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    Predefinito Cognomi Italiani di Origine Araba:

    I cognomi di origini araba sono moltissimi: citiamo badalà o vadalà, dell'arabo abd-allà, servo di Dio; caffaro deriva da Kafer, miscridenti; Morabito da morabit, eremita; Mulè da mawla, padrone. E poi ancora Sciortino deriva da surti, poliziotto; Sodano da saudàn. Negro; Zappala da izzbin- Allah, "potenza in Allah"; Cabibbo da habib, da amico amato. Deriva da parole arabe anche Galiffi, musimici, Buscema, Cangemi, Farace, Fagalà, Garufi, marabutto, saladini, Tafuri e macalusi, quest'ultimo da mahlus, liberato, e forse significa "schiva affrancato".
    Dei vocaboli di uso comune d'origine araba, molti erano propri dei dialetti siciliani antichi, e ora si sono persi; altri sono comuni all'italiano o ad altri dialetti italiani. Fra quelli:
    sciàbbica (it. Sciabica), "rete per la pesca", dall'arabo sabaka, "rete" sciloccu o scicoccu (it. scialle), carubba (it. Carruba), zafarana (it. Zafferano), zibibbu (it. Zibibbo), zuccaru (it. Zucchero).
    Comune al siciliano e all'italiano sono tarsia dell'arabo tarsi, "mosaico di piccoli pezzi di legno incastrati" taccuinu (it. Taccuino) che deriva da taqwm, calendario, "almanacco" (e anche quest'ultima è una parola di provenienza araba ); caraffa o carabba (it.caraffa ) che viene dall'arabo-persiano qaraba, bottiglia di vetro di pancia larga".
    funnacu (in italiano fondaco), "bottega, magazzino" deriva da fundoq, "magazzino,albergo", e la stessa parola magazzino a sua volta dall'arabo mahzin, "deposito".
    così matarazzzu (it. materasso) deriva dall'arabo matrah, "letto"; e algoziru (it.aguzzino), coi relativi cognomim Algozzini, Agozzino, viene da al-wazir, "ministro, ufficiale ", poi scesom nell'uso a significare "usciere di tribunale, custode delle prigioni ".Comune all'italiano è facchinu e al genovese camalu, il primo da al-faqin, il secondo da hammal, "portatore".

    Fonte: '+'

    AINIS
    E’ un cognome comune in Sicilia, che deriva dalla parola araba ‘àyn che significa fonte.

    ALAIA
    E’ un cognome meridionale, che giunge in Italia a seguito dell’occupazione spagnola. Esso deriva dallo spagnolo
    al-hàjas (gioiello), che, a sua volta, deriva dall’arabo
    al-hàgiah, che significa la cosa necessaria.

    ALFERIO
    E’ un cognome meridionale, che deriva dall’arabo al-fàris, che significa il cavaliere

    ALMIRANTE
    E’ un cognome meridionale, che giunge in Italia attraverso lo spagnolo, che origina dall’arabo al-amìr, che significa
    il comandante (l’emiro )

    BACCHINI
    Chi potrebbe immaginare che questo cognome presente in Liguria abbia origine araba? Eppure esso è la italianizzazione di abu hakīm (il padre di Hakìm) nel senso di governatore o di giudice

    BADALA’
    E’ un cognome meridionale che deriva da una metatesi della lettera B della parola àbd allàh che significa il servo di Allàh

    BADALAMENTI
    Anche questo cognome ha la sua origine nella parola
    àbd allàh che significa il servo di Allàh

    BRAGADDA’
    Cognome diffuso in Calabria (dove per alcuni anni ci fu un emirato islamico con capitale ad Amantea), che deriva, con le deformazioni linguistiche del transito, dalla parola bàrakatu Allàh e significa la benedizione di Allàh

    BULCASSEME
    Cognome presente in Liguria, che deriva dall’arabo
    abu-l-Qāsim e significa il padre di Qāsim. Fu il soprannome del profeta Muhàmmad, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, in quando il suo primo figlio maschio fu chiamato Qāsim. con questo nome lo appellavano gli Ebrei di Medina.

