1 luglio 2015: Preziosissimo Sangue di NSGC…
Oggi è il primo luglio e questo mese è dedicato al Preziosissimo Sangue di Nostro Signore Gesù Cristo, devozione che affonda le sue radici in epoca antica poiché risale ai primordi del Cristianesimo; fu Papa Pio X che fissò definitivamente la data ufficiale della celebrazione nel giorno del 1º luglio, ma dal 1970, a causa della riforma del calendario liturgico dopo il concilio vaticano II, non è più celebrata da sola ma assieme al Corpus Domini: apro quindi questa discussione sul Preziosissimo Sangue di Nostro Signore Gesù Cristo e vi riporto varie fonti che approfondiscono i motivi di questa festa devozionale e spiegano in dettaglio le sue origini…
IL PREZIOSISSIMO SANGUE
LUGLIO: Mese dedicato al Preziosissimo Sangue di Gesù
“MESE di LUGLIO dedicato al PREZIOSISSIMO SANGUE di N. SIGNORE GESU' CRISTO.”
LITANIE DEL PREZIOSISSIMO SANGUE DI GESU?
Le origini della devozione al Preziosissimo Sangue | CR ? Agenzia di informazione settimanale
“Le origini della devozione al Preziosissimo Sangue
(di Veronica Rasponi) Il mese di luglio è tradizionalmente dedicato al Preziosissimo Sangue, una devozione che risale ai primi secoli del Cristianesimo e che il Beato Pio IX, sotto la spinta di san Gaspare del Bufalo (1786-1837), estese nel 1849 a tutto il mondo cattolico. Non tutti conoscono però le origini di questa devozione nei tempi moderni.
Fra la riva sinistra del Tevere e le pendici del Campidoglio si estendeva all’inizio dell’Ottocento un vasto quartiere, dove sorgevano molte antiche chiese, attorno a una piazza conosciuta come piazza Montanara. Di questo angolo di Roma, scomparso dopo la creazione della Via del Mare (oggi via Luigi Petroselli), rimane la Chiesa di San Nicola in Carcere, così detta perché si pensa che i suoi sotterranei costituissero una continuazione del carcere Tullianum capitolino.
In questa antica Basilica, dedicata a san Nicola di Mira, si conservò sempre con particolare devozione una reliquia del Preziosissimo Sangue. Stando alla tradizione un membro dell’aristocratica famiglia romana dei Savelli, trovandosi presente alla morte del Salvatore, ebbe la veste spruzzata da alcune stille del suo Preziosissimo Sangue. Convertitosi al Cristianesimo, staccò dall’abito la parte ancora rossa di Sangue e tornato Roma la conservò nella sua nobile dimora, chiusa in un reliquiario di ebano e cristallo, dove restò gelosamente custodita per 1700 anni, fino a quando il principe Giulio Savelli (1626-1712), ultimo della sua casa, l’offrì in dono alla Chiesa di San Nicola in Carcere, adiacente al suo palazzo (oggi Teatro di Marcello).
La reliquia fu chiusa in una cassetta d’argento e deposta in venerazione all’altare del Santissimo Crocifisso, lo stesso che aveva un giorno parlato a santa Brigida. In occasione del primo centenario del dono, l’8 dicembre 1808, il canonico Francesco Albertini (1770-1819), rettore della Chiesa, fondò, con un gruppo di devoti della reliquia una Pia Associazione in onore del Preziosissimo Sangue e ne assegnò la predicazione al neo sacerdote Gaspare del Bufalo (Roma 1786-Roma 1837), da lui diretto spiritualmente. Intanto, nella notte dal 5 al 6 luglio 1809, Pio VII fu fatto prigioniero e deportato. Gaspare del Bufalo e Francesco Albertini rifiutarono il giuramento di fedeltà a Napoleone e vennero condannati all’esilio e poi al carcere.
