Tassa sui versamenti dei contanti in banca, è giallo nel governo - Corriere.it
Si tinge di giallo l’ipotesi dell’applicazione di una tassa sul contante dopo l’indiscrezione riportata dal «Sole 24 Ore». Secondo il quotidiano confindustriale per i pagamenti oltre 200 euro il governo starebbe studiando l’introduzione di un’imposta di bollo proporzionale ai versamenti giornalieri di denaro in banca superiori a questa soglia. Il Ministero delle Finanze replica con una nota in cui in sostanza la smentisce contestando la dicitura «tassa sui contanti».
La tracciabilità dei pagamenti
Al netto delle elucubrazioni lessicali resta la volontà di incoraggiare la tracciabilità dei pagamenti in chiave anti-evasione. La prima misura dovrebbe riguardare l’obbligatorietà dal 2017 per commercianti, artigiani e professionisti della memorizzazione e la trasmissione telematica al fisco di tutti i corrispettivi giornalieri in modo da dire addio allo scontrino di carta. L’obbligo riguarderà anche la grande distribuzione e tutti i soggetti che oggi sono sul mercato con i distributori automatici. Questo sarebbe soltanto uno dei pilastri su cui poggia l’articolo 9 della delega fiscale che oltre agli scontrini e alle ricevute digitali punta anche sulla fatturazione elettronica tra privati. Da sfondo fa l’obiettivo perseguito dallo Stato - che lo sosterrà anche economicamente attraverso un credito d’imposta - di ammodernare da un punto di vista tecnologico il Paese mediante l’uso dei dispositivi elettronici come i Pos (Point of Sale) adibiti al pagamento con carte di credito e debito. D’altronde dal 1 luglio scorso è entrato in vigore l’obbligo per gli esercenti (commercianti, artigiani, professionisti) di accettare i pagamenti con i dispositivi elettronici oltre i 30 euro. Per ora non è stata prevista nessuna sanzione per gli inadempienti, anche per non penalizzare troppo i Piccoli tra la spese di installazione e di funzionamento delle “macchinette”.