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  1. #1
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    Predefinito 'Ndrangheta, i boss: "Le coop rosse ci hanno tradito"

    'Ndrangheta, i boss: "Le coop rosse ci hanno tradito"

    I tentacoli della malavita: si spalanca un nuovo fronte
    di Gilberto Dondi




    A destra, Nicolino Grande Aracri, boss di Cutro
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    Bologna, 31 gennaio 2015 - Quali rapporti aveva il clan calabrese Grande Aracri con le cooperative rosse in Emilia Romagna? Anche a questa domanda vogliono dare una risposta i magistrati della Dda di Bologna, titolari della maxi inchiesta Aemilia che nei giorni scorsi ha portato all’arresto di oltre 160 persone affiliate o fiancheggiatrici della ’ndrangheta.La più importante indagine sulla criminalità organizzata mai fatta in regione cercherà di capire se ci fossero legami fra le ’ndrine e le coop.
    È lo stesso procuratore capo Roberto Alfonso a spiegarlo: «Gli uomini del clan cutrese erano convinti che, dopo anni di collaborazione, ci fosse a Reggio Emilia un’operazione da parte delle cooperative per espungerli dai settori economici loro tradizionalmente affidati, cioè edilizia e movimento terra. Per questo ingaggiarono una battaglia politica e mediatica, utilizzando il consigliere comunale di Forza Italia Giuseppe Pagliani. Non sappiamo se i rapporti fossero veri o fossero invece solo una millanteria dei malavitosi, ma ovviamente faremo accertamenti anche su questo aspetto. Per ora di questi rapporti non sono emerse evidenze indiziarie».
    Siamo nel marzo 2012 e Pagliani (oggi non più consigliere e arrestato per concorso esterno all’associazione a delinquere di stampo mafioso) incontra a cena a Reggio Emilia alcuni esponenti del clan che gli espongono il problema. Ci sono state nei loro confronti misure di prevenzione del prefetto e si è scatenata la campagna antimafia della presidente della Provincia Sonia Masini del Pd, la rivale politica di Pagliani. Il quale, dopo la cena, parla (intercettato) al telefono con la fidanzata. Il dialogo è riportato nell’ordinanza del gip Alberto Ziroldi: «(I calabresi) mi hanno raccontato – dice Pagliani – testimonianze pazzesche... sulle tangenti che le coop si facevano dare da loro per raccogliere dei lavori... guarda che le cooperative rosse sono una mafia schifosa... ho saputo più cose stasera che in 10 anni di racconti sull’edilizia reggiana. Perché questi sono la memoria degli ultimi 30 anni di edilizia a Reggio. Hanno costruito tutto loro. Tutto eh... Dove non eravamo manovali eravamo piccoli imprenditori... dove non eravamo appaltanti delle cooperative eravamo subappaltanti...». Insomma i boss si lamentano perché secondo loro le coop, dopo anni di collaborazione, li vogliono far fuori per accaparrarsi tutti i lavori in tempi di crisi. E con loro la sinistra. Che quindi va colpita a livello mediatico attraverso Pagliani.
    E' sempre lui a riportare alla fidanzata il loro sfogo: «Fino a ieri gli portavamo lavoro, eravamo la ricchezza di Reggio... oggi ci hanno buttati a terra, via come fossimo preservativi usati». Millanterie? Falsità? O qualcosa di vero? I pm andranno a ritroso nel tempo per capirlo. C’è un altro passaggio dell’ordinanza sulle coop. Stavolta siamo a Modena e il clan crea un solido legame con l’azienda edile Bianchini costruzioni (i cui titolari sono stati arrestati) per infiltrarsi negli appalti post sisma.
    Scrive il gip: «La Bianchini appare infatti il soggetto ideale (per saldare quel rapporto, ndr) sia per il profondo radicamento col territorio, sia per il solido legame con le cooperative, sia per le eccellenti relazioni con le amministrazioni locali». Proprio sulla Bianchini ieri è stato sentito per ore dagli inquirenti il viceprefetto di Modena Mario Ventura (come persona informata sui fatti) per capire come mai l’azienda, esclusa dalla white list, riuscisse a ottenere appalti post sisma. Sempre ieri, carabinieri e finanza hanno eseguito un blitz all’aeroporto Marconi di Bologna per sequestrare le carte di un appalto da 1,8 milioni affidato alla ditta Elledue dei fratelli Longo, che per i pm era legata a uno dei capi del clan, Giuseppe Giglio.
    di Gilberto Dondi

