Di primo acchito la mia posizione era parecchio simile a quella di Di Stefano.
Poi un pò ci ho riflettuto, complici alcune puntualizzazioni di Dumini.
Allora, è evidente che la Libia per l'Italia è fondamentale.
Altrettanto chiaro è che non essendo pacifisti non si possa rifiutare a priori l'idea di un intervento armato. Si dice no alle guerre che facciamo per servilismo, non a quelle che ci interessano.
Però ci sono dei però.
Vincere una guerriglia al giorno d'oggi non dico che sia impossibile, ma quasi. L'Iran (e quindi non parlo di una Nazione occidentale vincolata al rispetto dei diritti umani, parlo dell'Iran) è ormai da anni che combatte contro una guerriglia in Siria (e Iraq) e la luce in fondo al tunnel non la vede mica, anzi.
Ripeto, parlo dell'Iran, quindi anche di un'opinione pubblica non ancora totalmente occidentalizzata e pertanto capace di sopportare sia i propri morti che quelli inflitti al nemico (a differenza della nostra).
Insomma, per farla breve: il rischio di impantanarsi c'è eccome.
Non so, io sommessamente prima guarderei alle possibilità di un nuovo "uomo forte" fiduciario in loco che faccia il lavoro per noi (possibile che sia questo generale Haftar? Chissà).
Ribadisco, non certo per pacifismo, ma per realismo
Ultima modifica di Canaglia; 16-02-15 alle 18:05
Passata la buriana facciamo i conti
Sai che ho pensato la stessa identica cosa?
A me pare che lo Stato Islamico (che di comunicazione se ne intende eccome, non so che spin-doctor abbiano) stia giocando la carta della provocazione per attirarci nel trappolone.
E ho anche una mia teoria sul perché: in Libia nonostante tutto sono ancora minoranza, ci sono i due governi che si combattono, uno laico e uno islamista ma più legato ai Fratelli Musulmani.
Secondo me in caso di invasione dello straniero (noi) riuscirebbero a far passare un bel pò di gente dalla loro parte
Ultima modifica di Canaglia; 16-02-15 alle 18:19
Passata la buriana facciamo i conti
L'ISIS sulle invasioni straniere e sull'escalation dei conflitti ci campa letteralmente eh.
Siria e Iraq sono lì a dimostrarlo
Passata la buriana facciamo i conti
Maurizio Murelli oggi su FB:
"Per quelli che in Libia no: abbiamo un miliardo di euro di credito. L'ENI fa in Libia il 13% del fatturato. Inoltre: Prima del 2011 operavano in Libia oltre 100 aziende italiane, principalmente impegnate nei settori delle costruzioni, ingegneristica, impiantistica industriale e servizi collegati al settore petrolifero. Tra le principali aziende italiane ricordiamo ENI (joint venture con la National Oil Corporation), IVECO (opera in joint venture con il Ministero dell’Industria Libico per la produzione di autocarri e autobus), Agusta Westland-Finmeccanica (detiene il 50% del capitale della LIATEC, azienda che assembla elicotteri), Saipem, Salini, Impregilo, Con.I.Cos, Bonatti, Italcementi, Dietsmann, Ferretti International, Danieli, Sirti.
Dopo il 2011, la percentuale delle aziende italiane rientrate in Libia nel 2014 è stimabile al 70%. Di queste, tuttavia, solo la metà aveva effettivamente ripreso le attività produttive. Con l'attuale situazione il rischio è azzeramento".
Secondo voi perché uno come Putin (cioè, Putin!) non è intervenuto in forze direttamente in Ucraina ma ha preferito interventi coperti e mediare con le forze ribelli filo-russe locali?
Ultima modifica di Canaglia; 16-02-15 alle 18:43
Passata la buriana facciamo i conti
Cioé Salvini fino a ieri invitava al bombardamento contro i miliziani dell'ISIS e oggi se ne esce dicendo che la priorità è fare accordi sul posto per fermare gli sbarchi ed evitare di sacrificare le vite dei soldati italiani?
L'isis si nutre di caos disordine ingiustizie sociali e povertá, isis avanza solo in terre instabili perché grazie alla loro comunicazione passano per i giustizieri che rimettono ordine aiutano i disgraziati danno giustizia sociale. Fanno passar il messaggio di essere i giustizieri dei "crociati" che seminano morte con vili bombardamenti per prendersi le materie prime, di essere i giustizieri delle ricche e corrotte classi dirigenziali arabe che trascurano il popolo sunnita messo in povertà. L'attacco aereo egiziano di oggi ha solo spinto gli islamisti "moderati" avversari dell'Isis che governano Tripoli a fare un duro comunicato che accusa Al Sisi di essere un terrorista da combattere.
Cercano l'attacco occidentale in modo da dire:" ecco, i crociati vili seminano morte dal cielo per rubarci le materie prime, morte ai crociati". E tutti ad unirsi con l'Isis.
1) la formazione di una solidarietà civica.
2) la classe creativa come stato guida della società.
3) la cultura come organo del sapere e dell'influenza ideologica.
4) l'istruzione e la scienza come fonti essenziali di competitività.