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    Predefinito Storia di Rachel, la bionda attivista antirazzista che si finse nera

    Washington, 12 giu – Sembra una puntata di South Park o uno scherzo di lercio.it, eppure la storia di Rachel Dolezal, presidente del NAACP (National Association for the Advancement of Colored People) della sua città, militante dei diritti umani e combattente in prima linea per difendere i suoi diritti di afro-americana, è vera.
    Perché in realtà la donna della cittadina di Spokane, stato di Washington, sembrerebbe essere tutto tranne che afro-americana. A dare l’annuncio shock, oltre al Seattle Times, sarebbero stati niente meno che i suoi genitori, Larry et Ruthanne, palesemente bianchi e di origini ceche, svedesi e tedesche, e che proprio sembrano certi che la figlia non sia nera.
    Tanto da aver fornito ai giornali locali foto giovanili della figlia con un indiscutibile incarnato chiaro e capelli biondi che contrastano con le foto dei social messe online da Rachel, in cui la ragazza appare con un improbabile trucco per scurire la carnagione e un’altrettanto improbabile acconciatura a ricci.
    Intervistati dai media in seguito all’incredibile scoop, Larry e Ruthanne hanno fornito una descrizione tutt’altro che lineare della psiche della figlia. La madre ha rivelato al The Spokesman Review che Rachel avrebbe cominciato a travestirsi tra il 2006 e il 2007 dopo che la coppia ha adottato quattro bambini africani.
    «È triste che Rachel non si sia mostrata semplicemente come se stessa. L’efficacia del suo lavoro per la causa della comunità afro-americana sarebbe stata molto più valida se fosse stata onesta».
    Il padre, intervistato da Buzzfeed, ha rivelato che la figlia ha “passato gli ultimi venti anni a cercare di integrarsi nella comunità afro-americana attraverso numerose battaglie in favore della giustizia sociale” e questo per Larry Dolezal potrebbe essere “una parte della causa” di ciò che è successo alla figlia.
    Insomma tanto per la madre che per il padre la battaglia per l’integrazione e la convivenza in famiglia con i fratelli adottati avrebbero portato a una perdita talmente netta dell’identità della figlia che ella stessa non saprebbe più cosa è, arrivando addirittura a negare l’evidenza.
    Infatti Rachel, in seguito agli scoop che hanno palesato la sua menzogna e agli appelli dei genitori per tornare ad essere se stessa, avrebbe rilanciato chiedendo la prova del dna per dimostrare al mondo di essere realmente di origine africana.
    Ma le fantastiche avventure di Rachel non finiscono qui. Sempre secondo Buzzfeed, Rachel avrebbe dapprima tagliato i contatti con i suoi genitori e quindi impedito loro di farsi vedere negli ambienti che la ragazza frequenta a Spokane in modo da non far saltare la sua “copertura”. Ai colleghi avrebbe addirittura presentato un altro uomo, indiscutibilmente nero, come suo vero padre.
    Ma soprattutto, per rendere più credibile il suo personaggio, Rachel avrebbe più volte denunciato di essere stata vittima di episodi di odio razziale e di intolleranza da parte del Ku Klux Klan, di fantomatici neo-nazisti e dell’associazione Aryan Nations, episodi che però non sono mai stati confermati dalla polizia che non avrebbe mai trovato evidenza dei fatti da lei raccontati.
    Kurt Neumaier, vecchio collega di Rachel all’interno del Human Rights Education Institute tra il 2003 e il 2008, avrebbe anche affermato allo Spokesman Review di essere sempre stato scettico sulle denunce presentate da Rachel: «In tutti gli incidenti da lei denunciati lei era casualmente la sola testimone di fatti che poi, una volta analizzati, proprio non stavano in piedi».
    Ma Rachel sembra abbia sempre mentito anche in altri ambiti. Nel suo dossier amministrativo ha affermato di avere ascendenze bianche, africane e anche pellerossa. In una vecchia intervista a Easterner riesumata da Buzzfeed – nelle foto allegate all’intervista Rachel appariva inequivocabilmente bianca e bionda – aveva affermato di aver avuto nel 2006 un cancro al collo dell’utero, fatto che poi si è rivelato falso.
    Avrebbe sostenuto di essere nata all’interno di un teepee, una tenda indiana. Avrebbe anche più volte cercato di far passare il fratellino adottivo Izaiah, nero, come suo figlio. E in una recente intervista alla catena locale KZLY 4 avrebbe più volte citato i suoi due figli neri, che ovviamente non ha mai avuto. Ma la migliore intervista l’ha fatta sempre KZLY. Una volta venuta fuori la menzogna che ha caratterizzato la vita – e la carriera – di Rachel, l’emittente locale avrebbe chiesto direttamente alla donna se fosse davvero nera. La risposta di Rachel? «Non ho capito la domanda». Chapeau.
    Carlomanno Adinolfi

    fonte:

    Storia di Rachel, la bionda attivista antirazzista che si finse nera | IL PRIMATO NAZIONALE

  2. #2
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    Predefinito Re: Storia di Rachel, la bionda attivista antirazzista che si finse nera

    Che tristezza americana...
    Il Silenzio per sua natura è perfetto , ogni discorso, per sua natura , è perfettibile .

 

 

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