(e questo manda un po' a donnine di facili costumi i discorsi autorazzisti sui mediterranei fancazzisti e sugli onesti lavoratori cruccofoni)

Lo scenario era inimmaginabile fino a pochi mesi fa: le casse della Carinzia sono vuote e la strada di accesso al credito è pressoché impercorribile, dopo il downgrade del Land deciso dalle agenzie di rating ai primi di marzo. L’assessora alle finanze Gaby Schaunig ha decretato il blocco dei pagamenti dal 1. aprile, mentre all’orizzonte incombe un debito gigantesco di 4,8 miliardi di euro. La sola via d’uscita può venire dal governo federale, che può autorizzare la Bundesfinanzierungagentur a procurare alla Carinzia quei 250 milioni di cui ha urgente bisogno per tirare avanti. La Bundesfinanzierungagentur è l’agenzia di cui si serve lo Stato per accedere al credito. Potrebbe farlo per conto del Land, perché lo Stato gode di un rating migliore della Carinzia e può ottenere denaro in prestito a tassi molto più favorevoli.
Ma perché lo Stato, cioè il governo federale, dovrebbe prestarsi a questa intermediazione (a parte l’ovvia considerazione che evitare il fallimento di un Land risparmierebbe un danno d’immagine all’Austria intera)? La risposta verrà da una riunione d’emergenza convocata per giovedì prossimo alla cancelleria federale di Vienna.
Non sappiamo chi interverrà in rappresentanza del governo, a parte il ministro delle finanze Hans Jörg Schelling, la cui partecipazione è scontata. Sappiamo invece che sarà presente la giunta al completo del Land Carinzia. Non soltanto gli assessori della coalizione politica Spö-Övp-Grünen (detta “Keniakoalition”, per i colori dei tre partiti, che sono gli stessi della bandiera del Kenia), ma anche gli assessori “di opposizione” (che fanno parte anch’essi della giunta, per la strana costituzione del Land che così dispone). Insomma, saranno presenti a Vienna tutte le forze politiche carinziane, segno evidente dell’emergenza della situazione.
C’è da ritenere, infatti, che l’aiuto alla Carinzia sarà fatto pagare a caro prezzo. Schelling è il ministro che, dopo il salasso di denaro sopportato dai contribuenti austriaci per tentare di colmare la voragine di Hypo Bank, ha battuto il pugno sul tavolo e ha detto basta: d’ora in avanti lo Stato austriaco non darà più un euro e il conto lo pagheranno i creditori, ciascuno in proporzione, come si fa in ogni procedura concorsuale. Una recente direttiva europea (che peraltro entrerà in vigore nel 2016) lo consente.
A questo punto, però, sarebbero dovute scattare le garanzie prestate a Hypo Bank dalla Carinzia (per 10,2 miliardi, una somma fantascientifica, per un Land che non ha neppure i soldi per pagare i propri dipendenti) e dal sistema delle banche ipotecarie austriache (di cui quella carinziana faceva parte). Per questo motivo il rating del Land Carinzia era stato declassato da un giorno all’altro di 4 punti, da A2 a Baa3.
Nel vertice di giovedì – una sorta di viaggio a Canossa – Schelling detterà le condizioni per aiutare i carinziani, che saranno condizioni da lacrime e sangue. È scontato che il ministro chiederà ai suoi interlocutori di contribuire ai costi causati finora dal salvataggio di Hypo Bank, del cui disastro il Land Carinzia ha piena responsabilità, almeno fino al 2007, anno di acquisizione della sua quota di maggioranza da parte della tedesca Bayern Lb. Su questo punto i carinziani sono rassegnati e hanno già annunciato di essere pronti a versare 77 milioni, che è la loro quota parte della garanzia prestata dal sistema delle banche ipotecarie.
Ma Schelling non se ne accontenterà. Il ministro fin dall’inizio ha messo gli occhi sul tesoretto di 500 milioni che la Carinzia ha in cassaforte. È la somma incassata (o, meglio, quel che è rimasto di quella somma) al momento della vendita di Hypo Bank ai tedeschi e “congelata” con legge regionale in un fondo (il cosiddetto “Zukunftsfond”, o “fondo per il futuro”), da cui si possono attingere soltanto gli interessi. Al ministro, infatti, pare inconcepibile che, mentre l’Austria intera si sta dissanguando per coprire i buchi di Hypo Bank, la Carinzia che è corresponsabile del disastro ne abbia tratto addirittura un vantaggio.
Da quel che si è appreso, Schelling non vorrebbe costringere il Land a consegnare l’intero fondo, ma vorrebbe che lo stesso fosse assoggettato al normale imposizione fiscale, con un prelievo d’imposta del 25%, pari a 123 milioni. È una condizione difficilmente contestabile, perché il fondo è gestito da una holding del Land che non è un soggetto di diritto pubblico (e in quanto tale esente da imposta). Al fisco non sarebbe dovuto nulla, se la vendita fosse stata deliberata a suo tempo dal consiglio regionale, ma a Jörg Haider, allora governatore del Land, non parve necessario. Fu una scelta sbagliata, di cui ora si devono pagare le conseguenze.
Il Land Carinzia va a Canossa per riempire le sue casse vuote - Austria vicina - Blog - Finegil