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12 aprile – Giornata nera per la Storia dell’aviazione degli Stati Uniti


aprile 12, 2015 1 commento

Nikolaj Malishevskij Strategic Culture Foundation 12/04/2015
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAuroraCi sono due ragioni per cui il 12 aprile è considerato un giorno nefasto nella storia dell’aviazione degli Stati Uniti. E’ il giorno in cui la capsula Vostok guidata dal cosmonauta Jurij Gagarin, il primo uomo a viaggiare nello spazio, completò un’orbita attorno alla Terra nel 1961. L’altro evento non fu molto noto. Esattamente dieci anni prima del volo di Gagarin, gli assi sovietici al comando di Ivan Kozhedub, tre volte Eroe dell’Unione Sovietica e comandante della 324.ma Divisione caccia, dissipò il mito dell’invulnerabilità del B-29 Superfortress, bombardiere pesante quadrimotore. Il B-29 sganciò le bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki e faceva parte dei piani per attaccare decine di città sovietiche (secondo i piani operativi nucleari Totality, Pincher, Dropshot, Broiler/Frolic, Charioteer, Halfmoon/Fleetwood, Trojan, Off-Tackle e altri che regolarmente si succedevano dal 1945, le cui missioni cambiavano con l’aumentare del potenziale nucleare statunitense). In un giorno i piani furono frustrati con la nascita dell’espressione “Mig Alley” o “Giovedì Nero”. L’evento ebbe luogo il 12 aprile 1951 durante la guerra in Corea. Quel giorno tre squadroni di B-29 Superfortress (36 aerei) protetti da un centinaio di caccia F-80 Shooting Star e F-84 Thunderjet furono attaccati da MiG sovietici. Gli statunitensi erano sicuri della loro invulnerabilità e vittoria finale. I piloti sovietici trovarono il modo di contrastare la superarma volante che annichilì Hiroshima. I piloti dei MiG poterono assaltare le formazioni statunitensi con attacchi coordinati da diverse direzioni, utilizzando sia la quota che l’alta velocità in loro favore. Una tangenza alta e una velocità di ascesa superiore diedero ai MiG un vantaggio su tutte le versioni dei Sabre permettendo di colpire dall’alto. La tattica fu utilizzata solo una volta, ma fu abbastanza. L’effetto superò tutte le aspettative. 12 su 21 Superfortress furono abbattute. Le restanti nove, considerate invulnerabili prima, rientrarono danneggiate e con perdite. Qualcuno in ogni equipaggio fu ucciso o ferito. Anche quattro caccia degli Stati Uniti furono colpiti. Se gli statunitensi non si fossero ritirati, o se fossero stati inseguiti dai caccia sovietici oltre la linea che non era permesso attraversare, le perdite sarebbero state superiori. I MiG sovietici non subirono perdite. Gli statunitensi, storditi, non compirono missioni nei tre giorni successivi. Poi fecero decollare tre B-29 con una forte scorta per una missione di sondaggio. Tutti gli aerei furono abbattuti. Successivamente le Superfortress volarono solo di notte. Con 170 Superfortress perdute, il B-29 non fu più utilizzato.Ecco come lo scontro fu descritto dall’asso Maggiore-Generale Sergej Kramarenko, veterano della Grande Guerra Patriottica (andò al fronte nell’agosto 1942, lui e i suoi gregari abbatterono 13 aerei tedeschi e un pallone utilizzato per la sorveglianza e la guida. Durante la guerra di Corea compì 149 sortite dall’aprile 1951 al febbraio 1952, abbattendo 13 aerei nemici). Si ricorda, “stavo guardando giù. Stavamo sorvolando i bombardieri. I nostri MiG aprirono il fuoco contro le “Superfortezze volanti”. Una perse un’ala, l’aereo cadeva a pezzi. Tre o quattro aerei presero fuoco. Gli equipaggi lasciavano gli aerei. Decine di paracaduti apparvero in aria. L’impressione fu che uno sbarco aereo fosse in atto. Il combattimento era appena iniziato… alcuni equipaggi si catapultarono, altri rientrarono. Altre quattro “fortezze volanti” caddero, non riuscendo a rientrare, altri si schiantarono cercando di atterrare. Circa 100 piloti statunitensi furono fatti prigionieri. Dopo lo scontro, fori di proiettili furono trovati su tutti gli aerei. Un aereo aveva un centinaio di buchi. Ma non c’era nessun danno serio, non un solo proiettile colpì la cabina di pilotaggio. Gli statunitensi chiamarono il 12 aprile “Giovedi Nero” e non volarono nei tre mesi successivi. Tentarono una sortita, ma persero 12 B-29 nel primo combattimento e 16 nel secondo. In tutto gli Stati Uniti persero 170 bombardieri B-29 durante la guerra di Corea, e persero la maggior parte della loro aviazione strategica nel teatro di operazioni sud-orientale. Non volarono di giorno passando alle operazioni notturne. Ma subirono perdite anche di notte. Gli statunitensi ne furono scioccati per molto tempo. Gli aerei che sembravano essere così potenti e invulnerabili divennero impotenti contro i caccia sovietici. I militari sovietici iniziarono a chiamare le “fortezze volanti” “granai volanti”, perché prendevano subito fuoco bruciando assai brillantemente”.Per la prodezza che Sergej Kramarenko dimostrò in questo combattimento e la riuscita esecuzione delle missioni assegnategli, il Presidente del Presidium del Soviet Supremo dell’URSS lo nominò Eroe dell’Unione Sovietica conferendogli l’ordine di Lenin e la Stella d’Oro il 10 ottobre 1951.La ripubblicazione è gradita in riferimento alla rivista on-line della Strategic Culture Foundation.Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora