Risultati da 1 a 8 di 8
  1. #1
    Mai l'altra guancia
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    Lightbulb "Renzi un anno dopo: fu vera rottamazione?"

    In un anno di governo, Renzi ha avuto la possibilità di mettere in pratica una delle sue parole d’ordine vincenti: la rottamazione della vecchia classe dirigente. Quanto lo ha fatto davvero? Esaminando gli organigrammi al vertice dei ministeri, solo in piccola parte: meno di un quinto del totale.

    È passato un anno da quando il segretario del Partito democratico Matteo Renzi ha sostituito Enrico Letta come primo ministro. Una volta diventato premier, Renzi ha avuto la possibilità di mettere in pratica una delle parole d’ordine vincenti della sua ascesa politica, quella della rottamazione, l’idea di sostituire molti politici, amministratori e burocrati inamovibili in modo da facilitare il cammino delle tante riforme economiche di cui l’Italia ha bisogno da molto tempo.
    I MANDARINI DEI MINISTERI
    Per capire se la rottamazione che aveva in mente il premier è stata messa in pratica si può guardare che cosa è accaduto negli ultimi 12 mesi alle figure di vertice dei ministeri, a quelli che Renzi spesso chiama i mandarini. Con il governo Renzi è arrivata sul sito di Palazzo Chigi l’Amministrazione trasparente e altri passi sono stati fatti per ridurre la distanza tra i cittadini e il Palazzo. Nonostante questi progressi il raggiungimento della trasparenza nell’accesso ai cv e agli incarichi ricoperti da chi è nominato a svolgere incarichi pubblici è ancora un processo in itinere. Un lavoro certosino nei meandri dei siti dei vari ministeri consente però di arrivare a una stima approssimativa del numero dei mandarini, includendo nella lista – con un margine di incompletezza – le seguenti categorie di dirigenti: capo e vicecapo gabinetto, capo dipartimento, segretario e vicesegretario generale, direttore generale, capo segreteria tecnica, capo e vicecapo ufficio, consigliere.
    Il conto assomma a 118 persone. Di queste, solo 36 (il 30,5 per cento del totale, tre mandarini su dieci) ricoprivano lo stesso ruolo già ai tempi del governo Letta. Se non è rottamazione, poco ci manca.
    C’è però da dire che tra chi ha rimpiazzato i vecchi mandarini ci sono molti che hanno fruito di un meccanismo che si potrebbe definire di porte girevoli. Molti dirigenti che durante il governo Letta erano incardinati in un ministero o in un altro incarico nello stesso ministero, con il governo Renzi si sono ritrovati a occupare una poltrona diversa ma sempre ministeriale. Se il problema di cambiare verso per davvero è che i mandarini possiedono in maniera esclusiva e custodiscono gelosamente come il più prezioso dei tesori le informazioni che consentono a un ministero di operare, allora ruotarli tra ministeri non risolve il problema. Prima di parlare di rottamazione come di una missione compiuta bisogna quindi conteggiare anche quanti si sono alzati dalla poltrona precedente per accomodarsi su un’altra poltrona in altra sede ministeriale. I dati dicono che si tratta di un piccolo esercito di altre 60 persone.

    EFFETTO PORTE GIREVOLI
    Se dunque si sommano i confermati nel loro ruolo con i fruitori di questa informale rotazione degli incarichi, la rottamazione effettiva ottenuta dal governo ne esce molto ridimensionata. Gli ingressi di extra-ministeriali negli incarichi apicali dei ministeri scendono a 22. In gran parte provenienti dalle Camere e da altri incarichi negli enti locali e altre istituzioni intermedie. E se i nuovi ingressi sono meno di un quinto del totale, viene da concludere che, malgrado gli sforzi del premier rottamatore, la ragnatela dei mandarini nei ministeri continua a essere un tema di attualità.
    CI VUOLE LA RIFORMA DELLA DIRIGENZA PUBBLICA
    Del resto, inutile stupirsi: è il modello italiano di selezione della dirigenza che produce inamovibilità. È quindi grave che la riforma della dirigenza pubblica – una riforma che crei una sola lista di idonei in luogo delle due fasce attuali, che reperisca gli idonei in funzione delle loro competenze manageriali e che leghi una parte della remunerazione dei dirigenti pubblici al raggiungimento degli obiettivi – sia da mesi impantanata alla commissione Affari costituzionali del Senato.
    Raccolta dati a cura di Vincenzo Baldassarre e Martina Tornari

    Fonte

  2. #2
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    Predefinito Re: "Renzi un anno dopo: fu vera rottamazione?"

    Ai posteri l'ardua sentenza.

  3. #3
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    Predefinito Re: "Renzi un anno dopo: fu vera rottamazione?"

    Più che rottamazione direi rivoluzione.
    Rivoluzione nel senso di cambiamento :
    Ha messo uomini suoi al posto di chi ci stava prima.

  4. #4
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    Predefinito Re: "Renzi un anno dopo: fu vera rottamazione?"

    Citazione Originariamente Scritto da yure22 Visualizza Messaggio
    Più che rottamazione direi rivoluzione.
    Rivoluzione nel senso di cambiamento :
    Ha messo uomini suoi al posto di chi ci stava prima.
    Esatto! Ecco i grandi sostituti: maria elena boschi, maria anna madia, federica mogherini (prima del trasferimento ue), roberta pinotti, beatrice lorenzin. Più che competenti, fedeli suddite...

  5. #5
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    Predefinito Re: "Renzi un anno dopo: fu vera rottamazione?"

    io direi rottamazione e rivoluzione,ma i risultati non sembrano cambiare....se leggermente
    http://www.ilforumditutti.net/ sezione anche di meteo e contest

  6. #6
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    Predefinito Re: "Renzi un anno dopo: fu vera rottamazione?"

    Certo, ha rottamato i suoi nemici e ha messo i suoi amici (e i suoi cagnolini).
    Spaghetti e pistole

  7. #7
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    Predefinito Re: "Renzi un anno dopo: fu vera rottamazione?"

    L'unica rottamazione in Italia l'hanno fatta i Fascisti della prima ora: in 3 anni hanno dimezzato il debito pubblico e portato la crescita del PIL al 10% all'anno.

    Ma queste cose è ovvio che in questa "scuola" di asini sono del tutto sconosciute !!



    << ... Tra il 1922 e il 1926 si ha un periodo di rapida espansione economica, soprattutto nel settore industriale. La produzione manifatturiera cresce del 10% l'anno, contribuendo a una forte espansione delle esportazioni. In soli quattro anni la spesa pubblica passa dal 35% al 13% del PIL. I disoccupati passano da 600.000 del 1921 a 100.000 del 1926[1]. Tramite il vigoroso taglio alle spese, unitamente all'impegno di maggiori capitali per lo sviluppo dell'economia, De Stefani riuscì a riportare il bilancio statale al pareggio. Il 2 giugno 1925 De Stefani annunciò il raggiungimento del pareggio di bilancio. ... >>

    Alberto De Stefani - Wikipedia

  8. #8
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    Predefinito Re: "Renzi un anno dopo: fu vera rottamazione?"

    100.000 disoccupati durante il Fascismo? Con la mafia di sinistra al potere mezza Italia è a spasso !!!

 

 

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