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in Italia chi ride è considerato antiitaliano
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in Italia chi ride è considerato antiitaliano
di necessità virtù
pagine 38 - 43
(riprendendo e concludendo il discorso di prima) è mio parere strettamente personale che in Italia manchi completamente il senso dell'umorismo. Perché, se non mancasse, la massima assemblea nazionale avrebbe evitato di specificare nella Costituzione il fatto che "l'Arte è libera". Cosa questa inutile perché, non essendo specificato niente altro, lascia nell'opinione pubblica il dubbio che siano invece controllate ... dallo stato le scienze matematiche, la forza di gravità, l'alta e la bassa marea e la geometria solida.
E, se non mancasse il senso dell'umorismo, si sarebbe evitato di proclamare che lo "stato tutela il paesaggio", affermazione questa pericolosa in quanto il paesaggio fonda buona parte del suo effetto sulla prospettiva e, non essendosi lo stato impegnato a tutelare la prospettiva, potrebbe accadere che a un bel momento, sobillate dalla reazione, le linee parallele divergessero anziché convergere all'orizzonte, eliminando così completamente il senso della distanza e creando nel paesaggio dei mortali sbilanci.
di necessità virtù
pagine 82 e 83
Visita alla mia vecchia maestra
La vecchia maestra mi guardò sospettosa attraverso lo spiraglio della porta, poi mi riconobbe e mi fece entrare...
"Non insegno più", disse. E le parole rimasero sospese nell'aria, poi si spensero nel silenzio.
Feci di sì con la testa. Sapevo. Aperse il cassetto della tavola e ne trasse un foglio che mi porse.
"E' la lettera del signor ispettore", disse la vecchia maestra.
"Protocollo 1440. Oggetto: Collocamento a riposo. A modifica delle disposizioni ministeriali precedentemente emanate, il Superiore Ministero ha comunicato con circolare 30 novembre 1945 quanto segue ... In relazione a quanto precede, debbo inviate la S.V. a presentare le dimissioni e la domanda di collocamento a riposo dal I gennaio 1946, onde evitare al Provveditore agli Studi l'atto increscioso di collocarla a riposo d'autorità. L'Ispettore Capo".
"Quanti anni di servizio?", domandai.
"Quarantacinque. Due sole settimane di assenza nel 1908 e nel 1917. Per ragioni di salute".
("Ragioni di salute" significava parto di due figli. Quarantacinque anni di insegnamento in scuole di campagna, e poi andarsene, o via a pedate).
La vecchia maestra continuava a mondare il riso in silenzio....
"E' una lettera di sfratto", dissi restituendole il foglio.
"Parla di evitare un atto increscioso.
Si vede che gli dispiaceva.
Il signor ispettore è una degna persona".
Io non risposi, ma per me il signor ispettore era un degno imbecille.
Poi gli perdonai perché pensai che anche lui, un giorno, avrebbe ricevuto una lettera così, senza saluti, e che quelli del governo erano ancora più imbecilli di lui.
Poi perdonai anche a quelli del governo perché pensai che ogni popolo ha il governo che si merita.
Sentii una sorda irritazione contro me stesso: se la vecchia maestra aveva ricevuto quella lettera la colpa era anche mia.
di necessità virtù
ancora dalle pagine 84 & 85, e poi basta.
Fuori ritrovai l'inverno e la malinconia della campagna deserta. Quando ebbi fatto un po' di strada, mi volsi verso la casa isolata, sola in mezzo alla terra piatta e nuda.
E vidi, ad un tratto, levarsi da ogni parte (dalle case lontane, dietro le macchie di piante) come degli strani uccelletti bianchi.
Ed erano tutte candide lettere dell'alfabeto - A, B, C, D, eccetera - che volavano leggere nell'aria immobile: e ogni lettera aveva la sua voce: e la A diceva "a", e la B diceva "b": con una vocina sottile e limpida come cristallo.
E tutte le lettere si radunarono poi sopra la casa solitaria e, quando ci furono proprio tutte, compsero un grande cerchio che prese a muoversi attorno alla casa, come un immenso girotondo, e le vocine tutte assieme componevano una sola immensa parola di cento miliardi di lettere che aveva uno strano, dolcissimo suono.