    BULCARINI
    Cognome presente in Liguria, che deriva dall’arabo
    abu-l-Khàyr e significa il padre del bene.

    CARACCIOLO dalla parola araba kharāǧ, che significa: tributo, imposta fondiaria. Nel significato di ricompensa si trova nel Sublime Corano, Sura 23 (i credenti), àyah 74: Chiedi forse a loro una ricompensa? La ricompensa del tuo signore è la migliore e Lui è il migliore dei sostentatori]

    CARFA dall’arabo Halīfah che significa: alleata

    CORACI da QURàYSH, il nome della tribù araba stanziata alla Mecca, a cui apparteneva il profeta Muhàmmad, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria

    D’ALEMA nome di indubbia origine araba appartenente alla famiglia delle parole che derivano dalla radice trilittera del verbo ‛àlima/ yà‛lamu, che significa sapere, avere conoscenza il participio presente del quale è ālim colui che sa, plurale italianizzato ulèma. ‛àlimah (colei che sa) che con una metatesi entra in italiano nella forma almea (danzatrice e dotta cortigiana orientale)

    DEBBIO dall’arabo dābal che significa concime dal verbo dàbala, che significa concimare

    FRAGALA’ nome che deriva dallo stato costrutto della parola fàraǧ che significa gioia e del nome arabo del Creatore dell’uomo e di tutto ciò che uomo non è: Allàh, rifulga lo splendore della Sua Luce. La gioia di Allàh

    GAFFORELLI dall’arabo ghaffàr è un participio attivo intensivo indeterminato del verbo ghàfara(che significa perdonare): (molto perdonatore). Con l’articolo (al-Ghaffār) è uno dei 99 nomi bellissimi di Allàh** della triade di nomi che riguardano il perdono: al-Ghāfir, al-Ghaffār,
    al-Ghafūr.

    GAFFORIO dall’arabo ghaffār [vedi Gafforelli]

    GAITO dall’arabo Qā‹id, participio attivo del verbo qāda, che significa guidare (colui che guida: capo militare comandante).

    GALBA dalla radice g-l-b (gialaba) che significa portare da fuori qualcosa da vendere, importare; giallāb : importatore, mercante. E’ apparentato con la parola giulebbe (bibita dolce tenuta in fresco, acqua di rose)

    GALBANI come il precedente

    GALEFFI con deformazioni fonetiche deriva dalla parola araba khalìfah che significa successore. Califfo è il titolo assunto dai Successori del Profeta Muhàmmad, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria. I primi quattro furono i Califfi ben Guidati (ortodossi): Abu Bàkr, ‘Omar, Othmān e ‛Alī.

    GAMMELLI
    Dall’ arabo nilotico GAMĀL (bellezza) AL-DĪN (della religione). Cognome ligure e toscano.


    GANGEMI
    Dall’arabo ḤAGGIĀM (colui che esercita bassa chirurgia). Cognome meridionale


    GANGI come sopra.


    GARIBBO
    Dall’arabo GHĀLIB (vincitore). Cognome diffuso in Sicilia.


    GARUFO
    Dall’arabo QARŪF (DURO, RIBELLE) Cognome meridionale


    GIAMMUSSO
    Dall’arabo GIAMŪS (Bufalo) Cognome meridionale


    GIAVARRA/O
    Dall’arabo KAFIR attraverso il turco GIAWŪRR (INFEDELE AD ALLAH). Cognome veneto e meridionale.


    GUAIFERIO
    Dall’arabo KAFIR (infedele al suo Creatore). Cognome genovese.


    GUARRACHI
    Dall’ arabo WARRĀQ (cartolaio). Cognome diffuso in Liguria.


    IAFFERO
    Dall’arabo ABU-GIA‛FAR (IL PADRE DI GI‛ĀFAR).


    GALIFI come il precedente.

