di carminespadafora@libero.it

Pomigliano d’Arco
Sì a una fabbrica più efficiente, no a un sindacato che mette a rischio i posti di lavoro.
Erano oltre duemila i lavoratori della Fiat di Pomigliano d’Arco che ieri hanno partecipato alla fiaccolata per sostenere il piano dell’azienda per il rilancio dello stabilimento. E per opporsi alla linea della Fiom, contraria alle condizioni del Lingotto.

L’appuntamento è fissato alle 18, ma già nel primo pomeriggio arrivano ai cancelli gli organizzatori. Quadri aziendali, impiegati e operai. Qualcuno indossa la divisa da lavoro, giubbotti, polo, con la targhetta del reparto dove è impiegato: amministrazione, montaggio, lastratura, manutenzione. «Oggi in Polonia la qualità del lavoro è superiore? Dimostreremo di essere più efficienti e competitivi – dice Marianna Fusco, ingegnere, trent’anni, casertana, mentre distribuisce le fiaccole da accendere al corteo -. Siamo qui per dimostrare che il lavoro è un diritto, ma anche un dovere».

Quando davanti al secondo ingresso della fabbrica arriva un gruppo di precari, una ventina di operai (su 89), scatta l’applauso. Espongono uno striscione con la scritta in vernice rossa «sì al referendum»: «Anche se non abbiamo diritto al voto - spiega un giovane – speriamo che i nostri compagni capiscano l’importanza della posta in gioco, a cominciare da quelli della Fiom, e votino sì». E tra la folla ci sono anche decine di dissidenti del sindacato rosso, che sostengono le ragioni del sì. Uno schiaffo ai duri e puri della Cgil.

Accanto ai lavoratori sfila anche il sindaco di Pomigliano, Raffaele Russo. «Sì all’accordo, sì alla futura Panda made in Pomigliano» recita uno striscione. Incolonnati, dirigenti, operai, impiegati, con le loro famiglie, fidanzate, genitori, amici, i bambini tenuti in braccio o nei passeggini. Slogan e inni da stadio per festeggiare l’utilitaria: «Dacci la Panda/ Marchionne dacci la Panda...». E quando proprio la macchina del futuro della fabbrica di Pomigliano affianca il corteo, scatta l’applauso del popolo Fiat. Uomini e donne stendono le sciarpe prodotte in occasione della ripartenza dell’azienda, il 3 marzo 2008.

«La Fiom è isolata» urla un operaio mentre il corteo sfila tra due ali di folla. I pomiglianesi sono vicini agli operai e alla loro fabbrica. Dai balconi le donne e i ragazzi applaudono e sventolano i tricolori. Sono le bandiere della nazionale, «ma stasera le usiamo per questa gente che lotta per conservare il posto di lavoro» dice Concetta, ex operaia in pensione. Ma a un certo punto contro il corteo si scaglia un gruppo di militanti ultrà dei Cobas che accusa i manifestanti di essere dei «servi del padrone». La risposta dei lavoratori è immediata: «Lavoro, lavoro, lavoro». E un operaio senza tessera si sfoga: «Conosco una decina di operai della Fiom che stanno facendo di tutto per far saltare l’accordo. Hanno tutti un doppio lavoro: facile fare la rivoluzione sulla pelle di chi ha bisogno davvero di lavorare».

alla pg. 3 de ilgiornale.it del 20 06 2010

saluti