Gas, Gazprom ha ripreso a pieno regime fornitura a Bielorussia
Secondo le agenzie, l'AD di Gazprom, Alexei Miller, ha detto al presidente russo Dmitry Medvedev nel corso di una conversazione telefonica che la fornitura è ripresa dopo che la Bielorussia ha saldato tutto il suo debito.
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Bielorussia: Mosca serra i ranghi
A differenza di quella tra Ucraina e Russia, culminata con i termosifoni spenti di mezza Europa orientale, la crisi con la Bielorussia è scoppiata in estate, creando poco scompiglio e terminando in quattro e quattr’otto. Apparentemente, come al solito, ha vinto il Cremlino: i bielorussi hanno pagato i debiti maturati nei primi mesi dell’anno, così come richiesto da Gazprom. Ma la posta in palio, probabilmente, è molto più alta. Con i tagli ai rifornimenti, Mosca è abituata a punire e educare i suoi ex satelliti quando fanno troppo di testa loro. E questi due giorni di tensione suonano come un avvertimento agli orecchi di Lukashenko.
Tutto è iniziato lunedì, quando la Federazione Russa ha diffuso la notizia di un taglio del 15 per cento nelle forniture di idrocarburi al (finora) fedele alleato bielorusso, colpevole di non pagare la bolletta da sei mesi – un debito da 200 milioni di euro. Come risposta, il giorno dopo, Lukashenko ha presentato a Mosca un conto ancora più alto, quello – sostiene il presidente bielorusso – che il Cremlino deve pagare per i diritti di transito sul carburante spedito in Europa. Un quarto del gas che Mosca esporta verso la Ue, infatti, passa proprio da qui. E sebbene i russi abbiano subito rassicurato i partner occidentali, spiegandogli che possono ovviare all’eventuale interruzione degli oleodotti da parte di Lukashenko deviando tutto il flusso verso l’Ucraina, nel giorno del blocco bielorusso si è prosciugato il 30 per cento dei serbatoi delle Lituania e dell’esclave russa di Kaliningrad – vittima della politica di potenza della madrepatria.
A quel punto il presidente di Gazprom Aleksei Miller ha annunciato un ulteriore taglio ai danni della Bielorussia, minacciando una riduzione progressiva degli approvvigionamenti fino all’85 per cento. E ha accusato Minsk di trarre profitto dal commercio del petrolio importato a basso costo dalla Russia e rivenduto sottoforma di benzina a prezzo di mercato in altri Paesi – come l’Ucraina. Una tensione così, tra Putin e Lukashenko, non si era mai vista. Al Cremlino non sembrano essere andate giù alcune scelte controcorrente del leader bielorusso. Come quella di dare rifugio a Kurmanbek Bakiyev, l’ex presidente kirghizo in fuga dal golpe che l’ha destituito. Bishkek ne ha recentemente chiesto l’estradizione, accusandolo di finanziare le bande di assassini che stanno terrorizzando il Sud del Paese, ma il Procuratore generale bielorusso si è pronunciato a favore di Bakiyev: potrà restare a Minsk quanto vuole.
E poi c’è la mancata unione doganale con Russia e Kazakistan, che Mosca ha sponsorizzato con forza per creare una specie di “super alleanza “ tra fedelissimi. All’ultimo momento, però, la Bielorussia si è ritirata, forse timorosa di allontanarsi troppo da quella Unione europea con cui spera di stringere rapporti sempre più stretti.
Quel che è certo è che Minsk non vuole restare in balìa di Mosca. E gli idrocarburi li ha cominciati a comprare anche da qualche altra parte. Proprio questa settimana ha attraccato a Odessa una petroliera piena di greggio proveniente dal Venezuela. La Bielorussia ha già fatto il pieno a Caracas più di una volta e da oggi sono previste consegne regolari per tutto il mese di luglio. Per Lukashenko, Chavez ha pronti tre carghi pieni di petrolio, segno tangibile di quella che lui chiama “cooperazione socialista”. Una cooperazione resa possibile dalla disponibilità dell’Ucraina, che oltre a offrire i suoi porti per gli sbarchi, sostiene la Bielorussia nella lavorazione e commercializzazione di 200mila barili di greggio al giorno.
Nonostante sia ancora la regina degli idrocarburi, Mosca comincia a temere per il suo predominio sul continente, minacciato da rotte alternative e da riserve di gas non convenzionale. Il pericolo è concreto, secondo Gazprom, che infatti nel 2010 prevede una riduzione del volume d’affari con l’Europa del 9 per cento. E in un momento come questo, a scontare il prezzo della paura sono sempre loro, i satelliti ribelli.
(25/06/2010)
Bielorussia: Mosca serra i ranghi - rivista italiana di geopolitica - Limes
L'infinita telenovela del gas...
La Vita è troppo breve per non essere Italiani!