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    Predefinito L’INVENZIONE DEL «POPOLO EBRAICO» - Un libro smentisce il mito sionista.

    L?INVENZIONE DEL «POPOLO EBRAICO» - Comunismo e Comunità

    apr 13th, 2015 | Di Maurizio Neri | Categoria: Primo Piano










    La storia smentisce la leggenda sionista
    Un libro importante di Shlomo Sand
    di Miguel Urbano Rodriguez

    Shlomo Sand fu oggetto di una valanga di insulti in Israele quando pubblicò il libro dal titolo “Come fu inventato il Popolo ebraico”. Il testo smonta miti biblici che costituiscono la base dello Stato sionista di Israele.

    Professore di Storia Contemporanea all’Università di Tel Aviv, Shlomo Sand nega che gli ebrei siano un popolo con un’origine comune e sostiene che fu una specifica cultura e non la discendenza da una comunità arcaica unita da legami di sangue lo strumento principale del fermento protonazionale.

    A suo avviso, lo “Stato ebraico di Israele” lungi dall’essere la concretizzazione del sogno nazionale di una comunità etnica con più di 4000 anni, fu invece reso possibile da una falsificazione della storia stimolata, nel XIX secolo, da intellettuali come Theodor Herzl.

    Mentre accademici israeliti insistono nel sostenere che gli ebrei sono un popolo con uno specifico DNA, Sand, fondandosi su una documentazione esaustiva, ridicolizza questa tesi senza alcun fondamento scientifico.

    Non vi sono ponti biologici tra gli antichi abitanti dei regni di Giudea e di Israele e gli ebrei attuali.
    L’immaginario delle persone si è notevolmente nutrito del mito etnico, le cui radici affondano nella Bibbia, fonte del monoteismo ebraico. Proprio come l’Iliade, l’Antico Testamento non è opera di un unico autore. Sand definisce la Bibbia come “biblioteca straordinaria” scritta tra il VI e il II secolo a.C. Il mito comincia con l’invenzione del “popolo eletto” al quale fu annunciata la terra promessa di Canaan.

    Non ha fondamento storico l’interminabile viaggio di Mosè e del suo popolo verso la Terra Santa e la sua successiva conquista. E’ importante ricordare che l’attuale territorio di Palestina era allora parte integrante dell’Egitto dei faraoni.

    La mitologia degli esili successivi, diffusasi nei secoli, finì per acquisire l’apparenza di una verità storica. In realtà fu modellata a partire dalla Bibbia e ampliata dai pionieri del sionismo.

    Le espulsioni di massa di ebrei da parte degli assiri sono un’invenzione. Non se ne trova traccia consultando le fonti storiche credibili.

    Il grande esilio di Babilonia è falso come quello delle grandi diaspore. Quando Nabucodonosor conquistò Gerusalemme distrusse il Tempio ed espulse dalla città una parte delle élite. Ma allora Babilonia era la città di residenza, per scelta autonoma, di una numerosa comunità ebraica. Fu essa a costituire il nucleo delle creatività dei rabbini che parlavano l’aramaico e che introdussero importanti riforme nella religione di Mosè. E’ importante notare che soltanto una piccola minoranza di questa comunità andò in Giudea quando l’imperatore persiano Ciro conquistò Gerusalemme nel VI secolo a. C.

    Quando i centri della cultura ebraica di Babilonia si disgregarono gli ebrei emigrarono a Bagdad e non verso la “Terra Santa”.
    Sand dedica un’attenzione speciale agli “Esili” come miti fondatori dell’identità etnica.
    Le due “espulsioni” degli ebrei nel periodo romano, la prima con Tito e la seconda con Adriano, che avrebbero costituito il motore della grande diaspora, sono oggetto di una profonda riflessione dello storico israeliano.

