Ho appena letto un articolo di Gilioli sul jobs act
In quale carne hanno messo le mani - Piovono Rane - Blog - L?Espresso
analizziamo il contenuto del pezzo:In quale carne hanno messo le mani
A volte mi chiedo se Matteo Renzi e Angelino Alfano abbiano un'idea di cosa sia, nella vita di ogni giorno, un luogo di lavoro vero. Non credo, in onestà: il primo ha lavorato solo per il papà, prima della carriera istituzionale; il secondo dal papà è stato spedito direttamente nei giochi della politica.
Me lo chiedo di loro ma anche di tanti altri rappresentanti che in questi giorni parlano di lavoro più o meno con la stessa cognizione di causa dei vescovi che parlano di matrimonio.
Un periodo in un'azienda - meglio se privata, va bene anche nel terziario - probabilmente consiglierebbe loro maggior prudenza nelle esternazioni e magari anche nelle decisioni. Perché il lavoro nell'era del capitalismo è probabilmente il miglior modello mai inventato dall'umanità per produrre ricchezza, ma è anche tuttavia - spesso - una gran brutta bestia, dal punto di vista esistenziale.
Dal punto di vista esistenziale vuol dire proprio come qualità dell'esistenza: cioè in termini dignità della persona, autostima, talvolta anche umiliazioni, paura, ricatti, soprusi; più di frequente solo silente e imbarazzata sottomissione; e poi, il peggio di ogni essere umano che inevitabilmente emerge nella competizione tra colleghi, nel servilismo verso chi ha in mano un po' della tua vita, del tuo reddito, del tuo futuro, delle tue ferie e mille altre cose ancora.
Non sempre, è ovvio: a volte. Credo che chiunque abbia lavorato per un po' di anni ci sia passato - almeno una volta, nella vita - e sappia bene cosa intendo dire.
Adesso che è stata definita questa riforma del lavoro si parla molto - e non infondatamente, per carità - dei suoi possibili effetti economici: sulla crescita, sulla disoccupazione, sul precariato. Vedremo e speriamo, davvero. Io intanto però penso soprattutto a quello che cambierà da domani negli uffici in vetrocemento e nei capannoni a cui ogni giorno milioni di esseri umani in questo Paese offrono la loro giornata, dal lunedì al venerdì. Penso al loro minor grado di difesa, al vento che spira assai più forte dalla parte di chi aveva già il coltello dalla parte del manico; penso alla rilevanza straordinariamente maggiore che assume in tutto ciò la fortuna - un capobuono, un'impresa eticamente corretta - a cui non resta che affidarsi come al fato, in assenza di regole universali che mettano paletti stringenti anche ai capi cattivi, alle aziende eticamente scorrette.
Questa è, soprattutto, da domani, la riforma del lavoro. Un'aria diversa: forse un po' più feroce, di sicuro parecchio più arbitraria, nei luoghi del lavoro.
Peccato davvero che Renzi e Alfano non ci abbiano messo piede, in uno di quei luoghi, e sotto padrone. Almeno saprebbero in quale carne hanno messo le mani.
innanzitutto Gilioli fa una osservazione probabilmente condivisibile: "che ne sanno Renzi e Alfano del lavoro se non sono mai stati lavoratori dipendenti in vita loro?"
ricorda un po' la polemica di Berlusconi sui "professionisti della politica, gente che non ha mai lavorato in vita propria", ma quando lo diceva lui non andava bene... sorvoliamo perché in fondo un po' è vero (la qual cosa dimostra piuttosto alcuni dei motivi di 20 anni di successi oltre le attese da parte di Berlusconi), e andiamo avanti.
