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    Arrow Argentina: proteste degli Indignados al grido di “io sono Alberto Nisman”


    L’autopsia sul cadavere del procuratore Alberto Nisman non ha rilevato alcun “intervento esterno”: la tesi ufficiale continua a essere quella del suicidio. Non si esclude, però, che il magistrato possa essere stato “indotto” a uccidersi. Intanto, in Argentina si diffonde la protesta al grido di “Yo soy Nisman”. Morte sospetta

    Sono passati 20 anni dall’attentato più sanguinoso mai avvenuto in Argentina, 85 morti alla mutua ebraica di Buenos Aires in seguito all’esplosione di un furgone Renault infarcito con 600 libbre di esplosivo. Dopo 20 anni, a quel tragico bilancio si è aggiunta un’altra vittima. Tuttavia, i medici che hanno eseguito l’autopsia sul corpo del Procuratore Nisman, che 5 giorni fa ha scosso l’Argentina con le accuse rivolte a Cristina Kirchner (ancora fortemente sospettata di aver insabbiato le responsabilità iraniane rispetto all’attentato del 1994), escludono che la sua morte sia qualcosa di diverso da un suicidio. Questa indagine, però, è tutt’altro che chiusa. “Sarà da verificare se ci fosse alcun tipo di incentivo o istigazione attraverso minacce” ha dichiarato Viviana Fein, magistrato incaricato di far luce su una morte più che sospetta. Indagini

    Innanzitutto, intervistata dal canale televisivo Todo Noticias, la Fein ha rilevato che “la pistola ritrovata accanto al cadavere di Nisman non era di Nisman ma di un suo collaboratore che gliela aveva prestata”. Il procuratore Fein ha aggiunto che la porta del bagno, all’interno del quale Nisman è stato ritrovato, era chiusa dall’interno, invece, la porta dell’appartamento non presentava segni di scasso. Nessun indizio porta a pensare a una rapina, ha inoltre precisato sempre la Fein. Insomma, più domande che risposte al momento.
    Oltre che sotto la pressione del governo argentino, Nisman viveva in uno stato di costante minaccia: ragionevoli sospetti fanno pensare che fosse interessata alla sua morte, in primo luogo, l’intelligence iraniana. Per questo la scorta del procuratore era formata da 10 agenti federali. Il ministero degli Interni argentino non ha ancora precisato dove fossero al momento della morte di Nisman. Un funzionario del ministero che ha scelto di restare anonimo, intervistato dal The Guardian, ha reso noto che agli agenti non è mai stata assegnato il compito di monitorare l’interno del condominio in cui abitava il procuratore più minacciato del paese. “Io sono Nisman”

    Alle parole di rito pronunciate da Cristina Kirchner e dal suo ministro degli Esteri Timerman, entrambi al centro delle indagini di Nisman, l’Argentina degli Indignados ha risposto scendendo in piazza. “Basta abusi”, “Cristina killer”, “io sono Nisman” gli slogan dei manifestanti che hanno scosso la capitale argentina, a partire da Plaza de Mayo, luogo simbolo delle lotte dei familiari dei desaparecidos. Nelle sue ultime apparizioni pubbliche Nisman appariva sicuro e fiducioso. La sua morte è avvenuta lo stesso giorno in cui avrebbe dovuto formalizzare le sue accuse nei confronti del Presidente Kirchner.

    Scritto da: Guglielmo Sano
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  2. #2
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    Predefinito Re: Argentina: proteste degli Indignados al grido di “io sono Alberto Nisman”

    Citazione Originariamente Scritto da POL Visualizza Messaggio
    Oltre che sotto la pressione del governo argentino, Nisman viveva in uno stato di costante minaccia
    tant'è vero che rifiutò la scorta.

