Teologia
della Restaurazione
(Parte prima)di Nicola Cavedini
Parte Prima
I. 1. Certezze dogmatiche
I. 2. S. Agostino e la teologia della storia
I. 3. La storia del mondo secondo S. Agostino
I. 4. Ruperto di Deutz
I. 5. Gioacchino da Fiore e gli Spirituali
I. 6. La reazione di San Bonaventura
I. 7. La teologia della storia in San Bonaventura
I. 8. Schemi interpretativi e restaurazione in San Bonaventura
I. 9. Un Ordine Profetico
I. 10. Santa Caterina da Siena
I. 11. San Vincenzo Ferreri e gli uomini apostolici
I. 12. San Francesco di paola e un Ordine misterioso
Parte seconda
II. 1. Il Venerabile Bartholomäus Holzhauser (1613-1658)
II. 2. L’Interpretatio in Apocalypsin
II. 3. Le sette epoche della Chiesa secondo il Ven. Holzhauser
II. 4. Il potente Monarca e la Restaurazione (6a epoca)
II. 5. Ancora sul potente Monarca
II. 6. 5a epoca e Rivoluzione
II. 7. Romano Impero e Islam
II. 8. Il Santo Pontefice e lo stato sacerdotale nella 6a epoca
II. 9. San Luigi Maria Grignion di Montfort (1673-1716)
II. 10. La devozione al Sacro Cuore di gesù e la Restaurazione
II. 11. San Giovanni Bosco e l’Imperatore d’Austria (1873)
II. 12. I sogni di San Giovanni Bosco e la Restaurazione
II. 13. Le grandi apparizioni mariane del XIX secolo
II. 14. S. Caterina Labouré e la Medaglia Miracolosa (1830)
II. 15. La salette. 19 settembre 1846
II. 16. Le 18 apparizioni di Lourdes (1858)
II. 17. Fatima 1917
II. 18. La Consacrazione della Russia e la Restaurazione
II. 19. Il Terzo Segreto finalmente rivelato (26 giugno 2000)
II. 20. Un commento al commento
II. 21. Un’interpretazione
II. 22. Pio XI e la Restaurazione. L’enciclica Mit brennender Sorge (1937)
II. 23. La Restaurazione è imminente?
II. 24. Conclusione
La condizione attuale d’apostasia della società e la gravissima crisi che attraversa la Chiesa cattolica, dominata dalla setta neo-modernista fin nel suo più alto vertice, fanno sorgere la domanda se sia ormai vicino il tempo ultimo della storia del mondo, quello che, contraddistinto dal regno empio dell’Anticristo, si chiuderà con la sua irreparabile sconfitta, la resurrezione dei corpi, il Giudizio finale e la conclusione della storia.
Gli spiriti che non abbiano perduto lucidità, chiarezza di dottrina e il coraggio di guardare brutalmente in faccia alla realtà delle cose, possono forse lecitamente interrogarsi sull’attuale triste presente e tentare di giudicarlo e comprenderlo, seppure in via puramente congetturale, alla luce della teologia della storia.
Un concetto assai diffuso negli ambienti cattolici legati alla perenne Tradizione della Chiesa è quello di Restaurazione. Esso indica in generale l’idea di un rifiorire della Chiesa e della civiltà cattoliche travagliate dalla Rivoluzione mondiale scristianizzante. Tuttavia non è forse inutile esercizio quello di investigare maggiormente se quest’idea abbia o meno un fondamento teologico, per evitare il pericolo, in questi tempi caotici ed irrazionali di fine millennio, di cadere in qualche concezione della storia non ortodossa, in un millenarismo più o meno mitigato, in qualche falsa certezza pseudo-soprannaturale, cui si accompagna sempre inevitabilmente la cupa desolazione del disinganno.
I. 1. Certezze dogmatiche
La storia e la vicenda dell’umanità e della Chiesa si svolgono nel tempo. Non può quindi stupire che Dio abbia rivelato gli eventi cardini della storia universale, che segnano l’inizio, la pienezzai e la fine dei tempi.
All’inizio dei secoli troviamo, infatti, la Creazione delle nature spirituali (gli Angeli), del mondo materiale e dell’uomo. Sappiamo inoltre della prova cui Dio sottopose gli esseri razionali, la loro caduta, con la creazione dell’inferno per gli angeli ribelli, il peccato originale dei nostri progenitori, Adamo ed Eva, nonché la promessa di un Redentore (Protovangelo).