    Fonte: Al-Wafaa 07 - Giumada II° 1433 - Maggio 2012

    Penso che siano molti ma molti di più!!
    Ultima modifica di GILANICO; 24-07-15 alle 18:55

  2. #2
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    Predefinito Re: Cognomi Italiani di Origine Araba:

    Questo articolo è partito da una semplice parola in dialetto piemontese che mi ha portato a ricercare radici arabe nel mio Piemonte e nel cuneese in particolare: Ramadan. Mia madre, da piccolino, quando ero particolarmente ilare e sciocco mi ammoniva con un “piantla li’ d’fe l’ramadan!“…smettila di fare il Ramadan!. La storia ci dice che i due potenti Stati arabi di Africa e Spagna, seppur ostacolati nella loro espansione dagli eserciti di Carlo Magno e dalle navi di Bisanzio, non rinunciarono mai all’ambizioso progetto di estendere il loro dominio anche in buona parte dell’Europa. Nel golfo francese di S.Tropez, allora Fraxinetum Sarracenorum, i saraceni avevano costituito un punto di base alle loro scorribande. Era l’anno 889 quando un imbarcazione di pirati arabi si fermò furtivamente in una baia vicino all’attuale golfo di S.Tropez e dopo aver invaso un vicino villaggio e visionato i dintorni compresero l’importanza stategica di quei luoghi. Ci restarono sino al 975, anno della distruzione di Frassinetto (molti rimasero nei nostri paesi e si mescolarono con la popolazione locale aggiungendo ad essa quei caratteri ereditari che ancora oggi sono visibili sui volti di tanti piemontesi, come i capelli ricci e gli occhi neri). Si spinsero poi a Oneglia, Albenga, Genova e, penetrando nell’entroterra giunsero in Val Tanaro, sino a Mondovì, Borgo S.Dalmazzo ( antica Pedona), Acqui e Tortona, trucidando gli abitanti e distruggendo chiese e abbazie. Nel 904, per la precisione il 24 maggio, lungo il torrente Pogliola, presso Mondovi’, uccisero non prima di averlo spellato vivo, il vescoso di Asti, Eilulfo (diventerà in seguito S.Bernolfo) che marciava contro di loro. Nel 906 invasero la valle del Tanaro e la valle Pesio, stabilendosi tra la popolazione e per 70 anni non ebbero nessuna difficoltà a gestire il loro dominio. Un loro vantaggio fu quello di arrivare dalla Liguria, scavalcando montagne e incontrando gente poca avvezza a tecniche difensive di guerra. In millenni di civiltà mai nessuno, neanche i Romani, affrontarono con tanta prepotenza ed enormi carneficine queste popolazioni. Tutto questo creò uno spostamento di genti dalla piana verso l’alta montagna che, perdurando la minaccia, costituì la prima vera base di nuclei abitati in aggiunta alle grange benedettine di Villarchiosso (Villare clausum), Valdinferno, Porenca, Perzietta e altre. Per proteggere poi questa vie di penetrazione in Piemonte, nella seconda e più numerosa calata del 935, in una realtà storica feudale e in balia dei signorotti, gli arabi si insediarono in alcuni punti strategici erigendo torri e fortificazioni. Per ammirare questa fenomenali tecniche di costruzione basta visitare i resti del castello di Frabosa (CN) oppure la stupenda torre posta su di un precipizio in alta val Tanaro (CN), ai Barchi presso Eca Nasagò. Il nome stesso della frazione Eca Nasago’ trae origine da due parole arabe che significano “feroce” e “luogo di battaglia“, per indicare probabilmente qualche terribile scontro avvenuto in zona. Si conosce anche il nome del loro condottiero, Sagittus, famoso per la sua infallibilità nel tiro con l’arco. Dalla torre dei Barchi detta dei Saraceni, partivano ogni giorno per il saccheggio dei paesi vicini, assalivano castelli, distruggevano chiese, incenerivano le biblioteche e i codici miniati dei conventi, riducevano allo squallore totale tutti gli edifici che incontravano sul loro cammino infernale. Massacravano gli uomini e rapivano fanciulle e bimbi che poi avviavano sui lontani mercati di schiavi in Oriente. Tornavano dalle loro scorribande a notte fonda e come covo si impadronirono delle case vicine alla torre chiamate ”Zitta di Barchi“. Proprio qui, narra la storia, che un giovane valligiano al quale i saraceni avevano stuprato e rapito la fidanzata, promise ai suoi compaesani la liberazione incondizionata senza ovviamente essere creduto, considerando la ferocia dei saraceni. Il giovane studiò le usanze del gruppo invasore e si rese conto che la guardia della torre era avvertita del ritorno dei suoi compagni da un tipico fischio ripetuto tre volte. Quando lo udiva, il saraceno nella torre apriva il portoncino che si affacciava verso il precipizio del fiume Tanaro e porgeva la mano ai compagni senza che potesse però scorgerli, data la forma della torre. Una sera, con il cuore in gola, il giovane fischiò tre volte e decise di vendicarsi. Si pose tra i denti il coltello e allungò la mano; con un balzo entrò nella torre., afferrò il saraceno per il collo e lo uccise. Poi sentì il fischio di avviso, quello vero. Ad uno ad uno porse loro la mano, ma anzichè tirarli a se nella torre, con uno sforzo enorme, li fece roteare verso il vuoto, lasciandoli quindi cadere nel precipizio e nelle acque scure del fiume Tanaro. Il rumore di un forte temporale che si scatenò all’improvviso, nascose le urla di dolore e di morte dei saraceni. Poi, arrampicandosi sulla torre, bruciò tutte le loro cose mentre gridava al villaggio la liberazione avvenuta. Tutti gli abitanti lo festeggiarono e lo portano in trionfo e fu aggiunto al suo cognome di famiglia un soprannome significativo: “Tornatore” cioè “reduce dalla torre” Ancora oggi nella borgata alcune famiglie storiche si chiamano Zitta-Tornatore. Ma se nelle nostre vallate gli arabi si limitarono a distruggere e uccidere, edificando punti d’appoggio, nelle regioni che ebbero vita tranquilla come in Sicilia o in paesi come la Spagna, essi portarono una nuova ventata di civiltà. Basti pensare a come riuscirono ad unire il loro immenso dominio, che si estendeva dall’India alla Spagna, sotto una sola religione e sotto una sola lingua che ancora oggi è una delle più diffuse del mondo. Furono attivi e geniali in ogni campo e molti prodotti agricoli furono introdotti da loro: gli agrumi, il riso, la canna da zucchero, il carrubo, le melanzane e anche il cotone e la coltivazione del baco da seta. Poi verso il 1200, dopo aver conosciuto un periodo di massimo splendore (come tutte le più importanti civiltà passate) iniziò la loro decadenza. In pochi anni gli Abbassidi vennero definitivamente travolti dai Mongoli, sostituiti poi dai Turchi, che tramite i loro sultani ripeterono gli appelli di Maometto alla guerra santa. Ma la superiorità europea era evidente e terminò così la grande epopea araba in Europa e pochi ruderi sparsi sui monti delle mie valli parlano di un epoca lontana che è stata molto importante per tutti noi, ma che pochi conoscono. Vi segnalo che nella provincia di Cuneo vivono alcune tradizioni risalenti appunto a quel periodo, come il Moro di Mondovi’ e il Festival dei Saraceni di Pamparato. La più importante rimane a Sampeyre dove ogni 5 anni viene rivissuta la cacciata dei saraceni dalla vallata e viene chiamata “la Baja“. La prossima durante il Carnevale del 2017.

