Bugie con le gambe corte: i numeri danno torto a Renzi
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Bisogna darne atto a Renzi: è impermeabile a qualunque sconfitta.
In un anno di governo ha incassato dei sonori ceffoni in modo simile a un muro di gomma, indifferente, come nell'adagio del suo concittadino Dante: non ragioniam di lor, ma guarda e passa. Se gli cascasse in testa il Colosseo, direbbe che è in corso una ristrutturazione pianificata da tempo; se rubassero il David, tirerebbe fuori delle slide che mostrano il tour itinerante dell'opera di Michelangelo.
All'inizio della scorsa settimana Renzi aveva dichiarato con toni roboanti che nei primi due mesi dell'anno erano stati attivati 70mila contratti a tempo indeterminato in più rispetto a gennaio-febbraio 2014. "Oggi è un giorno importante — aveva detto — dai nuovi dati dei contratti a tempo indeterminato, nei primi due mesi dell'anno, arrivano davvero delle sorprese, c'è una crescita a doppia cifra, è il segnale che l'Italia riparte".
© Foto: Meeting Rimini
Il ministro del lavoro Giuliano Poletti parla di “aspettative importanti"
Il ministero del Lavoro si era affrettato a far sapere in una nota che la crescita era dovuta agli incentivi per le assunzioni a tempo indeterminato previsti con la legge di Stabilità 2015 (si prevedevano importanti sgravi contributivi per un triennio). L'euforia renziana era così alta da far avventurare il ministro del Lavoro Poletti nell'annuncio ai maggiori quotidiani che nell'anno in corso sarebbe stato possibile raggiungere il fatidico milione di posti di lavoro. Sarà un numero sfortunato, visti i precedenti di Berlusconi e Letta, ma dopo nemmeno ventiquattro ore è arrivata la doccia fredda. L'Istat ha dato alla stampa un report completo sul mercato del lavoro: la disoccupazione è cresciuta, con buona pace dei 70mila contratti indeterminati in più, tornando alla percentuale record di 12,7%. Se raffrontato con l'anno scorso, questo dato consegna un Paese in cui il numero di disoccupati è aumentato del 2,1%. Rispetto al mese precedente si hanno 23mila persone in più che cercano invano un'occupazione. Se poi si parla di disoccupazione giovanile, i numeri sono da requiem: per i giovani attivi tra i 15 e 24 anni si è al 42,6%, l'1,3% in più rispetto al gennaio scorso: cioè su base mensile i giovani disoccupati sono aumentati di 11mila unità.
Per qualsiasi altro politico sarebbe stato un colpo da knock-out. Berlusconi fu accompagnato fuori da Palazzo Chigi per molto meno (nel 2011 la disoccupazione generale era al 9,2%, quella giovanile al 31%), tra le manifestazioni di giubilo degli "indignados" e i cartelli del Partito Democratico che ne chiedevano le dimissioni proprio a causa dei numeri sull'occupazione. Insomma, dopo la comunicazione dell'Istat qualsiasi altra persona che non si chiamasse Renzi avrebbe fatto armi e bagagli e si sarebbe accomodata fuori dal Parlamento. E invece l'attuale premier non si è neanche degnato di commentare la notizia, annunciando invece tramite twitter la nuova pseudo-riforma: "Da oggi la fatturazione elettronica è obbligatoria per tutta la Pubblica Amministrazione…Significa un rapporto più semplice e più trasparente, con il controllo della spesa da parte dello Stato e con la certezza dei tempi di pagamento per le aziende. Questo è un pezzo fondamentale della riforma della PA, che la rende più moderna, più efficiente, più vicina alle esigenze del cittadino e delle imprese". Dopo la sbugiardata sui numeri del lavoro, è spontaneo domandarsi se alla fatturazione elettronica seguiranno quei decantati grandi risparmi e quelle certezze nei tempi di pagamento. Intanto, la Cgia di Mestre ha pubblicato uno studio in cui si attesta che il tanto decantato 730 precompilato, che doveva portare a una rivoluzione in favore del cittadino, si tradurrà in un aumento del conto da pagare per oltre 10milioni di persone, e per gli altri i costi resteranno invariati.
Ma tornando ai dati sulla disoccupazione, quello inquieta di più è l'assenza di reazione da parte dei corpi intermedi, Confindustria e sindacati in testa. Se da una parte è chiaro che il silenzio assordante di Squinzi deriva dai magri, ma comunque rilevanti incentivi dati dal Jobs Act e con l'ultima Finanziaria, non si capisce che fine abbiano fatto i rappresentanti dei lavori (al netto della Fiom, che sta conducendo una battaglia principalmente partitica).
Il Ministro Poletti, nel giustificare il successo delle politiche del lavoro, ha sottolineato questo: il Governo ha messo sul piatto 1,9 miliardi di incentivi per le assunzioni, che vanno ad assommarsi al miliardo e mezzo di fondi europei ricevuti dall'Italia grazie al Piano comunitario della Garanzia Giovani. Insomma, se la disoccupazione cresce, anche con le ingenti risorse sbloccate, non sarebbe forse ora che qualcuno dica al Governo che le ricette adottate sono fallimentari? Non sarebbe ora che qualcuno dica basta alle slide, ai tweet, ai post del presidente del Consiglio e lo riporti alla realtà di un Paese fermo al palo nonostante la ripresa economica internazionale? Le bugie hanno le gambe corte, ma i commentatori, la classe dirigente, i corpi intermedi e i parlamentari italiani paiono vivere su un altro pianeta.
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