Dopo la caduta di Napoleone, l’Albertini venne nominato vescovo di Terracina, Sezze e Priverno, mentre Gaspare del Bufalo ricevette dal papa Pio VII l’ordine di dedicarsi alle missioni popolari, per debellare lo spirito di empietà e di irreligione del tempo. Il canonico Albertini, è considerato il “Padre Segreto” di tutto il movimento devozionale ottocentesco verso il Sangue di Cristo, colui che plasmò san Gaspare del Bufalo e lo indirizzò alla fondazione dei Missionari del Preziosissimo Sangue, a cui si ispirò santa Maria De Mattias (1805-1866), fondando le Adoratrici del Sangue di Cristo.
Quando, nel 1849, Pio IX fu costretto a lasciare Roma occupata dai rivoluzionari per rifugiarsi a Gaeta, ebbe un incontro con il venerabile don Giovanni Merlini, successore di san Gaspare del Bufalo e stimatissimo dal Pontefice per la sua santità e saggezza. Al Papa, che gli chiedeva quando sarebbero passati quei terribili momenti per la Chiesa, il santo missionario, rispose che se Pio IX avesse introdotto la Festa del Preziosissimo Sangue, sarebbe tornato a Roma liberata. Dopo averci riflettuto, il 30 giugno il Papa comunicò al Merlini che accettava il suo consiglio. La domenica del 1 luglio di quell’anno i rivoluzionari furono costretti a lasciare Roma e il Papa, con decreto del 10 agosto 1849, estese la festa del Preziosissimo Sangue a tuta la Chiesa, da celebrarsi con rito doppio di seconda classe nella prima domenica di luglio. Pio X la fissò definitivamente al 1 luglio e Pio XI, a ricordo del XIX centenario della redenzione, nell’aprile del 1934, la elevò a rito doppio di prima classe.
Paolo VI, in seguito alla riforma liturgica postconciciliare abbinò la Festa del Preziosissimo Sangue a quella del Corpus Domini, ma la sua decisione provocò un vivo malcontento tra i devoti dell’una e dell’altra devozione. Ricevendo i Missionari del Preziosissimo sangue, il Papa comunicò loro che potevano ugualmente celebrare la Festa nel 1 luglio, con liturgia di solennità.
La Pia associazione del Preziosissimo Sangue fondata da mons. Albertini, eretta ad Arciconfraternita dal papa Pio VII nel 1815, si trasferì poi presso la chiesa di san Giuseppe a Capo le Case, dove, dietro l’Altare, ancora si conserva il reliquiario di San Nicola in Carcere.
Il Sangue di Cristo, a cui si deve la nostra redenzione, dà alla vita di ogni cristiano un carattere sacrificale, come partecipazione all’immolazione che Cristo fece di Sé sul Calvario. Esso è intimamente legato al Santo sacrificio della Messa che è il rinnovamento incruento del Sacrificio della Croce. Non è forse privo di significato il fatto che la basilica di San Nicola in Carcere e la chiesa di san Giuseppe a Capo le Case, così intimamente legate alla reliquia del Sangue di Cristo, hanno oggi il privilegio di essere tra le poche chiese di Roma, dove si celebra con regolarità la Santa Messa secondo il Rito romano antico. (Veronica Rasponi)”
Origine della Festa del Preziosissimo Sangue
“La festa dedicata al Preziosissimo Sangue affonda le sue radici in una celebrazione annuale legata a una reliquia custodita nella chiesa di San Nicola in Carcere a Roma che, secondo la tradizione, era un lembo del mantello del Centurione che trafisse Cristo con la lancia per verificarne la morte. Quel lembo sarebbe stato ritagliato perché bagnato da "sangue e acqua" - Gv 19, 34 - usciti dal costato di Gesù. I principi Savelli di Roma nel 1708 donarono alla chiesa di San Nicola la preziosa reliquia, dove ogni anno, nella prima domenica di giugno, si iniziò a celebrare la festa del Preziosissimo Sangue.
Nel 1808, ricorrendo il primo centenario della donazione, il Canonico Francesco Albertini fondò una Pia Associazione in onore del Preziosissimo Sangue. Don Gaspare del Bufalo da prese ispirazione per fondare nel 1815, la Congregazione dei Missionari del Preziosissimo Sangue.
La giovane Maria De Mattias, durante la Missione che don Gaspare tenne a Vallecorsa (FR) nel 1822, maturò l'idea di dar vita ad una Congregazione di suore che poi fondò nel 1834, sotto il titolo di Adoratrici del Preziosissimo Sangue.