    Alcune parole in dialetto piemontese derivanti dall’arabo:Aticioc – Carciofo – in arabo Ardashuk
    Burnia – Vaso – in arabo Brnja
    Coma – Mucchio – in arabo Koma
    Cussa – Zucca – in arabo Kusa
    Marghè – Pastore – in arabo Margah

    Fonte: https://myamazighen.wordpress.com/20...te-medioevale/

    Da quando gli italiani sono… italiani? E se anche gli italiani di oggi, un tempo fossero stati immigrati in Italia?

    Aljarida (in arabo “il giornale”) è un interessante periodico mensile free press, realizzato a Milano e giunto al suo secondo anno di pubblicazione. Interessante per varie ragioni: ricco di notizie sul territorio e le dinamiche dell’immigrazione (ma sempre senza retoriche ideologiche), informato sul dialogo culturale che intercorre fra le due sponde del Mediterraneo, e opportunamente scritto in due lingue: italiano e arabo. Ora Aljarida invita la cittadinanza a una festa che si terrà a Milano venerdì 2 luglio dalle 18 a mezzanotte (in villa Pallavicini, via Meucci 3, Naviglio Martesana) all’insegna della musica egiziana e di ottimi kebab da gustare. Ma la ragione per cui vi parlo di Al Jarida è anche un’altra: un articolo intitolato “Tutto il mondo è Paese”.

