Call center lombardo in Sicilia fino al 2020 per 22 milioni l’anno - Corriere.it

Sulla sede di Paternò, città natale di Ignazio La Russa e suo feudo elettorale, la Lega ha sempre storto il naso. Ed è l’11 marzo 2014 quando il governatore leghista Roberto Maroni sancisce su Radio Padania il ritorno del call center della Sanità in Lombardia: «Siamo solidali, ma non fessi. Non vedo perché devo favorire qualcun’altro sfavorendo i giovani disoccupati lombardi. Tradirei il mio mandato, tradirei il motivo per cui i lombardi mi hanno eletto. Che non è quello di discriminare qualcuno, certamente, ma a maggior ragione non voglio e non posso discriminare i lombardi a favore di chi vive in altre regioni che hanno un vantaggio economico enormemente superiore alla Lombardia». In realtà il sogno del Carroccio di sentirsi rispondere al telefono da veri lombardi dovrà attendere altri sei anni. E, nel frattempo, continueranno a essere spesi 22 milioni all’anno per Paternò (al centralino siciliano lavorano in ottocento). Il call center della Sanità per la prenotazione delle visite mediche è stato venduto a fine maggio alla Gpi di Trento, società specializzata in soluzioni tecnologiche in campo sanitario, ma fino al 2020 Lombardia Informatica (che gestisce il centralino telefonico per conto del Pirellone) dovrà andare avanti a pagare, come preannunciato nel bilancio provvisorio 2014 in fase di chiusura in questi giorni. Un costo a cui se ne somma un altro: quello che la Lombardia ha investito per avviare il call center in via don Minzoni a Milano. Le spese dell’operazione sono stimate in 1,2 milioni di euro: e lì sono stati assunti anche 80 lavoratori che svolgono prevalentemente funzioni di back office (letteralmente dietro ufficio). «Nel corso del primo semestre del 2014 è stato avviato il progetto di realizzazione del Polo lombardo - conferma il bilancio provvisorio -. E nel settembre del 2014 è stata raggiunta la sua piena operatività in ottemperanza alla delibera X/1424 del 28 febbraio 2014 di Regione Lombardia».



Non sono bastate le dichiarazioni politiche, la «convenzione per l’approntamento della sede lombarda del Call center» studiata nel 2012 con la collaborazione dell’Asl di Milano (sotto la guida del leghista Walter Locatelli), i successivi approfondimenti del Politecnico e di Eupolis, per fare decollare il polo lombardo. Già nel 2011 l’allora capogruppo leghista al Pirellone, Stefano Galli, tuonava: «La Lombardia deve avere un call center con lavoratori lombardi, che conoscono il territorio». Ma prima - e questa era la condizione fondamentale per riuscire a vendere il ramo d’azienda del call center di Paternò - la Lombardia deve assicurare altri sei anni di lavoro ai centralinisti siciliani. Il progetto lombardo per decollare ha bisogno di altro tempo. E lungo la strada saranno spesi tanti altri soldi.