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  1. #1
    Mé rèste ü bergamàsch
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    Predefinito Tax Freedom 2010 - 23 giugno (nel 1990 era il 7 giugno)

    Tax freedom day

    Fino a oggi i nostri soldi sono andati al fisco, da oggi lavoriamo per noi stessi

    di David Mazzerelli*



    Fino a oggi i nostri soldi sono andati al fisco, da oggi lavoriamo per noi stessi | l'Occidentale

    Oggi siamo soli: sì, perché il 23 giugno 2010 (l'anno scorso era il 22 giugno) è il giorno a partire dal quale lavoriamo esclusivamente per noi stessi e per la nostra famiglia, senza la presenza del nostro socio invisibile che, pur non producendo fatturato né (tanto meno) tenendoci compagnia, pretende ed ottiene comunque – con la minaccia del ricorso alla forza – la metà dei nostri guadagni. Meglio soli che male accompagnati verrebbe a dire, ma quand'è che ci lasceranno per sempre soli? Probabilmente mai.

    L'idea di uno stato padre che debba esserci vicino in tutti i campi della nostra vita - pur senza il nostro esplicito consenso - è radicata nella cultura italica e il Tax Freedom Day rimane una bella data ma celebrata da pochi. Una provocazione intellettuale (è calcolato su medie, di medie, di medie) che ha ben poca risonanza sui media tradizionali che invece celebrano in pompa magna ricorrenze quali il 2 giugno, ad esempio, o altre festività che la retorica statalista ha forzatamente inculcato nella testa dei propri cittadini-sudditi.

    Nessuno dice agli italiani che le loro 4 ore al giorno (su 8 lavorative di media) immolate all'altare della Patria potrebbero essere inutili in un regime di libero mercato: i beni pubblici potrebbero essere infatti prodotti meglio (e a minor costo per tutti) dai privati e la gran parte delle imposte che gravano sulle tasche dei contribuenti rendersi così inutili. Il mercato potrebbe rimpiazzare agevolmente molte strutture e servizi, ponendole in libera concorrenza tra loro, elevandone la qualità e abbassandone il costo per la gente. Pensiamo, ad esempio, a come il mercato potrebbe subentrare in maniera più conveniente per tutti nell'istruzione, nella sanità e nelle pensioni, le tre maggiori cause della spesa pubblica italiana. Una spesa pubblica che, come cita Antonio Martino sul suo blog, lievita in maniera esponenziale negli anni: "nel 1900 (...) assorbiva il 10% del reddito nazionale, negli anni Cinquanta circa il 30%, adesso, se il calcolo è fatto correttamente, superiamo il 50%".

    E il giorno "della libertà fiscale" intanto slitta: nel 1990 il Tax Freedom Day era fissato al 7 giugno, nel 1998 al 17 per poi arretrare un po' nel 2002 e ritornare adesso ai massimi che conosciamo. Ma dove possiamo mai andare in un paese dove quando si è cercato di liberalizzare i taxi si è bloccata mezza Italia e che quando si è solo ventilato l'idea di privatizzare l'acqua già tutti si sono fatti trovare pronti a prendere le firme per un referendum abrogativo? Dove non c'è cultura cristiana non si festeggia il Natale, dove non c'è cultura liberale non si festeggia il Tax Freedom Day. In Italia il 23 giugno più che una festa è la memoria di un lutto.

    Considerando accise, Iva etc.. il Movimento Libertario ha recentemente calcolato che ben il 69% dei nostri soldi se ne vanno per mantenere il sistema. Altro che 23 giugno: considerando queste percentuali la data slitterebbe ancora. Tanto basterebbe per una rivoluzione. Il neonato Tea Party Italia si batte a questo scopo contro l'eccessiva tassazione per rimettere al primo posto dell'agenda politica italiana la questione fiscale. Con questo spirito anche questo weekend post-Tax Freedom Day il movimento che vuole "meno tasse e più libertà" nato a Prato il 20 maggio scorso, manifesterà in ben 3 città da nord a sud in nome della rivolta contro il fisco. L'appuntamento è quindi a Roma sabato 26 e ad Alessandria e Aversa domenica 27.

