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Discussione: meravigliosi USA

  1. #21
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    Predefinito Re: meravigliosi USA

    Citazione Originariamente Scritto da Kavalerists Visualizza Messaggio
    @Lars , ho scoperto solo da poco che ti hanno ridato la moderazione di Radicali.
    Si diciamo

  2. #22
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    Predefinito Re: meravigliosi USA

    tutto (o quasi )sugli anni di Obama:
    https://forum.termometropolitico.it/...l#post16072379

  3. #23
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    Predefinito Re: meravigliosi USA

    una discussione sul contributo dei non wasp agli USA:
    https://forum.termometropolitico.it/...tre-etnie.html

  4. #24
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    Predefinito Re: meravigliosi USA

    Citazione Originariamente Scritto da Kavalerists Visualizza Messaggio
    @Lars , ho scoperto solo da poco che ti hanno ridato la moderazione di Radicali. Auguri di buon lavoro.

    p.s.: e se lo senti salutami @MaIn ...
    saluti a te e a voi. alla prossima

  5. #25
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    Predefinito Re: meravigliosi USA

    Strade - Io compro americano, sempre più. La vita digitale sbugiarda Trump il protezionista

    IO COMPRO AMERICANO, SEMPRE PIÙ. LA VITA DIGITALE SBUGIARDA TRUMP IL PROTEZIONISTA


    INNOVAZIONE E MERCATO

    Pubblicato: 23 Gennaio 2017
    Scritto da Benedetto Della VedovaPDF


    La politica è l'arte del possibile, la scienza del relativo, spiegava Von Bismarck. Però....
    Trump ha parlato di un'America - quella dopo Bush e Obama - impaurita e impoverita a causa dei lavori rubati dalle produzioni all'estero, di infrastrutture carenti per le risorse drenate dalle spese militari per la difesa altrui. Questo carnage, questo massacro americano - come l’ha letteralmente definito - finirà con la sua presidenza: “assumere americano, comprare americano”.
    Ascoltavo le parole del nuovo Presidente repubblicano e pensavo alle giornate mie e di tanti di noi, come sono o potrebbero essere.
    Al mattino presto accendo il tablet, un iPad fabbricato in Cina, ma con un consistente valore aggiunto che va in California. Poi apro i principali quotidiani italiani in versione digitale: fino a cinque anni fa il mio acquisto di giornali portava lavoro all'edicolante e al distributore; oggi, oltre che l'editore, a guadagnare dal mio acquisto mattutino è solo iTunes. I soldi che andavano all'edicola e al distributore ora vanno in America. Sono di meno, ma vanno lì. Idem con le piattaforme Android di Google, naturalmente.
    Esco e affitto una macchina con Uber: quando chiamavo il taxi pagavo anche il centralinista della cooperativa. Soldi che oggi, anche questi, vanno in America. Acquisto online un libro (italiano): lo faccio su Amazon, è comodo e la spedizione veloce. Prima compravo un libro dal libraio che si ricavava un buon reddito e lo stipendio del commesso; oggi mando soldi in America. Se poi il volume serve solo per una lettura rapida a cui non attribuisco molto valore, compro direttamente la copia digitale e mando ancor più soldi negli Usa, senza nemmeno contribuire allo stipendio del magazziniere, del corriere e del fattorino.
    Quando leggo ascolto la musica. Prima, con i dischi, a guadagnare era anche il negoziante con i suoi dipendenti, ora la scarico online dal sito americano che tratta direttamente con le case discografiche. Se devo affittare una casa per una vacanza o un week end, non mi rivolgo più all'agenzia di viaggio: con Airbnb è facile e veloce. La commissione è più bassa, e va in America. Quando apro il PC per navigare sui siti di informazione, la pubblicità ormai è precisissima: mostra esattamente i prodotti a cui sono interessato. È un'agenzia italiana specializzatissima sui gusti dei cinquantenni a essere pagata per questo? No, anche i soldi per questo brillante servizio vanno in America.
    Alla sera finalmente un bel film o una serie TV: prodotti da sempre spesso d'oltreoceano (Atlantico), ma distribuiti o trasmessi da aziende italiane o almeno con strutture e occupati in Italia. Certo: Rai, Mediaset, La7, Sky Italia, tutte le private... ma alla sera voglio il meglio della scelta e sfrutto l'abbonamento Netflix: costa poco per quel che offre, una struttura italiana agilissima, il valore aggiunto lo mando direttamente in America.
    Per ognuno di questi casi esistono ovviamente alternative d'acquisto che non vengono dalla California ma, con l'eccezione della musica in streaming, le quote di mercato dei servizi basati su byte, codici e algoritmi vedono l'assoluta e meritata supremazia americana. Insomma, non ho mai fatto bene i conti, ma solo considerando i miei consumi digital sul "buy american" avevo anticipato Trump.
