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    Predefinito L'indentikit del nuovo emigrante: giovane, laureato e diretto all'estero

    L'indentikit del nuovo emigrante: giovane, laureato e diretto all'estero - Repubblica.it

    ROMA – Chi sono i nuovi emigranti italiani? I giovani del Sud. Ed in particolare quelli che hanno un grado di istruzione a livello di laurea o di diploma. Vera e propria nuova grande fuga dei “cervelli” che si materializza in un preoccupante 84,4% di ragazzi e ragazze in età da lavoro nati nelle regioni meridionali, ma pronti a trasferirsi ovunque pur di trovare una occupazione stabile. Se le offerte arrivano dall’estero tanto meglio. Dell'84,4 per cento disposto a partire, oltre il 50% dichiara di voler trasferirsi stabilmente all'estero per migliorare il proprio lavoro. Ma non è neppure snobbato il resto del nostro paese: infatti, il 34,2% prenderebbe maggiormente in considerazione anche lo spostarsi all’interno della penisola. E’ quanto emerge dallo speciale focus sul mondo giovanile meridionale del Rapporto Giovani 2015: indagine promossa ed elaborata, in un campione di 5000 giovani tra i 19 e i 32 anni di qualsiasi orientamento socio-politico e religioso, dall'Istituto Giuseppe Toniolo presieduto dal cardinale di Milano Angelo Scola, in collaborazione con l'Università Cattolica del Sacro Cuore e con il sostegno di Fondazione Cariplo e di Intesa Sanpaolo.

    “Per i giovani del Sud – commenta il professor Alessandro Rosina, docente di Demografia e Statistica Sociale dell'Università Cattolica di Milano e tra i curatori del Rapporto Giovani - risulta molto più drastica la decisione tra rimanere, ma doversi accontentare a rivedere al ribasso le proprie aspettative lavorative e i propri obiettivi di vita, o invece andarsene altrove. Solo il 16% è infatti indisponibile a trasferirsi. Se però in passato come destinazione prevaleva il Nord Italia, ora più della metà degli under 30 meridionali punta a un possibile volo direttamente all’estero. A progettare di andarsene sono ancor più i laureati e gli studenti, mentre i più rassegnati a rimanere sono i Neet, ovvero i giovani che non studiano e non lavorano”.E questo significa che la disponibilità delle fasce giovanili meridionali ad emigrare per poter lavorare “tende ad impoverire non solo quantitativamente, ma anche qualitativamente – avverte Rosina - la presenza dei giovani nel territorio di origine”. Ed infatti dal sondaggio emerge che in particolare il 73% di chi ha solo la scuola dell’obbligo è disposto a trasferirsi stabilmente (in Italia o all’estero), mentre la percentuale dei laureati sale all’86%. Mentre solo il 43% di chi ha titolo di studio “basso” è pronto ad andare all’estero. La decisione di spostarsi dei giovani del Sud è legata non solo alle minori opportunità di trovare lavoro (la quota di giovani che non studiano e non lavorano è superiore al 35% in molte regioni del Sud contro meno del 20% al Nord), ma anche alla più bassa qualità e soddisfazione per vari aspetti del lavoro svolto. Chi rimane nel Sud anche trovando lavoro, si trova maggiormente a doversi adattare a svolgere una attività non pienamente in linea con le proprie aspettative.

    Se la soddisfazione sull’aspetto relazione è solo leggermente più bassa rispetto al resto del Paese, i divari sulla stabilità del lavoro e sul guadagno sono più marcati. In generale circa un giovane meridionale su tre non è soddisfatto del lavoro che svolge conto uno su quattro nel Nord (Tabella 3). Un motivo per andarsene è anche la bassa fiducia nelle istituzioni e in particolare nella possibilità che la politica locale sia in grado di migliorare le condizioni di vita e lavoro dei cittadini. La fiducia nelle istituzioni locali (comune e regione) è pari al 23% per i giovani italiani in generale, mentre scende al 17% per i giovani del Sud.

  2. #2
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    Predefinito Re: L'indentikit del nuovo emigrante: giovane, laureato e diretto all'estero

    Tutto desolatamente giusto... Solo che questo non è, come si evince dal titolo, un fenomeno recente: già da troppo tempo i primi a emigrare sono proprio i giovani più preparati, quelli che non vedono, qui, la possibilità di far fruttare gli studi e i relativi sacrifici affrontati.
    Anzi, in virtù della quasi certa prospettiva di emigrare, sono sempre di più, già da diversi anni, quelli che decidono di iscriversi direttamente in una Università del Nord: non tanto per il supposto prestigio o per la qualità degli insegnamenti, ma proprio per rendere meno traumatico il passaggio dagli studi alla ricerca di lavoro.