    (David Mazzarelli è il fondatore del Tea Party italiano)

    23 Giugno 2010
    Ultima modifica di Bèrghem; 24-06-10 alle 16:06
    Dato che questa è una Magnum 44, cioè la pistola più precisa del mondo, che con un colpo ti spappolerebbe il cranio, devi decidere se è il caso. Dì, ne vale la pena? ("Dirty" Harry Callahan)

  2. #2
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    Predefinito Rif: Tax Freedom 2010 - 23 giugno (nel 1990 era il 7 giugno)

    Mah... il mio portafoglio dice che a settembre forse inizio a metter via qualcosa
    Ultima modifica di Furlan; 24-06-10 alle 16:08

  3. #3
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    Predefinito Rif: Tax Freedom 2010 - 23 giugno (nel 1990 era il 7 giugno)

    Citazione Originariamente Scritto da Furlan Visualizza Messaggio
    Mah... il mio portafoglio dice che a settembre forse inizio a metter via qualcosa
    certo ... quei conti sono una media della media (si sa benissimo che le grosse aziende riescono a detrarre più spese e hanno stuoli di commercialisti/avvocati che studiano sistemi per pagare meno tasse)

    ho fatto un consultivo preciso degli ultimi tre-quattro anni e la pressione fiscale sul MIO lavoro (incluso i contributi previdenziali) è attorno al 62-65%, quindi fino ad agosto compreso è tutto per la voragine romana
    Ultima modifica di sciadurel; 24-06-10 alle 16:32

  4. #4
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    Predefinito Rif: Tax Freedom 2010 - 23 giugno (nel 1990 era il 7 giugno)

    Qui sta nuovamente il trucco.

    Ci dicono che dopo il 23 giugno lavoriamo per noi.
    Tutti felici perché ad agosto, quando si è in ferie, si è già liberi.

    E' una truffa dire che siamo liberi.
    Perché il volume delle tasse vengono calcolate sul PIL lordo, cioè comprensivo anche del nero.

    Pertanto la percentuale per chi paga totalmente le tasse è decisamente più alta.

    Non solo. Ma procedendo avanti si contraggono debiti a nostro nome, i cui eventuali rimborsi verranno pagati da noi.

    Così il tempo di libertà si riduce. .
    Inoltre praticamente per il Nord, dove l'evasione è ridotta, i giorni di libertà non sono quelli calcolati, ma si devono rapportare ai giorni di schiavitù che imponiamo ai nostri figli, giorni che useranno loro per pagare i nostri debiti.

    Non esistono giorni di libertà.

    Infatti se ne esistessero qualcuno, sarebbe un affronto alla nostra classe politica, a cui aspetta di diritto il titolo di più ladresca del pianeta.

    Se ci fosse un giorno libero, vuol dire che i politici non sono perfetti nel rubare.
    Invece sono ladri perfetti, infatti fanno studiare nelle scuole anche il latino per tenere alto lo spirito ed il dna culturale romano.

    Ossia i politici italiani non sono ladri da questo momento, ma lo sono per tradizione.
    O si taglia o il caos

  5. #5
    Lumbard
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    Predefinito Rif: Tax Freedom 2010 - 23 giugno (nel 1990 era il 7 giugno)

    Citazione Originariamente Scritto da jotsecondo Visualizza Messaggio
    Qui sta nuovamente il trucco.

    Ci dicono che dopo il 23 giugno lavoriamo per noi.
    Tutti felici perché ad agosto, quando si è in ferie, si è già liberi.

    E' una truffa dire che siamo liberi.
    Perché il volume delle tasse vengono calcolate sul PIL lordo, cioè comprensivo anche del nero.

    infatti mi ero dimenticato anche di questo

    comunque sul lavoro autonomo regolare e onesto la tassazione REALE si attesta dal 60 a 65% a secondo delle deduzioni e detrazioni possibili

  6. #6
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    Predefinito Rif: Tax Freedom 2010 - 23 giugno (nel 1990 era il 7 giugno)

    Citazione Originariamente Scritto da sciadurel Visualizza Messaggio
    infatti mi ero dimenticato anche di questo

    comunque sul lavoro autonomo regolare e onesto la tassazione REALE si attesta dal 60 a 65% a secondo delle deduzioni e detrazioni possibili
    Ecco perché nessun insiste nel calare le tasse partendo dalla diminuzione dell'imponibile.
    Sarebbe la morte di tutta la partitocrazia, e sarebbero obbligati a dividere, perché non vi sono più soldi per il Sud.

