Sprint del franco sull’euro, toccati i massimi da un anno
Dopo un periodo di relativa tranquillità, nell’ultimo mese sprint sull’onda dei timori di un ritorno dell’inflazione - Markov: «Aziende elvetiche avvantaggiate in questo momento di boom delle materie prime»
Il franco svizzero sta correndo, e nei confronti della moneta unica europea ha toccato venerdì 1,0660, ossia il massimo dallo scorso mese di novembre. Questo rafforzamento arriva proprio in un momento difficile per l’industria svizzera, confrontata con un boom dei prezzi delle materie prime. Ma paradossalmente, secondo gli esperti, potrebbe addirittura aiutare le piccole e medie imprese elvetiche.
Ricerca di monete rifugio
Quali sono le ragioni alla base del rafforzamento? Lo abbiamo chiesto a Nikolay Markov, economista della Pictet Asset Management di Ginevra. «Il franco - spiega - si è apprezzato soprattutto da un mese a questa parte, a causa dei timori globali di inflazione, e quindi gli investitori si rivolgono ai beni rifugio. In questo caso l’oro ha corso poco, vista anche la propensione degli investitori a puntare sulle monete alternative come le criptovalute, per avere asset decorrelati dall’evoluzione dei prezzi, e sulle monete considerate forti, come appunto il franco svizzero,
il quale ha sentito molto la pressione anche perché la BNS sta intervenendo sempre meno sul mercato dei cambi per frenare la forza della moneta elvetica».
«Infatti - prosegue -
il totale dei conti giro presso la BNS a fine settembre è addirittura diminuito, e quindi
in quel mese non ci sono stati praticamente interventi, e ce ne sono stati
molto pochi anche in ottobre. In totale, nel secondo trimestre ci sono stati
interventi per 5,4 miliardi di franchi, ma non è stato il caso nel terzo trimestre. Penso che questo dimostri la volontà della BNS di diminuire gli interventi per evitare la soglia di mille miliardi delle riserve di monete estere,
a cui siamo vicini, con 940 miliardi, per evitare un dibattito sulla taglia del suo bilancio».
«Inoltre - spiega ancora Markov - secondo il modello della BNS l’euro-franco ora ha raggiunto una valutazione giusta, dato che si trova a 1,07. Per questo la BNS non dice più che è «sopravvalutato», ma dice che «evolve ad un livello elevato», e quindi non c’è bisogno di intervenire.
Inoltre l’euro adesso per la BNS è meno importante, perché la sua quota sul totale delle riserve è diminuito, ed è uguale a quella del dollaro. Quindi in futuro la BNS dovrebbe intervenire un po’ meno quando il franco si rafforza nei confronti dell’euro, mentre interverrà di più se si rafforza nei confronti del dollaro. Questo corrisponde ad una strategia voluta dalla BNS».
Euro meno importante
«Anche sull’export - rileva - l’euro è meno importante, visto che i prodotti svizzeri sono a forte valore aggiunto e quindi sono poco toccati dal cambio, e l’industria si è ristrutturata, diventando più resistente nei confronti della forza del franco».
«Grazie a tutto questo - aggiunge -
la BNS ha la possibilità di normalizzare i suoi tassi prima della BCE, e secondo il nostro scenario di base nella seconda metà del 2022 potrebbe ridurre i tassi negativi. Infatti ora non ci sono praticamente argomenti per evitare questo passo: la forte crescita economica che ci sarà quest’anno e il prossimo anno, grazie alla quale abbiamo già recuperato i livelli prepandemia, sarà superiore al sentiero potenziale di espansione, provocando una pressione al rialzo dell’inflazione, che secondo le nostre previsioni l’anno prossimo dovrebbe superare l’1% nella media di lungo periodo, attestandosi all’1,3% in media».
Meno costi di produzione
«Per giunta - precisa -
la forza del franco aiuta le PMI, perché quando i prezzi all’importazione esplodono, una moneta forte limita la crescita dei costi di produzione, e la Svizzera è toccata dai problemi di approvvigionamento, ma non più di altri Paesi. Comunque, noi prevediamo un indebolimento del franco a fine del 2022, grazie alla ripresa economia europea e a una riduzione del differenziale dei tassi. L’euro-franco dovrebbe risalire a 1,12».