Venne Costanzo a intervistarmi per il Corriere della sera. Dopo due ore di conversazione mi chiese: lei cosa voleva fare da piccolo. E io: il burattinaio. Meglio fare il burattinaio che il burattino, non le pare?
Riporto un punto di vista "non cattolico" che rende bene qual è la differenza sostanziale tra la cristianizzazione europea e l'islamizzazione del Vecchio Continente (al momento, lo ammetto, più virtuale che in atto):
L’Occidente ha già conosciuto una grande conversione: quella dal paganesimo al cristianesimo. Ma come è avvenuta? Sintetizzando, si può dire che è la decadenza che investe Roma, la corruzione della sua forma originaria a porre in essere le condizioni per la conversione progressiva al cristianesimo, religione che a Roma nasce e si sviluppa sulla spinta della concezione di Saulo di Tarso (san Paolo). E da Roma la conversione coinvolgerà tutto l’Occidente pagano su cui Roma ha dominio. Nascendo a Roma il cristianesimo “parla” latino, assunto come lingua e scrittura “sacra” e al contempo volgare. I teologi e i filosofi sono romani e sono loro a plasmare, a “creare” la dottrina della nuova religione avvalendosi della struttura concettuale e culturale pagana, piegandone abilmente usi e tradizioni dando vita ad uno straordinario amalgama tra l’eretica radice ebraica e quel che resta del paganesimo ormai spezzato e agonizzante. Tutto viene ricollocato con modalità “logiche” e “digeribili”. L’impasto che ne consegue è il Cattolicesimo. Insomma, con il cristianesimo si ha una vera e propria trasmutazione totale dell’intera civiltà occidentale, conseguita con l’apporto di tutti gli strati sociali, dalla nobiltà al volgo, dai sapienti a quelli che semplicemente necessitano di fede. Anche se non istantanea ma progressiva, è comunque una conversione completa. I dottori della Chiesa che va inverandosi, i missionari, i sacerdoti, i teologi, i sapienti, i credenti sono romani, sono occidentali, sono europei. Non sono un corpo estraneo che si cala dentro la civiltà europea prima e occidentale in seguito: sono indigeni. È dunque chiaro come e in quale condizione avvenne la conversione dell’Occidente al cristianesimo. Avvenne, lo ripetiamo, ad opera degli stessi occidentali che lo “costruirono”, gli diedero anima e forma operando in una società ancora orientata dal sacro. Si può ragionevolmente pensare che un Occidente desacralizzato, ormai preda dell’abisso nichilistico possa rendersi disponibile ad essere “salvato” da una conversione islamica ad opera di “missionari” che in questo Occidente arrivano (anche e sopra tutto) in forma di immigrazione disperata con valenze da invasione? È ovvio che no, non è possibile. Teoricamente sarebbe più facile un ritorno dell’Occidente ad un qualcosa di simile ad un paganesimo molto annacquato, magari semplicemente inteso nella sua forma naturalistica. Ma è lecito dedurre che non la pensano così i musulmani, i quali non possono però contare su una lingua che oltre ad essere civile sia anche sacra come lo era il latino per l’Impero romano. Per i musulmani la lingua sacra, quella con cui si prega e si sono scritti i testi interpretativi a cura dei sapienti, è l’arabo: che non può essere sostituito dall’inglese, “lingua dell’odierno impero” ma volgare ed “infedele”. E neppure l’islam può contare su teorici, teologi e filosofi occidentali: basti dire che l’unico occidentale che riscontra un certo credito presso i musulmani (ma solo presso una esiguissima minoranza) è René Guénon, passato a miglior vita ormai da parecchi lustri. Tra l’altro, chiunque abbia a che fare con i musulmani italiani (con le debite eccezioni) si rende subito conto quanto essi scadano in una sorta di arabizzazione dei comportamenti e del linguaggio complessivo. Così spesso le donne musulmane di origini italiane sentono l’esigenza di vestirsi all’araba e gli uomini (come pure le donne) amano punteggiare i loro discorsi con espressioni in arabo: “Alamdulillah”, “Mashallah”, “Allahumma ameen”… E questo è un errore fatale perché dà subito l’idea che la religione islamica sia una cosa altra, estranea, che marca la differenza e suscita diffidenza. Dunque, il quesito che ci si deve porre rispetto alla questione “islam in Italia” è: l’attività musulmana in Italia mira davvero ad ottenere un luogo di culto o si pone invece come priorità la conversione dell’Occidente? È chiaro che ambedue gli obiettivi vengono perseguiti tenacemente: ma, mentre il primo è comprensibile (anche se non da universalmente accettato) per la mentalità occidentale, il secondo suscita diffusa contrarietà e risulta persino inaccettabile quando se ne intuiscano metodo e mezzi.
Quale islam per l?Italia? - Krisis
Credere - Pregare - Obbedire - Vincere
"Maledetto l'uomo che confida nell'uomo" (Ger 17, 5).
Mussolini, a quanto ne so, disse che avrebbe fatto costruire una moschea a Roma quando a La Mecca avrebbero permesso di erigere una chiesa cattolica. Ma anche se avesse espresso parere diverso, conta il fatto che un proposito del genere non abbia mai voluto metterlo in atto.
Credere - Pregare - Obbedire - Vincere
"Maledetto l'uomo che confida nell'uomo" (Ger 17, 5).
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"Maledetto l'uomo che confida nell'uomo" (Ger 17, 5).
Aggiungo un'ulteriore osservazione: all'epoca, l'eventuale costruzione di un luogo di culto per i musulmani sarebbe stata motivata dal fatto che avevamo un Impero all'interno del quale c'erano milioni di sudditi di religione islamica (albanesi, libici, somali ed in parte etiopi ed eritrei). Non perché sbarcavano sulle nostre coste impunemente un numero ingente di immigrati clandestini o perché il nostro governo permetteva irresponsabilmente l'importazione di manodopera allogena proveniente da paesi del Terzo mondo.
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savonarola ti banno per manifesta demenza senza ritegno
E' vero, cazzo! Le SS islamiche, la mitica Handschar!!