    I giovani imparano nelle scuole che “la nazione ebraica” fu esiliata dai Romani dopo la distruzione del secondo Templio da parte di Tito, e successivamente, da parte di Adriano nel 132. Basterebbe il testo fantasioso di Flavio Giuseppe, che testimonia la rivolta degli zeloti, per togliere credibilità all’attuale versione ufficiale.

    A suo parere, i romani massacrarono circa 110.000 ebrei e ne arrestarono 97.000. Questo avvenne in un’epoca in cui la popolazione totale della Galilea -a detta degli odierni demografi- era molto inferiore al mezzo milione.
    Gli scavi archeologici degli ultimi decenni a Gerusalemme e in Cisigiordania hanno sollevato molti problemi insuperabili agli accademici sionisti che “spiegano” la storia del popolo ebraico prendendo come riferimenti infallibili la Torah e la parola dei Patriarchi. Le smentite dell’archeologia turbano gli storici. E’ provato che Gerico era poco più di un villaggio, senza le poderose mura che la Bibbia cita. Le rivelazioni sulle città di Canaan hanno allarmato anche i rabbini. L’archeologia moderna ha seppellito il discorso dell’antropologia sociale religiosa.

    A Gerusalemme non sono state trovate vestigia delle grandiose costruzioni che, secondo il Libro, la trasformarono nel decimo secolo a. C., l’epoca dorata di Davide e Salomone, nella città monumentale del “popolo di Dio” che abbagliava quanti la conoscevano. Né palazzi, né mura, né ceramiche di qualità.

    L’utilizzo della tecnologia del carbonio 14 ha consentito di arrivare ad una conclusione. I grandi edifici della regione Nord non furono costruiti all’epoca di Salomone.
    “Non esiste in realtà nessuna traccia – scrive Shlomo Sand – relativa all’esistenza di questo re leggendario la cui ricchezza è descritta nella Bibbia in termini paragonabili solo ai poderosi regni di Babilonia e di Persia”. Se un’entità politica è esistita nella Giudea del X secolo a. C., sostiene lo storico, può solo essere stata un microregno tribale e Gerusalemme soltanto una piccola città fortificata.
    E’ altrettanto significativo che nessun documento egiziano faccia riferimento alla “conquista” da parte degli ebrei di Canaan, territorio che allora apparteneva al faraone.

    Il silenzio sulle conversioni

    La storiografia ufficiale israelita, nell’erigere a dogma la purezza della razza, attribuisce alle successive diaspore la formazione di comunità ebraiche in decine di paesi.
    La Dichiarazione di Indipendenza di Israele afferma che gli ebrei furono obbligati nel corso dei secoli a tentare di ritornare al paese dei loro antenati. Si tratta di una grossolana menzogna che falsifica la Storia.

    La grande diaspora è un’invenzione, come le altre. Dopo la distruzione di Gerusalemme e la costruzione di Aelia Capitolina solamente una piccola minoranza della popolazione fu espulsa. La maggior parte di essa rimase nel paese.

    Qual è dunque l’origine degli antenati dei 12 milioni di ebrei, oggi esistenti al di fuori di Israele ?
    Rispondendo a questa domanda, il libro di Shlomo Sand ha distrutto anche il mito della purezza della razza, di etnia ebraica.

    Un’abbondante documentazione raccolta da storici di prestigio mondiale rivela che nei primi secoli della nostra era ci furono massicce conversioni al giudaismo in Europa, in Asia e in Africa.
    Tre delle quali furono particolarmente importanti e mettono a disagio i teologi israeliti.

    Il Corano dice che Maometto incontrò a Medina, durante la sua fuga dalla Mecca, grandi tribù giudaiche con le quali entrò in conflitto e finì per espellerle. Ma non chiarisce che nell’estremo sud della penisola arabica, nell’attuale Yemen, il regno di Hymar adottò il giudaismo come religione ufficiale. E va detto che arrivò per restare. Nel settimo secolo, l’Islam si insediò nella regione ma, dopo tredici secoli, quando si formò lo Stato d’Israele, decine di migliaia di yemeniti parlavano arabo, continuando a professare la religione giudaica. La maggioranza emigrò in Israele dove, attualmente, è discriminata.