Nella pienezza dei tempi si colloca invece la Redenzione dell’umanità peccatrice con l’Incarnazione della Seconda Persona della SS. Trinità nel seno della Vergine Maria, la Sua Passione, Morte e Risurrezione e la divina Istituzione della Chiesa Cattolica, con il mandato d’insegnare a tutti gli uomini le Verità rivelate da Dio fino alla consumazione dei secoli.
Alla fine dei tempi invece vi sarà il Giudizio e la consummatio saeculi, la cessazione del mondo e del tempo. Questo evento ultimo della storia sarà preceduto da alcuni accadimenti che ne indicheranno la stringente prossimità e che sono stati preannunciati nella Scrittura.
Essi sono, così come li elenca, tra gli altri, S. Alfonso Maria de’ Liguori nelle Dissertazioni teologiche-morali appartenenti alla vita eterna: 1. L’universale predicazione del Vangelo. 2. L’universale apostasia. 3. “La distruzione totale dell’imperio e nome romano” cioè della Chiesa cattolica e del regno sociale di Gesù Cristo. 4. La venuta ed il regno dell’Anticristo. 5. La venuta di Enoc ed Elia, con la conversione finale degli ebreiii. A ciò si aggiunga tutta una serie di eventi naturali catastrofici, così descritti da S. Matteo e S. Luca nei loro Vangeli, da sempre interpretati come alludenti alla fine del mondo:
“Or subito dopo la tribolazione [il regno dell’Anticristo] di quei giorni, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, e le stelle cadranno dal cielo e le potenze dei cieli si commoveranno (S. matteo, XXIV, 29);
“E vi saran dei segni nel sole, nella luna e nelle stelle e sulla terra costernazione tra i popoli, smarriti per il rimbombo del mare e dei flutti; gli uomini verranno meno dallo spavento nell’aspettazione delle cose che staranno per accadere al mondo, perché le potenze dei cieli saranno sconquassate.” (S. Luca, XXI, 25-26)iii.
I. 2. S. Agostino e la teologia della storia
S. Agostino, il più importante teologo dell’antichità cristiana, raccogliendo una tradizione esegetica già prestigiosa ai suoi tempi, investigò la storia della Redenzione, applicando il modello archetipo di suddivisione temporale che rinvenne nel dato rivelato.
Nel libro della Genesi,infatti, l’autore ispirato narra la creazione del mondo, suddividendo l’azione di Dio in sette giorni, o meglio, in sei giorni di attività e uno, l’ultimo, di riposo.
S. Agostino, innestandosi sull’esegesi precedente e canonizzandola con l’immensa sua autorità, interpretò a sua volta la vicenda della Redenzione, proprio alla luce di quella settemplice periodizzazione. Tale utilizzo, infatti, aveva un fine innanzi tutto ermeneutico, serviva cioè a cogliere meglio e con sempre maggior profondità, lo svolgersi coerente ma vario degli eventi della storia salvifica tramandati dai due Testamenti, come intervento straordinario di Dio a beneficio dell’umanità peccatrice.
Secondo il sommo teologo, infatti, come dimostrerà ad abundantiam in De Civitate Dei, tutta la storia dell’umanità, anche quando il Creatore si serve delle cause seconde, ossia della libera cooperazione dell’uomo, è opera sua, è cioè storia sacra guidata dalla Provvidenza. questa nota deve brillare, quindi, a maggior ragione in quella particolare vicenda della storia, la Redenzione, in cui Dio, pur servendosi delle cause seconde, è intervenuto in modo straordinario e con un fine eminentemente soprannaturale.
Il santo d’Ippona sviluppò la sua concezione della storia sacra, come sistema interpretativo fondato sul parallelismo analogico tra giorni della creazione, epoche della storia salvifica ed età dell’uomo (infanzia, adolescenza ecc.) soprattutto nell’opera giovanile De Genesi contra Manichaeosiv, ma se ne trovano importanti accenni anche nel suo testo più famoso, il De Civitate Deiv.
Enunciando il suo sistema, il santo scrive: “Percorrendo tutto il testo delle Sacre Scritture io vi scorgo in certo qual modo sei età destinate alle opere, età distinte tra loro, per così dire, da limiti determinati, di modo che nella settima si spera il riposo. Io vedo inoltre che queste medesime sei età assomigliano a questi sei giorni in cui furono compiute le opere che la Scrittura ricorda essere state fatte da Dio.”vi
ciascun’epoca della Redenzione è paragonabile, quindi, ad una delle età dell’uomo, essendo la storia del mondo nient’altro che la vicenda del genere umano.
