Contatti dei genovesi con le popolazioni islamiche
Sul finire del IX secolo della nostra era, gli Arabi delle Baleari occupavano stabilmente Frassineto (La-Gard-Freinet, in Provenza) e da lì partivano per incursioni contro Alba, Acqui e Tortona.
Genova e la Liguria marittima erano quasi strette d'assedio tra i monti e il mare, tanto che diventava difficile tenere testa alle minacciose azioni di questi pirati saraceni. Solo grazie all'aiuto dei Bizantini di Sardegna, la Superba respinse un attacco nel 930-931, ma non poté fare niente quattro anni più tardi, quando venne saccheggiata (con conseguenze disastrose) dagli uomini di 200 galee partite dall'Africa.
Nei secoli seguenti si ha notizia certa di arabi e levantini presenti sul suolo ligure, ma con intenti pacifici. Le occasioni di contatto con culture e usanze arabe derivarono anche per bocca di mercanti e navigatori nostrani, reduci dalle fiorentissime colonie genovesi di Levante e dell'Africa settentrionale (il Maghreb), territori già occupati tra i secoli XI e XII.
Ecco alcuni termini e curiosità del dialetto genovese che originano da usanze o modi di dire tipici delle popolazioni islamiche: |
Bezeffe: sta per molto, e deriva da "bizzàf". Il termine a bizzeffe è usato anche nella lingua italiana per indicare una grande abbondanza, soprattutto di cibo. |
Camallo: il termine è oggi ancora volgarmente usato per indicare un lavoratore del porto di Genova, anche se le condizioni di operatività degli attuali terminalisti sono notevolmente diverse. Un volta era il facchino (in arabo "hammâl") fratello del savonese "bastaixo", che trasportava le merci nella "ràiba", il mercato medievale dal nome arabo. |
Cantà: è la stadera, un tipo di bilancia, il cui corrispondente arabo e "qintâr". Nella tradizionale girandola di neologismi liguri, il termine, per esempio in Provincia di La Spezia, può diventare "cantàro". |
Caravan-a: è la classica compagnia di trasporto, nome derivato da "karavân", che sta per carovana. |
Cuffa: è una grande cesta, e deriva da "quffa". La parola coffa è propria anche della lingua italiana. |
Cutùn: è il cotone, che deriva dall'arabo "qutun" |
Giponettu: è il panciotto, corpetto, derivante da "giubba", che significa casacca. Il termine giubba si riscontra anche nel vocabolario italiano. |
Macramé: è l'asciugamano, in arabo "mahhrama" che sta per <asciugatoio, fazzoletto>. |
Mandillo: parola di origini arabe e greco-bizantine che significa fazzoletto. Esteso nel Nizzardo, nel Monferrino e in Corsica è un derivato dal latino mantelum. |
Massacàn: è il muratore, ma perché "ammazza cani" ?. La leggenda narra che durante una delle frequenti incursioni dei saraceni in Liguria, alcuni muratori che si trovavano per il loro lavoro su di un'alta costruzione avvisarono per primi dell'arrivo del nemico. Per dare l'allarme alla popolazione gridarono: "Ammassae, ammassae i chen !", e da allora... Il termine va forse più propriamente messo in relazione col mazzacane, <ciotolo, sasso>, derivante dal francese. |
Méizou: è un drappo stampato indossato dalle donne, nome che origina da "mi'zar" <velo>. |
Ramadan: è il mese notoriamente dedicato alla liturgia penitenziale della fede islamica. Nel dialetto genovese il vocabolo è rimasto con significato di frastuono, confusione. |
Rìxima: è la risma, il pacco dei fogli di carta, che deriva da "rizma". |
Scialla scialla: espressione con la quale si invitano i bambini molto piccoli a battere le manine per fare festa. Parola innegabilmente ereditata dalla lingua araba, nella quale significa pressapoco "Volesse Iddio".
Fonte: ZENEIZE, il dialetto genovese (1) - Origini, influenze arabe, proverbi / Toltedalcassetto.it |
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