    Forse non tutti sanno che nel 1492 la Spagna iniziò un pesante respingimento di immigrati del Sud, persone che avevano contribuito in quegli anni all’arricchimento scientifico e filosofico europeo, creando una delle più floride società di tutti i tempi: l’Andalusia. Molti dei mori cacciati dalla Spagna trovarono accoglienza nell’amica Repubblica di Venezia, la quale però non aveva alcuna intenzione di tenerseli tutti nella capitale. Molti andalusi magrebini si ritrovarono perciò a vivere nella periferia della Repubblica Serenessima, ossia a Brescia. Non ci deve dunque stupire il fatto che molti dei cognomi del bresciano abbiano un’etimologia di origine araba. Il Leghista Gibelli, ad esempio, che pensa probabilmente di discendere dalla nordica popolazione dei Galli, forse non sa che il nonno del nonno di suo nonno era quasi certamente un arabo che, mandato sulle montagne del bresciano, aveva preso il nome di “montanaro”, in arabo “giabali”, da cui Gibelli. Ci hanno raccontato che durante un comizio, parlando degli immigrati in Italia, l’onorevole avrebbe detto che queste persone “devono tornare a baita (casa)”. Ma anche questa parola dialettale bresciana deriva dall’arabo “bait”! Sempre a proposito di immigrazione, possiamo fare un altro esempio interessante. L’onorevole Cota, di Novara, portavoce della Lega Nord nonchè governatore della regione Piemonte, è uno dei promotori delle “classi ponte” in cui inserire gli studenti di origine non italiana. Il suo cognome però sembrerebbe proprio derivare dall’arcaico termine albanese “kota”, che significa “inutile, cosa da poco” ed è un cognome molto diffuso in meridione e più precisamente Puglia. Insomma l’Italia non si è trovata da un giorno all’altro nel centro del Mediterraneo ma è sempre stata lì. Proprio grazie a questa posizione gli italiani si trovano ad essere portatori di diverse culture e tradizioni… ma sempre più spesso sembrano dimenticarsene.

    Fonte: Tutto il mondo è paese ? ?????? ??? ??? ???? ? aljarida
    Fonte: https://milleorienti.wordpress.com/2...origini-arabe/

    Basta osservare i tratti ""celtissimi"" e ""nordicissimi"" del politico Leghista Centinaio:





  3. #3
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    Predefinito Re: Cognomi Italiani di Origine Araba:

    Contatti dei genovesi con le popolazioni islamiche

    Sul finire del IX secolo della nostra era, gli Arabi delle Baleari occupavano stabilmente Frassineto (La-Gard-Freinet, in Provenza) e da lì partivano per incursioni contro Alba, Acqui e Tortona.
    Genova e la Liguria marittima erano quasi strette d'assedio tra i monti e il mare, tanto che diventava difficile tenere testa alle minacciose azioni di questi pirati saraceni. Solo grazie all'aiuto dei Bizantini di Sardegna, la Superba respinse un attacco nel 930-931, ma non poté fare niente quattro anni più tardi, quando venne saccheggiata (con conseguenze disastrose) dagli uomini di 200 galee partite dall'Africa.
    Nei secoli seguenti si ha notizia certa di arabi e levantini presenti sul suolo ligure, ma con intenti pacifici. Le occasioni di contatto con culture e usanze arabe derivarono anche per bocca di mercanti e navigatori nostrani, reduci dalle fiorentissime colonie genovesi di Levante e dell'Africa settentrionale (il Maghreb), territori già occupati tra i secoli XI e XII.
    Ecco alcuni termini e curiosità del dialetto genovese che originano da usanze o modi di dire tipici delle popolazioni islamiche:
    Bezeffe: sta per molto, e deriva da "bizzàf". Il termine a bizzeffe è usato anche nella lingua italiana per indicare una grande abbondanza, soprattutto di cibo.
    Camallo: il termine è oggi ancora volgarmente usato per indicare un lavoratore del porto di Genova, anche se le condizioni di operatività degli attuali terminalisti sono notevolmente diverse. Un volta era il facchino (in arabo "hammâl") fratello del savonese "bastaixo", che trasportava le merci nella "ràiba", il mercato medievale dal nome arabo.
    Cantà: è la stadera, un tipo di bilancia, il cui corrispondente arabo e "qintâr". Nella tradizionale girandola di neologismi liguri, il termine, per esempio in Provincia di La Spezia, può diventare "cantàro".
    Caravan-a: è la classica compagnia di trasporto, nome derivato da "karavân", che sta per carovana.
    Cuffa: è una grande cesta, e deriva da "quffa". La parola coffa è propria anche della lingua italiana.
    Cutùn: è il cotone, che deriva dall'arabo "qutun"
    Giponettu: è il panciotto, corpetto, derivante da "giubba", che significa casacca. Il termine giubba si riscontra anche nel vocabolario italiano.
    Macramé: è l'asciugamano, in arabo "mahhrama" che sta per <asciugatoio, fazzoletto>.
    Mandillo: parola di origini arabe e greco-bizantine che significa fazzoletto. Esteso nel Nizzardo, nel Monferrino e in Corsica è un derivato dal latino mantelum.
    Massacàn: è il muratore, ma perché "ammazza cani" ?. La leggenda narra che durante una delle frequenti incursioni dei saraceni in Liguria, alcuni muratori che si trovavano per il loro lavoro su di un'alta costruzione avvisarono per primi dell'arrivo del nemico. Per dare l'allarme alla popolazione gridarono: "Ammassae, ammassae i chen !", e da allora... Il termine va forse più propriamente messo in relazione col mazzacane, <ciotolo, sasso>, derivante dal francese.
    Méizou: è un drappo stampato indossato dalle donne, nome che origina da "mi'zar" <velo>.
    Ramadan: è il mese notoriamente dedicato alla liturgia penitenziale della fede islamica. Nel dialetto genovese il vocabolo è rimasto con significato di frastuono, confusione.
    Rìxima: è la risma, il pacco dei fogli di carta, che deriva da "rizma".
    Scialla scialla: espressione con la quale si invitano i bambini molto piccoli a battere le manine per fare festa. Parola innegabilmente ereditata dalla lingua araba, nella quale significa pressapoco "Volesse Iddio".

    Fonte: ZENEIZE, il dialetto genovese (1) - Origini, influenze arabe, proverbi / Toltedalcassetto.it

  4. #4
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    Predefinito Re: Cognomi Italiani di Origine Araba:

    saranno arrivati con le astronavi...

    https://forum.termometropolitico.it/...astronavi.html

  5. #5
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    Predefinito Re: Cognomi Italiani di Origine Araba:

    Citazione Originariamente Scritto da Carlos Wieder Visualizza Messaggio
    saranno arrivati con le astronavi...

    https://forum.termometropolitico.it/...astronavi.html
    Non metto in dubbio che ci fossero state delle invasioni aliene in età ancestrale, le tracce si trovano un po' ovunque: nei testi sacri antichi, nell'arte antica, in molte statuette antiche e cosi via..

    https://www.google.it/search?q=statu...FUWBcgod_joARA
    Ultima modifica di GILANICO; 25-07-15 alle 20:08

  6. #6
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    Predefinito Re: Cognomi Italiani di Origine Araba:

    Citazione Originariamente Scritto da GILANICO Visualizza Messaggio
    Non metto in dubbio che ci fossero state delle invasioni aliene in età ancestrale, le tracce si trovano un po' ovunque: nei testi sacri antichi, nell'arte antica, in molte statuette antiche e cosi via..

    https://www.google.it/search?q=statu...FUWBcgod_joARA
    infatti. io comunque, per la precisione, propendo per l'ipotesi rettiliana.