    Calcolando i debiti, non abbiamo un giorno libero.
    Se si facessero ben i conteggi , nei i primi giorni di gennaio si lavora ancora per l'anno precedente.

    Non la barzelletta del giugno, luglio od agosto.

    Quando si vede il Sud pieno di vita, di gente che vive serenamente, bisogna avere la soddisfazione che è tutto merito nostro e dei debiti contratti che dovranno essere pagati dai Padani.

    La Padania è morta, deve fare debiti per mantenere il Sud.
    Ultima modifica di jotsecondo; 24-06-10 alle 19:35
    O si taglia o il caos

  7. #7
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    Predefinito Rif: Tax Freedom 2010 - 23 giugno (nel 1990 era il 7 giugno)

    E' il giorno della liberazione fiscale

    Brindiamo al Tax freedom day ma restiamo un Paese malato di Stato

    di Carlo Stagnaro



    Brindiamo al Tax freedom day ma restiamo un Paese malato di Stato | l'Occidentale

    Cin cin. Da oggi smettiamo di pagare le tasse, e cominciamo a guadagnare. E’ il 23 giugno, giorno della liberazione fiscale. Un giorno che, anno dopo anno, è sempre andato avanti, quasi mai indietro, sia coi governi che “le tasse sono bellissime”, sia con quelli che “mai metteremo le tasche negli italiani”. E’ una costante e forse è giusto così.

    Il governo non è un’entità astratta, è un gruppo di persone che ha come scopo ultimo quello di massimizzare il proprio potere e la propria influenza. Sono solo due le condizioni che possono remare contro questa tendenza naturale alla bulimia pubblica: il passaggio di un “cigno nero” positivo, cioè di una leadership politica fortemente determinata ad affamare la bestia, come fu per Ronald Reagan e Margaret Thatcher. Oppure, l’esistenza di oggettivi vincoli esterni per cui non si può fare altrimenti: sul fronte della spesa pubblica, Giulio Tremonti cerca di tagliare perché non può fare altrimenti (che poi lo faccia in modo efficiente o convincente, è un altro discorso).

    La seconda condizione è quasi verificata, in Italia. L’invadenza dello stato – invadenza nel prelievo, nella spesa, nella regolamentazione – ha raggiunto livelli ormai insostenibili. Le scelte che, quotidianamente, le imprese sono costrette a compiere ne sono testimonianza. L’Italia, dicono le classifiche internazionali e lo dicono tutte, da qualunque fonte provengano e qualunque cosa misurino, è uno dei peggiori posti al mondo dove fare affari. Se il settore pubblico vive parassitariamente alle spalle di quello privato, il nostro paese è arrivato al punto di massima sopportazione, il punto in cui una crescita ulteriore ucciderebbe l’organismo ospite e, con esso, i parassiti stessi.

    La competitività della nostra economia, la produttività del nostro lavoro, hanno bisogno di una riduzione drastica e immediata del peso dello Stato: un credibile e improvviso taglio di spesa, tasse e complicazioni normative varie. La transizione fa sempre degli scontenti, specie tra coloro che campano all’ombra dell’inefficienza: ma non si può pensare di chiudere gli occhi e tirare avanti perché il paese è stremato, finito, kaputt.

    Quello che manca è una leadership politica convinta e capace, con poche e lodevoli eccezioni (tra i ministri, l’unico che pare veramente determinato a perseguire questa via è Renato Brunetta). E’ difficile spiegare perché, ma almeno due motivi è possibile rintracciarli. Primo: gli accidenti del caso, che agli americani ha dato Reagan, agli inglesi la Thatcher, a molti Stati ex sovietici ha regalato dei leader coraggiosi e illuminati, e a noi ha dato... bé, ha dato quello che abbiamo e che ci meritiamo. Secondo: appunto, abbiamo quello che ci meritiamo. L’elettorato italiano è fondamentalmente populista: pronto a chiedere meno tasse, meno pronto a chiedere meno regole (anzi, felice di chiederne di più, come nel caso degli ordini professionali), per nulla pronto ad accettare riduzioni della spesa, come dimostrano le reazioni scomposte alla manovra di Tremonti.

