LONDRA
«In tempi normali i governi di destra e di sinistra dovranno raggiungere un surplus di bilancio per ridurre il debito e far fronte agli imprevisti del futuro». C’è qualcosa di thatcheriano nell’afflato del Cancelliere dello Scacchiere George Osborne che nel discorso a Mansion House, rivolto alla City, ha annunciato tutto d’un fiato, o quasi, la prossima privatizzazione di Royal Bank of Scotland, nuove misure e nuove pene contro i banchieri disonesti (illustrate dal governatore Mark Carney), e, appunto, lo stringente vincolo di bilancio dello Stato. La Gran Bretagna mima l’Eurozona ? In realtà, quando Londra avrà azzerato il deficit attuale attuerà una misura simile e ancor più rigida, anche se la norma non potrà essere inserita nella Costituzione che nel Regno Unito non è scritta. Toccherà a un istituzione terza sospendere temporaneamente il vincolo. Sarà infatti l’Office of budget responsibility – ente formalmente indipendente – a decidere quando i tempi «non sono normali» quando, cioè, il Paese è entrato in recessione economica, liberando il Tesoro dai limiti che il Parlamento imporrà. Lo sforamento dal pareggio, anzi dall’avanzo, sarà consentito solo in caso di crescita negativa. Una misura che lega le mani del governo di Londra se declinato con gli impegni presi dai conservatori in campagna elettorale. David Cameron, lo ricordiamo, ha promesso di non alzare l’Irpef, la contribuzione sociale e l’Iva nel corso della legislatura appena avviata. E di azzerare il disavanzo pubblico che oggi è al 5% del Pil.
Le forbici che si stagliano sul futuro della spesa pubblica britannica sono, a questo punto, gigantesche. Tanto grandi da sollevare perplessità in molti economisti. Jonathan Portes del National insititute for economic reaserch, riferendosi al surplus bilancio, è stato netto. «Questa è una mossa che va contro le scelte politico-economiche più sagge adottatate da molti Paesi». Dagli eccessi di “premura” nella riduzione del deficit britannico ha messo in guardia anche il Fondo monetario, mentre la Svezia, ha già annunciato che abbandonerà la norma che Londra intende far sua. George Osborne è comunque deciso a passare alla storia come il risanatore della finanza pubblica di Sua Maestà. Lo vuole essere nella sostanza e nella forma con il rilancio di istituzioni vittoriane, come la “Commissione sul debito nazionale” che fu istituita per far i conti con i danni delle guerre napoleoniche e cessò di essere operativa nel 1860. Misure che vanno lette anche in chiave squisitamente politica perchè i laburisti pur sostenendo l’esigenza del risanamento hanno sempre sostenuto che la spesa per investimenti non andrebbe conteggiata. Ora dovranno scegliere se adeguarsi alla volontà del governo o rischiare di passare, una volta di più, come “cattivi gestori” della finanza pubblica.
La svolta sulla politica di bilancio è stata accompagnata dall’annuncio della cessione di Rbs, nazionalizzata nel 2009 e dal pugno delle autorità sulla “malafinanza”. Il Governatore della Banca d’Inghilterra Mark Carney ha confermato misure per mettere fine a scandali come il Libor e il Forex. «L’epoca della irresponsabilità nel mondo della finanza è finita», ha detto, per poi precisare alla platea di banchieri che le norme sull’insider trading saranno estese «a reddito fisso, materie prime e valute» con pene maggiorate. Saranno considerati colpevoli i singoli individui incapaci di esercitare il proprio ruolo di controllo e responsabilità. Nelle singole imprese, ma anche presso gli istituti di vigilanza. «Banca d’Inghilterra e governatore incluso», ha precisato Mark Carney al termine di una disanima che ha passato in rassegna comportamenti, troppo a lungo accettati, capaci di generare «una cultura dell’impunità» sorretta da retribuzioni che premiavano «il ritorno sul breve invece del valore sul lungo periodo». L’affondo ha svelato note di autocritica per il comportamento, spesso stigmatizzato, della stessa Banca, ma ha anche preso atto delle conseguenze di un approccio eccessivamente punitivo. «Le sanzioni – ha detto Carney - sono necessarie ma non sono la soluzione. I 150 miliardi di dollari in penali pagati dalle banche nel mondo hanno, infatti, prodotto una contrazione di 3mila miliardi di dollari nell’erogazione di credito alle imprese».
Londra vara il suo «fiscal compact» - Il Sole 24 ORE