"Insomma se è in gamba, ti porta l'aereo così basso.. ehehehe...
Lei dovrebbe vederlo, è uno spettacolo: un gigante come il B-52.... BHOOAAAMMM!!!!.. con i gas di scarico t'arrostisce le oche vive!!"
Ma non è possibile non ricandidare un presidente uscente, non si è mai visto a meno che detto presidente o sindaco non sia in galera o indagato! Significa ammettere di aver sbagliato tutto, dare prova di debolezza. A meno che ovviamente non sia l'uscente a dire di non essere più interessato.
"la Le Pen col 40% avrà incassato una grande vittoria" (Candido)
già, mi sa che c' hai raggione...
a sentir tosi sembra che siano stati violati gli accordi, che le decisioni di salvini-zaia siano in contrasto con lo statuto della liga veneta(specie in riferimento al principio dell' autonomia), di cui tosi è presidente... quel che non torna è il fatto che tosi sembri cercare sostegni imbarazzanti, tipo passera, ncd... cioè non certo gente famosa per difendere le autonomie locali, qualcosa non torna insomma...
purtroppo non conosco le 'segrete cose', mi sfuggono del tutto questi contrasti interni tra liga veneta e milano...
Ultima modifica di Indra88; 25-02-15 alle 21:33
Cosa c?è dietro la guerra Tosi-Salvini | L'intraprendente
Questo articolo spiega in piccola parte i due punti di vista, ed in parte è condivisibile.
Cosa c’è dietro la guerra Tosi-SalviniPersonalismi, allergie, filiere di potere, certo. Ma soprattutto, due idee diverse sul centrodestra che deve sfidare Renzi. Uno pensa di aver trovato la parola d'ordine: Front National. L'altro lavora per l'alternativa di governo. Ragioni e strategie...Proviamo a parlare un po’ di politica, oltre le persone e le idiosincrasie. E lo diciamo noi, che anche su questa materia non abbiamo abdicato alla nostra natura di giornale d’opinione, e abbiamo espresso un punto di vista, che poi è esercizio minimo di minima libertà (al bando le palle su obiettivismo e neutralità, ma questo è altro e aggrovigliato discorso).La guerra Tosi-Salvini è anche contrapposizione tra individui, profili, filiere, certo, è ovvietà da cui non si arretra. Ma è anzitutto tenzone politica, non meramente autodistruttiva, ché comunque la si pensi i due l’agone lo calcano da lustri, è anche guerra strategica, e pensare il contrario, pascolare nel gossip delle allergie personali e fin delle presunte fidanzate, è fare un torto ad entrambi, e a noi stessi. E dunque: cosa c’è dietro la guerra Tosi-Salvini. Qual è la posta politica, strategica, fin elettoralein gioco. Quella immediata concerne la presa, o meglio il mantenimento, di Palazzo Balbi in quel di Venezia, d’accordo. È lo stadio che manda parecchio in fibrillazione il governatore uscente Luca Zaia, e c’è da capirlo, la sua partita è tutta veneta, e in questa luce vanno letti certi suoi diktat francamente troppo impolitici (il no fisso alla Lista Tosi, cioè alla soglia minima di ogni compromesso, per il timore che si riveli più pesante nell’urna della Lista Zaia). Piccolo dettaglio: la partita degli altri due, dei contendenti veri, non è tutta veneta, il Veneto è solo il temporaneo teatro delle operazioni, e una buona volta bisognerebbe stanare la portata complessiva della guerra in corso. Che chiama in causa, nientemeno, la natura del centrodestra. Presente, e soprattutto futura (per il passato, basta seguire le quotidiane cronache crepuscolari in zona Palazzo Grazioli, un esercizio che annoia noi, figuriamoci il lettore). Detto così, sembra disputa tra dotti, o al massimo tra politologi. Ma guardatevi intorno. Siamo nell’Anno Primo dell’Era Renzi, siamo in clima da piena restaurazione neodemocristiana sotto mentite spoglie social, siamo nel Paese, e nel Parlamento, monopolizzati, e monopolizzati causa abbandono altrui. Pendiamo tutti dalle labbra del grande Affabulatore (per il Rottamatore ripassare) che ci racconta le magnifiche sorti e progressive garantite dal Senato dei non eletti e dalle liste bloccate, mentre i suoi scagnozzi di governo continuano a massacrarci ditasse e burocrazia e spesa improduttiva. Capite che parlare della natura del centrodestra, oggi, è il contrario dell’accademia, è lavorare per la sopravvivenza e l’alternativa, è provare a nominare la terapia, è re-innestare la politica, e dunque il conflitto, nel corpaccione pacificato dell’amministrazione renziana dell’esistente.Ed è precisamente qui, al livello della ricetta e delle parole d’ordine del conflitto, che si scopre la radice politica della guerra Tosi-Salvini. Oltre il Veneto, oltre il gossip e oltre le opinioni di ciascuno, compresa la nostra. Salvini ritiene di aver individuato una parola d’ordine nitida, facile, incalzante nei confronti del renzismo. Si chiama Front National. Lepenismo, postfascismo