si continua coerentemente a fare. E' l'esatto contrario del buon governo ed il contrario di quanto, con tutti i suoi enormi limiti, cercava di fare lo stesso governo Letta. Come è l'esatto contrario del buon governo che il tema della disciplina sul pubblico impiego sia ancora una volta oggetto di controversie per via della sconcertante mancanza di chiarezza del testo, con conseguente frase paradossale di Renzi per cui deciderà il Parlamento, paradossale dato che finora non aveva mai dimostrato tanta simpatia per il principio costituzionale per cui il potere legislativo appartiene al Parlamento stesso.
3) Le distanze all'interno del mondo del lavoro vengono deliberatamente aumentate in numerosi casi, paradossalmente. Si esclude la nuova disciplina per i lavoratori a tempo indeterminato e la si fa valere per i futuri lavoratori, alla faccia dell'equità generazionale. Allo stesso modo si diminuiscono le tutele dei dipendenti privati senza toccare quelli dei dipendenti pubblici, in una situazione in cui già esiste una percezione (percezione ovviamente dovuta ai fatti) di "ingiusta" maggiore tutela dei dipendenti pubblici su quelli privati.
4) Tutto ciò peraltro prova come le modifiche apportate in senso peggiorativo ai diritti dei lavoratori, dando la possibilità di licenziare per motivi economici palesemente infondati senza possibilità di reintegro, siano assai rilevanti, tanto che appunto si escludono, per i soliti motivi di comodo, da queste modifiche le parti da cui si teme una rivolta troppo forte, ovvero i dipendenti pubblici e i dipendenti a tempo indeterminato già assunti.
5) Si vuole far passare tutto questo in carriera facendo notare un leggero aumento nella Legge di Stabilità dell'ASPI poi Naspi, aumento che sarà utile ai futuri licenziati per motivi economici palesemente infondati. Per sbilanciare ulteriormente una bilancia già sbilanciata si prevede un aumento di spesa, nel quadro di una legge di stabilità che prevede un netto taglio alla spesa tramite i tagli agli enti locali e dunque al sistema sanitario, già il meno finanziato del mondo occidentale, con conseguente pericolo per il posto di lavoro di diversi dipendenti pubblici, cosicché non si ponga neppure il problema di applicare le nuove norme sui licenziamenti al pubblico impiego
6) Confindustria esulta, i sindacati protestano. Basterebbe questo per capire la faccia tosta di chi vuole definirsi di sinistra. Una sinistra che fa la destra. E se Confindustria esulta e i sindacati protestano, nessuno dotato di qualche neurone può negare che questo sia il tipico scenario della tipica legge di destra.