Alberto
Melloni e le controverse tesi del progressismo cattolico 24
marzo 2015
Il progressismo
è stato definito da
Papa
Francesco come la
«tentazione di scendere dalla croce, per
accontentare la gente, di piegarsi allo spirito mondano invece
di purificarlo e piegarlo allo Spirito di Dio». Cedere al
«progressismo
adolescente»,
ha affermato ancora, significa seguire i
valori più accattivanti proposti dalla cultura dominante.
In Italia il
“progressisimo
cattolico” è incarnato dai cosiddetti
martiniani, i
figli spirituali del
card. Carlo Maria Martini. Dipendenti
dall’approvazione del mondo, facevano i leoni del dissenso durante il
pontificato di Benedetto XVI mentre con Francesco si guardano bene dal
manifestare qualunque critica. Eppure di mal di pancia ne hanno parecchi, basti
pensare alla lontananza di vedute, ancora una volta, sui temi bioetici tra loro
e il Santo Padre.
Abbiamo già fatto l’esempio concreto di come
Francesco guardi con ammirazione
il coraggio di Paolo VI di
chiudere violentemente la porta ad aborto e metodi contraccettivi con
l’enciclica
“Humanae Vitae”. Documento da sempre osteggiato dai
martiniani (card. Martini compreso).
Altri due martiniani di ferro sono lo storico
Alberto Melloni
e il vaticanista del
“Corriere” Luigi Accattoli, il
primo autore del libro
“Amore senza fine, amore senza fini” (Il Mulino
2015) e l’altro
recensore del libro sul quotidiano per cui
scrive. La tesi di Melloni, come si evince dalla recensione estasiata di
Accattoli, è sinteticamente questa: il mondo oggi fatica ad accogliere la
proposta dottrinale della Chiesa sul matrimonio? Allora è
la Chiesa che
deve cambiare la dottrina. Il che ricorda molto l’appunto di Papa
Francesco:
«il progressismo è la tentazione di scendere dalla croce per
accontentare la gente».
Oggi, scrive Melloni, in una coppia
prima
viene la «consumazione» del rapporto, cui segue la convivenza e
infine il figlio, dopo l’arrivo del quale si va allo
«sposalizio
solenne», che imita in tutto quello cristiano, “tranne” nel fatto che arriva
per ultimo, mentre prima veniva per primo e legittimava il resto. Per questo lo
storico chiama alla necessità di
«pensare la sponsalità fuori dal regime di
cristianità»: le Chiese lo dovrebbero fare prendendo atto che il regime
cristiano non esiste più (
«siamo indietro di duecento anni» disse il
cardinale Martini). C’è un equivoco però: il bene proposto dal cristianesimo al
mondo è tale soltanto se si è all’interno di una società cristiana? No, la
Chiesa propone
uno specifico percorso ai fidanzati cristiani
perché ritiene che sia un bene per la loro vita, indipendentemente dal consenso
che ottiene tale proposta nel mondo o nella società in cui viene attuata.
Essa rimane valida indipendentemente dal fatto che il “regime
cristiano” non ci sia più o che a causa della perdita dei valori la porta,
citando il Vangelo, si sia fatta molto più stretta per chi decide di vivere
seriamente il proprio percorso.
Ne
ha parlato proprio
Papa
Francesco domenica scorsa ai giovani napoletani, ricordando però che la
famiglia è in crisi anche perché è sotto attacco:
«ci sono le
colonizzazioni ideologiche sulle famiglie, modalità e proposte
che ci sono in Europa e vengono anche da Oltreoceano Poi quello sbaglio della
mente umana che è la teoria del gender, che crea tanta confusione. Così la
famiglia è sotto attacco». Melloni ha la stessa lettura della realtà sociale
del Santo Padre, il quale ha spiegato:
«La famiglia è in crisi: questo è
vero, non è una novità. I giovani non vogliono sposarsi, preferiscono convivere,
tranquilli e senza compromessi; poi, se viene un figlio si sposeranno per
forza». La diagnosi è identica, è la risposta a cambiare: Francesco invita a
curare maggiormente la preparazione al matrimonio dei fidanzati
e ha chiesto a questi ultimi di accostarsi al matrimonio concentrandosi sul
sacramento e non su tutto il contorno (la tradizione, il vestito ecc.):
«Tu
che vieni a sposarti, lo fai perché davvero vuoi ricevere dal tuo fidanzato e
dalla tua fidanzata il Sacramento, o tu vieni perché socialmente si deve fare
così? Ma dimmi: con che fede ti sposi?».
Ma è andato anche oltre indicando nella
«testimonianza dell’amore» degli sposi cristiani davanti
al mondo la soluzione dei problemi.
«Così bisogna vivere la vita matrimoniale
e questo si fa con la preghiera, molta preghiera e con la testimonianza,
affinché l’amore non si spenga. La famiglia è in crisi, e non è facile dare una
risposta, tuttavia occorrono la testimonianza e la preghiera». Il
Sinodo sulla Famiglia è nato anche per trovare risposte sul
come uscire da questa crisi.
Il
poco feeling tra Alberto
Melloni e il pontefice argentino è emerso sul
Concilio Vaticano
II, come
ha rilevato Sandro Magister. Per non parlare
del divertente episodio sulla
“Marcia per la Vita”: nel maggio
2012 lo storico bolognese
l’ha definita così:
«Più che una
iniziativa di stampo cattolico mi pare soprattutto una trovata dal sapore
politico. Con la Chiesa questa marcia ha ben poco a che fare». Pochi mesi
dopo Papa Francesco non solo
ha “benedetto” i partecipanti, non solo ha
invitato tutti ad imitarli nella difesa della vita, ma è anche intervenuto
politicamente a sostegno del riconoscimento giuridico dell’embrione,
intrattenendosi assieme ai promotori dell’iniziativa. Così ha fatto nel 2014 e
nel 2015, proprio sabato scorso
ha inviato il suo sostegno anche alla Marcia
per la Vita svoltasi in Perù.
«Lo spirito della mondanità che anche oggi ci
porta a questa voglia di essere progressisti, al pensiero
unico»,
ha detto qualche tempo fa. Coloro che
dicono:
«Non ci chiudiamo. Siamo progressisti» stanno vivendo
«lo
spirito del progressismo adolescente» secondo il quale,
davanti a qualsiasi scelta, si pensa che sia giusto andare comunque avanti
piuttosto che restare fedeli alle proprie tradizioni.
«Si pensa che «dobbiamo
essere come tutti, dobbiamo essere più normali, come fanno tutti, con questo
progressismo adolescente». E lo
«spirito di mondanità ci porta
all’apostasia».
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