Inchieste e scandali: Cl ora non ha più potere | Linkiesta.it

Sui social network vengono massacrati e insultati come appestati, come il simbolo del potere corrotto in Italia. Eppure gli esponenti di Comunione e Liberazione anche quest’anno organizzeranno in agosto il consueto Meeting di Rimini. Il titolo è: "Di che è mancanza questa mancanza, cuore, che a un tratto ne sei pieno?”, un verso del poeta Mario Luzi. Ma se il 2014 fu già un'annata difficile, con sempre meno politici di spessore presenti, quest’anno si rischia una vera e propria debacle. L’addio di Maurizio Lupi dal governo, dopo le dimissioni dal ministero delle Infrastrutture, ha sancito di fatto il crollo definitivo del potere ciellino nell’esecutivo. A questo si aggiungono le tensioni interne per gli scandali che hanno costellato gli ultimi quattro anni del movimento di Don Giussani. La decadenza di Cl la si vede anche nei pesi e contrappesi dentro Nuovo Centrodestra: in lizza per un un ministero c’è Dorina Bianchi, trasformista che ha cambiato più volte casacca, considerata vicino all’Opus Dei.
il Meeting degli ultimi 15 anni, è stato un crocevia per gli affari della seconda repubblica
Del resto, se Roberto Formigoni in Lombardia aveva aperto la stagione degli scandali, con inchieste di ogni tipo e una Regione dilaniata da indagini sui rapporto con la ‘ndrangheta e su numerosi giri di tangenti, da allora non c’è stato anno senza polemiche. Il punto è che il Meeting, a riguardarlo all’indietro, rivedendo gli incontri economici e politici degli ultimi 15 anni, è stato un luogo di incontri spirituali ma soprattutto un crocevia per gli affari della seconda repubblica. Sono tanti i partecipanti finiti nella rete della magistratura. Da ultimo il ras delle Infrastrutture Ercole Incalza che nel 2008 lodò i governi di Bettino Craxi e Silvio Berlusconi, che «hanno segnato in questo paese fatti che, oggi dobbiamo ammettere, sono carichi di lungimiranze, di intelligenza gestionale». La magistratura potrebbe non essere d’accordo.




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Dopo Formigoni è stata la volta di Lupi. Ma è tutto un certo mondo ciellino a essere finito stritolato in questi anni. Basti pensare al settimanale Tempi di Luigi Amicone. Franco Cavallo, un altro degli arrestati nell’inchiesta sulle Grandi Opere è stato dal 2000 al 2008 amministratore delegato della Tempi duri Srl, la società editrice del giornale. Dopo di lui è arrivato Antonio Simone, finito pure lui in arresto negli scandali in regione Lombardia. Il Meeting stesso, del resto, è diventato il crocevia di Coop bianche e coop rosse. Come non ricordare la celebre frase di Bersani a Rimini nel 2003: «Se vuole rifondarsi, la sinistra deve partire dal retroterra di Cl. La vera sinistra non nasce dal bolscevismo, ma dalle cooperative bianche dell’800, il partito socialista arriva dopo, il partito comunista dopo ancora. E i movimenti del Sessantotto sono tutti morti, solo l’ideale lanciato da Cl negli anni Settanta è rimasto vivo, perché è quello più vicino alla base popolare, è lo stesso ideale che è alla base delle cooperative, un dare per educare».
L’ultima inchiesta sulle Grandi Opere è solo l’ultimo metro di un filo rosso-bianco che ha attraversato tutta la seconda repubblica
Per tanti fu quello uno dei passaggi più importanti della saldatura degli accordi tra Emilia Romagna e Lombardia, con appalti che venivano distribuiti da una regione o dall’altra, a imprese rosse e bianche. Gli emiliano-romagnoli lavoravano nel lombardo-veneto. I lombardo-veneti facevano il percorso inverso. Basta riprendersi le inchieste della magistratura degli ultimi tre anni per vedere come i pm abbiano indagato proprio su questa strana accoppiata. Da Expo 2015, con la ricomparsa di due reduci di Tangentopoli come Gianstefano Frigerio e Pimo Greganti fino al Mose di Venezia, con le stesse cooperative coinvolte o le stesse aziende che sono spesso presenti al Meeting con stand e finanziamenti. L’ultima sulle Grandi Opere è solo l’ultimo metro di un filo rosso-bianco che ha attraversato tutta la seconda repubblica. Papa Francesco, nel suo incontro il 7 maggio scorso con i vertici ciellini e della Compagnia delle Opere lo ha detto senza mezzi termini: «Quando siamo schiavi dell’autoreferenzialità finiamo per coltivare una “spiritualità di etichetta”: “Io sono CL”; e cadiamo nelle mille trappole che ci offre il compiacimento autoreferenziale, quel guardarci allo specchio che ci porta a disorientarci e a trasformarci in meri impresari di una Ong».




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Un discorso che è stato avvertito come una bomba dentro il movimento, con un giornalista cattolico come Antonio Socci che su Libero scriveva della possibilità che dopo questa dura reprimenda sarebbe potuto saltare persino il successore di Giussani, Don Julian Carron. Veleni e critiche che attraversano da parte a parte un mondo che in questi anni ha governato l’Italia e che adesso si ritrova a interrogarsi su dove andare. C’è da dire che ormai da mesi sia Lupi sia Formigoni sono stati scaricati. Già nel 2013 Carron prese le distanze dal Celeste. Quest anno ad agosto potrebbe essere la volta dell'ex ministro per le Infrastrutture. Imbarazzi, problemi su problemi, Cl sta pagando ancora, secondo molti ciellini, un eccesso di «sbornia per un potere troppo consolidato». L'ultima mazzata è stato lo scandalo di Don Mauro Inzoli, altro importante prete ciellino, travolto dalle indagini del Vaticano sulla pedofilia. La giustizia civile è rimasta ferma, ma la vicenda crea ancora notevoli dibattiti all'interno. «Non tradite Don Giussani», ha detto Bergoglio a inizio maggio. Forse Comunione e Liberazione deve partire proprio da qui.