Originariamente Scritto da
Roatta Mario
Brigadiere investito dai ladri, non è tentato omicidio
Restano in carcere i tre albanesi arrestati venerdì in via Don Milani. La Procura: «Non si può dimostrare il dolo»
di Giorgio Barbieri
La Procura di Treviso
non contesterà il tentato omicidio a Bledian Bega, albanese di 34 anni che nel tentativo di scappare dall’arresto ha investito venerdì sera uno dei militari che lo stava braccando,il brigadiere Maurizio Biasini,52 anni.
Il gesto per fuggire al posto di blocco. I malviventi, albanesi, sono stati fermati e arrestati. Il militare in ospedale
Nonostante le parole pronunciate dal militare il giorno dopo l’investimento («quell’uomo mi ha puntato volontariamente»)
i magistrati non ritengono sia dimostrabile la volontarietà del gesto dell’albanese. I tre resteranno comunque in carcere in attesa che sia apra il processo per direttissima il prossimo 13 marzo in cui saranno accusati, a vario titolo, di lesioni gravissime, resistenza, furto e ricettazione. «Hanno capito di aver sbagliato. Chiedono scusa al carabiniere investito e sono dispiaciuti perché non volevano fare del male a nessuno. Per questo sono pronti a risarcire il danno patito dal brigadiere Maurizio Biasini». È questo il messaggio che Bega e i suoi complici (Lavdim Neziri, 39 anni, e Bleda Noka, 33 anni), difesi dagli avvocati Giorgio Pietramala del foro di Venezia, e dall’avvocato Francesca Mavilla di Bologna, hanno affidato ai loro legali.
La Procura di Treviso
non contesterà il tentato omicidio a Bledian Bega, albanese di 34 anni che nel tentativo di scappare dall’arresto ha investito venerdì sera uno dei militari che lo stava braccando, il brigadiere Maurizio Biasini, 52 anni.
Il gesto per fuggire al posto di blocco. I malviventi, albanesi, sono stati fermati e arrestati. Il militare in ospedale
Nonostante le parole pronunciate dal militare il giorno dopo l’investimento («quell’uomo mi ha puntato volontariamente»)
i magistrati non ritengono sia dimostrabile la volontarietà del gesto dell’albanese. I tre resteranno comunque in carcere in attesa che sia apra il processo per direttissima il prossimo 13 marzo in cui saranno accusati, a vario titolo, di lesioni gravissime, resistenza, furto e ricettazione. «Hanno capito di aver sbagliato. Chiedono scusa al carabiniere investito e sono dispiaciuti perché non volevano fare del male a nessuno. Per questo sono pronti a risarcire il danno patito dal brigadiere Maurizio Biasini». È questo il messaggio che Bega e i suoi complici (Lavdim Neziri, 39 anni, e Bleda Noka, 33 anni), difesi dagli avvocati Giorgio Pietramala del foro di Venezia, e dall’avvocato Francesca Mavilla di Bologna, hanno affidato ai loro legali.
Intanto
proseguono le indagini dei carabinieri per capire quanti furti siano attribuibili alla banda. Questo perché nel covo della banda i carabinieri hanno rinvenuto una enorme quantità di refurtiva: ora sarà necessario mappare l’attività dei banditi per capire quanti e quali furti possono essere loro contestati. Per ora i numeri sono esorbitanti: almeno cinquanta nelle province di Treviso e Vicenza. L’arresto di venerdì sera giunge al termine di una complessa attività di indagine eseguita dai carabinieri, partita a seguito del ritrovamento di una Bmw rubata usata per alcuni furti. Venerdì sera il blitz: 30 carabinieri hanno atteso i malviventi al rientro nel covo di via Don Milani. Non appena i tre si sono accorti della presenza dei militari hanno tentato di fuggire: uno in auto, il giovane che ha investito Biasini, (che gli aveva intimato l’alt), gli altri due a piedi.
Nella casa di via Don Milani 2, che fungeva da base per la banda, gli investigatori hanno, come detto, recuperato refurtiva di vario tipo, tra cui telefoni, oro e televisori, per un valore di circa 50 mila euro. Ma non solo, anche gioielli di vario tipo, spille (anche una da farmacista), contanti, occhiali da sole e altra merce di valore. La casa era intestata a un romeno che si era prestato a fare da prestanome.
L’obiettivo è ora quello di riuscire a contattare i proprietari vittime di furti e di riuscire a fare riconoscere loro la merce trovata a Treviso. In questo modo si potrebbe stabilire un legame certo tra i tre albanesi e i furti nei Comuni a cavallo delle province di Treviso e Vicenza.
Brigadiere investito dai ladri, non è tentato omicidio - Cronaca - Tribuna di Treviso