“South Stream”: Europa alla rincorsa del sogno perduto

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Alla fine del 2014 Vladimir Putin ha annunciato la chiusura del progetto South Stream. La nuova priorità di Gazprom russa adesso è la Turchia. Ciò spiega la decisione di Gazprom di acquistare la società turca che vende il gas. In tal modo il colosso russo sta forzando il progetto turco, restringendo così le prospettive del progetto europeo di “Corridoio meridionale”.


Nell’ambito di South Stream la maggior parte delle spese era a carico della Russia. Il totale dell’investimento era stimato attorno a 15 miliardi di dollari. Anche i partner della Russia hanno investito parecchio. Per esempio, la Bulgaria ha speso alcuni milioni di euro. Non sembrerebbe tanto se rapportato al costo complessivo del progetto, ma Bulgaria ha perso il transito del gas che le poteva fruttare da 400 a 700 milioni di euro all’anno. Per un paese povero non è poco. Eppure l’analista del gruppo d’investimento “Nord Capital”, Roman Tkachuk, dice che non tutto ancora è stato perso.
In questo momento, infatti, le forniture alla Turchia sembrano più convenienti. Tuttavia, nelle ultime settimane vediamo un certo attivismo da parte della Commissione europea. Il presidente della Commissione si è recato a Mosca. Evidentemente l’Europa sta cercando di spiegare a Mosca la sua posizione. La Commissione europea sta cercando di far credere che non sia contraria alla realizzazione di South Stream. Bruxelles vuole semplicemente avere delle concessioni, per esempio, avere una quota di questo progetto. È chiaro che l’Europa vuole rianimare la costruzione del gasdotto.
La vicenda di South Stream ha avuto molta importanza per la strategia di sviluppo di Gazprom. Si è saputo che l’eccessiva politicizzazione del progetto, voluta dall’Unione Europea, alla fine gioca contro l’Europa. La parte russa voleva garantire la sicurezza delle forniture e stava facendo per questo tutto il possibile. South Stream era considerato un elemento fondamentale di questa strategia. Gazprom puntava sullo sviluppo della rete di distribuzione. Ma non solo. Il progetto poteva creare almeno 100 mila nuovi posti di lavoro che per l’Europa, dove stanno crescendo i tassi di dosoccupazione, non sono una cifra indifferente. Le banche europee potevano partecipare con i loro finanziamenti garantiti da Gazprom. Eppure la decisione di Bruxelles di aderire alle sanzioni contro Mosca ha scompigliato tutte le carte, inducendo Gazprom a rivedere la sua liena strategica. Dice l’esperto dell’Unione russa dei produttori di petrolio Rustam Tankaev:
Adesso Gazprom è disposta a vendere il gas al confine dell’UE. È cambiato anche il sistema di formazione dei prezzi. Se nel passato era basato su contratti di lunga scadenza, quando i prezzi del gas erano legati a quelli del petrolio, adesso Gazprom ha deciso di applicare il sistema usato dall’UE, cioè venderà il gas attraverso i hub e le borse, evitando così i numerosi problemi nei rapporti con i paesi di transito. Ora toccherà all’UE risolvere questi problemi.
Oltre a tutto il resto, l’Europa ha perso 20 miliardi di dollari che potevano essere investiti. Tutto ciò ha indotto la Commissione europea a cercare dei modi per attenuare le conseguenze della chuisura di South Stream. Il progetto alternativo sarebbe quello di Corridoio meridionale del gas. Tuttavia Bruxelles non ha soldi per questo progetto, mentre il gas per il nuovo gasdotto esiste soltanto sulla carta. L’Europa conta sull’Azerbaigian, ma Baku non è in grado di soddisfare il crescente fabbisogno dell’UE, spiega Rustam Tankaev.
Sono curioso di vedere come si comporterà l’Unione Europea. Bruxelles, naturalmente, non può rassegnarsi alle conseguenze, negative, della chiusura di South Stream. Vorrebbe continuare a vivere in pace, piuttosto che cercare freneticamente una via d’uscita dalla situazione che ha creato con le proprie mani.
Il “Corridoio meridionale” prende il posto di “Nabucco”, vecchio progetto europeo. La quantità di gas che si intende trasportare non è paragonabile a quella che proponeva il South Stream della Russia. Ma non solo. Il corridoio tecnologico creato per il progetto europeo ora potrebbe essere usato da Gazprom per la costruzione del cosiddetto Turkish Stream. I gasdotti che partiranno dalla Russia e dall’Azerbaigian arriveranno fino al confine dell’Unione Europea, e tutto il gas sarà venduto in borsa. Per Bruxelles ciò significa la necessità di investire nella costruzione dei gasdotti di collegamento. Il recupero dell’investimento potrebbe richiedere dei decenni.

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