  7. #7
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    Predefinito Re: Cognomi Italiani di Origine Araba:

    Citazione Originariamente Scritto da Carlos Wieder Visualizza Messaggio
    infatti. io comunque, per la precisione, propendo per l'ipotesi rettiliana.
    Io penso che sulla Terra esistano molteplici razze e che parte delle quali siano di origine aliena.
    Le materie prime e le ricchezze che si trovano su questo pianeta hanno da sempre fatto gola a tutti..

    La NASA sta cercando da parecchi anni un pianeta che sia simile al nostro non certo per andarci a defecare e basta: penso che il sovrappopolamento del pianeta, lo scioglimento dei ghiacciai, il buco dell'ozono, l'inquinamento e l'impossibilità di produrre cibo per tuti, le guerre e i genocidi, siano i problemi che andranno incontro i nostri figli ed i figli dei nostri figli.
    Ultima modifica di GILANICO; 26-07-15 alle 13:09

  8. #8
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    Predefinito Re: Cognomi Italiani di Origine Araba:

    come hai ragione su gibelli!! i suoi occhi bulbosi e il naso un pò carnoso sono effettivamente tratti armenoidi o comunque medio orientali... e nella lega ce ne sono parecchi che hanno influenze del genere!

    ... centinaio vabbè è un alpino/alpinoide robusto, quindi italiano autoctono (ma sicuramente non discende da popolazioni nordiche).

  9. #9
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    Predefinito Re: Cognomi Italiani di Origine Araba:

    Citazione Originariamente Scritto da kurganico piceno Visualizza Messaggio
    come hai ragione su gibelli!! i suoi occhi bulbosi e il naso un pò carnoso sono effettivamente tratti armenoidi o comunque medio orientali... e nella lega ce ne sono parecchi che hanno influenze del genere!

    ... centinaio vabbè è un alpino/alpinoide robusto, quindi italiano autoctono (ma sicuramente non discende da popolazioni nordiche).
    Centinaio mi sembra il classico mediterraneo - balcanico filo orientale: capelli scuri e occhi scuri!!

    E Salvini??



    Non mi sembra cosi tanto nordico!!

  10. #10
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    Predefinito Re: Cognomi Italiani di Origine Araba:

    Cabib - Cabibbe - Cabibbo - Cabibi:

    L'origine di questi cognomi va ricercata nel nome medievale Cabibbe o Cabibbo, l'italianizzazione cioè del personale arabo o ebraico Habib, che può essere tradotto come amore o amato (da intendere spesso in senso religioso): per la precisione, comunque, va notato che i ceppi peninsulari, rappresentati per lo più dalle famiglie Cabibbe o Cabib, dovrebbero avere origini ebraiche (sefardite nello specifico), mentre i ceppi siciliani, rappresentati maggiormente dalle famiglie Cabibi e Cabibbo, dovrebbero essere d'origine araba. Per quanto riguarda i cognomi in questione, dunque, si tratta delle cognominizzazioni dei nomi personali dei capostipiti.

    Cacicia:

    Cacicia, molto raro, è tipico di Palermo con un ceppo anche ad Agrigento, potrebbe derivare da una modificazione dialettale del nome arabo Hashim, ma è pure possibile, se non addirittura più probabile, una derivazione da un soprannome legato al vocabolo arabo hashish o hashasha (erba, erbaccia), il mondo islamico a varie riprese proibì l'uso dell'hashish per i suoi effetti stupefacenti, ma lo stesso venne anche usato per raggiungere l'estasi religiosa dai Sufi persiani e dai Dervisci arabi, ricordiamo Hasan Ibn-Al Sabbah vissuto tra la fine del 1000 e gli inizi del 1100 che fondò la setta degli hashes-hin o mangiatori di hashish, da quel termine deriva l'odierno vocabolo assassino.

    Cacopardi - Cacapardo:

    Cacopardi è assolutamente rarissimo e si tratta quasi sicuramente di errori di trascrizione del più diffuso Cacopardo che è specifico della costa nordorientale della Sicilia, di Messina, Taormina, Gallodoro, Letojanni, Giardini Naxos e Casalvecchio Siculo nel messinese e di Catania, potrebbero derivare da un soprannome o nomignolo scherzoso, ma è anche possibile, se non addirittura più probabile, una derivazione da un soprannome composto dal termine greco kakò (cattivo, feroce) e dal termine pardos (pantera), se consideriamo che in epoca medioevale i saraceni erano anche chiamati con l'epiteto di pantere, si potrebbe ipotizzare un origine saracena del capostipite.

