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Discussione: Italia provvisoria

  1. #1
    in silenzio
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    Predefinito Italia provvisoria

    trascrivo alcuni pensieri dal testo di Giovannino Guareschi figlio di Lina

    ITALIA provvisoria

    RIZZOLI, Milano 1947
    di necessità virtù

  2. #2
    in silenzio
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    Predefinito Re: Italia provvisoria

    Signore e Signori,

    passati attentamente in rassegna tutti gli infiniti argomenti di discorso che la libertà di pensiero e di parola pone a mia disposizione, debbo concludere - sulla base delle mie quotidiane esperienze di giornalista - che l'unico argomento di cui posso trattare scherzosamente in pubblico con la sicurezza di non suscitare risentimenti, è quello costituito dalla mia persona e dai miei affari personali.

    Ed è già molto: perché non tutti possono parlare pubblicamente di se stessi, scherzando sulla propria persona o sulle proprie faccende.....Il personaggio rappresentativo è condannato a essere sempre infallibile, a essere sempre il migliore e ad aver sempre ragione.
    Io so di un personaggio rappresentativo il quale, una volta, volle violare la legge. Si fece perciò costruire una torre in cima a una montagna e dentro la torre fece sistemare una stanza blindata con muri d'acciaio spessi un metro. E, durante una notte di tempesta, travestitosi abilmente, andò a rifugiarsi, all'insaputa di tutti, nella solitaria torre. E non si fidò della stanza blindata, ma si rintanò dentro un baule ovattato. E soltanto quando ebbe abbassato il coperchio del baule gridò: "Sono un fesso!".
    Però dimenticò di tamponarsi con cera le orecchie e così egli udì le sue parole e la mattina seguente andò a denunciare se stesso alla direzione del suo partito. Perché l'ordine era quello appunto di segnalare immediatamente alla direzione del partito ogni parola udita che suonasse a offesa per qualche dirigente del partito stesso.

    Ma io non rappresento niente, quindi posso parlare di me stesso tranquillamente.
    Sempre che, si capisce, non salti poi fuori il mio consiglio di gestione familiare a rimproverarmi di gettare discredito sul nome della ditta.
    Ma, per quello, conto sulla discrezione dei presenti.
    Perdonatemi se insisto nella premessa...io dovrò essere giudicato non oratore "doloso", ma semplicemente oratore "colposo".
    E perciò mi debbono essere concesse le attenuanti della semi-infermità mentale e della minore età.
    Non è questa una banale freddura, è un dato di fatto.
    Nato il I° maggio del 1908, essendo stata soppressa dal 1923 la festività del primo Maggio, io mi trovai nella impossibilità di festeggiare il mio compleanno dal 1923 al 1945. Ora anche ammesso che mi venga riconosciuto il compleanno clandestino che io celebrai nel 1944 (difficile riconoscimento perché questa mia attività genetliaca la esplicai all'estero) ammesso tutto, dico, oggi io ufficialmente non posso avere più di sedici anni.
    Non mi si dica che io faccio qui dell'umorismo di bassa lega, perché quanto ho affermato corrisponde rigorosamente alla realtà. Tanto è vero che fior di personaggi oggi importantissimi nella vita nazionale, dimostrano palesemente di considerare come non trascorsi gli anni che essi non hanno potuto compiere per il fatto che si trovavano costretti a vivere in terra straniera...

    Ecco: tali Giuseppe e Luigi non meglio identificati, seduti sul ponte di una navicella da diporto, stanno discutendo animatamente.
    Dice Giuseppe a un bel momento:
    "Caro Luigi, io affermo che il problema è so....... "

    Un fulmine spacca la navicella in due, e Luigi parte con la prua mentre Giuseppe parte con la poppa.
    Stanno vent'anni senza vedersi poi, d'improvviso, si ritrovano l'uno davanti all'altro.

    "..prattutto di carattere organizzativo!", conclude Giuseppe. E continuano la loro discussione così, come se niente fosse accaduto.

    ...