    'Ndrangheta, i boss: "Le coop rosse ci hanno tradito" - Bologna - il Resto del Carlino - Notizie di Bologna e dell?Emilia Romagna, di Ancona e delle Marche


    una domanda a quel maleducato servetto piddino che ha postato le sue ingiurie qui , un paio di giorni fa: e adesso , servo, come la mettiamo? ci voleva la scala a capire a chi si appoggiavano le cosche mafiose in emilia romagna?

    chi governa a reggio da SETTANTA ANNI? NONNA PAPERA O IL PCI PDS DS ED ORA PD?

    e da chi li ottenevano gli appalti le cosche, da zio paperino?

    adesso avrai almeno il coraggio di sparire per qualche mese, servo galoppino piddino, dopo la sputtanata che ti sei beccato?


  2. #2
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    Predefinito Re: 'Ndrangheta, i boss: "Le coop rosse ci hanno tradito"

    Ma lo sanno tutti che la coop sei tu; lo dice anche la littizzetto.

  3. #3
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    Predefinito Re: 'Ndrangheta, i boss: "Le coop rosse ci hanno tradito"

    Citazione Originariamente Scritto da yure22 Visualizza Messaggio
    Ma lo sanno tutti che la coop sei tu; lo dice anche la littizzetto.
    un momento. qui c'è un servo piddino maleducato che ha vomitato insulti a ruota libera sotenendo , spergiurando che la n'drangheta a reggio emilia e in emilia è culo e camicia con il pdl. ed adesso , che risulta acclarato ( sai che ci voleva...) che i mafiosi se la fanno con il potere costituito ( e con chi sennò, chi gli può garantire gli appalti?) ed il potere costituito in emilia da settanta anni è totalmente identificato con la sua parte politica, adesso questo vermetto è strisciato via appunto nudo come un verme.

    che piccolo mediocre servo.

  4. #4
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    Predefinito Re: 'Ndrangheta, i boss: "Le coop rosse ci hanno tradito"

    facciamo leggere anche questa ai servetti galoppini piddini:


    Choc 'ndrangheta, documenti truccati e subappalti. Aggirata per anni la white list

    Ecco i trucchi di Bianchini, appoggiato dal tecnico comunale
    di Valentina Beltrame