Secondo S. Agostino, inoltre, la Storia universale, come storia dell’intervento di Dio nel tempo, può essere suddivisa analogicamente alle fasi del Suo intervento diretto al momento della creazione, in sei giorni-epoche.
Così la prima epoca è quella della nascita dell’umanità, cioè della sua infanzia, che da Adamo giunge a Noè, ed è paragonata al primo giorno della Creazione, poiché allora l’uomo cominciò ad essere illuminato dalla fede (protoevangelo), come nel primo giorno Dio creò la luce. Alla sera di questo primo giorno-epoca si ebbe il Diluviovii.
La seconda,che si apre conNoè, giunge ad Abramo, ed è la fanciullezza del mondo. A ragione viene paragonata al secondo giorno della Creazione “in cui fu creato il firmamento in mezzo alle acque superiori e a quelle inferiori, poiché l’arca in cui era Noè con i suoi familiari, era come il firmamento tra le acque sottostanti sulle quali stava a galla e quelle sovrastanti dalle quali veniva bagnata.”viii La sera di quest’epoca è la confusione delle lingue, in punizione della torre di Babele.
la terza epoca si apre con Abramo e arriva al Re Davide. È l’età dell’adolescenza, e si paragona al terzo giorno della Creazione, poiché, come allora Dio separò la terra dalle acque, così in quest’età del mondo il popolo eletto, generato da Abramo, fu separato dalle ‘acque’ del paganesimo. La sera di questo giorno-epoca sono i peccati del popolo eletto fino alla perversione di Saulix.
La quarta, invece, che inizia con lo splendore del regno davidico (la giovinezza) paragonata al quarto giorno della Creazione, in cui Dio creò il sole (il regno di Davide), la luna (il popolo ubbidiente) e le stelle del firmamento (i maggiorenti del regno), si chiude con i peccati dei re e la deportazione del popolo eletto a Babilonia.x
la quinta epoca, che dalla schiavitù babilonese giunge a Cristo, è l’età della gravitas, ossia la maturità. Corrisponde al quinto giorno della Creazione, in cui furono creati i pesci e gli uccelli, poiché gli israeliti cominciarono a vivere tra i pagani come in un mare e avevano una sede insicura e instabile come gli uccelli dell’aria. La sera di quest’età vide l’accecamento degli ebrei, che rifiutarono di riconoscere Gesù Cristo.xi
Nella sesta età, che va da Cristo al regno dell’Anticristo e alla fine del mondo con il Giudizio finale (quella della senectus-vecchiaia) opera la Chiesa. Nel sesto giorno Dio crea gli animali della terra, simbolo dei popoli che avrebbero creduto al Vangelo, e, a compimento della sua opera, plasma l’uomo e la donna, sottomettendo loro ogni essere vivente. Così nella sesta epoca è nato Gesù Cristo, il novello Adamo, e la Chiesa, sorta dal costato trafitto del Redentore. Il sesto giorno-epoca si chiude con il regno dell’Anticristo e la cessazione del tempo.allora inizierà il settimo giorno, cioè il giorno del riposo sabbatico dell’eternità: “Allora con Cristo riposeranno da tutte le opere coloro ai quali è stato detto: Siate perfetti come il Padre vostro celeste […] ebbene, dopo tali opere deve sperarsi il riposo del settimo giorno, il quale non ha sera.”xii
I. 3. La storia del mondo secondo S. Agostino
Età del mondo Età dell’uomo Punizione Giorni della Creazione 1a Età: da Adamo al Diluvio Infanzia Diluvio 1° giorno: Fiat lux 2a Età: da Noè ad Abramo Fanciullezza Torre di Babele
Confusione delle lingue2° giorno: Firmamento 3a Età: da Abramo a Re Davide Adolescenza Peccati degli Ebrei e perversione di Saul 3° giorno: Separazione della terra dalle acque 4a Età: da Davide alla caduta di Gerusalemme Giovinezza Distruzione di Gerusalemme (486 a.C.) 4° giorno: Sole, luna e stelle 5a Età: dalla Restaurazione del Tempio a Cristo Maturità Rifiuto del Messia da parte degli Ebrei 5° giorno: creazione dei pesci e uccelli 6a Età: da Cristo al regno dell’Anticristo Vecchia Fine del mondo 6° giorno: creazione degli animali della terra 7a Età: Eternità del Paradiso Vita eterna Inferno eterno per i dannati 7° giorno: Riposo di Dio
S. Agostino, con il continuo raffronto tra le sei epoche storiche individuate e il modello dei Sei giorni della Creazione, approfondisce, in una prospettiva eminentemente cristocentrica, il significato mistico-allegorico della storia sacra.
Ogni epoca della storia parla di Cristo almeno in via figurata e converge su Cristo. Così, per esempio, alla separazione della luce dalle tenebre nel primo giorno della Creazione, corrisponde il primo annuncio del Redentore ai Progenitori. Nel sesto giorno, la creazione dell’uomo, è figura dell’Incarnazione nella sesta epoca, mentre la creazione della Donna dalla costola d’Adamo preannuncia la nascita della Chiesa.
S. Agostino, inoltre, caratterizza ogni epoca con una personalità eccezionale, che, nelle cinque età anticotestamentarie, annuncia nelle opere il modello futuro, Gesù Cristo. Ecco allora Adamo, Noè, Abramo, Mosé, Davide, Zorobabele fino a Cristo. Ogni epoca si chiude con un evento drammatico: la prima con il Diluvio, la seconda con la torre di Babele, la terza con la caduta di Saul, la quarta con la deportazione in Babilonia, la quinta con l’accecamento degli ebrei. la sesta, quella della Chiesa, terminerà con il Regno dell’Anticristo, cui subito seguirà la seconda venuta di Gesù (Parusia) per il Giudizio. Ogni epoca quindi s’incentra su una figura che ne è per così dire all’origine e che, eccettuata la sesta, è figura o tipo cristologico. Gli eventi luttuosi e catastrofici, invece, che segnano il chiudersi di ciascun giorno-epoca, sono tutte prefigurazioni del nemico terreno ed umano per eccellenza del Redentore Gesù e della Sua Chiesa, il falso Messia e falso Cristo che negli ultimi tempi, sebbene per poco, dominerà sull’intera umanità: l’Anticristo.
La sesta epoca è propriamente quella che riguarda la vicenda terrena della Chiesa militante e che durerà, come la Chiesa, fino alla consummatio finale. è la vecchiaia del senescens saeculum, del mondo che invecchia. dopo la venuta di Cristo, nella pienezza dei tempi, infatti, la storia sacra è entrata negli ultimi tempi. Non si attende più alcun’altra rivelazione pubblica. La Chiesa, istituita da Cristo e guidata dallo Spirito santo, deve operare in attesa della fine.
Il santo d’Ippona ha quindi modellato e perfezionato quelle categorie-chiave che diverranno patrimonio comune della cultura teologica occidentale. Queste idee si possono riassumere: nella liceità di un’esegesi simbolica della Scrittura come storia sacra della Chiesa militante, con l’utilizzo di categorie d’ordine rivelato (come la divisione in sette giorni dell’azione creatrice di Dio e la trinità delle persone divine).
S. Agostino lascia, infatti, ai suoi discepoli numerosi esempi anche di quest’utilizzo ermeneutico. Così, ricercando l’impronta del dogma trinitario nella costituzione dell’essere umano, stabilisce la tripartizione dell’anima immortale in memoria, intelletto e volontàxiii. A maggior ragione l’archetipo trinitario andava ricercato anche nello svolgersi delle età della storia, come opera di Dio. Dall’impiego esegetico di questo modello, che S. paolo aveva indicato nella sua tripartizione della storia salvifica nelle epoche della legge di natura, mosaica, e di grazia, combinato col settenario, deriverà alla teologia della storia la celebre partizione della vicenda umana in tre epoche o età o Regni: quello del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
d’ascendenza agostiniana è inoltre l’idea che ciascun’epoca debba essere aperta e caratterizzata da una personalità eccezionale cristologica (il Magnus Dux della tradizione profetica medioevale) e che la fine del giorno-epoca coincida con un evento catastrofico. S. Agostino lasciò questo sistema di teologia della storia in abbozzo. Egli non volle affrontare il tema della sesta epoca, quella non ancora conclusa, della Chiesa militante, forse spaventato, come è stato autorevolmente sostenuto, dalle ardite elaborazioni del suo contemporaneo donatista Ticonio, che, commentando l’Apocalisse, aveva per primo applicato alla storia della Chiesa, cioè alla sesta epoca agostiniana, la suddivisione settenaria della Genesi, confortato dalla ricorrenza di quel numero-simbolo nel testo di S. Giovanni, ed era giunto addirittura a fissare la data, poi rivelatasi infondata, della fine del mondo.xiv Il sistema di Ticonio, però, ricondotto in una cornice ortodossa, influenzerà profondamente l’esegesi medioevale, soprattutto nell’approccio interpretativo all’Apocalisse, inteso come narrazione simbolica della storia della Chiesaxv.