    Il giudaismo affonda le radici anche nell’Impero Romano. La questione ha risvegliato l’attenzione dello storico Dione Cassio e del poeta Giovenale.
    In Cirenaica, la rivolta degli ebrei della città di Cirene ha richiesto la mobilitazione di diverse legioni per combatterla.

    Però fu soprattutto nell’estremità occidentale dell’Africa che si verificarono conversioni in massa alla religione rabbinica. Una parte considerevole delle popolazioni berbere aderì al giudaismo e ad esse si deve la sua introduzione in Andalusia.
    Furono questi magrebini coloro che difesero nella penisola iberica il giudaismo, i pioneri dei sefarditi che, dopo l’espulsione dalla Spagna e dal Portogallo, si esiliarono in diversi paesi europei, nell’Africa musulmana e in Turchia.

    Molto importante per le sue conseguenze fu la conversione al giudaismo dei Khazari, un popolo nomade turcofono, imparentato con gli unni, che proveniva dall’Altai e si stabilì, nel IV secolo, nelle steppe del basso Volga.
    I Khazari, che accettavano di buon grado il cristianesimo, costruirono un potente stato giudaico, alleato di Bisanzio nelle lotte all’Impero Romano d’Oriente contro i Persiani Sassanidi.
    Questo dimenticato impero medievale occupava un’area enorme, dal Volga alla Crimea e dal Don all’attuale Uzbekistan. Scomparve dalla storia nel secolo tredicesimo, quando i Mongoli invasero l’Europa distruggendo tutto al loro passaggio. Migliaia di Khazari, fuggendo dalle Orde di Batu Khan, si dispersero per l’Europa Orientale. Fu insperata la loro principale eredità culturale. Grandi storici medievalisti come Renan e Marc Bloch e lo scrittore ungaro-inglese Arthur Koestler identificano nei khazari gli antenati degli askenaziti le cui comunità in Polonia, in Russia e in Romania hanno svolto un ruolo cruciale nella colonizzazione giudaica della Palestina.

    Uno Stato neo-fascista

    Secondo Nathan Birbaum, l’intellettuale ebreo che inventò nel 1891 il concetto di sionismo, è la biologia e non la lingua e la cultura, che spiega la formazione delle nazioni.
    Per lui, la razza è tutto. E il popolo ebraico sarebbe stato quasi l’unico a preservare la purezza del sangue attraverso i millenni.
    Egli morì senza capire che questa tesi razzista, prevalendo, avrebbe cancellato il mito del popolo sacro eletto da Dio.

    Gli ebrei sono il frutto di una catena di diversi incroci. Chi attribuisce loro identità e cultura proprie, nonché fedeltà a una tradizione religiosa radicata, falsifica la Storia.
    Nei passaporti dello stato ebraico di Israele non è accettata la nazionalità di israeliano. I cittadini a pieno diritto scrivono “giudeo”. I palestinesi devono scrivere “arabo”, nazionalità inesistente.
    Essere cristiano, buddista, mazdeista, musulmano, o indú deriva da una scelta religiosa, non è una nazionalità. Nemmeno il giudaismo è una nazionalità.
    In Israele non c’è matrimonio civile. Per gli ebrei è obbligatorio il matrimonio religioso, anche se si è atei.

    Questa aberrazione è inseparabile da molte altre in uno Stato confessionale, di etnocrazia liberale costruita su dei miti; uno Stato che ha sostituito l’yiddish, parlato dai pionieri del “ritorno in Terra Santa”, con l’ebraico sacro dei rabbini, sconosciuto al popolo di Giudea che si esprimeva in aramaico, la lingua nella quale fu redatta la Bibbia, a Babilonia e non a Gerusalemme.

