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ConteMax
LASTAMPA.it
Pubblicazione: 10-06-2010, STAMPA, ALESSANDRIA, pag.67
Sezione:
Autore: CHIOSSO SELMA
UDIENZA. IL RACCONTO DELLA VITTIMA Sacerdote a processo per violenza sessuale verso una dipendente
SELMA CHIOSSO ACQUI TERME Si e' aperto in Tribunale ad Acqui, davanti al collegio presieduto da Giovanna Cannata e composto da Enrica Colombo e Patrizia Cazzato, il procedimento a carico di DON Bruno Pavese, 63 anni. All'epoca dei fatti era parroco di Denice e gestore di due aziende agricole a Sessame, la Pavese vini e la Ca' Profumo di bosco. E'stato rinviato a giudizio per violenza sessuale, abuso di autorita', atti osceni. Lo difende l'avvocato Alexia Cellerino. Vittima delle sue attenzioni, secondo l'accusa, una marocchina di 43 anni, abitante a Bistagno e sua dipendente. L'assiste l'avvocato Luca Musso. I fatti sono accaduti dalla fine del 2005 a luglio 2006. Il pm Chiara Venturi ha interrogato a lungo la DONna e altrettanto ha fatto l'avvocato Cellerino. Lei ha raccontato che nel 2004, aveva un bimbo piccolo, il marito in ospedale e bisogno di lavorare. L'aveva assunta il sacerdote con un contratto agricolo: doveva occuparsi sia dei lavori in casa che della campagna. Ha spiegato: «All'inizio ho lavorato davvero bene, come in una famiglia. In casa oltre al parroco c'erano suo fratello (ora DECEDUTO) la zia Angela, la zia Iolanda, Bruno ''picccolo'' il nipote, e altri dipendenti. Al mattino andavo a comprare e DON Pavese mi lasciava il resto della spesa, spesso mi dava anche qualcosa da portare ai bambini. A Natale addirittura mi ha DONato una polizza assicurativa». Poi i rapporti sono guastati. Prima ci sono stati lievi apprezzamenti: «Mi diceva ''sei una bella DONna''» . Verso la fine del 2005 il primo episodio mentre lei stava lavando i piatti: «Gli ho detto ''Ma cosa sta facendo? Lei e' un prete e io una DONna sposata''». A marzo, dopo la torta di compleanno, il secondo episodio. La DONna a titolo di prova ha conservato alcuni fazzoletti. «Io mi arrabbiavo, per un po' stava bravo, poi ricominciava». Nel frattempo dopo un incidente ha ricevuto una lettera di licenziamento, si e' rivolta ai sindacati ed e' tornata a lavorare per qualche giorno.
«Quando ha saputo che volevo denunciarlo mi ha detto che tanto nessuno mi avrebbe creduto e di provarci che mi avrebbe seppellita vicino ai vitellini. Poi ha aggiunto ''voi musulmani bisognerebbe appendervi le DONne per i capezzoli e gli uomini per altro''». Prossime udienze il 23 giugno e il 6 luglio per sentire i testimoni, la tesi della difesa, e l'esame dell'imputato.