    Ma ritorniamo in argomento. Ho detto che io vi avrei parlato di me stesso e dei fatti miei. Ed eccovi una rapida sintesi della mia vita.
    Per me, dunque, tutto funzionò bene fino al I° maggio del 1908. In quel giorno, infatti - come già dissi - io nacqui e, da allora, non me ne andò più bene una.
    di necessità virtù

  3. #3
    in silenzio
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    Predefinito Re: Italia provvisoria

    pagina 19

    .... io non sono un reducista.

    Io non sono neppure un reduce perché reduce è chi ritorna,
    mentre io non sono ancora tornato completamente.
    di necessità virtù

  4. #4
    in silenzio
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    Predefinito Re: Italia provvisoria

    pagina 23

    Nel giugno del 1937 io mi resi colpevole di una vignetta umoristica raffigurante una ciurma di corsari che si slanciava all'abbordaggio di un galeone spagnolo. Il Corsaro Nero lanciava l'urlo fatidico: "Tigrotti della Malesia, all'arrembaggio!", ma uno dei pirati rimaneva tranquillo a fumar la pipa, e allora il capo gli chiedeva: "E tu, perché non vai all'arrembaggio?".
    "Io non sono della Malesia, io sono di Gallarate", rispondeva il filibustiere.

    Questa sciagurata vignetta ebbe gravi conseguenze perché l'allora podestà di Gallarate mi scrisse una lettera roventenella quale specificava che Gallarate aveva dato alla Patria numero tot Caduti, numero tot Volontari, numero tot Martiri eccetera, e mai un pirata!

    Questo nel 1937, e in regime dittatoriale. Nel 1947, a dieci anni di distanza e in clima antidittatoriale il sindaco di Milano trova naturale di democratizzare la toponomastica cittadina eliminando i nomi di Fiume, Carnaro e Gabriele d'Annunzio. E così da un estremismo si passa a un altro estremismo...
    di necessità virtù

  5. #5
    in silenzio
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    Predefinito Re: Italia provvisoria

    pagina 33

    Davanti alla torre di Pisa si trovarono a sostare quattro stranieri: un americano, un inglese, un russo e un francese.

    L'americano guardò la torre pendente.
    "Chi è che l'ha piegata?" disse l'americano.
    "Dev'essere un'altra malefatta del fascismo", disse il russo.
    "L'ho piegata io con una spallata", disse il francese.
    "Bisogna raddrizzarla", disse l'inglese. "Turba l'equilibrio europeo. Voi tre spingete, e io avverto quando
    torna a posto".
    di necessità virtù

  6. #6
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    Predefinito Re: Italia provvisoria

    pagina 34

    Nel 1936, il giorno stesso della proclamazione del cosiddetto impero, ci fu in Italia un uomo il quale, in piena famiglia, vale a dire alla presenza dell'intera moglie che secoli divideva il letto per ragioni tecniche, ebbe il coraggio di dire: " Mah !".

    Quell'uomo ero io.
    di necessità virtù

  7. #7
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    Predefinito Re: Italia provvisoria

    Il mio maestro viene a piedi da Baggio, sulle stampelle perché gli manca sempre la scarpa sinistra e si mette in strada alle cinque per essere a scuola alle nove, così arriva tutto affannato e bisogna puntellarlo subito altrimenti cade per terra e si rompe.

    Rimane con l'anima a mezz'asta per quindici minuti buoni e tutti gli sono attorno affettuosamente perché dà i numeri del lotto, cosa questa molto interessante in quanto oggi i numeri dati dagli statali vivi sono persino migliori di quelli dati in sogno dalle vecchie zie morte.

    Il maestro anche stamani diede i numeri e, quando riprese conoscenza, Garoffi, il decano della classe, gli disse paternamente: " Signor maestro, ma come vuol vivere con quel che le passa lo stato? Perché anche loro maestri non fanno sciopero come tutti gli altri proletari? ".
    Il maestro levò fieramente il capo, e la scatola di latta che egli porta in testa come cappello, percossa da un raggio di sole sembrava un elmo d'oro sfolgorante.

    "No, Garoffi ", rispose guardandolo negli occhi, "questo mai!
    Il vecchio maestro muore, ma non si arrende".

    Garoffi si avviò verso il suo banco borbottando: "Testone!".
    Fu un soffio, ma il maestro lo udì.