Nel 1849 Pio IX, in esilio a Gaeta, ebbe la visita di don Giovanni Merlini, Missionario del Preziosissimo Sangue, che gli predisse la fine dell'esilio qualora avesse esteso la festa a tutta la Chiesa. Il Papa rispose: «Non faccio voto, ma promessa» e così accadde. Pio IX, memore della promessa, con il decreto "Redempti sumus" (10 agosto 1849), estese alla Chiesa universale la festa del Preziosissimo Sangue, che il papa Pio X, nel 1914, fissò al 1° luglio.
Pio XI, a memoria del Giubileo della Redenzione, il 15 aprile 1934 la innalzò al grado di Solennità. Paolo VI, con la riforma del Calendario, la unì alla festa del "Corpus Domini" che da allora si celebra in tutta la Chiesa come "Solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo". Le Congregazioni legate alla spiritualità del Sangue di Cristo, celebrano ancora la Festa il 1° luglio con il grado di Solennità.”
Preghiere al Preziosissimo Sangue
Innamorati di Maria - Dedicazione
Litanie al Preziosissimo Sangue.
Radio Spada - Tagliente ma puntuale
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“1° LUGLIO 2015: PREZIOSISSIMO SANGUE DI NOSTRO SIGNOR GESÙ CRISTO
Scopo della festa.
La Chiesa ha già rivelato ai figli della nuova Alleanza il valore del Sangue dal quale furono riscattati, la sua virtù nutritiva e gli onori dell'adorazione che esso merita. Il Venerdì Santo, la terra e i cieli videro tutti i peccati immersi nel fiume della salvezza le cui eterne dighe si erano infine rotte, sotto la pressione associata della violenza degli uomini e dell'amore del Cuore divino. La festa del Santissimo Sacramento ci ha visti prostrati davanti agli altari in cui si perpetua l'immolazione del Calvario e l'effusione del Sangue prezioso divenuto la bevanda degli umili e l'oggetto degli omaggi dei potenti di questo mondo. Oggi tuttavia la Chiesa invita nuovamente i cristiani a celebrare i flutti che si effondono, dalla sacra sorgente: che altro significa ciò, se non che, le solennità precedenti non ne hanno certamente esaurito il mistero? La pace ottenuta da quel Sangue: lo scorrere delle sue onde che riportano dagli abissi i figli di Adamo purificati; la sacra mensa imbandita per essi, e quel calice di cui esso costituisce l'inebriante liquore: tutti questi preparativi sarebbero senza scopo, tutte queste meraviglie resterebbero incomprese se l'uomo non vi scorgesse le proposte d'un amore le cui esigenze non vogliono essere sorpassate dalle esigenze di nessun altro amore. Il Sangue di Gesù dev'essere per noi in quest'ora il Sangue del Testamento, il pegno dell'alleanza che Dio ci propone (Es 24,8; Ebr 9,20), la dote costituita dall'eterna Sapienza che invita gli uomini a quella divina unione di cui lo Spirito di santità procura senza fine il compimento nelle nostre anime.
Virtù del Sangue di Gesù.
"Avendo dunque, o fratelli - ci dice l'Apostolo - in virtù del sangue di Cristo, la fiducia di entrar nel Santo dei Santi, per la via nuova e vivente che egli inaugura per noi attraverso il velo, cioè attraverso la sua carne, accostiamoci con cuore sincero, colla pienezza della fede, purificato il cuore dalla cattiva coscienza, col corpo lavato dall'acqua pura. Conserviamo senza vacillare la professione della nostra speranza (essendo fedele chi ha promesso) e vigiliamoci a vicenda, per stimolarci alla carità e alle opere buone (Ebr 10,19-24). E il Dio della pace, il quale ha ritolto alla morte nostro Signor Gesù Cristo, vi renda capaci d'ogni bene, in modo che voi facciate la sua volontà, mentre egli opera in voi ciò che gli è grato per Gesù Cristo, a cui sia gloria nei secoli dei secoli" (ivi 13,20-21).
