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Discussione: Pillole di Shakespeare

  1. #41
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    Ospite

    Predefinito Re: Pillole di Shakespeare

    Dante vs William




    Dilemma amletico: chi era il migliore fra Dante e Shakespeare?
    Secondo l'autorevole parere di T. S. Eliot, Dante e Shakespeare si sono divisi il mondo senza lasciare posto ad un terzo.
    Non la pensa così il celebre critico letterario Harold Bloom, professore emerito all'Università di Yale e grande esperto di letteratura inglese. Nel suo "Canone Occidentale", dove stila una sorta di classifica delle personalità letterarie che più hanno segnato la nostra cultura, Bloom assegna il primo posto a Shakespeare, seguito da Dante. Ecco alcune ragioni su cui si basa la convinzione di Bloom...

    1. Shakespeare è più attuale e, pur essendo calato nella realtà del suo tempo la prescinde, cosicché le sue opere risultano eterne, nel senso che sollevano questioni ancora oggi attuali. Prendiamo il Macbeth: è la storia di un re e una regina avidi e disposti a tutto pur di raggiungere i propri scopi. Lo evidenzia bene Polanski nella sua trasposizione cinematografica, dove ci mostra l'ambizione senza scrupoli della coppia, che potrebbe adattarsi a qualsiasi coppia borghese dei giorni nostri.

    2. La varietà tematica. Secondo T. S. Eliot, la grandezza di Dante sta nell'aver descritto anche il Paradiso poiché nell'arte, diceva Eliot, è facile immedesimarsi nell'Inferno, nelle passioni della carne, nelle contraddizioni dell’animo, più che nella bontà. Dante riuscì ad essere completo. Bloom sostiene che Shakespeare fece lo stesso: l'Amleto, per esempio, è una tragedia che contempla tutti gli stadi dell'essere: partendo da una situazione tradizionale per una tragedia dell'epoca (la vendetta di un principe per l'assassinio del padre), la storia si sviluppa toccando temi assai più ampi come il potere, l’incesto, l’amore, la follia, il sovrannaturale… Bloom sostiene che Shakespeare riesce a toccare l'oscurità e la luce fin dalla prima tragedia, il Tito Andronico - la più violenta, sanguinosa e oscura di tutte - per poi approdare alle commedie della maturità, equilibrate e luminose, come Sogno di una notte di mezza estate.

    3) La tv e il cinema si ispirano continuamente a Shakespeare. Per esempio, Frank Underwood è shakespeariano fino al midollo e molti considerano House of Cards una sorta di Macbeth aggiornato. Anche Il Trono di spade attinge a piene mani dalle tragedie di Shakespeare, come il già citato Tito Andronico per la sua violenza quasi cinematografica. Infine, molte delle storie di mafia così come ce l'hanno presentata cinema e letteratura, sono spesso una rivisitazione in chiave moderna di molti temi shakespeariani.

    4. Shakespeare è twitterabile, nel senso che molte sue brevi citazioni (meno di 140 caratteri) sono diventate delle vere e proprie pillole di saggezza:
    "Essere o non essere, questo è il problema" (40 caratteri);
    "Siamo fatti della materia di cui son fatti i sogni; e nello spazio e nel tempo d’un sogno è racchiusa la nostra breve vita" (120 caratteri).
    In teoria anche Dante è twitterabile: "Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai in una selva oscura" (due terzine per 66 caratteri), ma – dice Bloom – ha la sfortuna di aver scritto in una lingua che il resto del mondo legge e parla solo per passione.



  2. #42
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    Predefinito Re: Pillole di Shakespeare

    Shakespeare è un meme, un virus.

    Dire che Shakespeare è moderno non è certo un’idea moderna. Ogni epoca ha pensato sé stessa come shakespeariana e proprio per questo moderna. Tanto che a volte i due termini si confondono o appaiono intercambiabili. A dire il vero l’unica epoca che non si è detta shakespeariana è stata quella di Shakespeare: quando morì il 23 aprile 1616 e fu seppellito nella chiesa della Trinità a Stranford la sua morte ebbe un’eco poco più che locale. Nessuno propose di deporlo nell’Abbazia di Westminster, né la notizia fece il giro d’Europa attraverso gazzettini o elegie in sua memoria: al tempo era visto più che altro come un rispettabile professionista dell’intrattenimento, un maestro di qualcosa che indubbiamente regalava piacere al suo pubblico ma non conferiva lustro e nobiltà a chi lo faceva. Solo a sette anni dalla morte, quando vennero riunite in volume le sue opere e grazie all’introduzione che di esse scrisse Ben Jonson, si iniziò a riconoscerne la grandezza.

    Una grandezza che ancora oggi ci sfugge in tutte le sue ricadute. E per un semplice motivo: perché vi siamo ancora così immersi che non ne percepiamo i confini, non ne vediamo con precisione i lasciti. Molte delle cose che consideriamo “naturali”, o semplicemente umane, sono shakespeariane. A cominciare dalla lingua: Shakespeare è stato soprattutto un sublime inventore di parole, un divino giocoliere del linguaggio. Migliaia di parole inglesi sono state letteralmente inventate da lui. Ma anche per i non anglofoni il bagaglio di espressioni che arrivano dai suoi testi è enorme. Senza contare quella che è forse l’eredità più importante: il repertorio di storie, personaggi, trovate narrative di cui i suoi drammi sono pieni. Basti pensare per l’Italia a quanto Shakespeare sia stato mediato nell’Ottocento attraverso i libretti d’Opera rendendolo così famigliare al grosso pubblico (spesso appena alfabetizzato) tanto se non più di Dante. Shakespeare era, se vogliamo, un prodotto globale già all’origine: ben note, infatti, sono le fonti dei suoi testi, in gran parte riconducibili alla novellistica italiana e alla mitologia greco-latina.
    ...
    Tutto è Shakespeare | Rivista Studio
    La morte significava ben poco per me. Era l'ultimo scherzo in una serie di pessimi scherzi. Charles Bukowski
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  3. #43
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    Predefinito Re: Pillole di Shakespeare


  4. #44
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    Predefinito Re: Pillole di Shakespeare

    Follia femminista o revisione del valore dei classici da parte della nostra cultura moderna in nome della parità dei sessi?
    https://forum.termometropolitico.it/...ice-basta.html
    La morte significava ben poco per me. Era l'ultimo scherzo in una serie di pessimi scherzi. Charles Bukowski
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