    Modena, 30 gennaio 2015 - Esclusa dalla white list,l’elenco prefettizio delle imprese pulite ammesse a lavorare negli appalti pubblici della ricostruzione post sisma, la Bianchini Costruzioni continuò a lavorare per il Comune di Finale Emilia. I «rimedi» per aggirare l’ostacolo sono spiegati dal giudice Alberto Ziroldi nell’ordinanza con cui arresta Augusto Bianchini, l’imprenditore 62enne di San Felice titolare dell’omonima azienda ora in concordato liquidatorio. E’ finito in manette per concorso esterno in associazione mafiosa per la sua strettacollaborazione con Michele Bolognino, pure lui in carcere, ritenuto capozona della cosca Grande Aracri per l’Emilia. L’operazione ‘Aemilia’ dei carabinieri, coordinata dal pm della Dda di Bologna Marco Mescolini, mercoledì ha portato a 118 arresti traReggio Emilia, Modena, Parma e Piacenza metà dei quali per associazione di stampo mafioso. Sono statescoperchiate le attività illecite della ’ndrangheta in Emilia: estorsioni, usura, riciclaggio dei soldi della cosca attraverso false fatturazioni e gioco d’azzardo, e il grande ‘affare’ della ricostruzione post terremoto.
    E’ qui che si inserisce la Bianchini Costruzioni. Ai domiciliari per false fatturazioni, estorsione e reati ambientali con l’aggravante del metodo mafioso, sono finiti anche il figlio di Bianchini, Alessandro, e la moglie Bruna Braga. Avrebbero contribuito ad aggirare la white list. Ma come?
    Dopo lo scandalo amianto (si scoprì che i lavori effettuati dalla Bianchini nel cratere sismico erano contaminati da eternit) il 18 giugno 2013 l’azienda non viene ammessa alla white list. Augusto Bianchini cerca quindi una soluzione per non perdere l’occasione di lavorare nelle zone rosse. Tutte le persone con le quali parlo dicono che conviene chiudere la ditta e aprirne un’altra. Ci sarà un motivo. Un’azienda per poter prendere (gli appalti, ndr) deve essere attiva da 5 anni, dice Augusto Bianchini intercettato. Da un lato l’imprenditore fa ricorso contro l’esclusione dalla lista prefettizia (che perderà) e dall’altra concretizza il progetto di costituire una nuova impresa, la Ios Costruzioni, da intestare al figlio Alessandro.
    Ed è qui che si focalizzano gli inquirenti. L’analisi dei lavoratori assunti alla Ios dimostra che sono per la maggior parte gli stessi precedentemente impiegati nella ditta del padre, di cui la nuova azienda prende l’intera eredità, compresi i favoritismi del capo ufficio Lavori pubblici del Comune di Finale, Giulio Gerrini, finito ai domiciliari per abuso d’ufficio. Malgrado la Ios esistesse da due giorni, aveva già acquisito 7 appalti pubblici dal Comune per 141mila euro. Non solo, la Ios non possiede, per i carabinieri, le caratteristiche per poter partecipare agli appalti: anzianità di 5 anni, certificazione Soa per lavori di una certa entità e iscrizione alla White list.
    Malgrado le denunce di alcuni consiglieri comunali di Lega e Forza Italia, il tecnico Gerrini affidava lavori ad aziende non iscritte all’elenco della prefettura, prima fra tutte Bianchini e Ios. Se magari non li vinci direttamente tu (gli appalti, ndr) non mi dispiacerebbe, poi oh vediamo, insomma, dice intercettato Gerrini ad Augusto Bianchini consigliandogli di prendere lavori in subappalto per essere meno esposto. Un escamotage per partecipare alla ricostruzione in modo più discreto pur non avendo i requisiti. Irregolare sarebbe per esempio l’appalto relativo all’urbanizzazione di via Rovere a Finale, dove sarebbero sorti gli edifici municipali temporanei.
    Bianchini lavorava in subappalto per Lami Costruzioni anche dopo l’esclusione dalla white list, come denunciato dal consigliere della Lega Maurizio Boetti. Gerrini rispose al politico che era la procedura, per permettere all’impresa di chiudere il cantiere e ammettendo quindi che i lavori non erano conclusi. Ma poi il documento fiscale emesso da Bianchini è stato datato 12 giugno 2013, cioè prima che l’azienda fosse esclusa dalla lista. «Tale disegno – scrive il giudice – ha tenuto al riparo la Bianchini dai pericoli di una possibile sovraesposizione salvo poi garantire l’intervento di Gerrini al momento di consentire alla società di incassare».
    Bianchini avrebbe ottenuto anche appalti diretti - seppur esclusa dalla white list per i suoi rapporti con Bolognino - come il ripristino del campo Robinson e dell’impianto sportivo di via Montegrappa. Ieri l’avvocato dei Bianchini, Simone Bonfante, ha visto Alessandro detenuto ai domiciliari: «E’ sconvolto e provato per l’arresto e per il padre in carcere. Non si aspettava tutto ciò».
    di Valentina Beltrame

    Choc 'ndrangheta, documenti truccati e subappalti. Aggirata per anni la white list - Modena - il Resto del Carlino - Notizie di Bologna e dell?Emilia Romagna, di Ancona e delle Marche

    interessante vero piddini?
    chi faceva le denunce rimaste lettera morta voi ex compagni o il centrodestra?