Storia della festa.
Non dobbiamo omettere di ricordare qui che questa festa è il memoriale di una fra le più splendide vittorie della Chiesa. Pio IX era stato scacciato da Roma, nel 1848, dalla Rivoluzione trionfante; in quegli stessi giorni, l'anno seguente, egli vedeva ristabilito il suo potere. Il 28, 29 e 30 giugno, sotto l'egida degli Apostoli, la figlia primogenita della Chiesa, fedele al suo glorioso passato, cacciava i nemici dalle mura della Città eterna; il 2 luglio, festa di Maria, terminava la conquista. Subito un duplice decreto notificava alla città e al mondo la gratitudine del Pontefice e il modo in cui egli intendeva perpetuare mediante la sacra Liturgia il ricordo di quegli eventi. Il 10 agosto, da Gaeta, luogo del suo rifugio durante la burrasca, Pio IX, prima di tornare a riprendere il governo dei suoi Stati, si rivolgeva al Capo invisibile della Chiesa e gliela affidava con l'istituzione dell'odierna festa, ricordandogli che, per quella Chiesa egli aveva versato tutto il suo Sangue. Poco dopo, rientrato nella capitale, si rivolgeva a Maria, come avevano fatto in altre circostanze san Pio V e Pio VII; il Vicario dell'Uomo-Dio attribuiva a colei che è l'Aiuto dei cristiani l'onore della vittoria riportata nel giorno della sua gloriosa Visitazione, e stabiliva che la festa del 2 luglio fosse elevata dal rito doppio maggiore a quello di seconda classe per tutte le Chiese: preludio alla definizione del dogma dell'Immacolata Concezione, che l'immortale Pontefice fin d'allora aveva in mente, e che doveva schiacciare ancor più il capo del serpente.
Poi, nel corso del Giubileo indetto nel 1933 per commemorare il XIX centenario della Redenzione, Papa Pio XI, onde imprimere maggiormente nell'animo dei fedeli il ricordo e la venerazione del Sangue del Divino Agnello e per invocarne sulle anime nostre frutti più abbondanti, elevò la festa del Preziosissimo Sangue al rito doppio di prima classe.
MESSA
EPISTOLA (Ebr 9,11-15). - Fratelli: Cristo, venuto come pontefice dei beni futuri, attraversando un tabernacolo più grande e più perfetto, non fatto da mano d'uomo, cioè non di questa creazione, non col sangue dei capri e dei vitelli, ma col proprio sangue entrò una volta per sempre nel Santuario, dopo avere ottenuta la redenzione eterna. Or se il sangue dei capri e dei tori e la cenere di vacca, aspergendo gl'immondi, li santifica quanto alla purità della carne, quanto più il sangue di Cristo, che per lo Spirito Santo ha offerto se stesso immacolato a Dio, purificherà la nostra coscienza dalle opere di morte per servire a Dio vivo? E per questo egli è mediatore d'una nuova alleanza, affinché interposta la sua morte per redimere le prevaricazioni avvenute sotto la prima alleanza, i chiamati ricevan la promessa di eterna eredità in Gesù Cristo nostro Signore.
Il sangue del Pontefice.
È legge stabilita da Dio fin dal principio che non vi può essere remissione dei peccati né piena redenzione senza un sacrificio di espiazione e di riparazione, e che tale sacrificio esige l'effusione del sangue. Nell'antica Alleanza, il sangue richiesto era solo quello degli animali immolati davanti al tabernacolo del Tempio. Se esso bastava a dare una purezza esteriore, era però impotente a santificare le anime e a far entrare nel tabernacolo celeste.
Ma nel giorno stabilito dalla divina Sapienza, è venuto Cristo, nostro vero ed unico Pontefice, che ha versato come sacrificio il suo preziosissimo Sangue. Con esso ci ha purificati. Ed è in virtù di quel sangue versato che egli entra e fa entrare nel santuario del cielo. Da quel momento "la sua espiazione e la nostra redenzione sono cosa acquisita definitivamente per l'eternità. Il suo sangue, veicolo della sua vita, purifica non soltanto il nostro corpo, ma la nostra stessa anima, il centro della nostra vita; distrugge in noi le opere di peccato, espia, riconcilia, sigilla e consacra la nuova alleanza e, una volta purificati, una volta riconciliati, ci fa adorare e servire Dio mediante un culto degno di lui".
