Via libera del Senato sul ddl di deleghe al governo per quanto riguarda la riforma della pubblica amministrazione: 145 sì, 97 no e nessun astenuto. La maggioranza ha agito con compattezza a favore del testo, mentre di parere opposto erano le minoranze e Ala, il nuovo gruppo parlamentare di Denis Verdini.
Il testo era già stato approvato a Montecitorio il 17 luglio scorso creando non poche polemiche da parte delle opposizioni e dei sindacati, come Cgil e Uil, che ritenevano che la riforma “penalizzasse i lavoratori”. Se alla Camera quel giorno era passato un emendamento del Partito democratico relativo al voto minimo di laurea per i concorsi pubblici, questa volta la stretta è stata fatta sui dirigenti: aboliti gli incarichi a vita e prevista la possibilità di licenziamento se l’ultimo incarico ricoperto viene valutato negativamente. Nel testo è presente anche un riordino delle partecipate e dei servizi pubblici locali, nonchè uno spostamento di risorse dal Corpo Forestale dello Stato ai Vigili del Fuoco.
Ad aver subito commentato negativamente l’approvazione del testo della riforma è il senatore della Lega Nord Raffaele Volpi: “La riforma della pubblica amministrazione è un grande libro dei sogni in cui il governo enuncia la volontà di intervenire sui settori più disparati. Questo provvedimento – ha affermato in Aula – sarebbe potuto essere un’opportunità di condivisione, invece si è ridotto alla solita delega in bianco al governo“. Ha poi proseguito l’esponente del Carroccio: “In un momento così difficile per il Paese l’esecutivo, su un disegno di legge così importante, avrebbe dovuto cercare un consenso parlamentare più ampio. Avrebbe potuto comprendere il momento storico, individuando frangenti specifici su cui l’importanza del merito va oltre le preclusioni politiche. Invece il governo Renzi ha preferito ancora una volta proseguire sulla strada dell’arroganza, prendendo decisioni univoche che molto presto sarà costretto a pagare”.
Scritto da: Giulia Angeletti
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