    Pochi giorni fa il giudice Nisman, che indagava anche sulla presidente argentina Cristina Fernández de Kirchner in relazione a due attentati è stato trovato senza vita. La scena del delitto presenta alcune stranezze e incongruenze.
    Media internazionali, opposizione di destra argentina e comunità ebraica di Buenos Aires non ci hanno messo molto a emettere il verdetto: a far uccidere lo scomodo giudice che indagava su di lei e sui suoi presunti complici – agenti iraniani o di Hezbollah – non può che essere stata lei, l’odiata Cristina.
    Se così fosse la Kirchner avrebbe commesso un gravissimo errore, facendo di se stessa la prima – e finora unica – sospettata. Il “cui prodest” che è spesso l’unico principio guida dei complottisti - ingenui o in malafede, fa poca differenza – la incolpa, la incastra, la inchioda al banco degli imputati.
    Ed infatti negli ultimi giorni le strade delle principali città del paese, alle prese con l’ennesima crisi economica, si sono riempite di slogan e cartelli – esemplare quello che recita “Muerte a la cretina” – contro la presidenta, gli stessi che hanno animato in questi anni le varie campagne di odio dell’oligarchia e degli ambienti reazionari argentini contro Cristina Fernandez de Kirchner. Rea di aver fatto uscire, assieme al marito di cui ha preso ad un certo punto il posto, il paese dal cortile di casa statunitense, di averlo sottratto al tallone del Fondo Monetario Internazionale, di averlo condotto su posizioni di politica estera indipendenti dai blocchi imperialisti avvicinando l’Argentina ai paesi dell’Alba. Che Cristina sia senza macchia è difficile dirlo, ma le leggi e i provvedimenti contro alcuni dei più brutali torturatori dell’epoca della dittatura militare parlano da soli. Così come il crescente allontanamento del governo di Buenos Aires dai diktat di Israele e dagli interessi dell’influente comunità ebraica locale. Si spiega quindi, al di là, del caso Nisman, la campagna che la parte più reazionaria e oltranzista de la comunidad judia di Baires sta conducendo contro la Kirchner, di cui vengono chieste le immediate dimissioni.
    Ma la realtà è che per ora, al di là di alcune incongruenze – alcune reali, altre inventate dai quotidiani dell’oligarchia, il Clarìn e la Naciòn, di proprietà dei suoi nemici politici – di quello che è accaduto al giudice Nisman non si sa molto. Nessuno sa se Nisman si sia suicidato o sia stato assassinato.
    Fatto sta che, Viviana Fein, il Pubblico ministero incaricato delle indagini, ha affermato che “nella morte di Alberto Nisman non sono intervenute terze persone”. Esattamente quanto afferma il referto finale dell’autopsia. Nisman è stato trovato senza vita alle 22 di domenica scorsa all’interno del suo appartamento, in un edificio controllato da una decina di agenti di polizia e guardie del corpo, con accanto al corpo un’arma che pochi giorni prima aveva chiesto lui stesso ad un collaboratore della procura. Un primo esame ha però rilevato che non ci sarebbero tracce di polvere da sparo sulle sue mani. I dubbi sulla morte del magistrato, per ora quindi permangono. Certo, viene da commentare che se anche il capo dello stato argentino o i servizi iraniani avessero avuto intenzione di togliere di mezzo “lo scomodo procuratore”, avrebbero avuto a disposizione una discreta gamma di strategie per dare meno nell’occhio; bastava minarne la credibilità, rimuoverlo dal suo incarico e tanto altro ancora.
    Ma a quanto pare Nisman non era poi così “scomodo” come ora appare dalle agitate cronache dei media mainstream. La tesi di Nisman era che il governo argentino aveva accordato l’immunità a quello iraniano, ritenuto da alcuni ambienti responsabile della strage all’Amia, in cambio di un prezzo di favore sulle forniture petrolifere. Ma l’ex segretario generale dell’Interpol dal 2000 al 2014, Ronald Noble – uno statunitense, non certo un amico o un complice dell’Iran o dei Kirchner – ha più volte affermato che le tesi sostenute da Nisman erano prive di fondamento e palesemente false, smentendo tra l’altro – come invece affermato dal procuratore trovato morto domenica – che il governo avesse avuto intenzione di cancellare i mandati di cattura emessi a suo tempo contro alcuni sospetti di nazionalità iraniana. Giorni fa il giudice incaricato del processo Amia, Canicoba Corral, aveva affermato che “la denuncia di Nisman ha scarso o nullo valore probatorio. Si basa solo su alcune dichiarazioni dell’intelligence (con la quale Nisman aveva uno stretto legame, così come con l'ambasciata statunitense ndr). Scrissi al procuratore che avrebbe dovuto andare più a fondo sulla pista iraniana, perché le sue prove erano basate esclusivamente sui rapporti dei servizi segreti (…) Ora mi accorgo che non ha fatto nulla di quanto gli ho suggerito e che ha passato gli ultimi quattro anni a stilare una denuncia senza neanche informare i giudici”.
    Era in questa situazione affatto comoda che Nisman avrebbe dovuto affrontare una audizione al Congresso per informare il parlamento sull’evoluzione dell’inchiesta e per presentare un atto d'accusa nei confronti della presidente Kirchner e del ministro degli esteri Hec*tor Timer*man, lungo ben 300 pagine ma dai più definito inconsistente.
    Sabato scorso chiese a un suo collaboratore di prestargli una pistola “per ragioni di sicurezza” non meglio specificate, che poi è la calibro 22 con la quale si è apparentemente sparato alla testa.
    Ma non presentò alcuna denuncia formale per una eventuale minaccia nei suoi confronti e addirittura rifiutò l’offerta da parte della Procura di aumentare il dispositivo di sicurezza che lo proteggeva. Segno che non era una eventuale minaccia esterna a preoccuparlo.
    Da parte sua Cri*stina Kirch*ner ha denun*ciato l’uso poli*tico e strumentale della morte del procuratore ed ha ordi*nato alla dire*zione dei servizi di intel*li*gence di rendere pubblici tutti i docu*menti relativi all’attentato all’Amia.
    Il gior*na*li*sta d'inchiesta Hora*cio Ver*bi*tsky ed altri media indipendenti, invece, invitano ad appuntare l'attenzione sui rapporti tra una parte della magi*stra*tura argentina e alcuni elementi dell'intelligence di Buenos Aires legati ai ser*vizi di Washington e di Tel Aviv. Tra questi quell'agente Jaime Stiuso, rimosso di recente dalla Kirch*ner - insieme ad un altro folto gruppo di membri dei servizi segreti argentini ereditati dai tempi della dittatura militare di estrema destra - e definito da molti come una sorta di padrino di Alberto Nisman.
    Argentina: il procuratore Nisman trovato morto, la destra si scatena - contropiano.org

 

 

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