I. 4. Ruperto di Deutz
Il primo che abbia combinato in un sistema simbolico coerente d’interpretazione della storia ecclesiastica il metodo trinitario e quello settenario è stato l’abate Ruperto di Deutz (1170 ca.-1129) nelle sue due opere principali De Sancta Trinitate et operibus eius e De glorificatione Trinitatis et processu Spiritus Sanctixvi.
“L’intuizione che l’azione dello Spirito Santo nella Chiesa dovesse essere esplicazione dei suoi sette doni nelle sette epoche della storia della Chiesa, offerse finalmente la possibilità di una partizione ortodossa della storia ecclesiastica, cioè d’una partizione che non fosse in contrasto col resto della Rivelazione. I due metodi principali della simbolica, la teoria del carattere esemplare della trinità e la tipologia delle età dell’uomo, si congiunsero tra loro nell’interpretazione del significato del mondo. Il mondo e la storia del mondo sono opera della Trinità: le loro tre età sono subordinate alle tre persone, al Padre i sette giorni della Creazione, al Figlio le sette età del mondo fino all’arrivo dello Spirito Santo, e allo Spirito Santo le sette epoche della storia della Chiesa.”xvii
In conformità al modello agostiniano ogni epoca della storia ecclesiastica è caratterizzata da figure eccezionali che riflettono nel triplice ordine della società cristiana il loro esemplare cristologico. Saranno quindi monarchi potenti come Costantino, appartenenti all’ordine laicale, grandi Papi, come S. Silvestro, S. Leone magno ecc., quali massimi rappresentanti del clero secolare, ed infine soprattutto fondatori di ordini religiosi, come S. Benedetto, che incarnano al più alto grado il modello medioevale della vita monasticaxviii.
I. 5. Gioacchino da Fiore e gli Spirituali
Gli scritti dell’abate calabrese Gioacchino da Fiorexix (1130 ca.-1202) avrebbero probabilmente avuto un’eco molto limitata se non fossero divenuti, una quarantina d’anni dopo la sua morte, l’arma polemica della corrente francescana degli spiritualixx.
Subito dopo la scomparsa di San Francesco d’Assisi, infatti, si scatenò all’interno dell’ordine un durissimo scontro sul modo d’intendere il voto di povertà cui si obbligava ogni frate. Vi erano alcuni, come gli Spirituali appunto, secondo i quali per esso intendevano interdetta ai membri ogni forma di studio, ogni carriera ecclesiastica, giungendo financo a mettere in discussione la struttura stessa della Chiesa, giudicata troppo mondana, e quindi lontana dall’ideale evangelico di povertà che era stato incarnato dal poverello d’Assisi :
“Elemento fondamentale [per gli Spirituali] è osservare rigidamente la povertà e la Regola francescana secondo l’esempio personale di S. Francesco, respingere le interpretazioni pontificie che ne adattavano l’applicazione all’evoluzione dell’Ordine, e seguire il cosiddetto ‘uso povero’ anche nelle cose permesse. Non meno marcate sono tuttavia le idee contro la scienza, specie profana, e la tendenza alla vita eremitica; caratteristico l’attaccamento al testamento di S. Francesco che già Gregorio IX aveva dichiarato non obbligante, ed il fanatico fervore per le idee gioachimitiche.”xxi
Alle asprezze degli Spirituali si opposero i Conventuali, che, invece, interpretavano il modello francescano di povertà in un’accezione che, senza snervare la natura del nuovo Ordine mendicante, potesse consentire ai suoi membri l’accesso alla carriera ecclesiastica, la possibilità di erudirsi nelle scienze ecc., con un relativo adattamento della regola del fondatore alla nuova condizione in cui l’Ordine, asceso in pochissimi anni a varie migliaia di membri, si venne a trovare.