Il servizio del Dio vivo.
"Infatti, il fine della vita è quello di adorare Dio. La stessa purezza della coscienza e la santità hanno come ultimo disegno e come termine il culto che rendiamo a Dio. Non si è belli per essere belli, non si è puri per essere puri e non andare oltre. Qualunque bellezza soprannaturale è ordinata in definitiva all'adorazione. È appunto quanto vuole il Padre celeste, degli adoratori in spirito e verità: e la nostra adorazione cresce davanti a Dio insieme con la nostra bellezza e la nostra dignità soprannaturale. Così, il termine della nostra vita soprannaturale non siamo noi, bensì Dio. È Dio che in ultima analisi raccoglie il beneficio di quanto noi diventiamo gradualmente mediante la sua grazia e sotto la sua mano. Dio, in noi, opera per noi. Tutta la nostra vita, quella dell'eternità e quella del tempo, è liturgica e ordinata a Dio" [1].
VANGELO (Gv 19,30-35). - In quel tempo: Quand'ebbe preso l'aceto, Gesù disse: È compiuto. E, chinato il capo, rese lo spirito. Ma i Giudei, affinché non restassero in croce i corpi nel sabato (ché era Parasceve ed era solenne quel sabato) chiesero a Pilato che fossero ad essi rotte le gambe e fossero tolti via. Andaron quindi i soldati e ruppero le gambe al primo e all'altro che eran con lui crocifissi; ma quando furono a Gesù, come videro che era già morto, non gli ruppero le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli aprì il costato; e subito ne uscì sangue ed acqua. E chi vide lo ha attestato; e la sua testimonianza è vera.
Il Sangue del Cuore di Gesù.
Nel Venerdì Santo abbiamo inteso per la prima volta questo passo del discepolo prediletto. Dolente ai piedi della Croce su cui era appena spirato il Signore, la Chiesa non aveva allora abbastanza lamenti e lacrime. Oggi trasalisce di altri sentimenti, e lo stesso racconto che le cagionava il pianto la fa esplodere, nelle sue Antifone, in gioia e in canti di trionfo. Se vogliamo conoscerne la ragione, chiediamola agli interpreti autorizzati che essa stessa ha voluto incaricare di mostrarci il suo pensiero in questo giorno. Essi ci insegneranno che la nuova Eva celebra oggi la sua nascita dal costato dello sposo immerso nel sonno (Sant'Agostino, Trattato 30 su san Giovanni); che a partire dal momento solenne in cui il nuovo Adamo permette al soldato di aprirgli il Cuore, noi siamo veramente diventati l'osso delle sue ossa e la carne della sua carne (Discorso del II Notturno). Non stupiamo dunque se d'allora in poi la Chiesa non vede più altro che amore e vita in quel Sangue che si effonde.
E tu, o anima, così a lungo ribelle ai tocchi segreti delle grazie di elezione, non desolarti; non dire: "L'amore non è più per me"! Per quanto lontano abbia potuto portarti l'antico nemico con i suoi funesti inganni, non è forse vero che non vi è traviamento, non vi è abisso, si può dire, in cui non ti abbiano seguita i rivi scaturiti dalla sacra sorgente? Credi dunque che il lungo percorso che hai voluto imporre al loro misericordioso inseguimento ne abbia esaurita la virtù? Fanne la prova. E innanzitutto, bagnati in quelle onde purificatrici; quindi, abbevera a lunghi sorsi al fiume di vita quella povera anima affaticata; e infine, armandoti di fede, risali il corso del fiume divino: poiché se è certo che per giungere fino a te non si è separato dal suo punto di partenza, è ugualmente certo che, così facendo, ritroverai la sorgente stessa.
[1] Dom Delatte, Epîtres de saint Paul, II, 388.
da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959, p. 813-817.”
Luca, Sursum Corda!
Christus vincit! Christus regnat! Christus imperat! Christus heri, hodie et semper!