Forse lei, la vecchia maestra, la capiva.
di necessità virtù
ancora dalle pagine 180 e 181, poi ho altro da fare
Il gatto
Al segretario della sezione di propaganda di Badolino arrivò dalla direzione centrale un ordine urgentissimo:
"Prendendo spunto di gatti siciliani, mettere in luce l'opera subdola e delittuosa degli agrari in genere".
Il segretario radunò immediatamente tutti gli addetti alla propaganda.
"Fate un comizio in ogni frazione del comune", ordinò, "e, prendendo lo spunto dai gatti siciliani mettere in luce le mene subdole dei nostri agrari. D'accordo?".
"Sì" rispose l'anziano della squadra volante di propaganda. "Però occorrono maggiori chiarimenti sulla faccenda dei gatti siciliani. Prendere lo spunto dai gatti, va bene, perché il gatto è una bestiola subdola che ti frega con la politica del passo felpato. Ma perché proprio dai gatti siciliani? Cos'hanno di speciale i gatti siciliani?".
"Se la direzione centrale ha parlato di gatti siciliani, una ragione ci deve essere", affermò il capo.
"Ci vuole un libro di botanica".
Giuseppe corse alla scuola e si fece dare un libro di botanica. Il libro fu sfogliato attentamente, ma non si trovò traccia di gatti e si concluse che Bottai aveva rovinato la scuola.
Si trovarono dei gatti sul Nuovissimo Melzi, ma gatti generici, di nessuna utilità.
Poi arrivò Antonio con un libro pieno zeppo di animali, e il capo ridacchiò: "Le solite scoperte degli innovatori ad ogni costo: adesso la botanica la chiamano zoologia".
Anche qui soltanto gatti generici; nessun cenno ai gatti siciliani.
"Niente di male", decise il capo."Ci arriveremo col ragionamento. Cominciamo col dire che il gatto siciliano è un gatto meridionale".
"Giusto", dissero gli altri. "E' già un fatto positivo".
"Quindi, essendo un gatto meridionale", continuò il capo, "è più impulsivo e più passionale di quelli del nord. Quindi continuamente in fregola".
"Bene", disse Giuseppe. "Un gatto sensuale, un gatto sporcaccione".
"Un gatto mafioso", aggiunse Francesco.
"Un gatto che spinge agli eccessi la uterina subdolezza gattesca", concluse Giacomino.
"Un gatto antidemocratico".
Il capo rimase perplesso.
"Beh, questo mi pare un po' troppo esagerato", osservò.
(proseguo nel prossimo post)
di necessità virtù
"La democrazia è un sentimento umano, non un sentimento botanico o zoologico che dir si voglia. Abbassandola all'altezza dei gatti è uno svalutare la democrazia.
Diciamo semplicemente che il gatto siciliano, data la sua particolare subdolezza e la sua passionalità, non è né più né meno che un porco fottuto. Quindi la direzione generale, ordinando di prendere lo spunto - per qualificare gli agrari - non dal gatto nordico comune, ma dallo specifico gatto meridionale, ha voluto semplicemente aggravare il termine di confronto.
E' come quando non si dice che uno "parla il francese come una vacca" ma si precisa: "parla il francese come una vacca spagnola" in quanto, pure esistendo una parità bovina universale, l'aggettivo qualificativo è una specie di superlativo che rafforza il concetto dell'ignoranza linguistica specificando la nazionalità dell'animale in questione.
Sicchè, uscendo dal generico, non diremo che "l'agrario è porco" ma che "l'agrario è porco come un gatto siciliano". Questo sarebbe il concetto".
"Perfettamente", dissero quelli della propaganda.
E si sparsero per il comune spiegando al popolo la bassezza morale dei gatti siciliani in particolare e degli agrari in genere. Cosa che fu molto apprezzata dalle masse.
Effettivamente la circolare della direzione centrale parlava di prendere spunto dai "fatti siciliani" e non dai "gatti siciliani" come fu scritto per uno scusabile errore del dattilografo.
Ma questo conta poco perché, a saperli usare bene, i gatti possono essere talvolta più efficaci dei fatti.
E poi perché rettificare?
Di fronte al gatto compiuto, indietro non si torna.
Cosa gatta capo ha.
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