  3. #3
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    Predefinito Re: L'indentikit del nuovo emigrante: giovane, laureato e diretto all'estero

    A me, nato all'estero, figlio di emigranti italiani, non dispiace neanche un poco che i giovani meridionali vadano oltre i confini nazionali per motivi di lavoro; meglio l'estero che il Nord Italia, ci si sente più uniti tra italiani che non in Patria, oltre ad avere un sistema pubblico di gran lunga più efficiente di quello nostrano.
    Giovani meridionali: emigrate pure se questo è il vostro desiderio, non abbiate paura, ma lasciate perdere il Nord Italia. E non fate l'errore dei miei genitori e di tantissimi altri loro connazionali, che i sacrifici del loro lavoro hanno trasferito in Italia, per il piacere ricreativo degli alti parassiti di Stato e burocrati affini.

  4. #4
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    Predefinito Re: L'indentikit del nuovo emigrante: giovane, laureato e diretto all'estero

    Citazione Originariamente Scritto da Condor Visualizza Messaggio
    A me, nato all'estero, figlio di emigranti italiani, non dispiace neanche un poco che i giovani meridionali vadano oltre i confini nazionali per motivi di lavoro; meglio l'estero che il Nord Italia, ci si sente più uniti tra italiani che non in Patria, oltre ad avere un sistema pubblico di gran lunga più efficiente di quello nostrano.
    Giovani meridionali: emigrate pure se questo è il vostro desiderio, non abbiate paura, ma lasciate perdere il Nord Italia. E non fate l'errore dei miei genitori e di tantissimi altri loro connazionali, che i sacrifici del loro lavoro hanno trasferito in Italia, per il piacere ricreativo degli alti parassiti di Stato e burocrati affini.

    si forse l'europa è meglio in quanto si impara un'altra lingua e non ci sono altri italiani che si atteggiano a superiori però manco è da disprezzare il nord italia
    cmq il problema non è che una quota emigra (bene se una quota emigra) ma che il sud si sta depauperando di giovani e di cervelli.
    per tanti che partono, bisgnerebbe che tanti arrivassero da europa, cina, india e anche dal nord italia. invece è un flusso unico che alla lunga pagheremo caro.

  5. #5
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    Predefinito Re: L'indentikit del nuovo emigrante: giovane, laureato e diretto all'estero

    Citazione Originariamente Scritto da MaIn Visualizza Messaggio
    si forse l'europa è meglio in quanto si impara un'altra lingua e non ci sono altri italiani che si atteggiano a superiori però manco è da disprezzare il nord italia
    cmq il problema non è che una quota emigra (bene se una quota emigra) ma che il sud si sta depauperando di giovani e di cervelli.
    per tanti che partono, bisgnerebbe che tanti arrivassero da europa, cina, india e anche dal nord italia. invece è un flusso unico che alla lunga pagheremo caro.
    MaIn, per motivi di lavoro, conosco molto bene l'Italia, da Nord a Sud. Anche al Nord ci sono ambigui individui che vogliono rifilarti un biglietto della fiera a metà prezzo (mi è capitato a Verona, nel parcheggio che un tempo era il mercato ortofrutticolo), e ti assicuro che quel tizio non era di Napoli (ho attraversato l'Atlantico, un po' di gente alla mia età ho imparato a conoscerla ). Ti potrei raccontare decine di episodi da quarto mondo che accomunano l'Italia per forma mentis (da Nord a Sud). Li ho visti all'aeroporto di Milano e non a Catania, i tassisti che rifiutano di prendere a bordo una comitiva di tre persone con bagagli.
    Fai un po' di ricerca su internet sulla malasanità nel Veneto, rimarrai sbalordito per il semplice motivo che non si parla mai di tale problema per quella regione.
    Se un indios dell'Amazonia si comporta male; commette un errore nell'operare, noi, per motivi di comprensione, soprassediamo agli errori commessi dall'indios, perché c'è un fattore antropologico, di mancata civilizzazione dell'individuo. Ma se gli stessi errori li commette un individuo che si ritiene superiore per civiltà rispetto all'indios, beh, la cosa diviene davvero preoccupante.
    Ti capisco quando dici: invece è un flusso unico che alla lunga pagheremo caro. Penso che lo abbiano capito anche ai piani alti del potere, e non agiscono semplicemente per eccesso di infantile autostima e nociva alterigia, forse arroganza è il termine giusto.
    Un Paese è civilmente vivibile quando i cittadini che lo popolano riconoscendo i propri errori, adottano rimedi per elimarli.
    Dai politici italiani non ho mai ascoltato parole di autocritica sul proprio operato, dell'autocritica i Kennedy sono stati maestri di vita.



    e ancora

    Ultima modifica di Condor; 20-06-15 alle 01:08

 

 

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