    Lo “Stato del popolo ebraico” si definisce democratico. Però in realtà nega la legge fondamentale approvata dalla Knesset. Non può essere democratico uno Stato che tratta come paria di nuovo tipo il 20% della popolazione del paese, uno Stato nato dal mostruoso genocidio in terra straniera, uno Stato le cui pratiche presentano sfumature di stampo neofascista.

    Il libro di Shlalom Sand sull’invenzione del popolo ebraico è oltre che un lucido saggio storico, un atto di coraggio. Consiglio la sua lettura a tutti coloro per i quali la frontiera della sinistra passa oggi dalla solidarietà con il popolo martire di Palestina e la condanna del sionismo.

    *Shlomo Sand, «Comment le Peuple Juif fut Inventé», Flammarion, Paris, 2010
    Traduzione Marina Minicuci, Giancarlo Paciello
    L’originale portoghese di questo articolo si trova in www.odiario.info
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  2. #2
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    Predefinito Re: L’INVENZIONE DEL «POPOLO EBRAICO» - Un libro smentisce il mito sionista.

    Tipico prodotto postmodernista alla Hobsbawn. Tra l'altro nemmeno il primo. Si legga Liverani, ​Oltre la Bibbia.

  3. #3
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    Predefinito Re: L’INVENZIONE DEL «POPOLO EBRAICO» - Un libro smentisce il mito sionista.

    http://www.newsweek.com/what-we-can-...h-genome-73025
    What We Can Learn From the Jewish Genome

    BY SHARON BEGLEY 6/3/10 AT 1:00 AM


    Ultra-Orthodox Jewish men in front of the Tomb of the Patriarch, where Old Testament prophet Abraham and his son Isaac are thought to be buried. MENAHEM KAHANA / AFP-GETTY

    • Jews have historically considered themselves “people of the book” (am haseferin Hebrew), referring to sacred tomes, but the phrase is turning out to have an equally powerful, if unintended, meaning: scientists are able to read Jewish genomes like a history book. The latest DNA volume weighs in on the controversial, centuries-old (and now revived in a 2008 book) claim that European Jews are all the descendants of Khazars, a Turkic group of the north Caucasus who converted to Judaism in the late eighth and early ninth century. The DNA has spoken: no.