padano, ricollocamento identitario e nostalgico, giocate con le forme che preferite. La sostanza politica, che non ci scandalizza affatto, siamo nel campo della descrizione analitica, è la seguente: spostamento marcato del progetto-Lega sul fronte della destra sociale, ribellistica, a tratti rurale. Non a caso, una destra anticapitalista(vedi polemiche esplicite contro le “multinazionali” malvagie e a volte esplicitamente contro il mercato) e antiamericana (vedi la posizione totalmente filorussa nella nuova faglia di tensione che sta attraversando l’Europa, e addirittura la relativizzazione dello stile di vita yankee rispetto a quello sobrio e parco della Corea del Nord). Il partito della frustrazione, a volte della rabbia, comunque della reazione antimoderna alla supposta modernità renziana. Tosi, viceversa, è uno di quelli che lavora nella direzione opposta. Quella renziana è una falsa modernità, dicono costoro. In realtà, è un caso digattopardismo puro, di gran cambiamento inscenato perché nulla cambi. Le riforme sono epocali nella narrazione (e su questo bisognerebbe studiarsi la superiorità comunicativa di Renzi, però) e rachitiche nella realtà (80 euro, Jobs Act, giustizia…). Questa conservazione fattuale dietro il vernacolo toscanaccio, dicono, non si stana infilandosi in nessuna ridotta, nemmeno in quella apparentemente à la page del lepenismo. È un bluff che va visto, piuttosto, alzando l’asticella del cambiamento, inventandosi un contenitore aideologico e plurale, qualcosa come il Partito Repubblicano americano, dove certo la storia della destra deve avere il suo posto, ma non è il baricentro. Il baricentro è la competitività con Renzi, è un verbo liberale e rottamatore (oricostruttore, direbbero i frondisti di Forza Italia, gli unici ancora vivi nella casa dei morti) più credibile del suo, il baricentro ha le fattezze di Lady Margaret Thatcher, non di Marine Le Pen. A santino femminile, santino femminile e mezzo. No più protezionismo e più spesa, sì più mercato e più tagli. C’è un dissidio politico che va ben oltre i due profili, nella guerra Tosi-Salvini, che va sicuramente oltre i sondaggi e gli attuali rapporti di forza, ma che i due in questo momento riassumono alla perfezione. Cosa inventarsi per disturbare il manovratore. Ognuno è chiamato a fare la sua scelta.
di Giovanni Sallusti
"Insomma se è in gamba, ti porta l'aereo così basso.. ehehehe...
Lei dovrebbe vederlo, è uno spettacolo: un gigante come il B-52.... BHOOAAAMMM!!!!.. con i gas di scarico t'arrostisce le oche vive!!"
Effettivamente Tosi non rappresenta una linea innovativa. Io continuo a far parte della LN, ma sono un nostalgico di quella del secolo scorso !
DOCUMENTO - IL VERBALE DEL CONSIGLIO FEDERALE
La faida in Veneto
Il tema delle alleanze interessa anche il Veneto dove è in coro la guerra tra Luca Zaia e Flavio Tosi in vista delle elezioni regionali. Il Consiglio federale del Carroccio ieri ha stabilito che il governatore Zaia è il candidato presidente del Veneto e ha designato come «mediatore» (ma di fatto commissario, ndr), Gianpaolo Dozzo, già capogruppo della Lega a Montecitorio. Netto l’ultimatum lanciato a Tosi: «Con decorrenza lunedì 9 marzo, l’iscrizione o l’adesione alla Fondazione che fa capo a Tosi è incompatibile con la qualifica di socio ordinario militante della Lega Nord». Proprio oggi Matteo Salvini ha chiarito che Gianpaolo Dozzo, commissario per le regionali, dovrà «trovare la quadra in Veneto». «Per Flavio Tosi - ha poi aggiunto, parlando a “Radio Padania” - sono convinto che ci sia grande spazio nella Lega che cresce».
La Stampa - Salvini: ?Bruxelles è peggio di Mussolini e il fascismo?
Ultima modifica di Juv; 03-03-15 alle 22:49
"Insomma se è in gamba, ti porta l'aereo così basso.. ehehehe...
Lei dovrebbe vederlo, è uno spettacolo: un gigante come il B-52.... BHOOAAAMMM!!!!.. con i gas di scarico t'arrostisce le oche vive!!"
arrivati a sto punto, o tosi resta nella lega a orecchie basse, oppure se ne va
GRANDE TOSI!!!
Un sindaco leghista a favore dei matrimoni gay non può che essere all'avanguardia con i tempi!!
Lui è contrario al centralismo leghista, non vuole una lega lombardocentrica e milanocentrica, dove tutte le decisioni vengono prese in via Bellerio, dai soliti oligarchici XXXXXXXXXX lombardi.
Prima di tutto, i canditati alle regionarie dovrebbero essere decisi dal popolo, dalla base del popolo padano leghista, e non da un vertice oligarchico, che impartisce ordini su ordini e basta.
Quello della Lega non è un sistema democratico, ma rispecchia in tutto e per tutto quei vecchi sistemi medioevali, dove soltanto le oligarchie e le monarchie dettavano legge.
Ultima modifica di kappa; 04-03-15 alle 15:21