La dolce vita di Lenin al sole di Capri - IlGiornale.it

di Gennaro Sangiuliano

Sono oltre cento i documenti dedicati a Vladimir Ilich Uljanov, universalmente conosciuto come Lenin, il grande capo bolscevico teorico e leader della Rivoluzione d’ottobre, conservati ai National Archives di Londra. Si tratta di documenti dell’MI-5, il servizio segreto militare britannico, del Foreign office (il ministero degli Esteri), di note di Scotland Yard, la polizia del Regno unito.



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I primi risalgono all’agosto 1907, gli ultimi sono datati 1915, a Prima guerra mondiale iniziata, quando Lenin si apprestava a dare la spallata alla monarchia zarista.

Per otto anni gli inglesi seguono sempre con maggior attenzione l’ascesa politica del rivoluzionario russo, esule in Occidente, la cinica determinazione con cui elimina i concorrenti in seno al partito bolscevico. Chi immagina che la Rivoluzione d’ottobre sia stata pianificata in qualche officina, tra proletari e indigenti pronti a impugnare la bandiera dell’eguaglianza sociale, non conosce la storia.
Nell’agosto 1909 prende il via la cosiddetta «Scuola di Capri», sintesi della vera sigla: «Scuola della tecnica rivoluzionaria per la preparazione scientifica dei propagandisti del socialismo russo». Lenin e Gorkij, al di là della retorica rivoluzionaria e degli appelli alle masse, sapevano bene che la rivoluzione sarebbe stata fatta da un’élite intellettuale di provenienza borghese, se non addirittura aristocratica. Come gli illuministi avevano imposto una sorta di egemonia attraverso l’Enciclopedia francese, che aveva ispirato le idee della Rivoluzione giacobina, così i «capresi» puntavano a guadagnare, attraverso una «Enciclopedia dei lavoratori», quel consenso che avrebbe preparato la Rivoluzione proletaria.

Così, tra il 1908 e il 1910 Lenin trascorse due periodi a Capri, già a quel tempo riconosciuta come «la perla del Mediterraneo», un paradiso avulso dalle sofferenze del mondo, un luogo che dall’epoca dei grandi imperatori romani era meta di nobili e teste coronate in fuga dagli affanni del potere.
Quando Lenin arriva a Capri da poco si erano spenti gli echi della vicenda di Friedrich Alfred Krupp, il «re» dell’acciaio tedesco, il più ricco industriale dell’epoca, non solo in Germania ma in tutto il mondo, suicidatosi dopo che la stampa aveva denunciato i suoi «incontri» con giovinetti capresi. La Capri degli inizi del nuovo secolo è l’intreccio di ricche élite multinazionali, accomunate dall’agiatezza e dalla ricerca di suggestioni intellettuali. A Villa Discopoli soggiornava lo scrittore Rainer Maria Rilke, mentre la splendida Villa Lysis era la residenza del ricchissimo conte francese Jacques d’Adelsward Fersen, rampollo di un’altra dinastia industriale, allontanato dai salotti parigini per via della sua dichiarata omosessualità. Lo scrittore inglese di origini polacche Joseph Conrad vi aveva trascorso un periodo, come pure Norman Douglas e Oskar Kokoschka.

In questo contesto, perfettamente integrata nelle abitudini aristocratiche del luogo, si era sedimenta una colonia russa. Maksim Gorkij si era stabilito a Capri ai primi di novembre 1906. Pochi giorni prima, il 26 ottobre, era sbarcato a Napoli dal transatlantico «Princess Irene» proveniente da New York, insieme a Maria Fjodorovna Andreeva e a Nicolaj Burenin, un ricco borghese di San Pietroburgo convertito al marxismo. Accanto allo scrittore gli elementi di spicco della colonia caprese erano Aleksandr Aleksandrovic Bogdanov, all’epoca il più temuto avversario interno di Lenin che per un certo tempo gli avrebbe conteso la leadership politica, quindi Anatolj Vasilevic Lunacarskij, futuro commissario dell’Istruzione (una sorta di ministro) dei primi governi sovietici e Vladimir Bazarov Rudnev, economista teorico della Nep (Nuova economia pianificata). Sarebbero stati invitati anche altri protagonisti della Rivoluzione come Aleksinskij, Rozkov, Skorcov-Stepanov, Desnickij e Pokrovskij.