Gli spirituali allora videro nella teologia della storia di Gioacchino da Fiora, un sistema dottrinale assai adatto per sostenere e difendere la loro tesi. Il sistema di Gioacchino infatti si differenzia in alcuni punti importanti dal metodo interpretativo ormai collaudato dell’esegesi medioevale. Egli ne impiega quasi tutte le categorie, ma sembra piegarle ad una concezione della storia sacra affatto personale. i due concetti più pericolosi ed ambigui, sviluppati da commentatori francescani come Gerardo da Borgo San Donninoxxii, appaiono quelli, l’un all’altro strettamente collegati, inerenti al terzo Regno dello Spirito Santo e al Vangelo eterno.
L’abate calabrese modificò innanzi tutto il concetto del terzo Regno dello Spirito santo, che nella tradizionale visione simbolico-interpretativa della storia ecclesiastica coincideva con la vicenda terrena della Chiesa militante, dalla Pentecoste fino alla fine del mondo.
Secondo Gioacchino, invece, il Terzo regno non coincide più con la storia della Chiesa nel suo complesso, dall’istituzione al compimento della sua missione. Egli introduce l’idea che esso prenda avvio in un dato momento della storia della Chiesa, giungendo addirittura a fissarne la data d’inizio nel 1260, quando il corpo mistico avrà raggiunto un grado così elevato di spiritualità da riuscire a penetrare il messaggio evangelico, oltre la sua nuda lettera, con un’intelligenza spirituale, che permetterà di cogliere allora il Vangelo eterno (espressione questa non inventata da Gioacchino, ma estrapolata dall’Apocalisse, XIV, 6) cioè la sua essenza spirituale, che i secoli precedenti più rozzi e carnali nello sviluppo del Corpo mistico, non erano stati in grado di apprendere. gioacchino, in parte richiamantesi alla tradizione precedente, vedeva nel sorgere di un nuovo Ordine religioso l’avvento di questo stadio ulteriore e compiuto della spiritualità cristiana.
Gli Spirituali credettero di ravvisare nella figura di San Francesco e nel suo Ordine l’avveramento della profezia giochimitica. San Francesco, con la sua radicale interpretazione della povertà, aveva svelato il vero senso del messaggio evangelico, aveva mostrato alla nuova Chiesa della terza età il suo profondo senso spirituale. Non era forse una nuova Rivelazione, e tuttavia l’enfasi con cui gli spirituali difendevano la loro concezione della povertà e della nuova Chiesa ‘pneumatica’ che in essa si era rivelata, facevano comprendere alle intelligenze più avvertite quanto fosse pericolosa la china su cui si erano spinti.
“Il significato dell’evangelium aeternum è dunque questo: i campioni spirituali della perfezione evangelica tra i Minoriti considerano già in atto la nuova epoca di una superiore Rivelazione, di una amplior gratia e di una spiritualità che va diffusa universalmente, perché l’intelligenza spirituale della Scrittura, la rivelazione dei suoi misteri è già diventata realtà nell’epoca fissata da Dio, nel predestinato esegeta Gioacchino, ma specialmente nel messaggio apocalittico del maestro di vita Francesco. Un nuovo superiore messaggio del Regno è giunto.”xxiii
I. 6. La reazione di San Bonaventura
La reazione non tardò a verificarsi.
Nel 1257 venne deposto il generale dell’Ordine Giovanni da Parma, accusato d’essere il capofila della corrente neo-gioachimitica. Al suo posto risultò eletto frà Bonaventura da Bagnoregio, che conservò la carica fino alla morte (1274) e che si sforzò durante il suo generalato di moderare le pericolose asprezze degli spirituali, che rischiavano di rendere sospetta, con la loro interpretazione, la figura e l’opera del padre fondatore.
sotto la sua supervisione, così, venne alla luce la cosiddetta Legenda maior, con cui era fissata la biografia ufficiale del santo assisiate purgata dagli ardori giochimito-apocalittici degli spirituali.xxiv
Occorreva, tuttavia, una chiarificazione riguardo alla dottrina giochimitica nel suo complesso, per sgombrare il campo, da un lato, dagli errori che essa presentava, per salvare, però, dall’altro, quella tradizione esegetico-profetica, che, a causa degli eccessi di Gioacchino e dei suoi epigoni francescani, rischiava d’essere coinvolta ingiustamente nella condanna dell’abate calabrese.