Leggiamo che "il lavoro nell'era del capitalismo è probabilmente il miglior modello mai inventato dall'umanità per produrre ricchezza, ma è anche tuttavia - spesso - una gran brutta bestia, dal punto di vista esistenziale."
ok non sempre dai, "a volte" come dice subito dopo, spiegando meglio:
Dal punto di vista esistenziale vuol dire proprio come qualità dell'esistenza: cioè in termini dignità della persona, autostima, talvolta anche umiliazioni, paura, ricatti, soprusi; più di frequente solo silente e imbarazzata sottomissione; e poi, il peggio di ogni essere umano che inevitabilmente emerge nella competizione tra colleghi, nel servilismo verso chi ha in mano un po' della tua vita, del tuo reddito, del tuo futuro, delle tue ferie e mille altre cose ancora.
insomma lavorare può creare problemi esistenziali... ma... un momento questo può succedere esattamente pure a scuola! Me lo ricordo e immagino che chiunque potrebbe rivedere le stesse dinamiche, bullismo, umiliazioni, paura, imbarazzata sottomissione verso gli insegnanti più terribili (almeno ai tempi miei ora non so ma chi legge avrà esperienze simili), problemi di autostima quando si prendeva un brutto voto e competizione tra compagni...
certo non succedeva con tutti, e succedevano episodi solo a volte, ma era parte del gioco della vita, dell'interazione sociale con gli altri...
c'era sempre il compagno o il professore stronzo che ti rendevano la vita difficile, sarà capitato quasi a tutti, non credo che c'entri il capitalismo (qualunque cosa voglia dire, ma essendo Gilioli di una certa estrazione culturale avrà pensato che c'entrasse) ma piuttosto la natura umana e le dinamiche di gruppo.
L'intelligenza emotiva e le nostre attitudini naturali che si scontrano con modelli prefissati, scolastici o lavorativi.
Ma Gilioli non fa la mia stessa considerazione e pensa che ora i lavoratori dipendenti siano meno tutelati
Penso al loro minor grado di difesa, al vento che spira assai più forte dalla parte di chi aveva già il coltello dalla parte del manico; penso alla rilevanza straordinariamente maggiore che assume in tutto ciò la fortuna - un capobuono, un'impresa eticamente corretta - a cui non resta che affidarsi come al fato, in assenza di regole universali che mettano paletti stringenti anche ai capi cattivi, alle aziende eticamente scorrette.
Questa è, soprattutto, da domani, la riforma del lavoro. Un'aria diversa: forse un po' più feroce, di sicuro parecchio più arbitraria, nei luoghi del lavoro.
insomma se hai un capo buono o un buon ambiente di lavoro sei fortunato, altrimenti da domani sarai meno protetto verso chi aveva il coltello dalla parte del manico.
E chi sarebbero questi? Capi e colleghi stronzi che fanno mobbing, umiliazioni ecc. Cose brutte che sono tipiche di persone brutte dentro, o altre volte situazioni meno chiare con responsabilità più diffusa anche delle presunte vittime (non è mai tutto nero o tutto bianco, visto che siamo in tema di 50 sfumature di grigio...)
e quindi? A me sembra quasi che Gilioli vedesse le leggi precedenti come una difesa del lavoratore subordinato dalla stronzaggine di alcuni capi e colleghi.
Ora arriviamo al punto chiave della estrazione culturale: è mai possibile pensare che una legge (precedente) avesse lo scopo di limitare la stronzaggine della gente? Una legge contro i comportamenti da stronzi? Ok l'azione criminale il danno fisico ed economico, ma si può condannare uno perché è stronzo?
E' normale pensare di condannare le persone per il loro carattere, magari sgradevole e antipatico?
E' una tendenza di pensiero che ho notato diverse volte a sinistra (quella radical chic), vogliono limitare anche in maniera coercitiva pensieri e modi di essere di altre persone che loro considerano esecrabili per il loro modo di pensare, e vogliono farlo attraverso leggi coercitive e punitive.
Come se lo stato avesse la funzione di educare la gente a pensare e agire secondo codici di condotta (giusti o sbagliati non importa, diciamo che siano giustissimi non farebbe alcuna differenza)
voi come la pensate?