    E questo lasciando fuori i “vecchi” beni, di cui i nostri mercati, a immagine e somiglianza di quelli dei nostri liberatori allora e garanti della nostra sicurezza poi, sono sempre stati meritoriamente pieni negli ultimi settant’anni: bibite gasate, metà degli aerei su cui voliamo, gli F35 per l'aviazione militare, i cartoon della Pixar per i figli, i fumetti di Topolino tornati dalla Mondadori alla casa madre dell'immenso Walt Disney, la Ford Fiesta e la Opel Corsa (prodotte in Europa, queste almeno, certo) e via, tra un farmaco e una Marlboro, un Big Mac e una carta di credito, un'agenzia di rating e una banca d'affari.
    Americani sono anche i software e le app che guidano le nostre giornate al lavoro, fatte di ricerche, informazioni e comunicazione: iOS, Android, Windows, Google (comprese le insostituibili mappe), Facetime, Skype, Yahoo, WhatsApp e chi più ne ha, più ne metta. A questo aggiungiamo i luoghi dove comunichiamo e viviamo un pezzo delle nostre vite: Facebook, Twitter, Instagram, Snapchat, Linkedin, YouTube... Lavoro, consumi, affetti, piaceri, vizi, virtù. La nostra vita digitale, sempre più piena e libera, parla quasi sempre e quasi solo americano: un pezzo crescente della nostra vita che, anche quando ci sembra offerta gratis, genera fatturati enormi e gonfia gli utili di aziende americane.
    Non solo. Tutto questo, insieme ai profitti produce una mole enorme di dati sulla nostra vita digitale interamente tracciata dai profili personali o semplicemente dai cookies: le nostre foto, i nostri acquisti, i nostri amori leciti e clandestini, i nostri gusti, le nostre invettive, le nostre email, le nostre fatture, le nostre telefonate e i nostri messaggi. Tutto nei server e nel cloud. Tutto e per sempre. Tutto in America, dove si può sapere tutto di noi e dove leak di cui siamo incolpevoli possono turbare o guastare le nostre sensibilità, le nostre vite e le nostre carriere. Se l'informazione è potere, i colossi della Valley hanno in mano un potere gigantesco.
    Io penso siano in buone mani. Sono le mani dei figli e nipoti di coloro che hanno combattuto e sono morti per liberare l'Europa dal nazifascismo e aprirci le porte a settant'anni di libertà, democrazia e prosperità. Ho sempre pensato che per cultura e per interesse avrebbero difeso la nostra privacy resistendo a qualsiasi superiore "interesse della nazione", a qualsiasi “America first".
    Il quarantacinquesimo Presidente degli Stati Uniti d'America ha arringato le folle plaudenti dei suoi fan con la retorica potente del massacro compiuto ai danni degli americani, evocando i contraccolpi occupazionali della globalizzazione in alcuni settori tradizionali. I suoi occhi analogici, strumentalmente rivolti al secolo scorso, hanno ignorato i posti di lavoro che le aziende americanissime delle nuove tecnologie hanno distrutto in Europa e altrove generando a Wall Street profitti e capitalizzazioni che neppure i giganti dell'auto o del petrolio avevano mai conosciuto.
    Questo è il mondo dopo tanti anni di americanizzazione globale, che noi abbiamo amato e amiamo, per l'innovazione e la genialità, il cui centro è la California, che fu la culla più pacifica e creativa degli hippie e oggi continua a beneficiare di uno straordinario clima di tolleranza che attrae talenti spesso con sangue immigrato, come Steve Jobs o Mark Zuckerberg.
    Il nazionalismo prepotente, autarchico e protezionista provocherà reazioni e difese e spezzerà questo pur contraddittorio incanto a trazione americana? Speriamo di no, ma sulle basi del nazionalismo autarchico evocato in questi giorni temiamo di sì.
    A ogni azione, anche nella Storia, prima o poi corrisponde una reazione uguale e contraria: se Trump pensa di governare l'America partendo dal racconto di un massacro che non c'è, perpetrato dal resto del mondo, sarà difficile che questo non abbia reazioni. Se guerra nazional-protezionista sarà, diventerà presto anche una guerra sulle cose che oggi più contano e valgono, cioè i codici e i dati; e a perdere sarebbero gli uomini e i Paesi liberi.
    Siamo fiduciosi che questo non accadrà, che l'America saprà convincere Trump che il suo interesse maggiore è rimanere avanguardia del mondo aperto, non retroguardia del mondo chiuso. Se non sarà così, dovremo a malincuore prenderne atto e giocare la nostra partita in Europa "senza l'America”; sperando di non dover mai giocare "contro l'America".
    @bendellavedova

  6. #26
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    Predefinito Re: meravigliosi USA

    Gli Usa hanno una buona politica estera a livello di diplomazia e una buona costituzione formale spesso inapplicata.

 

 
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