I documenti inglesi, alcuni dei quali recano ancora il timbro «secret», raccontano alcuni spezzoni del Lenin caprese. Gli agenti segreti britannici sono soprattutto interessati ai suoi rapporti con l’aristocrazia prussiana che frequenta l’isola. Morto Alfred Krupp, la figlia Bertha (quella che darà il nome al famoso cannone della Grande guerra) comincia a frequentare Capri, incrocia con lo splendido panfilo «Germania» davanti ai Faraglioni. Le crociere della famiglia Krupp nel Golfo di Napoli ospitano spesso il generale Paul von Hindenburg, futuro presidente del Reich, allora esponente di spicco dello Stato maggiore militare tedesco. Probabile che proprio a Capri, secondo gli inglesi, siano iniziati quei rapporti segreti tra i bolscevichi e la Germania imperiale che avrebbero portato il kaiser a finanziare la rivoluzione e a consentire a Lenin di raggiungere la Russia per scatenare la Rivoluzione.

La vita di Lenin a Capri è una vita dolce in una delle ville più belle dell’isola, curato da una vasta servitù. Prima di giungere aveva scritto all’amico Gorkij: «L’idea di venire a trovarvi a Capri è davvero una deliziosa tentazione, diamine! Mi avete dipinto un quadro così attraente che ho deciso definitivamente di venire, e cercherò di portare mia moglie con me». La sua presenza resterà legata soprattutto a una sequenza fotografica, una serie di scatti destinati a entrare nella storia, che lo ritraggono mentre gioca a scacchi sulla terrazza di Villa Blaesus. La partita fu giocata nei primi giorni del soggiorno sull’isola, nel tentativo, forse, di allontanare le dispute ideologiche e costruire un clima amichevole. Anche se Lenin affermerà: «Tra gli uomini non può esistere alcun tipo di rapporto configurabile come “amicizia” che esuli dai rapporti politici, di classe e materiali». E, infatti, lo sguardo di sfida che accompagna l’attenzione con cui i due giocatori osservano la scacchiera lascia intravedere una più complessa partita, quella per l’egemonia culturale della nascente forza rivoluzionaria. Le foto furono scattate dal giovane Jurij Zeljabuzskij. Era il figlio di primo letto di Maria Andreeva, la compagna di Gorkij.

Questi scatti, a parte il valore storico, diranno molto di più di ogni altra dotta analisi sui caratteri dell’élite rivoluzionaria bolscevica. La scacchiera è poggiata su un tavolino e i giocatori siedono su poltroncine di vimini, Lenin indossa il cappello a bombetta, forse perché la giornata primaverile è ancora fredda. L’intero gruppo degli ospiti osserva la partita come se volesse conoscere gli esiti di una fondamentale disputa. Oltre a Lenin, Bogdanov, Bazarov e Gorkij, nella foto sono riconoscibili l’editore bolscevico Ivan Ladyznikov, stretto collaboratore Aleksej Maksimovic, che aveva curato la pubblicazione a Berlino del romanzo La madre. In piedi, massiccia nella corporatura, la moglie di Bogdanov, Natalja Bogdanova Malinoskaja, che si occupò a lungo dell’organizzazione logistica della «Scuola di Capri». Le foto furono più volte ritoccate per ordine di Stalin, man mano che col terrore si decideva di eliminare qualcuno. Sparirà soprattutto l’economista Vladimir Bazarov Rudnev, condannato nel 1930 in uno dei processi che agiteranno la stagione delle purghe.

La dolce vita comunista è descritta nei documenti britannici fra gite in barca, escursioni sul Vesuvio e a Pompei, battute di pesca. A volte per la sua eleganza Lenin passa per un ricco tedesco o un inglese, i modi sono garbati ma distaccati. Le dispute con i compagni non sono solo ideologiche: a Capri viene spartita una parte del bottino della famosa rapina al treno blindato di Tiflis, organizzata da Stalin, che rese ricchi i bolscevichi. Una volta al potere, al Cremlino, Lenin diventerà un collezionista di orologi di lusso e di automobili. Nel 1907 i rivoluzionari comunisti erano lontani dal potere e dal sangue, apparivano piuttosto ricchi aristocratici in vacanza.