    In the wake of studies in the 1990s that supported biblically based notions of a priestly caste descended from Aaron, brother of Moses, an ambitious new project to analyze genomes collected from Jewish volunteers has yielded its first discoveries. In a paper with the kind of catchy title you rarely see in science journals—“Abraham’s Children in the Genome Era”—scientists report that the Jews of the Diaspora share a set of telltale genetic markers, supporting the traditional belief that Jews scattered around the world have a common ancestry. But various Diaspora populations have their own distinct genetic signatures, shedding light on their origins and history. In addition to the age-old question of whether Jews are simply people who share a religion or are a distinct population, the scientific verdict is settling on the latter.
    Although the origin of the Jews has been traced, archeologically, to the Middle East in the second millennium B.C.E., what happened next has been more opaque. To sort it out, researchers collected DNA from Iranian, Iraqi, Syrian, and Ashkenazi Jews around New York City; Turkish Sephardic Jews in Seattle; Greek Sephardic Jews in Thessaloniki and Athens; and Italian Jews in Rome as part of the Jewish HapMap Project. (All four grandparents of each participant had to have come from the same community.) As the scientists will report in the next issue of the American Journal of Human Genetics, the analysis shows that “each of the Jewish populations formed its own distinctive cluster, indicating the shared ancestry and relative genetic isolation of the members of each of those groups.”
    Try Newsweek: subscription offers
    Jewish populations, that is, have retained their genetic coherence just as they have retained their cultural and religious traditions, despite migrations from the Middle East into Europe, North Africa, and beyond over the centuries, saysgeneticist Harry Ostrer of NYU Langone Medical Center, who led the study. Each Diaspora group has distinctive genetic features “representative of each group’s genetic history,” he says, but each also “shares a set of common genetic threads” dating back to their common origin in the Middle East. “Each of the Jewish populations formed its own distinctive cluster, indicating the shared ancestry and relative genetic isolation of the members of each of those groups.”
    The various Jewish groups were more related to each other than to non-Jews, as well. Within every Jewish group, individuals shared as much of their genome as two fourth or fifth cousins, with Italian, Syrian, Iranian, and Iraqi Jews the most inbred, in the sense that they married within the small, close-knit community. In general, the genetic similarity of any two groups was larger the closer they lived to one another, but there was an exception: Turkish and Italian Jews were most closely related genetically, but are quite separated geographically.
    Historical records suggest that Iranian and Iraqi Jews date from communities that formed in Persia and Babylon, respectively, in the fourth to sixth centuries B.C.E., and the DNA confirms that. The genetic signatures of these groups show that they remained relatively isolated—inbred—for some 3,000 years. The DNA also reveals that these Middle Eastern Jews diverged from the ancestors of today’s European Jews about 100 to 150 generations ago, or sometime during the first millennium B.C.E.
    That’s when the Jewish communities in Italy, the Balkans, and North Africa originated, from Jews who migrated or were expelled from Palestine and from people who converted to Judaism during Hellenic times. During that period Jews proselytized with an effectiveness that would put today’s Mormons to shame: at the height of the Roman Empire, as the Roman historian Josephus chronicled, mass conversions produced 6 million practicing Jews, or 10 percent of the population of the Roman Empire. The conversions brought in DNA that had not been part of the original gene pool in the land of Abraham.
    The DNA analysis undermines the claim that most of today’s Jews, particularly the Ashkenazi, are the direct lineal descendants of converted Khazars—which has angered many in the Jewish community as an implicit attack on the Jews’ claim to the land of Israel, since it implies that today’s Jews have no blood ties to the original Jews of the Middle East. Instead, find the scientists, at most there was “limited admixture with local populations, including Khazars and Slavs ... during the 1,000-year (second millennium) history of the European Jews.”
    Of the non-Jewish Europeans, northern Italians were most genetically similar to the Jews, followed by the Sardinians and French. The Druze, Bedouins, and Palestinians were closest to the Iranian, Iraqi, and Syrian Jews. That is evidence of “a shared genetic history of related Middle Eastern and non-Semitic Mediterranean ancestors who chose different religious and tribal affiliations.” Adds Ostrer, “the study supports the idea of a Jewish people linked by a shared genetic history. Yet the admixture with European people explains why so many European and Syrian Jews have blue eyes and blond hair.”
    Southern Europeans were the closest genetic cousins of Ashkenazi, Sephardic, and Italian Jews, reflecting the large-scale conversion of these Southern European populations to Judaism some 2,000 years ago, when European Jewry was forming. The Sephardic groups share genetic makers with North Africans, probably a result of marriages between Moors and Jews in Spain from 711 to 1492.
    Several details of the Ashkenazi genome imply that centuries ago, the population experienced a severe bottleneck, in which the size of a group plummets, followed by a rapid expansion. That jibes with the historical record showing that the Jewish population in Western and Eastern Europe bottomed out at about 50,000 in the Middle Ages and then soared to 500,000 by the 19th century, growing at twice the rate of non-Jews—something called “the demographic miracle.”
    Analysis of Jewish genomes has been yielding fascinating findings for more than a decade. A pioneer in this field, Michael Hammer of the University of Arizona, made the first big splash when he discovered that genetics supports the biblical account of a priestly family, the Cohanim, descended from Aaron, the brother of Moses: one specific genetic marker on the Y chromosome (which is passed on from father to son, as membership in the priestly family would be) is found in 98.5 percent of people who self-identify as Cohanim, he and colleagues reported in a 1997 paper in Nature (the PBS science series Nova did a nice segment on that work, summarized here). The Cohanim DNA has been found in both Ashkenazi and Sephardic Jews, evidence that it predates the time when the two groups diverged, about 1,000 years ago. DNA can also be used to infer when particular genetic markers appeared, and suggests that the Cohanim emerged about 106 generations ago, making it fall during what is thought to be the period of the exodus from Egypt, and thus Aaron’s lifetime.