    Il problema è, dunque, culturale e profondo, nonostante i guizzi di vitalità che occasionalmente si sono visti. L’exploit della Lega negli anni Novanta, il primo berlusconismo, l’immediato successo delle “liberalizzazioni” nella base del Partito democratico sono stati segnali incoraggianti, ma troppo esili e troppo discontinui. Gli italiani vogliono meno tasse, ma vogliono ancora di più conservare vizi e privilegi, e possibilmente conquistarne di nuovi. Per questo non ci scandalizziamo più di tanto che per più della metà del tempo lavoriamo per mantenere il baraccone pubblico. Siamo malati di Stato, e non potremo guarire finché non capiremo che quella che finora abbiamo ingoiato come una medicina, è la causa del male.

    23 Giugno 2010
    Dato che questa è una Magnum 44, cioè la pistola più precisa del mondo, che con un colpo ti spappolerebbe il cranio, devi decidere se è il caso. Dì, ne vale la pena? ("Dirty" Harry Callahan)

  8. #8
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    Predefinito Rif: Tax Freedom 2010 - 23 giugno (nel 1990 era il 7 giugno)

    Sarà, ma per pagare l'irpef il 16 giugno ho visto i sorci verdi, e se continua così non sò come farò in futuro, e questa cosa mi fa impazzire.
    E sopratutto mi fa impazzire l'impegno che ho con i collaboratori che hanno l'assoluta priorità.
    Ma si può ridursi così dopo una vita di lavoro?
    Comunque, per restare a tema ho calcolato che il mio giorno "free tax" cada a fine luglio.... :-(
    Poi si iniziano a pagare i fornitori, il commercialista, le spese ecc. ecc.
    Ultima modifica di Piani eterni; 25-06-10 alle 10:46
    Tzimbar-earde

  9. #9
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    Predefinito Rif: Tax Freedom 2010 - 23 giugno (nel 1990 era il 7 giugno)

    Citazione Originariamente Scritto da Piani eterni Visualizza Messaggio
    Sarà, ma per pagare l'irpef il 16 giugno ho visto i sorci verdi, e se continua così non sò come farò in futuro, e questa cosa mi fa impazzire.
    E sopratutto mi fa impazzire l'impegno che ho con i collaboratori che hanno l'assoluta priorità.
    Ma si può ridursi così dopo una vita di lavoro?
    Comunque, per restare a tema ho calcolato che il mio giorno "free tax" cada a fine luglio.... :-(
    Poi si iniziano a pagare i fornitori, il commercialista, le spese ecc. ecc.


    Sono millenni che il potere considera i suoi sudditi (ora si chiamano cittadini) come vacche da mungere.

    Se il subalterno è tale perché inferiore, diviene culturalmente assimilato, nell'immaginario comune del potere, agli animali accuditi per essere sfruttati.

    Lo sfruttamento sulla bestia umana però non può essere quantificato di primo acchito.
    Pertanto il potere, con preveggenza, tutti gli anni aumenta la pressione dello sfruttamento.
    E' un modo intelligente per muoversi, senza uccidere l'uomo-bestia da sfruttare non conoscendo esattamente i suoi limiti di sopportazione.

    Il bilancio statale, fatto ogni anno, è il programma che stabilisce quanto si può rubare nei 12 mesi successivi.
    Ossia come la Mafia, lo stato programma dove deve andare a rubare, quanto rubare e a chi rubare.

    Conseguentemente è cosa normale che le tue condizioni siano sempre peggiori.
    Lo stato fino a che non si ribellano può aumentare il carico.
    Sapendo che non si ribelleranno, è dovere dello stato stringere sempre di più la corda al collo.
    La gente da mantenere aumenta sempre di numero.

    Fino a che il cittadino non stringe la corda al collo del potere, il potere stringe la sua.

    L'unica soddisfazione è che si ha quando si pagano le tasse è di essere consapevoli di pagarne di meno rispetto a quante se ne pagheranno l'anno prossimo.

    Ci ribelleremo?
    Difficile.
    Però almeno permettere la speranza.
    O si taglia o il caos

  10. #10
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    Predefinito Rif: Tax Freedom 2010 - 23 giugno (nel 1990 era il 7 giugno)

    Spero che queste diffuse difficoltà contribuiscano a far aprire gli occhi alla gente.

    E' una speranza remota, che coltivo da molto tempo, ma a cui non rinuncio, e a cui nel mio piccolo, contribuisco giorno per giorno.
    Tzimbar-earde

 

 
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