    Caddemi:

    Caddemi, quasi unico, sembrerebbe siciliano, dovrebbe derivare da un soprannome basato sul termine arabo haddām (servo).

    Caem - Caim:

    presenti da tempo nel bresciano, derivano entrambi dal nome ebreo sefardita Caim (Caino), tracce di questa cognominizzazione le troviamo in un trattato di pace del 3 settembre 1143 concluso tra il conte Alfonso di Tolosa, l'abate, i consoli e gli abitanti di Saint-Gilles da una parte e i consoli di Pisa e di Genova dall'altra: "...Et ego Lanfranchus Piper, consul Ianuensis ,et ego Willelmus Caim, consul Pisanus, hoc idem sacramentum quod nos facimus faciemus facere consulibus Genue et Pise.

    Caffari - Caffaro - Caffarel:

    Caffari sembra tipico del Lazio, Caffaro, molto raro, e Caffarel quasi unico sono specifici del basso torinese, della zona di Pinerolo e dintorni in particolare, Caffarri è specifico dell'area reggiana, dovrebbero derivare, direttamente o tramite forme ipocoristiche, dal nome medioevale Cafarus o Caffarus di cui abbiamo un esempio a cavallo tra XI° e XII° secolo con il marinaio, crociato, console di Genova: "..Caffarus de Caschifellone Genuensis Rei publicae rector et historiographus...", dagli Annali genovesi anni 1099-1163: "...Ianua tuta quidem fuit illo consule pridem, Urbs ea que movit, quod sic ex ordine novit; Nomen ei Cafarus, presens quem signat imago; Vivat in eternum cuius generosa propago, le forme meridionali potrebbero anche derivare da soprannomi originati dal vocabolo arabo kaafir (infedele).

    Cafassi - Cafasso - Cafazza - Cafazzo:

    Cafassi, unico, si riscontra soltanto a Settala (MI), Cafasso, molto più diffuso, ha due ceppi principali, uno fra il napoletano, l'avellinese e il salernitano e l'altro fra il torinese, il vercellese e l'astigiano, Cafazza, quasi unico, è presente esclusivamente nel trapanese e a Carrara (MS), Cafazzo, piuttosto raro, ha un nucleo maggiore fra l'avellinese e il foggiano, tutti questi cognomi derivano dal nome medievale Cafasso, l'italianizzazione, cioè, del personale greco Kaiaphas: si tratta, in realtà, di un nome d'origine aramaica, reso noto nel Nuovo Testamento tramite la figura di Yhosef Bar Kayafa, uno dei giudici, cioè, che parteciparono al processo di Gesù. In epoca molto più recente, personaggio di rilievo fu il sacerdote piemontese Giuseppe Cafasso (nato a Castelnuovo d'Asti nel 1811 e morto a Torino nel 1860), che, canonizzato nel 1947 e proclamato patrono dei condannati a morte, è oggi ricordato come San Giuseppe Cafasso. Per quanto riguarda i cognomi in questione, si tratta comunque delle cognominizzazioni dei nomi personali dei capostipiti.

    Cafici:

    Cafici è tipicamente siciliano, ha un ceppo a Ramacca nel catanese, dovrebbe derivare da un soprannome dialettale basato sull'alterazione del termine arabo akfas (dalle gambe arcuate), probabilmente a sottolineare un particolare dell'aspetto del capostipite.

    Caiafa - Caiaffa:

    Caiafa è tipico del napoletano e del salernitano, Caiaffa è pugliese, con un ceppo nel leccese a Lequile, Vegle e Lecce, ed uno nel foggiano a Cerignola e Foggia, dovrebbero derivare dal nome giudaico Caiafa, ricordiamo che uno dei giudici di Gesù, Caiafa (Caifa), era il sommo sacerdote nominato dal governo romano

 

 
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