lo ha condannato per diffamazione mi pare di capire, cosa che capita a un sacco di giornalisti, specialmente quando scrivi per un quotidiano di partito a cui non interessa dare notizie verificate ma dare notizie che siano politicamente utili al padrone sul momento, se poi si rivelano false col tempo non importa, l'importante è che in un certo momento siano servite per la propaganda.
fosse per me la diffamazione sarebbe legale, visto che già la disinformazione lo è, poi spetterebbe all'intelligenza dei singoli lettori capire quanto possa essere credibile un magdi allam
Il fatto che le stesse, identiche parole, sono state valutate in maniera differente da due differenti corti sulla base degli stessi elementi indica che nella giustizia italiana c'è MOLTO da rivedere e riformare.
Il fatto che l'Ordine dei Giornalisti non solo no abbia difeso Allam, bensì ha aperto anch'esso un procedimento contro di lui per la stessa ragione indica che l'ordine in questione (insieme, diciamocela chiara, a tutti gli Ordini professionali) andrebbe rigirato come un calzino e ritrasformato in qualcosa di funzionale, o tolto di mezzo del tutto.
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L'ultimo uomo ad essere entrato in Parlamento con intenzioni oneste.
Non basta negare le idee degli altri per avere il diritto di dire "Io ho un'idea". (G. Guareschi)
A me invece una magistratura che non sentenzia guardando agli umori del popolino non dispiace affatto
La nostra lotta al terrorismo? I giudici condannano Allam
Il verdetto contro il giornalista a Milano, nei giorni degli attentati in Francia. Per le toghe ha offeso i musulmani, ma nel 2007 aveva solo predetto: "Tentano di imporci lo stato islamico"
Stefano Zurlo
Siamo tutti Charlie Hebdo . Però l'asticella della libertà di parola non è fissata una volta per tutte. Oscilla, può salire ma può anche scendere ed essere compressa quando le parole sono un atto d'accusa.
Capita, è capitato in questi giorni drammatici innescando un cortocircuito inquietante fra la tragedia di Parigi e il palazzo di giustizia di Milano. Dove Magdi Cristiano Allam, giornalista e scrittore, è stato bacchettato per il suo j'accuse contro l'Ucoii, l'Unione delle Comunità islamiche italiane.
Nessun legame diretto, ci mancherebbe, fra l'Italia e la Francia, però una vicenda su cui riflettere. Dunque, Allam, oggi editorialista del Giornale e in passato vicedirettore del Corriere della seraviene condannato per un articolo in cui attacca il volto più importante dell'Islam italiano.
In primo grado Allam era stato assolto: i giudici del tribunale civile di Milano gli avevano fatto scudo dietro il principio della libertà di critica.
Oggi quella protezione viene tolta dalla corte d'appello che capovolge il verdetto e condanna Allam a risarcire l'Ucoii. Un dietrofront clamoroso, proprio nelle ore in cui la Francia e l'Occidente vivono una delle pagine più buie della loro storia e il mondo intero si interroga sulle ambiguità dell'Islam e si chiede dove passi il confine fra l'Islam cosiddetto moderato e quello più radicale.
Nel pezzo pubblicato il 4 settembre 2007 Allam racconta la storia di Dounia Ettaib, allora vicepresidente dell'Associazione donne marocchine, aggredita da alcuni connazionali vicino alla moschea di viale Jenner a Milano. Un grave episodio di intimidazione, ancora più grave perché accaduto nelle nostre strade. Allam definisce «tutti noi italiani vittime, inconsapevoli o irresponsabili, pavidi o ideologicamente collusi, che non vogliamo guardare in faccia la realtà, che temiamo al punto di essere sottomessi all'arbitrio o alla violenza di chi sta imponendo uno stato islamico all'interno del nostro traballante stato sovrano».
Parole, come si vede, attuali che paiono scritte dopo la tragedia del giornale satirico francese.
Parole che in primo grado i giudici avevano ritenuto non censurabili perché frutto delle legittime opinioni di Allam.
Ora il giudizio cambia e arriva la condanna. Nel pezzo Allam faceva anche i nomi e i cognomi di chi sosteneva le tesi dell'Islam più radicale e aveva chiamato in causa l'Ucoii: non c'è «alcun dubbio che nelle moschee e nei siti islamici dell'Ucoii e di altri gruppi islamici radicali si legittimi la condanna a morte degli apostati e dei nemici dell'Islam». Sarebbe questo il punto controverso che avrebbe portato alla condanna di Allam: per i magistrati non si tratterebbe di libertà di critica ma di diffamazione.
«La verità - spiega al Giornale l'avvocato Luca Bauccio, legale dell'Ucoii- è che Allam ha scritto il falso. Non è vero che l'Ucoii dia una qualche forma di copertura alle tesi dell'Islam più violento. Anzi, l'Ucoii è l'unica associazione di matrice islamica che abbia firmato la Carta dei valori e ammessa alla Consulta dell'Islam».
Il tema è difficile e scivoloso, ma certo Allam è uno degli opinionisti più acuti e duri nei confronti dell'Islam. E della minaccia che oggi le schegge militarizzate del jihidaismo rappresentano per l'Italia.
L'articolo incriminato si concludeva con una domanda angosciante che otto anni dopo è ancora lì, pesante come un macigno:
«Continueremo a imitare lo struzzo votato al suicidio nell'attesa che i terroristi islamici attuino la loro giustizia qui a casa nostra?»
Un quesito che Allam rilancia oggi:
«Io racconto la realtà dell'Islam che i tanti commentatori politically correct non vogliono sentire: l'Islam è incompatibile con la nostra democrazia e la nostra civiltà. In gioco non c'è solo la mia libertà di parola, ma quella di tutti noi».
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Ultima modifica di salvo.gerli; 12-01-15 alle 12:47
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non deve passare dalla censura ma ciò non esclude comunque che quanto pubblicato non debba calunniare, istigare alla violenza o comunque essere difforme dalla Legge italiana.
la libertà di pensiero ha un preciso confine: i diritti altrui. Concetto molto difficile, ostico che diviene impossibile da comprendere per il nostro destrume perchè quest'ultimo è convinto che gli altri, razze inferiori, non abbiano i nostri diritti.
per cui continuiamo a leggere simili, penosi, thread dove l'ignoranza attacca la legge.
Le plus grand soin d’un bon gouvernement devrait être d’habituer peu à peu les peuples à se passer de lui.