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L’Africa cristiano-cattolica contro l’omosessualità: “non è un diritto umano”
di Laura Bruzzaniti (laura.bruzzaniti@gmail.com)
africa-cristiana.jpgIn Burundi le relazioni omosessuali diventano un reato. Una modifica del codice penale, votata alla fine di aprile, ha introdotto la pena fino a due anni di carcere per le relazioni consensuali tra adulti dello stesso sessso. Oltre sessanta organizzazioni africane e internazionali hanno chiesto al Presidente del Burundi, Nkurunziza, di cancellare immediatamente le nuove norme, che costituiscono una violazione dei diritti umani.
Improbabile che il Presidente presti ascolto alla richiesta. Del resto – come ricorda Human Rights Watch- la sua posizione sulla questione “omosessuali” il Presidente l’aveva espressa chiaramente già lo scorso gennaio, quando in un’apparizione televisiva aveva definito l’omosessualità “una maledizione”.
Secondo Scott Logn, direttore del Lesbian, Gay, Bisexual and Transgender Rights Program di Human Rights Watch, “Il Burundi ha fatto un deludente passo indietro rendendo legale la discriminazione. Il Governo ha utilizzato argomenti come la ‘tradizione’ e la ‘cultura’ per giustificare questa azione repressiva, ma non c’è argomento che possa giustificare la violazione dei diritti fondamentali“. Tra questi il diritto alla privacy, garantito dalla stessa Costituzione del Burundi e che il Paese si è impegnato a difendere firmando accordi internazionali come il Patto internazionale sui Diritti Civili e Politici e la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo.
omosessualita_1.jpgLe cose non vanno meglio in Nigeria - altro paese africano a maggioranza cattolica come il Burundi - dove procede l’iter per l’approvazione di una legge contro i matrimoni omosessuali. Legge inutile, a prima vista, perché in Nigeria il matrimonio è possibile solo tra persone di sesso diverso. Utile, però, a rafforzare la repressione, perché permetterebbe di punire con il carcere fino a tre anni “persone dello stesso sesso che vivono insieme come moglie e marito”. Carcere previsto anche per chi “è testimone, incoraggia o aiuta” relazioni di questo tipo. Quindi, sotto la spoglia della legge sui matrimoni si nasconde una legge che, se approvata, permetterebbe di violare la privacy di chiunque sia sospettato di intrattenere una relazione omosessuale e di mandare in galera gli attivisti dei diritti umani con l’accusa di incoraggiare le relazioni omosessuali.
In Etiopia invece lo scorso dicembre alcuni leader religiosi ortodossi, protestanti e cattolici si sono riuniti nella capitale ed hanno adottato una risoluzione nella quale chiedono al parlamento di vietare le attività omosessuali con una apposita norma costituzionale.
La legge etiope già prevede il carcere fino a sei mesi per l’omosessualità, ma contro pratiche definite “l’apice dell’immoralità” una semplice legge ordinaria non basta, sostengono i religiosi. Ci vuole qualcosa di più efficace, bisogna modificare la costituzione. E i diritti umani? “Qui non crediamo che l’omosessualità sia una questione di diritti umani” pare abbia detto proprio in quell’incontro il rappresentante di United for Life Ethiopia, un’organizzazione non governativa cristiana antiabortista che difende i diritti degli unborn babies, i bambini non nati.
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