    "No, Garoffi" gli esse con dolcezza.
    "No, non devi irridere a chi per l'ideale si sacrifica, tu che per un ideale hai tanto sofferto".
    di necessità virtù

  8. #8
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    Predefinito Re: Italia provvisoria

    Il mio compagno Garoffi è uno che ha molto sofferto: egli ha ventisei anni e si trova ancora in terza elementare, e ciò per indomita fede di patriota.

    Garoffi nel 1927 entrava nella terza classe elementare: toccava appena gli otto anni, era inesperto della vita, non si era mai occupato di politica.

    L'infausta marcia lo aveva colto che appena era arrivato ai tre anni e quindi egli aveva accettato la tirannia come il leone nato in gabbia la cattività. Ma il giorno in cui si trovò davanti la pagina del libro di lettura con la storiella del "salvatore della patria" si ribellò.

    "No!", disse Garoffi.

    Egli aveva capito l'inganno, egli aveva compreso che la scuola altro non era che l'organo di propaganda di un sistema di oppressione. Diventò il più fiero sabotatore di quella pseudo cultura: respinse con nobile disprezzo ogni cosa che gli venisse presentata a scuola. Fu bocciato per uno, due, tre, sei, nove anni.

    Nel 1936, durante l'ubriacatura nazionale africana, in quell'atmosfera di amnistia generale, si cercò di far passare in quarta classe l'ormai famoso veterano della terza. Si istituì una sessione d'esami appositamente per Garoffi, decisi a liquidarlo con due domande. Scelsero le più facili del mondo.
    "Cos'è l'Italia?", gli chiesero.
    "Un mammifero", rispose Garoffi.
    "Due più due cosa fa?", chiesero ancora.
    "Domodossola", rispose fiero Garoffi. E furono costretti a bocciarlo.
    A vent'anni riuscì a farsi bocciare anche alla visita di leva: ritornò in terza elementare.
    L'ex attuale regime lo martirizzò: i più biechi giovinetti vennero convogliati a Milano da tutte le parti d'Italia, e si mostrava loro Garoffi come esempio nazionale di infingardaggine, ma arrivò il 25 luglio del 1943; Garoffi scoprì le batterie e, in piena piazza San Sepolcro, scrisse sul muro:
    "M'orte al azino di Pretapio!".

    Dopo il funesto 8 settembre si diede alla periferia, ma venne riconosciuto da una squadra di balilla repubblichini i quali lo torturarono per due ore per sapere da lui la tavola pitagorica e le preposizioni articolate: tenace e astuto riuscì a farsi credere un tonto e, per sfuggire alla deportazione, si diede alla montagna, sotto il nome di battaglia di Pedro il Ghepardo.
    di necessità virtù

  9. #9
    in silenzio
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    Predefinito Re: Italia provvisoria

    pagina 35

    Garoffi ebbe il riconoscimento che meritava: presiedette la commissione di epurazione del corpo insegnante e gli fu offerto un importantissimo incarico nel ministero dell'educazione nazionale. Si trattava soltanto di firmare una lettera di impegno, cosa che Garoffi non poté fare essendo ridiventato durante il periodo clandestino completamente analfabeta.

    Ora ripete per il diciottesimo anno la terza elementare.

    "Questa volta faccio sul serio", ha detto. "Se poi non dovessero promuovermi, tiro fuori il mitra".

    Mi piace Garoffi: è uno che ha molto sofferto e che ora potrebbe occupare posti importanti, ma non vuole fino a quando non avrà imparato a fare la sua firma: perché è un galantuomo.
    di necessità virtù

  10. #10
    in silenzio
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    Predefinito Re: Italia provvisoria

    pagine 35 e 36

    Il maestro ci spiegò oggi l'articolo "il", maschile singolare, rifiutandosi di spiegare il femminile per ovvie ragioni di moralità, e riservandosi di spiegare il plurale dopo la gratifica, non possedendo ora la forza sufficiente per farlo.

    Quando venne il bidello a dare il finis uscimmo tutti dai banchi zitti zitti.

    Garoffi s'accostò al maestro e gli disse con voce tremante: "Signor maestro, mi perdoni".
    Il maestro lo baciò in fronte e gli disse: "Tua moglie e i tuoi figli ti aspettano. Va, figliuol mio, va".
    di necessità virtù

 

 
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