  5. #5
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    Predefinito Re: 'Ndrangheta, i boss: "Le coop rosse ci hanno tradito"

    questa è davvero incredibile:


    “La ‘Ndrangheta gestiva le tangenti in Emilia con le coop rosse”

    Nell’ordinanza dell’inchiesta “Aemilia” sulle infiltrazioni della’ndrangheta calabrese in Emilia Romagna aleggia un fantasma: quello delle coop. Infatti, nelle intercettazioni, alcuni dei 117 arrestati parlano dei presunti rapporti di affari tra i clan e le cooperative rosse.Un argomento sul quale esisterebbe persino un inquietante dossier. Ma su questo filone le indagini non hanno portato a provvedimenti restrittivi, e bisognerà attendere gli interrogatori dei fermati per capire se potranno esserci sviluppi.Tra le conversazioni di maggior rilievo merita menzione speciale quella del crotonese Michele Colacino, autotrasportatore,accusato di associazione di stampo mafioso, che era già stato raggiunto da un’interdittiva anticosche quando, attraverso Transcoop,aveva ottenuto appalti dalla municipalizzata dei servizi Iren,ex Enia. Colacino fa riferimento ai tempi in cui la multiutility non si era ancora fusa con quelle di Genova e Torino, e a comandare era Reggio Emilia: «Fino a quando è stato così la mia cooperativa ha sempre pilotato le gare e non ci sono stati mai problemi (…)prima che uscisse l’appalto, stabilivano assieme come fare uscire la gara (…) quindi la mia cooperativa era. avvantaggiata: sapevano sempre chi erano gli invitati e c’era sempre gente di Reggio e quindi nessuno si faceva la guerra, ognuno faceva il suo». Ma adesso, nota con rammarico Colacino, la testa dell’azienda è stata trasferita a Torino e per ottenere appaltici vorrebbe un capo come quello che aveva prima, il quale, dopo la fusione, andava dal sindaco di Reggio Emilia e gli diceva: «Ascoltami, qui noi siamo una cooperativa di 480 soci (…)abbiamo lavorato sempre qua, abbiamo fatto investimenti, cioèè una questioneanche politica, parliamo di cooperative, parliamo nella zona rossa no?». Colacino riferisce al telefono un suggerimento che avrebbe ricevuto da un anonimo “amico”: «La cosa migliore è muoversi prima, non devi aspettare che viene fuori la gara, devi muoverti prima del bando (…) quando sentivi puzza di bruciato (…) ti dovevi muovere proprio sotto l’aspetto politico a dire “oh noi una forma di tutela la vogliamo”».Tra le conversazioni terminate nell’ordinanza ci sono anche quelle del giornalista Marco Gibertini, ex volto noto di Telereggio, emittente delle cooperative reggiane. Gibertini è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e al cellulare con un suo sodale, Mirko Salsi, dice: «Loro [i calabresi, ndr] erano quelli che alle coop molto onestamente fornivano denaro contante con le famose fatture alternative, così le coop con il contante andavano a pagare le tangenti.Adesso che non hanno più da lavorare, le coop…».Nell’ordinanza “Aemilia” si ricorda che Gibertini e Salsi erano già stati oggetto dell’attenzione della procura reggiana proprio per un maxi giro di fatture false eil reimpiego dei proventi di quella attività illecita. In una delle intercettazioni agli atti Gibertini esclamava: «Solitamente le mie teste di legno sono nel Pd e dipendenti delle cooperative in pensione». Il conduttore della tv delle coop è indicato dagli inquirenti come «trait d’union tra il vertice della cellula reggiana Nicolino Sarcone e la ribalta mediatica capace di dare voce alle ragioni degli ’ndranghetisti».Un altro arrestato, l’avvocato Giuseppe Pagliani, consigliere comunale reggiano di Forza Italia, in un colloquio con la fidanzata svela quello che avrebbe appreso durante una cena con i vertici della presunta cosca appena sgominata dai carabinieri del generale Vittorio Tomasone: «Mi hanno raccontato le testimonianze pazzesche sulle tangenti che le cooperative si facevano pagare da loro per raccogliere dei lavori. Guarda che la cooperativa grossa (sic) è unamafia schifosa, con roba da processo».Pagliani, di fronte allo stupore della compagna, prosegue la sua arringa e riporta le parole della fonte, probabilmente l’organizzatore della cena: «Dove non eravamo i manovali, eravamo piccoli imprenditori, dove non eravamo appaltanti delle cooperative, eravamo subappaltanti. Cioé è difficile trovare un edificio dove non ci siano stati un po’ di cutresi a costruirlo. Fino a ieri noi gli portavamo lavoro, eravamo la ricchezza di Reggio, con tutto quello che ne concerne.Oggicihanno buttati via come se fossimo dei preservativi usati». Pagliani nella stessa telefonata spiega perché i calabresi, dopo il lungo sostegno alla maggioranza progressista,oraintendano appoggiare l’opposizione: «Vogliono usare il partito, proprio il Pdl, contro la Masini, contro la sinistra, anche per la discriminazione…». Il nemico del sodalizio è l’ex presidentedella Provincia Sonia Masini che nel 2013 con Libero aveva contestato l’iniziativa dell’ex sindaco diReggio Emilia Graziano Delrio di andare a cercare voti nella “tana del diavolo”, ovvero a Cutro (Crotone) in occasione della festa del Santissimo Crocifisso: «Io non sono mai andata a Cutro. Per scelta. Non si potrà maidirecheio sia scesaa prendere i voti laggiù. Sono stata tra i pochi a non andare». Lo ripeté ai magistrati, ma non venne ricandidata dal Pd. A questa decisione provò a opporsi: «Dissi alla direzione del Pd dell’Emila Romagna: se adesso mi tagliate fuori nonostanteabbia preso ivotinecessari nei circoli, lanciate un messaggio alla ’ndrangheta che io combattoeho combattuto. Il segretario Stefano Bonaccini, ora presidente dellaRegione,miinterruppe infastidito. Ma io quelle cose volevo proprio dirle in direzione perché stavo subendo un’incomprensibile ingiustizia».Pure l’ex assessore alla Legalità della giunta Delrio, Franco Corradini, è tranchant: «Quando conducevo le mie battaglie contro la ’ndrangheta nel mio partito c’era chi mi diceva che stavo esagerando, che facevo perdere voti e che disturbavo un’economia florida».Una commistione opaca su cui Gianluigi Sarcone, uno dei presunti membri della ’ndrina reggiana, avrebbe compilato unlibro nero.A rivelarlo è Gibertini in un’altra intercettazione:«C’aveva un dossier sulle coop, lui». Sarcone nel luglio del 2012 aveva scritto a Libero per denunciareil cambio diatteggiamento delle sinistra nei confrontideicalabresi: «Qui aReggio,insiemealla crisi, stranamenteèarrivataanchelamafia! Da un anno circaa questapartevediamo noti esponenti delle cooperative, di partito, giornali di proprietà delle cooperative, Telereggio, che fanno convegni, lamentano una mafia che fermerebbe l’economia, che fa concorrenza sleale, che ricicla denaro. (…) Tutti noi costruttori edili contrapposti alle cooperative siamo meridionali. Ma come? Quandolegru si toccavanol’una con l’altra la mafia non c’era e adesso che per vedere una gru bisogna andare alle aste giudiziarie sarebbe arrivata la mafia?».Perlo scriventela sinistra reggiana si sarebbe accorta dell’infiltrazione malavitosa solo per «un mero calcolo numerico sulle difficoltà delle cooperative (stanno implodendo dall’interno) e la scarsità di lavoro edile». A far cambiare l’atteggiamento nei confronti dei calabresi sarebbe stata la crisi e il fatto che i meridionali «siano andati a chiedere un po’ di lavoro al Comune», e questo «è evidentemente un grosso problema perle cooperative».

    "La 'Ndrangheta gestiva le tangenti in Emilia con le coop rosse"


    se tutto questo viene confermato , questa è una bomba.

 

 

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