  4. #4
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    Predefinito Re: L’INVENZIONE DEL «POPOLO EBRAICO» - Un libro smentisce il mito sionista.

    Vecchia storia e senza particolari supporti storici.
    Se guardi troppo a lungo nell'abisso, poi l'abisso vorrà guardare dentro di te. (F. Nietzsche)

  5. #5
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    Predefinito Re: L’INVENZIONE DEL «POPOLO EBRAICO» - Un libro smentisce il mito sionista.

    Citazione Originariamente Scritto da Sofia_Perovskaja Visualizza Messaggio
    Un forum autoproclamatosi comunista che ospita le più becere teorie naziste !!!!????..non c'è che dire...
    e sì, soprattutto quelle di quei brutti nazisti con cappellaccio, barbone e treccioline che osano scrivere "Zionism and Judaism are diametrically opposed"...
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  6. #6
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    Predefinito Re: L’INVENZIONE DEL «POPOLO EBRAICO» - Un libro smentisce il mito sionista.

    Citazione Originariamente Scritto da Kavalerists Visualizza Messaggio
    e sì, soprattutto quelle di quei brutti nazisti con cappellaccio, barbone e treccioline che osano scrivere "Zionism and Judaism are diametrically opposed"...
    Sono teorie che comunque vengono strumentalizzate per i propri fini da nazisti, islamici e comunisti accomunati tutti e tre dall'odio antisemita contro Israele. CANCELLATO DALLA MODERAZIONE
    Ultima modifica di Gianky; 21-05-15 alle 10:13

  7. #7
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    Predefinito Re: L’INVENZIONE DEL «POPOLO EBRAICO» - Un libro smentisce il mito sionista.

    Citazione Originariamente Scritto da Digos Visualizza Messaggio
    Sono teorie che comunque vengono strumentalizzate per i propri fini da nazisti, islamici e comunisti accomunati tutti e tre dall'odio antisemita contro Israele. CANCELLATO DALLA MODERAZIONE
    esattamente come le tue teorie sono utilizzate da antislamici, filosionisti e destroreazionari, tutti e tre accomunati dall'odio antiarabo.
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  8. #8
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    Predefinito Re: L’INVENZIONE DEL «POPOLO EBRAICO» - Un libro smentisce il mito sionista.

    Citazione Originariamente Scritto da Digos Visualizza Messaggio
    Questo è un forum antisemita! !
    no, è un forum antisionista e qui non vogliamo razzisti antiarabi, chiaro NazKol?
    "L'odio per la propria Nazione è l'internazionalismo degli imbecilli"- Lenin
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  9. #9
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    Predefinito Re: L’INVENZIONE DEL «POPOLO EBRAICO» - Un libro smentisce il mito sionista.

    Citazione Originariamente Scritto da Digos Visualizza Messaggio
    Ovvero il bene assoluto!
    pER LA MODERAZIONE:
    SOPPRIMETE QUESTO TROLL, GRAZIE.
    "L'odio per la propria Nazione è l'internazionalismo degli imbecilli"- Lenin
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  10. #10
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    Predefinito Re: L’INVENZIONE DEL «POPOLO EBRAICO» - Un libro smentisce il mito sionista.

    Ehi Digos (già il tuo nick fa schifo come le tue idee) vedi di andare a rompere da qualche altra parte.Già ho chiesto all'Admin Gianluca di bannarti da questo forum!
    Qui non sono ammessi sionisti,yankee e guardie!

    Citazione Originariamente Scritto da Digos Visualizza Messaggio
    Inutile che fai la checca isterica non tutti vogliono dare via il culo ai muslim come te Kavalerists.

 

 
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