A questo scopo il Dottore Serafico tenne presso l’Università di Parigi, tra il 9 aprile e il 28 maggio 1273, una serie di lezioni, che trascritte dai suoi uditori, rappresentano forse il capolavoro dell’illustre santo: le Collationes in Hexaëmeron sive Illuminationes Ecclesiaexxv.
I. 7. La teologia della storia in San Bonaventura
Il titolo si potrebbe tradurre Conferenze sui Sei giorni della Creazione ossia i gradi sempre crescenti con cui s’illumina il mistero della Chiesa. il riferimento, ancora una volta, è al valore simbolico archetipo dell’opera di Dio all’origine del mondo. Ogni giorno, ossia ogni intervento del Creatore, costituisce per il santo lo spunto per l’orditura di un complesso ma coerente organigramma dottrinale, ove teologia, filosofia, esegesi e teologia della storia s’intrecciano.
È soprattutto a partire dalla XIII conferenza che il Dottore Serafico, commentando le opere di Dio nel terzo giorno, appunta l’attenzione sulla Sacra Scrittura, come strumento privilegiato per salire a Dio.
Nella Scrittura si possono cogliere tre aspetti: le intelligenze spirituali, le figure sacramentali e le teorie. Questa collazione è, in particolare, dedicata ad esporre il sistema dei vari sensi dei testi sacri. le intelligenze, ossia i sensi, sono quattro: letterale, allegorico, morale e anagogico.
San Bonaventura li vede raffigurati nella celebre visione di Ezechiele (I, 5) dei quattro animali (uomo, leone, bue e aquila) ciascuno di essi con quattro facce.
Così l’intelligenza letterale (uomo) della Scrittura, sia nel Vecchio che nel Nuovo Testamento, presenta quattro aspetti: è o legale, perché prescrive comandi, o storica, quando narra fatti esemplari passati, o sapienziale, se contiene insegnamenti, o profetica, quando rivela il futuroxxvi.
La seconda intelligenza è quella allegorica (leone), che riguarda ciò che è da credere, in particolare in riferimento a Cristo, Verbo Incarnato; a maria SS., “poiché nella Scrittura si dicono di Lei cose stupende, e questo perché in tutte le Scritture è posta in relazione al Figlio”; xxvii alla Chiesa militante,“la madre Chiesa che nella Scrittura riceve lodi meravigliose”xxviii; infine alla Sacra Scrittura stessaxxix.
Poiché la Scrittura parla principalmente del Messia, vi sono delle figure sacramentali che lo indicano e a lui si riferiscono, e sono i 12 misteri principali di Cristo. Questi misteri sono indicati allegoricamente nelle dodici pietre che ornavano la veste del Sommo Pontefice (Esodo, XXVIII, 6-12). Queste dodici pietre sono collocate in quattro ordini di tre ciascuno. A questi quattro ordini corrispondono quattro epoche.
Il primo tempo è quello avanti la legge mosaica, in cui vi sono tre misteri: creazione delle cose, purificazione dei misfatti (il diluvio), vocazione dei patriarchi.xxx
Il secondo tempo è quello della Legge scritta; anch’esso presenta tre misteri (la consegna della Legge, l’umiliazione dei nemici e la promozione dei Giudici)xxxi.
Il tempo terzo è quello della Profezia, con i tre misteri, dell’unzione dei Re (Davide, Salomone, Ezechia e iosia, come figure cristologiche eminenti); della rivelazione dei Profeti; della restaurazione del Tempioxxxii.
L’ultima epoca, la quarta, è quella di grazia, in cui s’individuano tre misteri, quello di Gesù Redentore degli uomini, per cui Cristo è rappresentato come uomo mansueto in Matteo, leone trionfante nel Vangelo di San Marco, vitello sacrificato in San Luca, e aquila che vola in San Giovanni; quello come diffusore della grazia, abbondante su tutti gli Apostoli, pio in San Paolo, “nel quale si concludono gli Atti degli Apostoli […] ne ciò deve stupire perché egli fu Beniamino [l’ultimo dei figli di Giacobbe e capostipite dell’omonima tribù cui appartenne S. Paolo] e lupo rapace, ultimo degli Apostoli, nel quale è significato l’ordine futuro.”xxxiii Inoltre Cristo fu prudente diffusore di grazie (nei libri canonici) e sapiente (nelle lettere di San Paolo). il terzo ed ultimo mistero di questo quarto tempo infine, è quello dell’apertura della Scrittura (Apocalisse=rivelazione)xxxiv.